giovedì 18 luglio 2019

IL 25 LUGLIO E L'ARRESTO DI MUSSOLINI

Il 25 luglio e l’arresto di Mussolini

La situazione politica è tesa. Diversi uomini politici, anche fascisti, hanno contatti col re Vittorio Emanuele III e lo sollecitano ad assumersi personalmente il comando dell’esercito e la responsabilità della conduzione della guerra. Il re tentenna.
E alcuni uomini politici fascisti, fra cui Grandi, chiedono la convocazione del Gran Consiglio del Fascismo. E il Segretario Nazionale Carlo Scorza, d’accordo con Mussolini, lo convoca per il 24 luglio alle ore 17.
 Dopo la relazione di Mussolini e alcuni interventi, prende la parola Grandi per illustrare il suo ordine del giorno che propone, in estrema sintesi, di mettere la situazione nelle mani del re. Mussolini avverte che l’approvazione di quell’ O.d.G. metterebbe in crisi il regime e propone di rinviare la discussione, data anche l’ora ormai tarda. Ma Grandi e altri chiedono di andare avanti. Sono ormai passate le ore 2 del 25 luglio allorchè si passa alla votazione degli O.d.G. Quello di Grandi viene approvato con 19 sì, 7 no e 1 astenuto (Giacomo Suardo) Farinacci, il 28° membro, vota il proprio O.d.G. Sono le ore 2,40 del 25 luglio 1943. Alle ore 3,30 Grandi incontra Acquarone, ministro della real casa e lo informa dell’accaduto.
 La mattina del 25 trascorre senza che nulla accada. Mussolini si reca a Palazzo Venezia come di consueto e sbriga le cose correnti. Però chiede al re di anticipare alle ore 17 di quello stesso giorno, domenica, la consueta udienza settimanale del lunedì.
 E alle 17 va dal Re. Non si sa molto del colloquio, nel quale il re comunica a Mussolini  che lo sostituirà con Badoglio. Il colloquio, però, si conclude con una cordiale stretta di mano. Certo Mussolini non poteva immaginare che, uscito dalla sala dell’udienza, avrebbe trovato i carabinieri incaricati di arrestarlo.
 Portato dapprima nella caserma della Legione Allievi Carabinieri di Via Legnano a Roma-Prati dove rimarrà tre notti, verrà poi, il 28 luglio, imbarcato a Gaeta sulla corvetta Persefone e trasferito prima a Ventotene poi a Ponza, ove giungerà alle ore 13. Da qui, nella notte fra il 6 e il 7 agosto, con la corvetta Pantera verrà condotto alla Maddalena nella Villa Weber, ove rimarrà fino al 28 agosto. In quella data con un idrovolante verrà condotto a Vigna di Valle sul lago di Bracciano e, da qui, ad Assergi, nei pressi della funivia per il Gran Sasso. E nella Villetta del Gran Sasso, all’inizio della funivia, rimarrà fino al 3 settembre. Finchè verrà condotto a Campo Imperatore sul Gran Sasso e qui tenuto prigioniero nella camera 201 di quell’albergo.

Il re affida l’incarico di formare il nuovo governo al Generale Pietro Badoglio che annuncia subito che la guerra continua a fianco dell’alleato germanico e vieta qualsiasi manifestazione. In un articolo su “La Nazione” del 4.9.05 pag. 24 Sergio Zavoli ricorda gli ordini drastici impartiti ai militari chiusi nelle caserme: “”1) Muovendo contro gruppi di individui che perturbino l’ordine e non si attengano a prescrizioni di autorità militari, si proceda in formazione di combattimento e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria; senza preavviso di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche. 2) Non è ammesso il tiro in aria. Si tira sempre a colpire. Come in combattimento. 3) I caporioni e gli istigatori di disordini, riconosciuti come tali, siano senz’altro fucilati se presi sul fatto. 4) Il militare che, impegnato in servizio di ordine pubblico, compia il minimo gesto di solidarietà con perturbatori dell’ordine, o si ribelli, o non obbedisca agli ordini, o vilipenda superiori o istiuzioni, venga anch’esso, immediatamente, passato per le armi.””  E questi ordini non furono senza effetto. Dice sempre Sergio Zavoli: “” Delle stragi consumate in Italia nei famosi “quarantacinque giorni” si è parlato ben poco; ma furono molte, e la censura cercò di nasconderle: Nove operai uccisi alle “Reggiane”, 23 morti e 70 feriti a Bari…., altri morti a Torino, a Castellammare di Stabia e così via, qua e là per il Paese. “” Senza dimenticare la vile uccisione di Ettore Muti da parte dei carabinieri, per ordine di Badoglio. In realtà egli avvia da subito contatti con gli anglo-americani per trattare le condizioni di un armistizio. Le trattative proseguono ma gli alleati anglo-americani vogliono la resa senza condizioni.


                                                                                                                                            



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