CRIMINALE COMUNISTA : FIDEL CASTRO
Fidel
Castro nacque a Biran, un villaggio della provincia di Holguín,
nell'isola di Cuba, il 13 agosto del 1926, da una famiglia di
proprietari terrieri.
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Fidel Castro |
Il padre, Angel Castro, originario della Spagna, e la madre Lina
Runz, cubana, lo fecero studiare prima nei collegi La Sallee
Dolores
a Santiago di Cuba, poi dal 1941 al 1945 nella prestigiosa
scuola gesuita di
Belen
, a Cuba.
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Dopo essersi laureato in Legge si presentò alle elezioni politiche
come candidato alla Presidenza, ma il golpe filo-USA di Fulgenzio Batista
vanificò le sue aspettative.
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In risposta al golpe assaltò con un gruppo di ribelli la Caserma Moncada a Santiago di Cuba, il 26 luglio 1953.
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Il raid si rivelò un insuccesso e Fidel venne catturato e condannato a scontare 15 anni di carcere, mentre 80 dei suoi seguaci vennero fucilati.
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In carcere fu raggiunto da un provvedimento di clemenza, in seguito al quale venne prima amnistiato poi esiliato.
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Fidel Castro emigrò quindi negli Stati Uniti, per poi raggiungere il Messico, dove incontrò per la prima volta Ernesto Che Guevara.
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Insieme, nel 1956 organizzarono un blitz armato a Cuba, insieme al fratello Raùl e ad altri 79 volontari, ma sorpresi dai militari di Batista vennero decimati e sconfitti.
In risposta al golpe assaltò con un gruppo di ribelli la Caserma Moncada a Santiago di Cuba, il 26 luglio 1953.
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Il raid si rivelò un insuccesso e Fidel venne catturato e condannato a scontare 15 anni di carcere, mentre 80 dei suoi seguaci vennero fucilati.
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In carcere fu raggiunto da un provvedimento di clemenza, in seguito al quale venne prima amnistiato poi esiliato.
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Fidel Castro emigrò quindi negli Stati Uniti, per poi raggiungere il Messico, dove incontrò per la prima volta Ernesto Che Guevara.
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Insieme, nel 1956 organizzarono un blitz armato a Cuba, insieme al fratello Raùl e ad altri 79 volontari, ma sorpresi dai militari di Batista vennero decimati e sconfitti.
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I 21 sopravvissuti ripararono nei territori della Sierra Maestra,
nella zona sud orientale dell’isola.
Dopo due anni di guerriglia i cosiddetti “barbudos” di Castro
ebbero la meglio sulle forze governative di Batista, e il 1° gennaio 1959
entrarono trionfalmente a l’Avana, la capitale cubana.
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La sua attività politica è stata subito simbiotica con il marxismo
sovietico, cui Castro si è rivolto dopo l’inizio della “guerra fredda” e
l’embargo americano.
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"Socialismo o muerte", è lo slogan con cui Fidel interpreta il ruolo
di leader, combattendo con ferocia le opposizioni e gli anticomunisti.
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Precedentemente al 1960 Fidel nazionalizza e confisca le industrie
americane, che di rimando iniziano a produrre perdite anziché profitti.
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Questo è il vero motivo per cui la miseria ha iniziato a dilagare
a Cuba sotto il regime castrista, oltre alle sue politiche fallimentari colpevolmente devastanti che hanno
affamato l’intera popolazione.
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Va ricordato che Cuba sotto la dittatura di Batista era uno dei
Paesi più benestanti dell’America Latina, mentre oggi il Pil pro-capite è di
4.500 dollari all’anno (meno dei 5.500 dollari dell’Albania e dei 31.000
dollari dell’Italia).
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Conseguentemente all’arroganza comunista gli USA attuarono la
politica dell’embargo, cui però rispose Mosca con elargizioni annuali di 5
miliardi di dollari regalati a al regime di Castro.
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La repressione del regime castrista verso la dissidenza è ferrea e
ostinata, come sa bene la voce fuori dal coro dell’universo cubano Yoani Sanchez,
che con il suo blog Generaciòn Y racconta la quotidianetà della vita sotto il
regime comunista.
Per decine di volte ha chiesto di potersi recare all’estero per
ritirare i numerosi riconoscimenti a lei conferiti per la sua attività
giornalistica, ma Castro ha sempre esplicitamente negato il permesso di poterlo
fare.
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I diritti umani sono costantemente violati e calpestati e la
opacità dialettica e democratica imposti da Fidel Castro, pressochè
inesistenti, vietano il pluralismo politico così come il diritto di assemblea e
di manifestazione.
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Amnesty stima in 237 il
numero di condanne a morte per motivi politici dal 1959 al 1987, mentre per lo
storico britannico Hugh Thomas ci sarebbero state almeno 5mila esecuzioni dal
1959 al 1971.
