CRIMINI DEI PARTGIANI : la marchesa Maria Giordani Catalano Gonzaga
In questi giorni è salito agli onori della cronaca un
episodio delittuoso compiuto da una banda di criminali composta anche da
elementi partigiani, nel 1944.
La
disinformazione comunista ci ha oramai tragicamente abituati al fatto che
mentre da un lato si continui a inneggiare ai Partigiani cantando “Bella ciao”,
dall’altro si provveda a nascondere le tante nefandezze compiute in nome della
falce e martello.
Crudeltà
efferate e sadismi hanno contraddistinto l’operato dei partigiani comunisti, in
spregio totale sia al valore della vita stessa che ai principi di fratellanza
che dovrebbero guidare le azioni della società civile.
L’odio è sempre stato invece il motivo conduttore di un
percorso che vede i comunisti come biechi ideatori ed esecutori di una lunga
catena di omicidi, di perversioni, di atrocità inimmaginabili, tutte comprovate
dall’incedere della Storiografia ufficiale.
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Una
di queste storie riaffiora oggi dall’oblio in cui è stata scientemente
affossata, e sale agli onori della cronaca per bocca di un testimone
dell’epoca.
Lo scenario è quello di Santa Maria Codifiume, una
frazione del Comune ferrarese di Argenta, stretto fra i territori di Budrio, di
Malabergo, e di Molinella.
Una
nobildonna del luogo, la marchesa Maria Giordani Catalano Gonzaga, che
all’epoca aveva 47 anni, fu uccisa nella sua villa la notte del 15 maggio 1944
dopo essere stata violentata.
Oggi
il Signor Silvano Tubertini, abitante di Molinella, oramai 95enne,
riapre il ricordo dell’episodio e invita il capo dei partigiani della zona (suo
coetaneo e ancora in vita) a raccontare la storia nella sua interezza e verità.
Mattia Sansavini |
Intervistato
dal giornalista Mattia Sansavini, che scrive per “il Resto del Carlino” di Bologna,
Tubertini afferma e ribadisce che alcuni dei componenti del commando criminale
che uccise la marchesa, erano partigiani della zona.
La
vittima fu prima violentata, poi uccisa con un colpo di bottiglia di cognac
alla testa, in una vera e propria mattanza.
La
marchesa non fu l’unica vittima della ferocia partigiana, in quanto Tubertini
afferma che solo a Santa Maria Codifiume gli assassinati furono ben diciotto.
Molti
di loro non sono mai stati ritrovati e non si sa dove siano stati seppelliti.
I
partigiani infierirono ferocemente sul corpo della marchesa, stuprandola e
infierendo su di lei prima di toglierle il prezioso bene della vita.
L’odio
comunista, che è alla base della loro stessa politica, si rivela dunque, ancora
una volta, in tutta la sua cruda spietatezza.
Il
Signor Tubertini, nel corso dell’intervista, si appella al partigiano suo
coetaneo e ancora in vita, custode dei molti segreti finora occultati,
invitandolo a dire ciò che sa, e a svelare chi furono i mandanti, chi partecipò
alla mattanza, e perché nei mesi successivi all’assassinio della marchesa
morirono alcuni di coloro che la gente del posto riteneva essere membri del
commando.
La
riflessione dell’anziano testimone verte sul fatto che l’opportunità di
riaprire alla memoria tutto ciò nasce dal fatto che l’aura di mistero che
circonda l’episodio di sangue, la villa della marchesa, le persone coinvolte,
aleggia ancora oggi, sospeso nell’aria, in attesa della verità e della parola
fine.
L’articolo
di Mattia Sansavini riporta copia del verbale dell’allora Guardia nazionale
repubblicana.
Si
legge che la notte del15 maggio 1944 sei individui mascherati, armati di
pistole e bombe, fecero irruzione a villa Giordani, a Santa Maria Codifiume.
Si
qualificarono come ribelli e, dopo aver chiuso familiari e servitù in una
stanza del piano terra andarono nella camera da letto della marchesa Maria
Gonzaga Catalano Giordani.
Abusarono
di lei e poi la uccisero strozzandola con una cinghia.
Prima
di scappare, verso le quattro del mattino, si fecero consegnare dal figlio
12mila lire e due orologi del valore di 10mila lire.
Il "triangolo"
emiliano è tristemente famoso per l'efferatezza con cui i partigiani
comunisti si sono accaniti contro i civili inermi, spesso al solo scopo
di appropriarsi dei loro averi, o solo per motivazioni quali l'invidia, o
la vendetta.
Alcune imprese commerciali del dopo
guerra, iniziate da ex partigiani sono nate e fiorite proprio grazie
ai furti da loro commessi sulla pelle delle vittime di turno.
Dario Fo : difensore e sostenitore degli assassini comunisti |
L'impunità spesso è stata una
costante per questi assassini, così come la benevolenza dimostrata dalle
più alte cariche dello Stato.
Infatti, nonostante il fatto
che alcuni di loro fossero stati condannati alla pena
dell'ergastolo, per tutti gli omicidi commessi, alcuni Presidenti della
Repubblica italiana sono intervenuti in loro favore, graziandoli.
I Presidenti italiani che si sono
dimostrati compiacenti con i partigiani assassini del dopoguerra e con i
terroristi comunisti sono :
Giuseppe Saragat, Sandro Pertini,
Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, e Giorgio Napolitano, come
potete constatare al Link di un mio vecchio articolo sull'argomento :
Quando si festeggia il giorno della
cosiddetta "Liberazione", lo Stato dovrebbe onorare anche le vittime dei
cosiddetti "Liberatori" spesso identificati nello stereotipo del
criminale assassino (come ad esempio i partigiani comunisti).
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Se qualcuno avesse dubbi a questo
proposito può leggere un mio articolo sulle truppe di liberazione
francesi, e su cosa fecero (le marocchinate) al seguente Link :
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Tutto ciò, condito dai bombardamenti americani sulle nostre città, molte delle quali furono rase al suolo...
..
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La maggior quantità di vittime
(innocenti) non è da ascrivere al fascismo, ma proprio ai partigiani e
alle truppe di liberazione.
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Questa è una verità storica che,
sebbene sia tenuta nascosta, a causa della disinformazione comunista e
sinistrorsa, emerge sempre di più, prepotentemente, e si diffonderà come
è giusto che sia.
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Allora forse si smetterà di cantare canzoni come "Bella ciao", che reputo una vera e propria offesa alle vittime degli assassini partigiani comunisti.
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Dissenso
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