10 OTTOBRE 1943 NASCE L'ANR
"Non certo per gli onori della vittoria essi combattono, per Amor di Patria e per la loro gente"
MARIO FACCIOLI
EROE DEL CIELO
EROE DEL CIELO
DI MAZZOLENI GIORGIO
Nella storia di Bergamo alla voce
“eroe del cielo” si è soliti citare il solo nome di Antonio Locatelli e
nulla più. Che peccato. Una più attenta e ponderata lettura degli annali
cittadini consente di scoprire che non mancano i bergamaschi che alla
voce “aviazione” hanno dato il loro prezioso contributo anche durante le
guerre. In questo prestigioso club di illustri sconosciuti dall’oblio
emerge Mario Faccioli, classe 1910, laureato in ingegneria al
Politecnico di Milano, cinque volte medaglia d’argento al valore
militare. Il suo biglietto da visita è alquanto interessante. Tutto ha
inizio quando cinque universitari bergamaschi prima disegnano e poi
costruiscono un aliante. L’improvvisata officina è sistemata nella
cantina della famiglia Faccioli, nell’ allora centralissimo Viale Roma
(ora Papa Giovanni XXIII), sull’angolo di Via Angelo Maj. È realizzato,
in Italia il primo aliante-libratore biposto (in tubi d’acciaio il
telaio della fusoliera e le centine delle due semiali). L’aereo è
collaudato nella primavera del1932 ed immatricolato con la sigla
“I-ABBRX”. Il più esperto pilota del gruppo è Faccioli che ha avuto la
possibilità di frequentare la “Scuola Nazionale di Volo su Alianti” a
Pavullo sull’ appennino modenese.
Ingegnere a ventitré anni, il suo
futuro è scontato: entra nell’ aeronautica, volontario nella campagna
d’Etiopia nella 103° squadriglia di ricognizione, segue la guerra di
Spagna, collauda il Macchi M C 200 (primo caccia italiano interamente
metallico) ed il Sai Ambrosini 7 (o Sai 207). Faccioli, durante un volo
di prova con questo aereo, muore, il 5 dicembre 1940, nel cielo di
Passignano sul Trasimeno. Questa la sua sommaria scheda, per conoscere
alcune sue imprese bisogna attendere circa trent’ anni, quando Napoleone
Moltrasio (amico e compagno universitario, medesima squadriglia nella
Campagna d’Abissinia) scrive l’articolo pubblicato dal Giornale di
Bergamo nell’ edizione di lunedì 4 luglio 1966.
AEROPORTO DI MACCALE':FACCIOLI IN COMPAGNIA DI TRTE BERGAMASCHI DELLA 103° SQUADRIGLIA
SULLE ORME DI LOCATELLI
Un pilota bergamasco, Mario Faccioli
guidò il secondo sbarco a Lekemti
…… Aveva partecipato a numerosi combattimenti e si era sempre
distinto perché le sue azioni erano l’espressione di un coraggio
indomito. In un volo di scorta a numerosi Caproni 101, con il compito di
raggiungere “a qualsiasi costo” Addis Abeba, si fermava oltre mezz’ora
con tutta la formazione sulla città sebbene due ore dopo la partenza si
fosse accorto che il suo aereo perdeva benzina dal serbatoio. Al ritorno
esaurito il carburante era costretto ad un atterraggio di fortuna su un
piccolo altopiano a pochi chilometri dalle nostre linee.
Il secondo sbarco a Lekemti
L’11 ottobre Mario Faccioli partì in volo dal campo di Addas (nei
pressi di Addis Abeba) per sbarcare assieme a due radiotelegrafisti
(Bruno Spadaio aviere scelto della 103° squadriglia ed Elpidio Benetti
della 110° squadriglia), nel luogo dove prima dell’inizio delle piogge
(il 27 giugno) si era immolata la spedizione Magliocco - Locatelli. I
cinque RO 37 che avevano provveduto al trasporto, tornavano alla base di
Addis Abeba, ma Faccioli rimase tutto solo a Lekemti con due uomini
della zona mentre erano operative le bande che avevano compiuto il
massacro. Il suo compito è quello di creare dal nulla, e cioè dalla
foresta, un campo d’aviazione di dimensioni sufficienti per consentire
l’atterraggio ed il decollo degli aerei. Appena giunto sul posto
raggiunge Lekemti e nei locali dei missionari, con l’aiuto dei
radiotelegrafisti, mette in funzione la stazione R.T. quindi, da solo,
percorre ventiquattro chilometri a piedi, per raggiungere Bonaja con
l’intento di ingaggiare degli indigeni per la costruzione del campo
d’aviazione.
Gli indigeni erano trascinati dalla sua presenza e…in tre giorni
riusciva a mettere insieme quello che è ricordato come il primo psedudo
campo di Lekemti (duecento metri in tutto). Un campo in grado di
consentire l’atterraggio di alcuni RO 37 che sbarcano quindici ufficiali
del Regio Esercito e venticinque ascari. Faccioli accompagna gli
arrivati dai missionari a Lekemti e quindi torna a Bonaja, a piedi, per
convincere i locali a riprendere il lavoro. Gli indigeni, soggiogati
dalla figura di Faccioli, per due volte lo avvisano dell’imminente
arrivo delle bande dei ribelli e per due volte Faccioli riprende i
lavori. Il tricolore innalzato l’undici ottobre è difeso solo da lui
sino al ventisette quando arriva una compagnia di truppe di colore della
Brigata Malta partita da Addis Abeba. Intanto lo pseudo campo di
Lekemti entra in funzione e Faccioli scorta alla missione il personale
ed il materiale trasportato dando quindi comunicazione al comando. Il
cinque novembre il lavoro si può ritenere ultimato con l’abbattimento
del bosco, la ricostruzione di una cinquantina di tukul. Posto in
congedo nel marzo del 1937, Mario Faccioli poteva consegnare alla mamma
di Locatelli una teca con la terra di Lekemti e l’elica dell’aereo di
suo figlio.
