UN CONFRONTO
FRA TERREMOTI
di
Filippo Giannini
Scrivo questo
articolo in occasione della ricorrenza del terremoto che alcuni anni fa
distrusse L’Aquila e ancora in stato di distruzione. Mi avvalgo di una mail
inviatami da Marco (non sono autorizzato ad indicare per intero legeneralità,
quindi mi avvalgo di indicare solo il nome). La mail è un insieme, forse
esagerato, di esaltazioni dei miei lavori, ma assicuro il lettore che non è
questo il motivo che presento detta mail, ma questa è un compendio dei miei
pensieri sull’operato di Benito Mussolini. Questo è il motivo che la propongo
al Direttore del giornale con il quale collaboro.
GENTILISSIMO SIG. GIANNINI ,
MI CHIAMO MARCO
, HO 40 ANNI E SONO DI FRANCAVILLA FONTANA ( BRINDISI ) .
HO AVUTO IL
PIACERE DI LEGGERE ALCUNI DEI SUOI BELLISSIMI LIBRI SU MUSSOLINI , OVVERO SULLA
CONTROSTORIA DI MUSSOLINI .
TROVO DAVVERO
INGIUSTO CHE TUTTO CIO' CHE E' STATO FATTO DAL DUCE NEL VENTENNIO SIA STATO
CELATO PER VOLONTA' POLITICA PERCHE' " SCOMODO " E PERCHE' IL CONFRONTO
IMPALLIDIREBBE .
TROVO CHE LA
LUNGIMIRANZA DI MUSSOLINI NEL PREVEDERE CHE SAREMMO DIVENTATI UNA "
COLONIA " SI E' AVVERATA : TUTTO IL MONDO CI HA DEPREDATO DI
TUTTE LE RICCHEZZE DI CUI POTEVAMO ESSERE FIERI ( MI RIFERISCO ALLA VENDITA DI MOLTISSIME
AZIENDE INDUSTRIALI , FAMOSI MARCHI ITALIANI ... ) CEDUTI A
STRANIERI DI TUTTO IL MONDO ; E POI IMMIGRAZIONE NON CONTROLLATA
CON CONSEGUENTE DISOCCUPAZIONE , POVERTA', DELINQUENZA E DECADIMENTO
GENERALE DELLA NOSTRA BELLA NAZIONE UN TEMPO RISPETTATA E CONSIDERATA .
TROVO CHE L'
EGOISMO , IL MENEFREGHISMO E GLI ARRICCHIMENTI PERSONALI DELLA POLITICA
SIANO LA CAUSA DI TUTTO CIO' .
IL LAVORO , CHE
DOVREBBE ESSERE UN DIRITTO SANCITO DALLA COSTITUZIONE , NON E' AFFATTO
CONSIDERATO E LA GENTE ARRIVA ANCHE AL SUICIDIO PER LA MANCANZA DI
ESSO , MA IN CHE MONDO SIAMO ?
VORREI TANTO
VEDERE QUEI TANTI "POLITICANTI" RIMANERE SENZA UN LAVORO E VIVERE DI
STENTI TUTTA LA VITA , LE PARE GIUSTO ? IL LAVORO E' ANCHE DIGNITA'.
IO PER FORTUNA
SONO UN DIPENDENTE PUBBLICO, LAVORO COME INFERMIERE A TEMPO INDETERMINATO
IN OSPEDALE E COL MIO MODESTO STIPENDIO NON POSSO LAMENTARMI , NON
PRETENDO NULLA DI PIU' .
ODIO QUESTO MODO
DI ACCAPARRARSI LA RICCHEZZA A QUALSIASI COSTO E CON TUTTI I MEZZI ED ESCLUDERE
LE CATEGORIE DI PERSONE ONESTE ED UMILI CHE PAGANO LE TASSE E NON HANNO NESSUN
AIUTO DALLO STATO. PER NON PARLARE POI DELLE ASSOCIAZIONI CRIMINALI COME LA
NDRANGHETA E LA MAFIA CHE SE ESISTONO E' PER COLPA ESCLUSIVA DELLO
STATO CHE HA LASCIATO PROLIFERARE SENZA BLOCCARE L'INNARRESTABILE CONTROLLO DEL
TERRITORIO DA PARTE DI QUESTE BANDE CRIMINALI CHE CON LA CORRUZIONE
SOPRATTUTTO HANNO ROVINATO IN MANIERA IRREFRENABILE IL SISTEMA .
