martedì 24 gennaio 2023

FOIBE Norma Cossetto

Contro la violenza sulle donne
Il martirio di Norma Cossetto

Paolino Vitolo

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Norma Cossetto

Norma Cossetto: chi ricorda questo nome? Pochi, credo. Eppure, in questi giorni in cui giustamente si manifesta contro la violenza sulle donne, dovremmo ricordarla.

“Istria rossa” era il titolo della tesi di laurea di Norma Cossetto, che stava per laurearsi in Lettere e Filosofia all’Università di Padova. Ma non arrivò alla laurea.

Norma era nata il 17 maggio 1920 a Santa Domenica di Visinada, vicino Pola, che allora era un’importante città italiana, e viveva lì anche all’epoca dei tragici fatti di cui fu vittima. La sua colpa, se si può usare questa parola, fu di essere la figlia del responsabile del Partito Nazionale Fascista del piccolo paese, ma soprattutto di essere italiana

Così avrete capito perché, quando tutti si riempiono la bocca di discorsi e di recriminazioni sulla violenza di genere, non c’è nessuno che si sia ricordato di Norma Cossetto, che pure per la sua tragica fine venne insignita di Medaglia d' oro al merito civile alla memoria, con la seguente motivazione: «Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio. — Villa Surani (Istria) – 5 Ottobre 1943».

Evidentemente, dopo 75 anni (settantacinque!!!) ancora c’è qualcuno che ha paura di dire e soprattutto di conoscere la verità. E ci accorgiamo purtroppo che anche tra i morti, anzi tra i martiri innocenti, ci sono quelli di serie A e quelli di serie B. Al punto che il film sopra citato, presentato a Venezia il mese scorso, non è stato diretto da nessuno dei nostri gloriosi tromboni, ma da un giovane regista argentino, Maximiliano Hernando Bruno, alla sua opera prima, peraltro riuscitissima.

Ma torniamo alla nostra storia. 
Dopo l’8 settembre 1943, data dell’armistizio che portò a quello sfacelo che alcuni definirono “morte della Patria”, i partigiani comunisti del famigerato maresciallo Tito cominciarono a risalire la Dalmazia, cercando di cancellare ogni traccia di italianità da quelle terre italiane da sempre, dai tempi della Repubblica Serenissima di Venezia. In verità quelle bande criminali non volevano cancellare solo l’italianità, ma anche e soprattutto gli italiani, Molti ignoranti in mala fede ancora oggi cercano di giustificare queste azioni come naturale reazione all’imposizione della lingua italiana da parte del regime fascista. Cosa falsa naturalmente, perché in Dalmazia si parlava l’italiano, anzi il dialetto veneziano, da alcuni secoli. Circostanza provata anche dal fatto che, sulle navi da guerra dell’Impero Austro-Ungarico dell’Adriatico, gli ordini venivano dati in veneto.

La pulizia etnica ai danni degli italiani continuò anche a guerra finita, anche dopo il 1945. Chi riuscì a scappare in Italia si trovò di fronte all’accoglienza fredda, se non ostile, dei cosiddetti confratelli, avvelenati dalla propaganda di certe parti politiche che additavano i profughi come “fascisti che non avevano voluto vivere nel paradiso rosso di Tito”. Bisogna capirlo: a quei tempi il PCI (Partito Comunista Italiano) non aveva ancora cambiato nome.

E che cosa capitò a quelli che non riuscirono a scappare? Furono uccisi, spesso torturati, e tutti furono gettati nelle foibe, alcuni ancora vivi e legati col fil di ferro. Le foibe sono delle cavità naturali molto diffuse nel Carso, il cui territorio è tutto traforato da queste profonde voragini. Territorio carsico, appunto. Molte di esse furono l’ultima dimora delle vittime italiane della pulizia etnica.