……….Nel febbraio 1938 il richiamo come tenente pilota di complemento
volontario per le operazioni in Spagna. Partecipa a questa campagna dal
marzo al dicembre del 1938e si distingue in nove azioni (tre
mitragliamenti e sei combattimenti con la 32° Squadriglia “Gamba di
ferro” e con la 25° Squadriglia (la famosa ”Cucaracha”). Venne proposto
per altre due medaglie d’argento al valore militare.
Mario Faccioli nel 1940 diventa collaudatore della Società
Aeronautica Italiana (S.A.I.) con sede a Passignano sul Trasimeno
società fondata all’inizio degli anni venti dall’ingegner Angelo
Ambrosini originario di Desenzano al Serio frazione di Albino. L’aereo
Sai Ambrosini 7, nell’autunno del 1940, è da lui collaudato.
AEROPORTO DI SCIAGAT (MACCALE') 13 aprile 1936 : BRUNO MUSSOLINI AL RIENTRO DEL VOLO SU ADDIS ABEBA
Le cinque medaglie d’argento al valore
A.O.I. azioni di guerra dal 3 ottobre 1935 al 1 aprile 1936;
A.O.I. costruzione, in tre giorni, del campo d’aviazione a Lekemti;
Guerra di Spagna missioni del luglio 1938;
Guerra di Spagna missioni dicembre 1938;
Alla memoria
Motivazione della prima medaglia (ottobre 1935 – aprile 1936)
Combattente audace, in numerose azioni di bombardamento e di
mitragliamento a bassa quota, si slanciava con impeto aggressivo
all’attacco, noncurante del rischi0o e della violenta reazione
contraerea, per cui veniva ripetutamente colpito nell’apparecchio
distinguendosi per il suo spirito altamente combattivo e portando con la
sua azione un valido aiuto alla risoluzione del combattimento.
Motivazione della seconda medaglia (ottobre 1936)
In soli tre giorni, sfruttando sagacemente la manodopera indigena,
preparava il campo in modo da consentire lo svolgimento delle brillanti
azioni di sbarco dei nostri reparti, contribuendo efficacemente all’
occupazione dell’Ovest dell’Impero. Le sue elette doti di trascinatore
entusiasta.
Motivazione dell’ultima medaglia
Pilota, ingegnere e collaudatore aeronautico di altissimo valore,
mentre personalmente sperimentava in volo un nuovo apparecchio, per
tragico improvviso incidente, trovava morte gloriosa nell’ adempimento
del proprio dovere al servizio della Patria.
Primavera 1936: promosso sottotenente per “meriti straordinari”.
Ottobre 1936: volontario a Lekemti.
Spagna: 99 azioni, 11 combattimenti aerei, 218 ore di volo.
IL PERSONALE DELLA 103° SQUADRIGLIA
L’ingegner Sergio Stefanutti progetta un caccia leggero, in grado di
fornire brillanti prestazioni, basso costo di produzione. È il Sai
Ambrosini S 207: realizzato con materiali ritenuti non strategici, in
legno, motore Isotta Fraschini da 540 cavalli vapore, velocità di 540
km/h. La Regia Aeronautica, nel gennaio del 1943, ordina una commessa di
2000 aerei.
L’ulteriore messa a punto del velivolo è affidata al famoso Arturo
Ferrarin (medaglia d’argento nella prima guerra mondiale, il volo a
tappe Roma – Tokio nel 1920, record mondiale volo senza scalo per
idrovolanti, partecipa a due edizioni della Coppa Schneider per
idrovolanti) ma Ferrarin, durante un volo di prova all’aeroporto di
Guidonia, muore il 12 luglio 1941.
FIAT C.R. 32: BIBLANO, MONOROTORE IN GRADO 600 HP, MONOPOSTO,
STRUTTURA METALLICA, DUE MITRAGLIATRICI DI 12,7 MM,. VELOCITA' 375 KM/H,
PRIMO VOLO 28 APRILE 1933. E' L'AREO IN DOTAZIONE ALLA SQUADRIGLIA
"CUCARACHA" NEL CORSO DELLA GUERRA DI SPAGNA
UN VEICOLO DELLA 103° SQUADRIGLIA IN MISSIONE
NEI CIELI DELL' A.O.I. 1935-1936
NEI CIELI DELL' A.O.I. 1935-1936
L'ECCIDIO DI LEKEMTI
Il Macchi M.C. 200 Saetta è progettato in conformità alla
richiesta dell’Aeronautica per un caccia: metallico, monoplano ad ala
bassa, carrello retrattile, abitacolo aperto, due mitragliatrici del
calibro 12,7, velocità di 500 km/h, salita a seimila metri in cinque
minuti. Vola per la prima volta il 24 dicembre 1937, entra in servizio
nel 1939 ma ha un difetto nel profilo dell’ala che lo rende “non
pilotabile”.
Quale è il contributo di Faccioli allo sviluppo del
Saetta? Mario Ippica, cognato di Faccioli, racconta che il difetto del
M.C. 200 è eliminato grazie al lavoro del collaudatore e dall’ingegner
Stefanutti: alle estremità alari ed in prossimità del centro ala sono
incollati degli strati di legno di balsa.
CIMITERO DI BERGAMO
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