PROVO TANTO
RANCORE CHE IL CAPITALISMO , LA CORRUZIONE , IL LIBERISMO ABBIANO
PORTATO A CONSEGUENZE CHE MUSSOLINI AVEVA GIA' PREVISTO NEGLI ANNI DEL SUO
GOVERNO ( LA SUA ERA DAVVERO LUNGIMIRANZA ) .
CI SIAMO
ROVINATI ANCHE PER L' EURO OVVERO PER LA MANCANZA DI CONTROLLO SULL
ECONOMIA NAZIONALE ( SOVRANITA' MONETARIA ) , E L' ITALIA E' IL PAESE DELLE
OPERE INCOMPIUTE QUANDO PENSANDO AL VENTENNIO ERA TUTTO UN CANTIERE E SI
FONDAVANO CITTA' INTERE NEL GIRO DI DUE ANNI E OPERE PUBBLICHE COLOSSALI IN
POCHI MESI IN ITALIA E NELLE COLONIE ( VIENE DA CHIEDERSI MA ALLORA C' ERA
ENORME DISPONIBILITA' DI DENARO CHE POTEVA ESSERE IMPIEGATO PER RISANARE LO
STATO DELLE CARENZE DI OPERE PUBBLICHE ; QUESTO OGGI E' IMPENSABILE
PERCHE' LA RICCHEZZA E IL MONOPOLIO E' NELLE MANI DI POCHI E LA
POLITICA UTILIZZA IL DENARO PER SCOPI EGOISTICI E PRIVATI CON SPRECHI DI DENARO
PUBBLICO, QUEL DENARO PUBBLICO CHE MUSSOLINI DEFINI' "SACRO" ,
PROVENIENTE DAL SUDORE DELLA FRONTE E CHE MAI DOVEVA ESSERE SCIUPATO!).
PECCATO CHE NON
CI SIA UNA VIA DI USCITA; FINCHE' ESISTERA' LA DEMOCRAZIA NON FUNZIONERA' MAI
NIENTE , E UN ALTRO MUSSOLINI NON CI SARA' PIU' : FARANNO DI TUTTO PER CELARE
PER SEMPRE LA VERITA' STORICA DEL VENTENNIO E I SUOI BUONI PROPOSITI ; CI
VORREBBE DAVVERO UNA VERA RIVOLUZIONE MA CIO' NON AVVERRA' MAI, CI SONO TROPPI
INTERESSI PERCHE' TUTTO RIMANGA COSI' COM 'E' ...
DAI SUOI
LIBRI HO APPRESO MOLTE NOTIZIE SCONOSCIUTE ED INEDITE , CONGRATULAZIONI.
LIBRI COME I SUOI NE HO TROVATI POCHI IN GIRO, BISOGNA AMMETTERE LA VERITA'
STORICA COME FA LEI , BISOGNA ESSERE ONESTI E DI COSCIENZA; ANCHE QUESTO VOLEVA
MUSSOLINI; "L' UOMO NUOVO" INTESO COME L' UOMO NON CORROTTO,
ONESTO, RESPONSABILE, SERIO E PRECISO ... PROPRIO COME ERA LUI , LEI COSA NE
PENSA?
Sin qui la mail di Marco (al
quale dedico l’articolo che segue), e per rispondere a quanto mi chiede circa il
“lei cosa ne pensa?”, riporto quanto
mi accadde alcuni anni fa. Ho lavorato diversoi tempo all’estero,
ma nel mio pendolare mi trovai in
Italia nel 1980, proprio nell’anno del terremoto che devastò l’Irpinia. Nelle
ore immediatamente successive al tragico evento, ascoltavo le ultime notizie
alla radio e fui colpito da una stranezza: un contadino del luogo che
stava rispondendo alle domande di un intervistatore, raccontava di aver avuto
la casa completamente distrutta e, cosa ancor più grave, di aver perso la
moglie e una figlia. Alle insistenti domande del giornalista, il pover’uomo
rispondeva che tutto il paese era stato raso al suolo, ma le uniche case che
avevano resistito al sisma erano quelle costruite a seguito del terremoto del
1930. A questo punto il contatto si interruppe, ma in modo così maldestro da
convincermi che era cosa voluta.
1930? Un terremoto? Non ne sapevo niente. Incuriosito volli indagare e
scoprii cose turche, turchissime.
Prima di addentrarmi ancora nel discorso, chiedo venia perché questo
argomento fu da me trattato in altra occasione e per alcuni lettori potrei
sembrare ripetitivo.
