giovedì 25 luglio 2019

IL GOVERNO BADOGLIO

Il governo Badoglio

Il re affida l’incarico di formare il nuovo governo al Generale Pietro Badoglio che annuncia subito che la guerra continua a fianco dell’alleato germanico e vieta qualsiasi manifestazione. In un articolo su “La Nazione” del 4.9.05 pag. 24 Sergio Zavoli ricorda gli ordini drastici impartiti ai militari chiusi nelle caserme: “”1) Muovendo contro gruppi di individui che perturbino l’ordine e non si attengano a prescrizioni di autorità militari, si proceda in formazione di combattimento e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria; senza preavviso di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche. 2) Non è ammesso il tiro in aria. Si tira sempre a colpire. Come in combattimento. 3) I caporioni e gli istigatori di disordini, riconosciuti come tali, siano senz’altro fucilati se presi sul fatto. 4) Il militare che, impegnato in servizio di ordine pubblico, compia il minimo gesto di solidarietà con perturbatori dell’ordine, o si ribelli, o non obbedisca agli ordini, o vilipenda superiori o istiuzioni, venga anch’esso, immediatamente, passato per le armi.””  E questi ordini non furono senza effetto. Dice sempre Sergio Zavoli: “” Delle stragi consumate in Italia nei famosi “quarantacinque giorni” si è parlato ben poco; ma furono molte, e la censura cercò di nasconderle: Nove operai uccisi alle “Reggiane”, 23 morti e 70 feriti a Bari…., altri morti a Torino, a Castellammare di Stabia e così via, qua e là per il Paese. “” Senza dimenticare la vile uccisione di Ettore Muti da parte dei carabinieri, per ordine di Badoglio. In realtà egli avvia da subito contatti con gli anglo-americani per trattare le condizioni di un armistizio. Le trattative proseguono ma gli alleati anglo-americani vogliono la resa senza condizioni.
 E il 3 settembre 1943 a Cassibile, presso Siracusa, il Gen. Castellano firma l’armistizio. Lo stesso giorno gli alleati sbarcano in Calabria e cominciano a risalire la penisola. Badoglio e il re, che temono le reazioni della Germania, cui fino all’ultimo si è giurata amicizia e rispetto del patto di alleanza, vorrebbero ritardare l’annuncio dell’armistizio (intanto, ad armistizio già firmato, i bombardieri americani continuano a seminare morte in Italia), ma la radio americana, alle ore 17,45 dell’8 settembre diffonde la notizia. E due ore dopo anche Badoglio è costretto a dare l’annuncio. Alle 19,45 di quel mercoledì 8 settembre la sua voce registrata scandiva alla radio : “Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze angloamericane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”
 Subito dopo fugge con il re, la sua famiglia e alcuni generali. Nelle prime ore del 10 a Ortona si imbarcano in 57 sulla corvetta Baionetta e dopo poche ore sono a Brindisi, in territorio già occupato dagli ex-nemici.
 L’esercito italiano, lasciato senza ordini, si disperde, la flotta, ancora in piena efficienza, vergognosamente va a Malta a consegnarsi agli inglesi. Molti italiani sono indignati e non riescono ad accettare la resa ignominiosa. Il comandante Fecia di Cossato, eroico sommergibilista atlantico, non reggerà alla vergogna e il 27 agosto 1944 a Napoli si toglierà la vita lasciando scritto alla madre “” siamo stati indegnamente traditi e ci troviamo ad avere commesso un gesto ignobile…”” Lo stesso Eisenhower nel suo “Diario di guerra” pare abbia scritto: “”…la resa dell’Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l’Italia è la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della R.S.I….””.
In effetti quando all’armistizio “corto” firmato il 3 settembre e che constava di soli 12 articoli e contemplava soltanto la cessazione delle attività militari, seguì l’armistizio “lungo” firmato da Badoglio a Malta sulla nave “Nelson” il 29 settembre (erano presenti Badoglio, Ambrosio, Roatta, Sandalli, De Courten per il regno del Sud ed Eisenhower, Cunningham e altri per gli alleati), ci si rese conto della eccezionale durezza delle condizioni: Il nuovo testo, composto da 44 minuziosi articoli, stabiliva che al governo italiano veniva tolta, praticamente, ogni potestà. Tutto, assolutamente tutto, doveva passare sotto il controllo degli anglo-americani, che imposero, addirittura, delle modifiche legislative. In pratica l’Italia del sud perdeva ogni sovranità. (1)
E i tedeschi, che, dopo l’arresto di Mussolini avevano fatto affluire numerose truppe, catturano e deportano in Germania molti sbandati. Regna il caos. Modesti tentativi di resistenza ai tedeschi si hanno a Roma ma cessano subito. Il 10 settembre il Gen. Carboni si arrende ai tedeschi.
 Il 13 ottobre Badoglio, contraddicendo clamorosamente la sua dichiarata volontà di voler ottenere la pace, dichiara guerra ai tedeschi.