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Altre stime, come quelle espresse da “il Libro Nero del
Comunismo”
curato da Stephane Courtois, farebbero salire ulteriormente questi numeri fino a
15-17 mila vittime, in un crescendo di morte che oggi
appartiene solamente ai regimi marxisti ancora esistenti.
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Il leader cinese Xi Jinping, espressione di un comunismo
devastante, alieno a qualsiasi riconoscimento dei diritti umani, ha dichiarato
:
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“
La morte
di Castro ha fatto perdere al popolo cinese un compagno vicino e un sincero
amico.”
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La politica castrista, in
realtà, è da sempre stata più vicina a quella moscovita, a cui il dittatore
cubano si legò a filo doppio fin dall’inizio della sua rivoluzione, nel 1957,
in cui divenne partecipe dell’espansione internazionale del comunismo.
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L’adesione al marxismo e la ferocia con cui Castro ha esercitato
la tirannia per quasi 50 anni, lo pongono a pieno titolo nella lista dei
peggiori criminali comunisti della Storia, al pari di Stalin, Lenin, Ceausescu,
Tito, Pol Pot, Mao, e tutti gli altri devastanti personaggi di pari spessore.
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Non a caso il 10 % della
popolazione cubana, pari a circa 1,2 milioni di persone è andata via dall’isola
da quando i Castro sono al potere.
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Nel 1961 Castro si espresse anche contro gli intellettuali, in un
discorso che segnò la fine della libertà artistica, con le seguenti parole :
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“
Quali sono i diritti degli artisti ?
Dentro
la rivoluzione tutto, contro la rivoluzione nessun diritto.”
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Nel 2003 Castro lanciò la “Primavera Nera”, durante la quale
decine di dissidenti, compresi 75 giornalisti, sindacalisti, e attivisti per i
diritti umani, furono arrestati e condannati a lunghi anni di carcere.
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Le mogli e i familiari delle vittime di quell’ondata repressiva
fondarono le ‘Damas de Blanco’ – Premio Sakharov dell’Europarlamento
nel 2005 – che ancora oggi sfilano pacificamente ogni domenica andando a messa
nel centro dell’Avana, circondate da gruppi, aizzati dal regime comunista, che
gridano contro “i nemici della Rivoluzione.”
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Cuba ha ricalcato esattamente il modello sovietico, quello dei
gulag, delle fucilazioni degli avversari politici, della centralizzazione nelle
mani dello Stato di tutti i mezzi di produzione, dell’irreggimentazione dei
giovani, dei tribunali speciali e dei campi di concentramento per prigionieri
politici.
La Chiesa si è opposta alle dure repressioni che Castro ha attuato
su qualsiasi formazione non comunista, ricevendo dal dittatore cubano l’invito
ad andarsene dall’isola.
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Il Sindacato, per bocca di Castro è considerato come “un organo non
rivendicativo” e quindi i suoi vertici sono nominati dal regime, mentre il
diritto di sciopero è soppresso.
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Quando prese il potere Castro applicò, in perfetto stile staliniano, la totale requisizione
delle campagne, nazionalizzando le terre e reprimendo con ferocia le
opposizioni dei contadini, che furono deportati in massa a Guanaha, nei campi
di rieducazione creati sul modello dei gulag sovietici.
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Le fucilazioni divennero lo strumento principe attraverso cui il
regime comunista affogò nel sangue qualsiasi rivendicazione di libertà o di
diritti della popolazione inerme.
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Fu istituita una Polizia Segreta (DSE), proprio come la famigerata
NKVD antesignana del KGB, e a capo della stessa fu posto Ramiro Valdes Menendes, con il
compito di gestire ogni settore della società cubana.
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I membri dell’amministrazione pubblica, il mondo dell’arte e dello
sport, l’economia, i trasporti e le comunicazioni sia non telefoniche che le
intercettazioni delle telefonate, i membri del corpo diplomatico, il turismo,
sono tutti soggetti al continuo controllo della Polizia segreta cubana.
Almeno mezzo milione di persone sono passate, almeno una volta
nella vita, in un carcere cubano per
motivi che vanno dall’appartenenza a un partito o a un sindacato d’opposizione,
alla propria fede religiosa (dal 1992 è obbligatorio l’ateismo di Stato), al
proprio orientamento sessuale (fino a poco tempo fa l’omosessualità era
considerata un reato), oppure solo per denunce di parenti, vicini, rivali, colleghi.
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I metodi usati dagli aguzzini carcerieri nei gulag cubano sono
quelli tipici delle dittature :
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sfruttamento delle fobie dei detenuti, scarpe zavorrate col
piombo, uso del pentothal e di altre droghe per tenere svegli i prigionieri,
uso dell’elettroshock, finte esecuzioni, e altre innumerevoli nefandezze, tutte
documentate.