Ecco dunque i fatti, ricordando che stiamo trattando di un avvenimento
accaduto più di ottanta anni fa, quando le attrezzature tecniche non erano così
sofisticate come quelle di oggi.
La notte del 23 luglio 1930 uno dei terremoti più devastanti (6,5° Scala Richter) che la nostra storia
ricordi (1.500/2.000 morti) colpì vaste aree della Campania, della Lucania e
del Subappennino pugliese: all’incirca, cioè, quelle stesse regioni colpite dal
sisma del novembre 1980 (6° Scala Richter).
Mussolini, appena conosciuta la notizia,
convocò il Ministro dei Lavori Pubblici Araldo Di Crollalanza, certamente uno
dei più prestigiosi componenti del Governo di allora e gli affidò l’opera di intervento.
Araldo Di Crollalanza, in base alle disposizioni ricevute e giovandosi
del RDL del 9 dicembre 1926 e alle successive norme tecniche del 13 marzo 1927
(ecco come è nata la Protezione Civile),
norme che prevedevano la concentrazione di tutte le competenze operative, nei
casi di catastrofe, nel Ministero dei Lavori Pubblici, il Ministro fece
effettuare, nel giro di pochissime ore, il trasferimento di tutti gli uffici
del Genio Civile, del personale tecnico, nella zona sinistrata, così come era
previsto dal piano di intervento e dalle tabelle di mobilitazione che venivano
periodicamente aggiornate.
Secondo le disposizioni di legge, sopra ricordate, nella stazione di
Roma, su un binario morto, era sempre in sosta un treno speciale, completo di
materiale di pronto intervento, munito di apparecchiature per demolizioni e
quant’altro necessario per provvedere alle prime esigenze di soccorso e di
assistenza alle popolazioni sinistrate. Sul treno presero posto il Ministro, i
tecnici e tutto il personale necessario. Destinazione: l’epicentro della
catastrofe.
Naturalmente, come era uso in quei tempi, per tutto il periodo della
ricostruzione, Araldo Di Crollalanza non si allontanò mai dalla zona
sinistrata, adattandosi a dormire in una vettura del treno speciale che si
spostava, con il relativo ufficio tecnico da una stazione all’altra per seguire
direttamente le opere di ricostruzione.
C’è la testimonianza di un giovane di
allora, il signor Liberato Iannantuoni di Meda (Mi) che ricorda: <Nella notte del 23 luglio 1930, il terremoto
distrusse alcuni centri della zona ai limiti della Puglia con la Lucania e
l’avellinese, in particolare Melfi, Anzano di Puglia, Macedonia. Proprio tra le
macerie di questo borgo, all’indomani del terribile sisma, molte personalità
del tempo accorsero turbate da tanta straziante rovina, fra le quali il
Ministro dei Lavori Pubblici Araldo Di Crollalanza. Avevo allora 22 anni,
unitamente ad altri giovani fummo comandati allo sgombero delle macerie. Ecco
perché conobbi da vicino Crollalanza; si trattenne un po’ con noi con la serena
e ferma parola di incitamento al dovere; restò per me l’uomo indimenticabile
per i fatti che seguirono. Tutto quello che il sisma distrusse nell’estate 1930,
l’anno nuovo vide non più macerie, ma ridenti case coloniche ed altre
magnifiche costruzioni con servizi adeguati alle esigenze della gente del
luogo. Moderne strade fiancheggiate da filari di piante ornamentali; si seppe
anche che costi occorrenti furono
decisamente inferiori al previsto (…)>.
Ecco, caro lettore, perché quel
terremoto oggi non è politicamente
corretto. Ma oltre a quello cui ho appena accennato: c’è ben altro.
I lavori iniziarono immediatamente. Dopo aver assicurato gli attendamenti
e la prima opera di assistenza, si provvide al tempestivo arrivo sul posto, con
treni che avevano la precedenza assoluta di laterizi e di quant’altro
necessario per la ricostruzioni. Furono incaricate numerose imprese edili che
prontamente conversero sul posto, con tutta l’attrezzatura. Lavorando su schemi
di progetti standard si poté dare inizio alla costruzione di casette a pian
terreno di due o tre stanze (1) anti-sismiche, particolarmente idonee a rischio. Contemporaneamente fu
disposta anche la riparazione di migliaia di abitazioni ristrutturabili, in
modo da riconsegnarle ai sinistrati prima dell’arrivo dell’inverno. Si evitava
in questo modo che si verificasse quanto accaduto nel periodo pre-fascista e
quanto accadrà, scandalosamente, nell’Italia post-fascista: la costruzione di
baracche, così dette provvisorie, ma
che sono, invece,di una provvisorietà illimitata, vedi, appunto, il sisma de
L’Aquila.
