Il manifesto di Verona della R.S.I., elaborato durante il Congresso del P.F.R del 14 Novembre 1943, rappresenta la summa ideologica del Fascismo che, abbandonati i fasti e gli aspetti reazionari, torna alle origini, ai postulati di Piazza San Sepolcro. Ne riproduciamo integralmente il testo, sia per il valore storico di questo documento ignorato da quasi tutti i libri di storia, sia per far conoscere al lettore alcuni aspetti più puramente legati alla situazione bellica del momento.
Quanto scritto a partire dalla parola “Il primo rapporto nazionale” è del tutto a carattere puramente informativo senza fini propagandistici.


Premessa
Il primo rapporto nazionale del partito fascista repubblicano leva il pensiero ai caduti del fascismo repubblicano, sui fronti di guerra, nelle piazze delle città e dei borghi, nelle foibe dell’Istria e della Dalmazia, che si aggiungono alle schiere dei martiri della rivoluzione, alle falangi di tutti i morti per l’Italia; addita nella continuazione della guerra a fianco della Germania e del Giappone fino alla vittoria finale e nella rapida ricostruzione delle Forze Armate destinate ad operare accanto ai valorosi soldati del Fürer, le mete che sovrastano qualunque altra d’importanza e d’urgenza; prende atto dei decreti istitutivi dei Tribunali straordinari nei quali gli uomini del partito porteranno intransigente volontà ed esemplare giustizia, e ispirandosi alle fonti e alle realizzazioni mussoliniane, enuncia le seguenti direttive programmatiche per l’azione del partito
Il Manifesto di Verona
1. Sia convocata la Costituente, potere sovrano d’origine popolare, che dichiari la decadenza della monarchia, condanni solennemente l’ultimo Re traditore e fuggiasco, proclami la repubblica sociale e ne nomini il Capo.
2. La Costituente sia composta dai rappresentanti di tutte le associazioni sindacali e di tutte le circoscrizioni amministrative, comprendendo i rappresentanti delle province invase attraverso le delegazioni degli sfollati e dei rifugiati sul suolo libero.
Comprenda altre sì le rappresentanze dei combattenti. Quelle degli italiani all’estero; quelle della Magistratura, delle Università e d’ogni altro Corpo o istituto la cui partecipazione contribuisca a fare della Costituente la sintesi di tutti i valori della Nazione.
3. La Costituente Repubblicana dovrà assicurare al cittadino, soldato, lavoratore e contribuente, il diritto di controllo e di responsabile critica sugli atti della pubblica amministrazione. Ogni cinque anni il cittadino sarà chiamato a pronunziarsi sulla nomina del Capo della Repubblica Nessun cittadino, arrestato in flagrante o fermato per misure preventive, potrà essere trattenuto oltre i sette giorni senza un ordine dell’Autorità giudiziaria. Tranne il caso di flagranza, anche per le perquisizioni domiciliari occorrerà un ordine dell’autorità giudiziaria.
Nell’esercizio delle sue funzioni la Magistratura agirà con piena indipendenza.
4. La negativa esperienza elettorale già fatta dall’Italia e l’esperienza parzialmente negativa di un metodo di nomina troppo rigidamente gerarchico contribuiscono entrambe ad una soluzione che concili le opposte esigenze. Un sistema misto ( ad esempio, elezione popolare dei rappresentanti alla Camera e nomina dei Ministri per parte del Capo della repubblica e del Governo, e nel partito, elezioni di fascio salvo ratifica e nomina del Direttorio nazionale per parte del Duce ) sembra il più consigliabile.
5. L’organizzazione a cui compete l’educazione del popolo ai problemi politici è unica.
Nel Partito, ordine di combattenti e di credenti, deve realizzarsi un organismo d’assoluta purezza politica, degno di essere il custode dell’idea rivoluzionaria.
La sua tessera non richiesta per alcun impegno o incarico.
6. La religione della Repubblica è la Cattolica Apostolica Romana. Ogni altro culto che non contrasti le leggi è rispettato.
7. Gli appartenenti alla razza ebraica sono stranieri. Durante questa guerra appartengono a nazionalità nemica.
8. In Politica Estera: Fine essenziale della politica estera della Repubblica dovrà essere l’unità, l’indipendenza, l’integrità territoriale della Patria nei termini marittimi ed alpini segnati dalla natura, dal sacrificio di sangue e dalla storia, termini minacciati dal nemico con l’invasione e con le promesse ai governi rifugiati a Londra. Altro fine essenziale consisterà nel far riconoscere la necessità dello spazio vitale ad un popolo di 45 milioni d’abitanti sopra un’area insufficiente a nutrirlo.
Tale politica si adopererà inoltre per la realizzazione di una comunità europea con la federazione di tutte le nazioni che accettino i seguenti principi fondamentali:
a) eliminazione dei secolari intrighi britannici del nostro continente;
b) abolizione del sistema capitalistico interno e lotta contro le plutocrazie mondiali;
c) valorizzazione, a beneficio dei popoli europei e di quelli autoctoni, delle risorse naturali dell’Africa, nel rispetto assoluto di quei popoli, in ispecie mussulmani, che, come l’Egitto, sono già civilmente e nazionalmente organizzati.
