venerdì 17 luglio 2015

LA SCUOLA DEGLI ARDITI 1917 ( L'INNO )

La scuola degli Arditi a Sdricca di Manzano.  1917
La scuola degli Arditi a Sdricca di Manzano.
 LUGLIO 1917
A cura di Pierpaolo Silvestri
Chi percorre la strada che va da Manzano a Orsaria, a un dato punto deve piegare a destra, scendere la collina e raggiungere la sdricca (che in dialetto friulano significa striscia). La striscia, ovvero Sdricca si trova in una piana confinante col fiume Natisone. Là, ormai, semidistrutta, come scheletro al sole, si trova la vecchia caserma che fu del I° Riparto d’Assalto. Solo una targa che resiste al tempo, ricorda l’epopea del corpo d’èlite del Regio Esercito Italiano:

IN QUESTA CASA IL 29 LUGLIO 1917,
VENNERO CREATI I PRIMI REPARTI
DEGLI ARDITI D’ITALIA,
TERRORE DEL NEMICO, EROI DI
TUTTE LE BATTAGLIE

Ora tutto è silenzio, solo il canto degli uccelli e il vociare dei viticoltori (della famosa Cantina “Casaforte” –proprietari i Signori Callegaris, di Manzano-, produttori del celeberrimo “SDRICCA-L’ardito”-. Crù della Sdricca, Vol. 13°!-), rendono viva la Sdricca, ma nel 1917….
un colpo di bombarda di grosso calibro, seguito da altri, dava la sveglia agli Arditi. Lì, in quella strana caserma ricca di tende, la tromba, assai più melodiosa nel suono, non esisteva. Tutto era fragore scoppio e vociare.
In pochissimo tempo gli Arditi, lavati, vestiti e ristorati, ordinati per plotoni erano pronti per le esercitazioni sulla “collina tipo”. Si allenavano a turni in un addestramento pericolosissimo, basta pensare che dovevano avanzare carponi sotto il fuoco della mitragliatrice, manovrata magistralmente dal Tenente Bravi il quale sventagliava le pallottole a non più di un metro d’altezza dal soldato. Ci fu solo un morto: l’Ardito si alzò in piedi e… ci rimise la ghirba.
Nell’avanzare gli Arditi erano preceduti da esplosioni di proiettili di calibro 75, distanti da loro non più che una decina di metri, dovevano tagliare, passare e scavalcare reticolati, sorpassare trincee, bocche da lupo, nidi di mitragliatrici, zaffate di lanciafiamme, scoppio di petardi, contraccambiandoli, per poi finire a fare la lotta col pugnale.

Ma prima di essere ammesso alla Scuola di Sdricca, il novizio, doveva vedersela col Capitano Rachi, inventore del famoso “pendolo”. Il machiavello consisteva in un tronco d’albero alto un metro e di 60 centimetri di diametro, del peso di un quintale, appeso con una fune a un supporto. L’aspirante Ardito, previa misurazione della sua altezza fatta in altra sede, quindi inconsapevole, doveva stare sull’attenti col cappello in testa, immobile senza battere ciglio e attendere, che il Capitano Rachi avesse regolato la fune. Aspettare che il “pendolo” lo sfiorasse e gli facesse volar via il cappello. Il povero soldato, qualora si fosse mosso o avesse chiuso gli occhi, veniva inviato al reparto di provenienza perché “non idoneo al Battaglione d’Assalto”. A tal proposito Edmondo Mazzucato, Ardito, giornalista e scrittore, descrive la sua esperienza:
 “…Vi assicuro che era un giochetto che faceva impressione. Ricordo quando capitò il mio turno. Quell’affare non mi persuadeva. Pensavo: è mai possibile che quell’omino di capitano non sbagli mai la misura, con il pericolo di spaccarti la testa con quel coso lì così poco simpatico che minaccia di farti crepare come un fesso? Prima di me su una decina di aspiranti arditi, due non superarono la prova. Io ero Aiutante di Battaglia ed avevo, quindi, il dovere di fare buona figura. Ma che fifa ragazzi: sembravo, però pietrificato. Quando il famoso pendolo me lo vidi avanzare sempre più vicino. Ecco –pensai- il capitano ha sbagliato la mira ed io vado dritto all’inferno: macchè, il berretto viene proiettato lontano ed io –il pericolo era ormai scomparso- sempre lì, impalato come una mummia e con un freddo su per la schiena che non vi so descrivere… L’istruttore Rachi ha un dubbio: suppone che io ci provi gusto:
-Aiutante, vuol provare ancora?
-Grazie, capitano, non ribevo…”
Avveniva spesso che a Sdricca giungessero delle delegazioni straniere a vedere e studiare l’addestramento. Un giorno ne arriva una inglese, comandata da un generale. Tutti gli ufficiali Arditi sono lì ad illustrare gli aspetti della scuola. Giungono al “pendolo” assistono ammutoliti e ammirati, poi il generale, si rivolge a un suo ufficiale, ordinandogli di provare. Questi a malavoglia si mette sull’attenti e… quando arriva il “pendolo” si piega ad angolo retto fra l’ilarità del generale e di tutti gli Arditi del campo.
Fra le varie attività di palestra, sempre svoltesi all’aperto, non mancavano i salti mortali, i salti acrobatici sul e col bastone, il pugilato, la lotta greco-romana, il sollevamento pesi, la corsa, la scuola di pugnale. In questo clima a Sdricca nasce il I° Riparto (in seguito verranno chiamati Reparti), seguito dal II, III, IV, V e VI, fino a che, alle ore 21 del 23 ottobre 1917 tutti i Reparti lasciano la caserma per arginare l’avanzata degli austriaci. Non vedranno più Sdricca. Passeranno per Manzano la sera del 27 ottobre, diretti a Udine.