NOTA:
1) Ogni legge e ogni decisione del governo italiano del sud doveva necessariamente passare al vaglio del Governo Militare anglo-americano il quale, valutata l’opportunità di farlo, ne ordinava l’esecuzione. A titolo di esempio: Il 18 ottobre 1944 sulla Gazzetta Ufficiale del Regno n. 70  veniva pubblicato il Decreto Luogotenenziale 5 ottobre 1944, n. 249 “Assetto della legislazione nei territori liberati” (col quale venivano dichiarati “privi di efficacia” le leggi e gli atti della R.S.I.). Ebbene: Tale decreto entrò in vigore soltanto il 26 ottobre 1944, allorché la sua entrata in vigore fu ordinata dal Governo Militare alleato. Fra le DISPOSIZIONI E COMUNICATI DEL GOVERNO MILITARE ALLEATO, infatti, comparve quel giorno la disposizione seguente: “”Io, Brigadiere Generale G.R. Upjohn, Sottocapo di Stato Maggiore della Commissione Americana di Controllo, con la presente ordino che i decreti contenuti nel n. 70 del 18 ottobre 1944 della Gazzetta Ufficiale entrino in vigore ed abbiano piena forza ed effetto di legge in ogni provincia del territorio soggetto al Governo Militare Angloamericano a partire dalla data in cui il Prefetto di tale Provincia riceverà dalla Commissione Anglo-Usa di Controllo una copia del presente numero della Gazzetta Ufficiale. E’ escluso dalla presente ordinanza il decreto sottoindicato, il quale viene pubblicato nel detto territorio a solo titolo informativo.
 In data 26 ottobre 1944     Firmato: G.R.UPJOHN Brigadiere Generale Sottocapo di Stato Maggiore della Commissione Anglo-Usa di Controllo.



La liberazione di Mussolini. Il Fascismo risorge

Il 12 settembre un audace commando di SS atterra con degli alianti a Campo Imperatore e libera il Duce.  Il comportamento del Gen. Fernando Soleti e dei carabinieri di guardia evita il conflitto e ogni spargimento di sangue. Una “Cicogna”, piccolo apparecchio da ricognizione, lo conduce a Roma da dove, su un aereo militare, raggiunge Monaco di Baviera.
 Alcune fonti ritengono che Mussolini, stanco e sfiduciato, avrebbe considerato anche la possibilità di ritirarsi, ma avrebbe poi accettato, su insistenza di Hitler, di creare il nuovo stato per evitare all’Italia le probabili rappresaglie dei tedeschi, furiosi per il vile tradimento.
Fatto sta che il 15 settembre 1943 Mussolini emette e comunica via radio 5 Ordini del Giorno:
1)   Ai fedeli camerati di tutta Italia. Da oggi, 15 settembre 1943, assumo di nuovo la suprema direzione del Fascismo in Italia.
2)   Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di segretario del Partito Nazionale Fascista, che da oggi si chiamerà Partito Fascista Repubblicano.
3)   Ordino che tutte le autorità militari politiche amministrative e scolastiche, nonché tutte quelle che vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del Governo della capitolazione, riprendano immediatamente i loro posti e i loro uffici.
4)   Ordino l’immediato ripristino di tutte le istituzioni del Partito con i seguenti compiti: a) di appoggiare efficacemente e cameratescamente l’Esercito germanico che si batte sul territorio contro il comune nemico; b) di dare al popolo l’immediata effettiva assistenza morale e materiale; c) di riesaminare la posizione dei membri del Partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di stato della capitolazione e del disonore, punendo esemplarmente i vili traditori.
5)   Ordino la ricostruzione di tutti i reparti e le formazioni speciali della Milizia Volontaria per la Sicurezza dello Stato.

