domenica 21 aprile 2024

25 APRILE, LA LIBERAZIONE.. UN FALSO STORICO

25 Aprile, la liberazione.. Un falso storico

 

La stragrande maggioranza dei partigiani era di fede COMUNISTA e pertanto NON voleva liberare l’Italia, ma consegnarla al dominio Staliniano come avvenne per tutte le nazioni “Liberate” dall’armata rossa ( Ungheria, Romania, Bulgheria, ecc. ecc, ).

Se l’Italia non cadde sotto il dominio sovietico fu perché a Yalta il 17 Aprile 1945 si riunirono Churcill, Truman e Stalin e si divisero il mondo  e l’Italia fu assegnata al predominio USA..!!

La guerra la perdemmo ( perché fu persa e non vinta ) contro i 5 eserciti più forti del mondo e certamente NON contro i partigiani..

Pertanto la favola della liberazione dell’Italia da parte dei partigiani è appunto una stupida favola senza alcun riscontro storico e politico!!!

Ma questi politici inetti ed incapaci sono come uno scaldabagno… se gli togli la resistenza restano solamente dei rottami…!!!!

Alessandro Mezzano

 

lunedì 1 aprile 2024

La catastrofe del popolo somalo

La catastrofe del popolo somalo

Dalla Somalia italiana a quella disastrata di oggi!

Verso la fine dell'ottocento, Inghilterra e Italia acquisirono il controllo della parte costiera della Somalia, in precedenza denominata "Paese dei Somali", dando vita alla Somalia britannica al nord e alla Somalia italiana al centro e al sud.

Erano territori dominati da vari Sultanati locali, dove regnava la povertà e una feroce schiavitù.

Dopo la fine della Prima guerra mondiale, come compenso per la vittoria, fu assegnata all'Italia anche la parte dell'Oltregiuba, situata a sud del fiume Giuba e costituita da altipiani e pianure.

Venne così costituita la colonia della Somalia italiana che confluirà poi nell'Africa Orientale Italiana.

A partire dal 1926 il Fascismo, dopo aver sconfitto le resistenze di alcune tribù e Sultanati locali, arrivò alla pacificazione della Somalia, nel rispetto della cultura locale e delle strutture tribali e sociali e della religione locale che era l'Islam.

L'Italia inviò in Somalia alcune decine di migliaia di contadini e lavoratori (soprattutto veneti e lombardi) che in breve tempo fecero diventare la Somalia uno degli Stati più progrediti dell'Africa.

Nel censimento del 1938, nella sola capitale Mogadiscio che contava 50.000 abitanti, gli Italiani erano circa 20.000, cioè il 40% della popolazione.

Durante la presenza italiana in Somalia furono costruiti la strada Imperiale per collegare la capitale Mogadiscio all'Etiopia, la ferrovia Mogadiscio-Villaggio Duca degli Abruzzi, quest'ultimo era un nuovo villaggio-colonia noto per le moderne tecniche di irrigazione e coltivazione, diventato poi una cittadina (oggi chiamata Giohar), la diga sul fiume Uebi Scebeli e quella sul Giuba che, con una serie di canali di irrigazione portavano acqua alle nuove piantagioni di mais, ricino, arachide, sorgo, sesamo, manioca, banano, cotone, tabacco e agli allevamenti (caprini, ovini, bovini).

Nei principali centri furono costruiti scuole, asili, dispensari, lebbrosari, tubercolosari e furono impiantate numerose piccole aziende manifatturiere (conserve, cuoio, pellame, pesce, carta, cemento, combustibili, semi oleosi) e centri per l'artigianato locale.

Fu costruita anche buona parte dell'attuale capitale Mogadiscio, con strade asfaltate e fognature e, in particolare: il lungomare, il nuovo porto con annessa diga foranea, la Cattedrale, l'Ospedale, la sede della Banca d'Italia, il grande albergo Croce del Sud, Corso Vittorio Emanuele III°, Viale Littorio e altri piccoli quartieri di casette con giardino e copertura a terrazzo.

A dimostrazione della riconosciuta civiltà e del progresso portato dall'Italia fascista nell'arretrata Somalia basta citare due fatti:

durante la Seconda guerra mondiale decine di migliaia di Somali combatterono coraggiosamente a fianco delle truppe italiane, con pochissimi episodi di diserzione che invece furono molto frequenti tra le truppe coloniali inglesi e francesi;

nel 1949, alla fine dell'occupazione inglese, le Nazioni Unite affidarono la Somalia all'Amministrazione fiduciaria dell'Italia per dieci anni, cioè fino al 1 luglio 1960, per accompagnare il Paese all'indipendenza.

Però, dopo aver ottenuto l'indipendenza, la Somalia iniziò subito due guerre contro la confinante Etiopia, guerre che terminarono nel 1969 quando, con un colpo di stato, andò al potere il dittatore Siad Barre che iniziò a sua volta una lunga e sanguinosa guerra civile ad intermittenza durata 30 anni, con episodi di inaudita crudeltà e massacri di civili e che terminò, ma solo in apparenza, con la Conferenza di pace di Gibuti del 2000.