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Tra i dissidenti più rappresentativi dell’universo cubano possiamo
citare :
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Herberto
Padilla,
poeta
e giornalista cubano (1932-2000).
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Fu incarcerato
il 20/03/1971 insieme alla moglie, la poetessa e scrittrice Belkis Cuza Malè
per attività sovversiva contro il governo rivoluzionario di Cuba, e sottoposto
a misure repressive.
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Belkis Cuza Malè ed Herberto Padilla |
Nel tentativo
di annichilire la sua stessa immagine pubblica, il regime lo ha cancellato
dalla Storia cubana, ignorando la sua fama letteraria.
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Castro lo obbligò ad un’autocritica pubblica, così
come era in uso nei processi politici staliniani o nelle sedute di autocritica
maoista.
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La poetessa e
scrittrice
Belkis Cuza Malè
sposò Herberto Padilla e fu arrestata insieme
a lui nel 1971 per lo stesso reato : attività controrivoluzionaria.
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In seguito le
fu permesso di lasciare Cuba insieme al marito grazie alla intercessione di
pressioni internazionali, tra cui quella del senatore Edward Kennedy.
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Carlos Montaner |
Il dissidente
cubano Carlos Alberto Montaner
si oppose al regime castrista militando
nell’organizzazione che si chiamava Riscatto Rivoluzionario Democratico,
facente parte del Fronte Rivoluzionario Cubano, una struttura appoggiata, per
sua stessa ammissione, da Washington.
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Fu accusato
di preparare attentati e arrestato nel dicembre 1960, e di cospirare contro i
poteri dello Stato, ma Montaner si è sempre dichiarato innocente.
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Fu condannato
a 30 anni di carcere ma riuscì ad evadere e a rifugiarsi negli USA dove ha
proseguito la sua attività di Professore universitario e giornalista.
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Reinaldo Arenas
(16 luglio 1943 – 7 dicembre 1990) è stato uno
scrittore, poeta, drammaturgo, e saggista cubano.
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Ha trascorso
la maggior parte della sua vita a combattere il regime comunista di Fidel
Castro, attraverso la sua arte.
Constatò l’uso
della violenza del regime allorquando dichiarò la sua omosessualità, per la
quale fu arrestato e torturato a lungo.
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Nel 1980
Castro permise un esodo di massa di omosessuali e di altre persone non gradite
al regime, ma a lui fu vietato di partire.
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Cambiò il suo
nome sul passaporto, tramutandolo in Arinas e riuscendo così ad andarsene da
Cuba.
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Ammalato
di Aids, Arenas si suicidò nel 1990 a New York con una overdose di droga e di
alcol, lasciando un biglietto con scritto :
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«Vi lascio in
eredità tutte le mie paure, ma anche la speranza che presto Cuba sia libera.»
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Armando Valladares |
Armando Valladares (Pinar del Rio, 30 maggio 1937) è uno
scrittore e poeta cubano, nonché un diplomatico degli Stati Uniti.
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Fu arrestato e imprigionato per essersi rifiutato di sostenere il
comunismo cubano.
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Ha trascorso 22 anni nel penitenziario di Isla de Pinos con
l’accusa di tradimento e sottoposto a torture, a pene disumane, e a lavoro
forzato.
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Nel 1982 è stato liberato grazie alle pressioni del presidente
francese Mitterand.
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Per conto del governo statunitense è stato Presidente della European
Coalition for Human Rights in Cuba, e ha fondato diverse organizzazioni
internazionali per la difesa dei diritti umani.
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Mario Chanes |
Mario Chanes de Armas (25 ottobre 1927 – 24 febbraio 2007) è stato un ex
rivoluzionario cubano, alleato di Fidel castro, da cui però si dissociò
aderendo ai movimenti di opposizione contro il Governo.
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Fu arrestato e imprigionato per quasi 30 anni.
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Nel 1933 gli fu permesso di partire per Miami dove visse fino alla
fine dei suoi giorni, nel febbraio 2007.
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William Navarrete nato a Cuba nel 1968, vive oggi a Parigi, in esilio da oltre 20
anni a causa del suo anticastrismo.
Laureato in Storia dell’Arte, professore, critico d’arte, e
giornalista, ha scritto numerosi libri sulla Storia di Cuba, pubblicando una
antologia dei poeti incarcerati dal regime.
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L’autore racconta in forma poetica la mancanza di libertà di cui
soffrono i cubani, tratteggia il desiderio di fuga che pervade il suo popolo
con molti elementi autobiografici, narrando le proprie vicende familiari più
condivisibili.
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Si definisce come “contestatario” e non “dissidente”.