Il 16 settembre, poi, detta l’O.d.G. n. 6:
6) “Completando gli ordini del giorno precedenti ho incaricato il Luogotenente Generale Renato Ricci del comando in capo della M.V.S.N.

E, il 17 settembre detta l’O.d.G. n. 7 :
7) “Il P.F.R. libera gli ufficiali delle forze armate dal giuramento prestato al Re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e abbandonando il suo posto, ha consegnato la nazione al nemico e l’ha trascinata nella vergogna e nella miseria”.

Il 18 settembre Mussolini parla da Radio Monaco, e gli italiani possono riudire la voce ben nota (anche se la qualità dell’ascolto è pessima). Egli, dopo aver sottolineato la bassezza del tradimento di Casa Savoia, che con la sua fuga ha perso ogni diritto di regnare, richiama le tradizioni repubblicane italiane e Giuseppe Mazzini e riafferma la volontà di costituire un nuovo Stato Repubblicano che sarà “nazionale e sociale nel senso più lato della parola; sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini.” Tale  stato ricostituirà un proprio esercito e riprenderà la lotta a fianco dell’ alleato germanico.
 I fascisti, che fin dal 9 settembre avevano riaperto molte sedi, si riorganizzarono rapidamente. Il 1 marzo 1944 Pavolini, in una relazione a Mussolini, comunicherà che “sono stati ricostituiti 1072 Fasci con 487.000 iscritti”. Roma ne contò 35.000, Milano 20.000, Ferrara, dopo la morte di Ghisellini, 14.000.
 Il 22 febbraio 1944 il Duce nominerà il nuovo Direttorio del P.F.R. Esso è composto da: Pietro Asti, Fulvio Balisti, Carlo Borsani, Alfredo Cucco, Giuseppe Dongo, Franco Corrado Marina, Giulio Gai, Carlo Gigliolo, Bruno Gemelli, Gino Meschiari, Franz Pagliani, Alessandro Palladini, Giuseppe Pizzirani, Sergio Stoppiani, Leo Todeschini, Agostino Vandini, Aldo Vidussoni


NOI NEGHIAMO AL NEMICO L'ONORE DI AVER INVASO LA NOSTRA PATRIA CON LA VITTORIA DELLE SUE ARMI: SOLO IL VILE TRADIMENTO GLI HA SPALANCA-    TO LE PORTE