Ma in Somalia in realtà non c'è mai stata pace perché nel frattempo, alla guerriglia dei Signori della guerra che si contendevano il controllo dei rispettivi territori, si è aggiunta quella dell'integralismo religioso dell'Unione delle corti islamiche e la guerriglia e relativi massacri sono arrivati fino ai giorni nostri, malgrado l'intervento prima dell'Onu e poi degli Usa, quest'ultimo richiesto dalle stesse Nazioni Unite.

Il risultato è che le tante guerre tribali hanno distrutto l'importante sistema idrico creato dagli Italiani e portato alla morte di molte piantagioni adesso tornate deserto, hanno causato la scomparsa di molti allevamenti e spazzato via tutta la rete artigianale e commerciale.

Così oggi quasi 8 milioni di persone, circa la metà della popolazione, sono colpite dalla povertà e dalla siccità, 2 milioni di persone oltre alla fame bevono acqua non potabile che aumenta il rischio specie per i bambini di contrarre malattie, di questi ultimi oltre 200.000 stanno oramai morendo di fame.

Secondo l'Unicef solo tra gennaio e luglio 2022 sono già morti per fame e sete 730 bambini.

Questo è il tragico raffronto tra la Somalia di ieri colonia italiana e l'attuale Federazione della Somalia, con buona pace delle faziose ricostruzioni sul colonialismo italiano, specie su quello fascista, accusato di ogni nefandezza dalle italiche e bugiarde vestali dell'antifascismo.


 

domenica 24 marzo 2024

23 MARZO 1944, VIA RASELLA

23 marzo 1944, le vittime dimenticate di via Rasella

Con una bomba piazzata dentro un carretto della spazzatura Bentivegna e compagni, fulgidi esempi di combattenti a viso aperto (mimetizzati nella propria uniforme di spazzini), “spazzavano” da via Rasella in Roma 32 territoriali atesini del battaglione Bozen. Spedendoli in un attimo al Creatore, assieme ad un bambino innocente ed un innocuo passante.
I defunti ed i feriti, per la storiografia repubblicana ed i tribunali, non furono mai considerati che vittime sacrificali da offrire alla dea “resistenza”. Così si tacque, per legge, su chi fossero, da dove venissero, se avessero avuto una vita precedente ed una famiglia. Essendo via Rasella la causa, dal dopoguerra in poi si condannò e celebrò soltanto l’effetto…le Fosse Ardeatine. La chiesa (quella dalla c minuscola), comprensiva dei vari papi e vicari di Roma, mai ha pubblicamente rivolto un pensiero od una orazione a quei caduti. Pur, per quanto se ne sappia, nella maggior parte cattolici fino al momento del violento trapasso.
Non parliamo poi del povero bimbo, addirittura messo in discussione come vittima. Le Fosse Ardeatine hanno ottenuto, come giustamente dovuto a tutti i morti, il rispetto dovuto. I militari del Bozen (ed i civili) di via Rasella, no. 
La “democrazia”, che ha vinto, ha tentato di cancellarli, la chiesa pure. 
La memoria degli “altri”, NO ..

Grazie per l’attenzione
Vincenzo Mannello 


(riflessioni già condivise in rete nel 2014)

venerdì 23 febbraio 2024

La "memoria corta" della RAI

La "memoria corta" della RAI

 

 se non fosse la nota "vaccinista compulsiva" Manuela Falcetti ad indignarsi durante la trasmissione radiofonica "Italia sott'inchiesta" per il trattamento riservato alla attivista antifascista Ilaria Salis, detenuta per gravi reati in Ungheria, neppure riprenderei la questione. So benissimo, come tanti altri, in che modo vanno le cose italiane quando si tratta di difendere comunistardi ed affini. Però, sentire chiedere ad un avvocato "cosa dice la legge" italiana quando trattasi della giustizia ungherese, mi fa riflettere sui comportamenti passati, in materia dei diritti, tenuti dalla conduttrice durante la dittatura sanitaria di Conte e Draghi in Italia, non in Ungheria. 

Mai, in circa due anni di trasmissioni, la signora spese una sola parola a favore di chi non la pensasse come "la scienza" ufficiale in materia di Covid. Approvando e sostenendo apertamente tutti i provvedimenti governativi in materia di lockdown, mascherine e tamponi obbligatori, segregazionismo scolastico, lavorativo e sociale, privazione di ogni sostentamento e giusto licenziamento per chi avesse rifiutato il vaccino contro il virus che, ricordiamo la vulgata mediatica, immunizzava dal male salvando la vita agli inoculati. Mentre i milioni di ribelli NoVax si sarebbero ammalati fino a morire tra atroci tormenti. Esattamente la tesi di Draghi e di quanti, quotidianamente, terrorizzavano via etere gli ascoltatori senza alcun diritto di replica da parte degli untori, condannati al rogo a prescindere .. Tutto poi aggravato dalla caccia, radiofonica ma non solo, ai NoGreenpass. Cittadini di terza o quarta serie, da discriminare e, possibilmente, eliminare dalla società privandoli dei diritti civili e persino affamandoli senza stipendio. 
Oggi sembrano accuse lontane secoli, ma basterebbe riascoltare le puntate dell'epoca per verificarne la consistenza. Tenendo presente che, non sembri una nefasta predizione, il tutto potrebbe ripresentarsi con l'insorgere di una nuova "pandemia" .. e di vecchi "dittatori".

Grazie per l'attenzione
Vincenzo Mannello