9. In Materia Sociale: base della Repubblica Sociale e suo oggetto primario è il lavoro, manuale, tecnico, intellettuale, in ogni sua manifestazione.
10. La proprietà privata, frutto del lavoro e del risparmio individuale, integrazione della personalità umana, è garantita dallo Stato. Essa non deve però diventare disintegratrice della personalità fisica e morale d’altri uomini, attraverso lo sfruttamento del loro lavoro.
11. Nell’economia nazionale tutto ciò che per dimensioni o funzioni esce dall’interesse singolo per entrare nell’interesse collettivo, appartiene alla sfera d’azione che è propria dello Stato.
I pubblici servizi e, di regola, le fabbricazioni belliche debbono essere gestiti dallo Stato per mezzo d’Enti parastatali.
12. In ogni azienda (industriale, privata, parastatale, statale) le rappresentanze dei tecnici e degli operai coopereranno intimamente – attraverso una conoscenza diretta della gestione – all’equa fissazione dei salari, nonché all’equa ripartizione degli utili tra il fondo di riserva, il frutto al capitale azionario e la partecipazione agli utili stessi per parte dei lavoratori.
In alcune imprese ciò potrà avvenire con un’estensione delle prerogative delle attuali Commissioni di Fabbrica, in altre sostituendo i Consigli d’Amministrazione con consigli di gestione composti di tecnici e da operai con un rappresentante dello Stato.
In altre ancora, in forma di cooperative parasindacali.
13. Nell’agricoltura, l’iniziativa privata del proprietario trova il suo limite là dove l’iniziativa stessa viene a mancare. L’esproprio delle terre incolte e delle aziende mal gestite può portare alla lottizzazione fra braccianti da trasformare in coltivatori diretti, o alla costituzione d’aziende cooperative, parasindacali o parastatali, secondo le varie esigenze dell’economia agricola. Ciò è del resto previsto dalle leggi vigenti, alla cui applicazione il partito e le organizzazioni sindacali stanno imprimendo l’impulso necessario.
14. E’ pienamente riconosciuto ai coltivatori diretti, agli artigiani, ai professionisti, agli artisti il diritto di esplicare le proprie attività produttive individualmente, per famiglie o per nuclei, salvo gli obblighi di consegnare agli ammassi la quantità di prodotti stabilita dalla legge o di sottoporre a controllo le tariffe delle prestazioni.
15. Quello della casa non è soltanto un diritto di proprietà, è un diritto alla proprietà. Il partito iscrive nel suo programma la creazione di un ente nazionale per la casa del popolo il quale, assorbendo l’istituto esistente e ampliandone al massimo l’azione, provveda a fornire in proprietà la sua casa alle famiglie dei lavoratori di ogni categoria, mediante diretta costruzione di nuove abitazioni o graduale riscatto delle esistenti. In proposito è da affermare il principio generale che l’affitto, una volta rimborsato il capitale e pagatone il giusto frutto, costituisce titolo di acquisto.
Come primo compito, l’ente risolverà i problemi derivanti dalle distruzioni di guerra con requisizione e distribuzione di locali inutilizzati e con costruzioni provvisorie.
16. Il lavoratore è iscritto d’autorità nel sindacato di categoria senza che ciò impedisca di trasferirsi in altro sindacato quando ne abbia i requisiti. I Sindacati convergono in un’unica confederazione che comprende tutti i lavoratori, i tecnici, i professionisti, con esclusione dei proprietari che non siano dirigenti o tecnici. Essa si denomina Confederazione Generale del Lavoro, della Tecnica delle Arti.
I dipendenti delle imprese industriali dello Stato e dei servizi pubblici formano Sindacati di categoria, come ogni altro lavoratore.
Tutte le imponenti provvidenze sociali realizzate dal regime fascista in un ventennio restano integre. La carta del lavoro ne costituisce nella sua lettera la consacrazione, così come costituisce nel suo spirito il punto di partenza per l’ulteriore cammino.
17. In linea di attualità il partito stima indilazionabile un adeguamento salariale per i lavoratori attraverso l’adozione di minimi nazionali e pronte revisioni locali, e più ancora per i piccoli e medi impiegati tanto statali che privati. Ma perché il provvedimento non riesca inefficace e alla fine dannoso per tutti occorre che con spacci cooperativi, spacci d’azienda, estensione dei compiti della provvida, requisizione dei negozi colpevoli di infrazioni e loro gestione parastatale e cooperativa, si ottenga il risultato di pagare in viveri ai prezzi ufficiali una parte del salario. Solo così si contribuirà alla stabilità dei prezzi e della moneta e al risanamento del mercato. Quanto al mercato nero, si chiede che gli speculatori, al pari dei traditori e dei disfattisti, rientrino nella competenza dei Tribunali straordinari e siano passabili di pena di morte.
18. Con questo preambolo alla Costituente il partito dimostra non soltanto di andare verso il popolo, ma di stare con il popolo. Da parte sua il popolo italiano deve rendersi conto che vi è per esso un solo modo di difendere le sue conquiste di ieri, oggi, domani: ributtare l’invasione schiavista della plutocrazia angloamericana, la quale, per mille precisi segni, vuole rendere ancora più angusta e misera la vita degli italiani. V’è un solo modo di raggiungere tutte le mete sociali: combattere, lavorare, vincere.
Vai alla storia del Fascismo