giovedì 18 luglio 2019

IL 25 LUGLIO E L'ARRESTO DI MUSSOLINI

Il 25 luglio e l’arresto di Mussolini

La situazione politica è tesa. Diversi uomini politici, anche fascisti, hanno contatti col re Vittorio Emanuele III e lo sollecitano ad assumersi personalmente il comando dell’esercito e la responsabilità della conduzione della guerra. Il re tentenna.
E alcuni uomini politici fascisti, fra cui Grandi, chiedono la convocazione del Gran Consiglio del Fascismo. E il Segretario Nazionale Carlo Scorza, d’accordo con Mussolini, lo convoca per il 24 luglio alle ore 17.
 Dopo la relazione di Mussolini e alcuni interventi, prende la parola Grandi per illustrare il suo ordine del giorno che propone, in estrema sintesi, di mettere la situazione nelle mani del re. Mussolini avverte che l’approvazione di quell’ O.d.G. metterebbe in crisi il regime e propone di rinviare la discussione, data anche l’ora ormai tarda. Ma Grandi e altri chiedono di andare avanti. Sono ormai passate le ore 2 del 25 luglio allorchè si passa alla votazione degli O.d.G. Quello di Grandi viene approvato con 19 sì, 7 no e 1 astenuto (Giacomo Suardo) Farinacci, il 28° membro, vota il proprio O.d.G. Sono le ore 2,40 del 25 luglio 1943. Alle ore 3,30 Grandi incontra Acquarone, ministro della real casa e lo informa dell’accaduto.
 La mattina del 25 trascorre senza che nulla accada. Mussolini si reca a Palazzo Venezia come di consueto e sbriga le cose correnti. Però chiede al re di anticipare alle ore 17 di quello stesso giorno, domenica, la consueta udienza settimanale del lunedì.
 E alle 17 va dal Re. Non si sa molto del colloquio, nel quale il re comunica a Mussolini  che lo sostituirà con Badoglio. Il colloquio, però, si conclude con una cordiale stretta di mano. Certo Mussolini non poteva immaginare che, uscito dalla sala dell’udienza, avrebbe trovato i carabinieri incaricati di arrestarlo.
 Portato dapprima nella caserma della Legione Allievi Carabinieri di Via Legnano a Roma-Prati dove rimarrà tre notti, verrà poi, il 28 luglio, imbarcato a Gaeta sulla corvetta Persefone e trasferito prima a Ventotene poi a Ponza, ove giungerà alle ore 13. Da qui, nella notte fra il 6 e il 7 agosto, con la corvetta Pantera verrà condotto alla Maddalena nella Villa Weber, ove rimarrà fino al 28 agosto. In quella data con un idrovolante verrà condotto a Vigna di Valle sul lago di Bracciano e, da qui, ad Assergi, nei pressi della funivia per il Gran Sasso. E nella Villetta del Gran Sasso, all’inizio della funivia, rimarrà fino al 3 settembre. Finchè verrà condotto a Campo Imperatore sul Gran Sasso e qui tenuto prigioniero nella camera 201 di quell’albergo.

Il re affida l’incarico di formare il nuovo governo al Generale Pietro Badoglio che annuncia subito che la guerra continua a fianco dell’alleato germanico e vieta qualsiasi manifestazione. In un articolo su “La Nazione” del 4.9.05 pag. 24 Sergio Zavoli ricorda gli ordini drastici impartiti ai militari chiusi nelle caserme: “”1) Muovendo contro gruppi di individui che perturbino l’ordine e non si attengano a prescrizioni di autorità militari, si proceda in formazione di combattimento e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria; senza preavviso di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche. 2) Non è ammesso il tiro in aria. Si tira sempre a colpire. Come in combattimento. 3) I caporioni e gli istigatori di disordini, riconosciuti come tali, siano senz’altro fucilati se presi sul fatto. 4) Il militare che, impegnato in servizio di ordine pubblico, compia il minimo gesto di solidarietà con perturbatori dell’ordine, o si ribelli, o non obbedisca agli ordini, o vilipenda superiori o istiuzioni, venga anch’esso, immediatamente, passato per le armi.””  E questi ordini non furono senza effetto. Dice sempre Sergio Zavoli: “” Delle stragi consumate in Italia nei famosi “quarantacinque giorni” si è parlato ben poco; ma furono molte, e la censura cercò di nasconderle: Nove operai uccisi alle “Reggiane”, 23 morti e 70 feriti a Bari…., altri morti a Torino, a Castellammare di Stabia e così via, qua e là per il Paese. “” Senza dimenticare la vile uccisione di Ettore Muti da parte dei carabinieri, per ordine di Badoglio. In realtà egli avvia da subito contatti con gli anglo-americani per trattare le condizioni di un armistizio. Le trattative proseguono ma gli alleati anglo-americani vogliono la resa senza condizioni.