Sembra impossibile (data l’Italia di oggi): a soli tre mesi dal
catastrofico sisma, e precisamente il 28 ottobre 1930 – come a simboleggiare
che con determinati uomini i miracoli
sono possibili – le prime case vennero consegnate alle popolazioni della
Campania, della Lucania e delle Puglie.
Furono costruite 3.746 case e riparate
5.190 abitazioni.
Ma, caro lettore, che vivi in questa Italia di piena libertà, ascolta
come Mussolini salutò il suo Ministro dei Lavori Pubblici al termine della sua
opera: <Eccellenza Di Crollalanza, lo
Stato italiano La ringrazia non per aver ricostruito in pochi mesi perché era
Suo preciso dovere, ma la ringrazia per aver fatto risparmiare all’erario 500
mila lire>.
Sì, avete capito bene: fate un raffronto con quanto accadde a seguito
del terremoto del 1980.
Ricordo che nel corso di una trasmissione televisiva, ad un certo
momento un pover’uomo telefonò alla RAI e disse che dal 1980 viveva in Irpinia
dentro un container e ancora aspettava la casetta.
Avete ora capito perché i quaquaraqua considerano il terremoto del
1930 politicamente non corretto?
Dato l’interesse dell’argomento e per rinnovare la memoria di quel che fu, riporto quanto il signor
Adolfo Saccà di Roma scrisse al direttore de “Il Giornale d’Italia” il 28 novembre 1988: <Il terremoto del 1908 ridusse in fumanti
macerie Reggio Calabria, Messina e le cittadine di quelle due province. Con
l’aiuto di mezzo mondo ben presto furono costruiti interi baraccamenti per il
ricovero dei superstiti. Ed in quelle baracche vivemmo per ben venti
lunghissimi anni! Dal 1908 al 1928. Finché nel 1928 Mussolini lasciò la
capitale per recarsi in Sicilia. Il Capo del Governo poté vedere dai finestrini
della sua carrozza, riportandone vivissima impressione, il succedersi
ininterrotto di baracche già vecchie e stravecchie. L’anno dopo al loro posto
c’erano già in tutti i paesi terremotati altrettante belle, decorose palazzine
che ancora oggi testimoniano il sollecito, deciso intervento di Mussolini che
ci tolse, finalmente! Dalla miserrima condizione di baraccati>.
Non so se per questa lettera il signor Saccà sia incorso nelle sanzioni
previste dalle leggi Scelba, Reale o Mancino.
A questo punto, e in fase di chiusura, desidero ricordare che si
propose, tempo fa, di intitolare la piscina comunale (uno degli edifici
edificati negli anni Trenta, quindi rimasto pressoché intatto) ad Adelchi
Serena (1895-1970), ex podestà de L’Aquila dal 1926 al 1934. Ma Adelchi Serena
aveva un marchio incancellabile, per
i quaquaraqua di oggi: era stato
vicesegretario del Pnf e Ministro dei Lavori Pubblici di Mussolini. Quindi, di
fronte a queste infamie intervenne
l’allora diessino Fabio Mussi, il quale si rivolse persino a Silvio Berlusconi
affinché si adoperasse in modo che quella
piscina non venisse titolata a siffatta
persona.
Povera gente, che pochezza…!
Nella situazione dell’attuale cataclisma abruzzese, sapete amici lettori
cosa mi preoccupa di più? Quel che ha detto Berlusconi: egli avrebbe giurato
sulle bare delle povere vittime che tutto sarebbe stato ricostruito bene e
subito, cioè, checché possa dire il Papi
nazionale: in tempi e modi fascisti. Questo giuramento mi ricorda quello
pronunciato dal suo lacché Gianfranco Fini che giurò sulle bare di Romualdi e
di Almirante che sarebbe stato <l’artefice
del Fascismo del XXI Secolo>.
Se tanto mi dà tanto…
1) Qualcuno sostiene che le prime strutture anti-sismiche furono messe
in opera negli anni ’60. Menzogna. Le
casette anti-sismiche costruite nel 1930 furono progettate ingabbiandole in
strutture portanti in cemento armato e furono quelle che resistettero al sisma
del novembre 1980.
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