29 luglio 1917. la data fatidica!
Ore 9. 29 luglio 1917. Giunge il Re, accompagnato dal Principe di Galles, dal Principe Ereditario del Belgio, dai Generali Cadorna e Porro (quest’ultimo Vice Capo di Stato Maggiore) da generali della II (gli Arditi di Sdricca dipendevano dalla II Armata) e III Armata, da ufficiali italiani ed esteri addetti al Comando Supremo, visitano Sdricca, assistendo a un’esercitazione della presa alla“collina tipo”, con aggiramento di una caverna. Il Capitano Maggiorino Radicati è al comando della Ia Compagnia e nell’assalto dimostrativo ha l’elmetto foracchiato da pallottole e il suo corpo presenta alcune ferite. Anche diversi suoi Arditi sono malconci “per eccesso di zelo”, come scrive su “L’Ardito d’Italia” Paolo Giudici. Il Colonnello Bassi, Comandante della Scuola, dopo più di un’ora di colloquio col Sovrano, al quale ha illustrato i criteri di assalto della nuova specialità, riceve l’imprimatur. Nell’incontro al Re vengono forniti dati raffrontati fra loro, uno dei quali, a esempio, è stupefacente: il peso che ogni soldato deve portare quotidianamente, cioè il paragone fra l’equipaggiamento della fanteria con quello degli arditi: Fanteria: divisa e oggetti di corredo con elmetto Kg. 8,50; fucile con baionetta e buffetterie kg. 5,30; 5 bombe a mano assortite di medio peso Kg. 4,50; dotazione di cartucce Kg.4,55. Totale Kg. 22,85. Arditi: divisa e oggetti di corredo con elmetto Kg. 3,40; moschetto con pugnale e buffetterie Kg. 3,40; Cartucce Kg. 1,900; 12/15 petardi Thèvenot (circa kg.0,400 cadauno) 5,28. Totale Kg. 15,58, contro i 22,85.!

Ricordiamo le battaglie di quei gloriosi Cavalieri della Morte:
19 agosto 1917. Gli Arditi sono sul Monte Fratta, ad Auzza, sul Sommer, a Belpoggio, sul San Marco, alla Bainsizza.
4 settembre sul San Gabriele.
Sempre a settembre a Quota 800 della Bainsizza.
Il 18 ottobre a Yhr-Scutz (Quota 814 di Kal.) e sul Rombon.


A.N.A.I.
Sdricca di Manzano. La caserma come si presentava nel 1999. (foto PP. Silvestri)


A.N.A.I.
90° di fondazione del Corpo degli Arditi. Raduno Nazionale 30 settembre 2008. La caserma dei primi Reparti d’Assalto. (foto PP. Silvestri)


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