Ma torniamo alla storia di Norma Cossetto.
Nell'estate 1943 stava preparando la tesi di laurea intitolata “Istria rossa” e spesso girava in bicicletta per i paesi dell'Istria visitando municipi e canoniche alla ricerca di archivi che le consentissero di sviluppare i suoi studi.
Dopo l'8 settembre, secondo la testimonianza della sorella Licia, la famiglia cominciò a ricevere minacce. Il 25 settembre 1943, diciassette giorni dopo la capitolazione dell'Italia e il disfacimento dell'esercito, un gruppo di partigiani titini, appoggiati dai partigiani comunisti italiani, approfittando dello sbandamento generale, irruppe in casa Cossetto, razziando ogni cosa.
Il 26 settembre 1943 un partigiano di nome Giorgio si recò a casa dei Cossetto convocando Norma al comando partigiano nell'ex caserma dei Carabinieri di Visignano.   Il comando partigiano era composto da partigiani comunisti sia italiani sia slavi. Qui, dopo essere stata interrogata, le fu poi richiesto di entrare nel movimento partigiano; proposta che Norma rifiutò.  A quel punto ella fu rilasciata.
Il giorno successivo, 27 settembre, Norma fu arrestata dai partigiani insieme ad altri italiani, parenti e conoscenti. I prigionieri furono tutti confinati nella ex caserma della Guardia di Finanza di Parenzo. Qui fu raggiunta dalla sorella Lidia che tentò inutilmente di ottenerne il rilascio. Un paio di giorni dopo, i tedeschi occuparono Visinada, quindi i partigiani, sentendosi minacciati, trasferirono tutti i prigionieri nella scuola di Antignana trasformata in prigione.
Qui Norma fu separata dagli altri prigionieri e, fra il 1° e il 4 ottobre, legata nuda ad un tavolo, fu sottoposta a sevizie e stuprata dai suoi carcerieri. Secondo alcune testimonianze erano diciassette. L'episodio della violenza carnale fu in seguito riferito da una donna abitante davanti all'ex caserma, che, attirata da gemiti e lamenti, appena buio osò avvicinarsi alle imposte socchiuse e vide Norma legata al tavolo.
La notte tra il 4 e 5 ottobre Norma e gli altri ventisei prigionieri legati col fil di ferro, furono costretti a spostarsi a piedi fino a Villa Surani. Qui, ancora vivi, furono gettati nella foiba vicina. Ma prima, Norma e le altre donne furono nuovamente sottoposte a violenze.
Norma aveva solo 23 anni.

domenica 1 gennaio 2023

POTERE TEMPORALE

PAPA FRANCESCO RISPOLVERA IL POTERE TEMPORALE E GOVERNA L’ITALIA INSIEME AI MONDIALISTI

JUS SOLI? AL POPOLO LA DECISIONE

 

Ogni giorno la stampa nazionale e internazionale racconta di sbarchi, di immigrati, di morti in mare, di attentati feroci, col rischio che, soggiogati da una istintiva paura del domani, siperda anche la capacità di ragionare o di porsi domande per capiredavvero dove stiamo andando. Non solo noi italiani, ma tutti gli altri stati dell’Unione europea che a ragione o a torto continuano a difendere i loro confini, lasciando al nostro paese il peso più gravoso: quello di provvedere all’accoglienza ininterrotta semplicemente perché in Parlamento non vi è una voce autorevole che sappia dire le parole “Basta.


Non possiamo accogliere più”. E’ demoralizzante vedere come la gente sia disorientata, confusa e soprattutto ignara di quello che potrà essere il suo futuro perché da 50 anni continuiamo ad accogliere senza sosta migranti dal Medioriente e dall’Africa oltre che dalla Cina, Pakistan,Bangladesh. È forse un complotto contro l’Europa e contro l’ Italia per toglierle quel poco di autonomia e di autorevolezza che ancora sembrava resistere alle tante imposizioni? Come l’ultima arrivata in sordina: dare una casa e un lavoro agli immigrati entro nove mesi (questa pare sia l’ultima imposizione dell’Unione Europea, evincibile dal sito di Maurizio Blondet.).

Verrebbe spontaneo chiedersi quanto tempo dovranno invece attendere gli italiani senza lavoro per avere eguale trattamento. Tutto questo appare assurdo, quasi surreale comese vivessimo un brutto sogno che invece è realtà. Gli unici italiani per i quali l’ immigrazione disordinata, clandestina, incontrollata e selvaggia non rappresenta un problema sono gli elettori e i politici di sinistra. Per loro più ne arrivano più l’Italia accrescerebbe la sua ricchezza perché con il solito slogan pronunciato mille volte “gli immigrati aumentano il pil e fanno i lavori che gli italiani non vogliono più fare” (Bonino). Sarà anche vero, ma quando un politico dice sempre si e non si lascia mai sfiorare dal dubbio, vuol dire che a parlare non è la sua coscienza, ma il ruolo politico che è costretto ad assolvere, recitando sempre la stessa ‘filastrocca’. Una filastrocca identica e conforme ad un unico pensiero: la difesa ad oltranza degli immigrati da qualsiasi parte dell’Africa essi vengano e qualsiasi siano gli scopi della loro permanenza. Non importa se non sono ancora integrati, se criticano il nostro paese o se sputano sul crocifisso, l’importante è piazzarli un po’ ovunque, come diceva la Bonino in un dibattito su Radio Radicale martedì 4 luglio nel primissimo pomeriggio. La superficialità con cui liquidava la questione immigrati non è un fatto saltuario: è solita minimizzare sul ruolo delle nazioni europee rispetto ad un più ampio consenso di popoli uniti in un governo sovranazionale. Gli immigrati non sono sacchi di patate che si collocano qui o là, sono esseri umani che hanno alle spalle una loro storia, cultura, religione, esperienza di vita, desideri, drammi e progetti di cui l’Italia impoverita non può farsi carico quando i numeri sono esagerati e il denaro scarseggia ovunque. I sacchi di patate se si scaricano in un luogo rimangono fermi per mesi fino a che non vengono ripresi dalla mano di qualcuno. Ma gli immigrati, come esseri umani che pensano e interagiscono, hanno una loro storia palpitante e drammatica e non possono accontentarsi di essere piazzati in un angolo per rimanere ad aspettare. Più aspettano e più iniziano ad odiare, a ribellarsi, a pretendere diritti che non possono avere come per magia. E’ questa la differenza che solitamente non si considera. Il Mar Mediterraneo nel quale viaggiano non è il ‘laghetto’ che dice l’onorevole Bonino che come un ponticello ci porta sull’altra sponda e ci fa diventare subito italiani.