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Guillermo Cabrera Infante (22 aprile 1929 – 21 febbraio 2005)
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E’ stato uno scrittore cubano, direttore del Consiglio Nazionale
della Cultura e dell’istituto del Cinema a Cuba.
Successivamente si trovò ad essere in contrasto con Fidel Castro e
fu quindi prima arrestato e trattenuto per quattro mesi, poi costretto
all’esilio nel 1965.
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Cabrera visse prima a Madrid poi a Londra, dove scrisse le sue perplessità su una Cuba triste e sgradevole.
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Questo approccio letterario provocò la sua espulsione in patria dall’Unione degli scrittori e degli artisti di Cuba (UNEAC).
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Cabrera visse prima a Madrid poi a Londra, dove scrisse le sue perplessità su una Cuba triste e sgradevole.
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Questo approccio letterario provocò la sua espulsione in patria dall’Unione degli scrittori e degli artisti di Cuba (UNEAC).
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Venne anche dichiarato traditore della Patria a Cuba, ma per la
sua attività artistica nel regno Unito ricevette nel 1977 il Premio Cervantes
per la letteratura.
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Nel 2003
ottenne un altro importante riconoscimento letterario :
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il Premio
Internazionale della Fondazione Cristobal Gabarron per la letteratura.
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Alla sua morte
il regime comunista di Cuba non diede nemmeno la notizia della sua scomparsa,
come se non fosse mai esistito.
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Questo è solo
un minimo accenno di come Castro e il suo comunismo affrontassero le
opposizioni, e cioè senza il minimo accenno ad un confronto dialettico, ma
rivolgendo anzi la massima attenzione verso una repressione feroce e
devastante, sistematica e violenta, così come prevede ogni forma di comunismo.
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I sostenitori
del regime cubano ostentano però un acclarato successo delle politiche sanitarie,
secondo cui ogni cittadino ha diritto all’assistenza gratuita.
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In realtà,
anche questo settore della vita quotidiana cubana risente della totale
incapacità del regime di affrontare e risolvere positivamente le problematiche
sociali più importanti, come appunto quella della sanità.
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Un esempio delle falsità espresse a titolo propagandistico dal
regime si può riscontrare esaminando gli esiti degli studi condotti dal
professor Julian Antonio Borrego sugli aspetti qualitativi del sistema sanitario.
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L’Ospedale del Comune di Santa Clara è stato completamente
contaminato dalla presenza e proliferazione di scarafaggi, ritrovati sia nel
cibo che nei presidi medici.
Negli ospedali “Antonio
Luaces Iraola” e “Roberto Rodriguez” nella località di Ciego de Havila, in
provincia di Cuba, sono state sospese tutte le attività chirurgiche per
mancanza di equipaggiamento e di medicinali di prima necessità.
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A Camaguey, la più estesa delle province di Cuba, tutti gli
ospedali sono carenti di materiali di base per i test di laboratorio.
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Nel capoluogo di Provincia di Holguin i ripetuti black out
costringono il personale sanitario a ricorrere all’uso di lampade a petrolio
per illuminare i locali.
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A Cuba, nello scorso gennaio, un ammalato di Aids ricoverato in un
sanatorio specializzato, ha lamentato condizioni igieniche spaventose, quali
acqua contaminata ed escrementi di animali in ogni locale della struttura.
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Nelle farmacie di Cienfuegos, una cittadina di 150.000 abitanti a
250 km da Cuba, è mancata l’aspirina per molti mesi.
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La carenza cronica di autoambulanze e i tempi di attesa
lunghissimi per i pazienti, oltre alla crescente frustrazione del personale
medico e paramedico, fanno da corollario al sistema sanitario tanto decantato
dal comunismo cubano.
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Fumo negli occhi dunque, in perfetto stile staliniano, e sempre
sulla pelle del popolo, così come accade anche in Cina e nella Cambogia
comunista.
Non pago della devastazione compiuta il regime castrista si è dato
molto da fare per “esportare” la sua rivoluzione, fornendo ove richiesto uno
speciale prodotto : la violenza politica.
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Infatti Cuba ha inviato i suoi consiglieri militari e soldati, a
decine di migliaia, nei Paesi come Angola, Mozambico, Etiopia, Nicaragua,
Salvador e per sostenere la guerriglia comunista delle Farc in Colombia e
dell’Eta in Spagna.
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I 50 anni di dittatura comunista di Fidel Castro hanno causato un
danno e una sofferenza difficilmente quantificabile, poiché la natura delle
violenze è andata oltre il mero vincolo della prigionia territoriale.
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Il modus operandi del regime ha agito sulle coscienze, forzandole
violentemente, violentandole e negando la libertà intellettuale, tentando di
annichilire l’intima essenza mentale individuale, e compiendo così un crimine
contro l’umanità.
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Dissenso
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