Analizzare il problema solo con i numeri e non considerare il percorso culturale che dovrebbe consentire ad un immigrato di essere parte dell’italianità, vuol dire essere qualunquisti e non capire cosa è il discernimento. Dire ‘Si’ a tutto quanto l’Europa propone ,significa ubbidire non per convinzione ma per paura. C’è sempre la minaccia di un attentato in agguato. Allora meglio dire si e ubbidire a chi questo sconvolgimento sociale lo ha voluto e provocato.

Ma perché l’immigrazione è diventato il problema numero uno quando le priorità nell’ agenda europea erano quelle di realizzare l’Unione politica, monetaria, fiscale… Non avevamo noi italiani, e tutti gli altri, messo al primo posto l’Unione politica Europea? Cos’è accaduto in tutti questi anni perché l’ago della bilancia si sia spostata verso l’immigrazione e non sui temi che avevano priorità sugli altri? Perché tanta fretta nel voler fare approvare la legge sullo Jus soli? Chi ce l’ha commissionata e perché? Nessuno dei politici risponderebbe a queste domande . Al massimo qualcuno potrebbe solo dire ‘No Comment’. La verità è che tutto si farà come stabilito.

Intanto Francia e Spagna non intendono aprire i loro porti agli immigrati. L’Italia si arrangi da sola. Questo il messaggio che passa.


La Merkel finge aiuto. Recita anche lei la sua parte. Ma nessuno ha il coraggio di dire ‘ Basta! A dire basta ci sono però milioni di italiani come il nostro affezionato lettore, Pietro Monte che invia i suoi commenti e le sue esasperate dichiarazioni contro questa innaturale forma di immigrazione. Chiede che si faccia un referendum dal quale far emergere il consenso o il dissenso del popolo tutto.

L’Italia, - dice il l prof. Monte - è un paese generoso, pieno di gente di cuore, ma non è merce da svendere, ….Facciamo un referendum sullo Jus soli?Da uomo di sinistra, da una vita socialista pertiniano, dico che voterò la destra, perché questa sinistra non è sinistra, è una mistificazione, un surrogato, un pastrocchio, un abuso che s’illude di cambiare il modus vivendi dei musulmani facendoli entrare tutti e farli divenire cittadini europei. Tardo a capire il rischio, questo governo non aveva altro a cui pensare, se non allo Jus soli ( così si scrive). Allora, ve lo spiega Erdogan dalla Turchia, quando invita tutti i turchi residenti in Europa a mettere al mondo 5 (cinque) figli a famiglia, così tra vent’anni saranno loro a comandare in Europa. Ma forse in Parlamento, questa “sinistra” non ha il tempo di leggere tante cose” (29.5.2017)

A rendere il nostro Paese una terra sotto ‘assedio’ ci si è messo pure il Papa. Una forzatura la sua esortazione a far entrare tutti, come se l’Italia fosse un contenitore senza fondo. Il bene non lo si fa a spese degli altri. E se non ci sono le condizioni perché tutti entrino, il Papa deve capirlo e astenersi dal fare dichiarazioni che hanno il sapore di un’imposizione. Anche la famiglia Rothschild, ha chiesto che si proseguisse sulla strada già iniziata dai suoi predecessori. Shimon Perez aveva parlato di realizzare una Chiesa Unita universale. Ma il rischio da arginare ora è che sia cancellato il Cristianesimo per mano del fanatismo islamico. Si evitino dunque gli errori che in tempi remoti condussero alla schiavitù il popolo ebraico.


Allora Papa Francesco, a te spetti l’ultima parola. E che sia quella del vero Spirito. Lo stesso che dominerà su tutti i diavoli umani quando capirà che gli uomini hanno osato troppo.

Elena Quidello