domenica 20 aprile 2014

Gli tolgono la cittadinanza onoraria: Mussolini risponde «me ne frego!» Enrico Galoppini

Gli tolgono la cittadinanza onoraria:
Mussolini risponde «me ne frego!»
 
Enrico Galoppini ((14 aprile 2014)    
 

Evviva, giustizia è fatta! L'onta è stata lavata! Torino si è finalmente tolta un peso dalla coscienza …
Ma di che stiamo parlando? Forse del riconoscimento, a tutti i torinesi immigrati dal Meridione, di essere stati vittime di un piano ben orchestrato che li aveva trasformati, per sfruttarli a dovere, in "migranti" ante litteram?
O del ripristino di un livello accettabile di respirabilità dell'aria, visto che la Città della Mole è tra le più inquinate, se non la più inquinata, d'Europa?
Vuoi vedere che si tratta di un provvedimento che mette fine -aiutando questi sventurati- al miserevole e pietoso spettacolo degli anziani (e non solo) che, alla chiusura dei mercati, s'affannano alla ricerca degli avanzi e delle cibarie cadute dai banchetti rovistando e contendendosi simili leccornie con piccioni e scarafaggi?
Niente di tutto questo.
"La città" (nel senso: le sue "istituzioni") può andare orgogliosa di aver revocato la cittadinanza onoraria ad un signore morto nel 1945.
Un signore che si chiamava Benito Mussolini.
Pare che, scartabellando tra gli archivi del Comune, qualche solerte e, vien da dire, "militante" impiegato abbia scoperto lo "scandalo" e, prontamente riferitolo a chi di dovere, ha dato il via ad un processo al morto, l'ennesimo, per imbastire la solita polemica di chi del piccolo cabotaggio "antifascista" ha fatto l'unico motivo rilevante e capace di attirare un po' d'attenzione.
E così è stato: in un clima "surriscaldato" -ci riferiscono le agenzie- si è votato per sbarazzarsi di quest'ingombrante cittadino onorario, diventato tale all'inizio del suo incarico di capo del Governo conferitogli dallo stesso esponente di Casa Savoia che, con ogni evidenza, ci teneva a tenerlo sotto controllo, timoroso delle sue tendenze socialiste e perciò "sovversive", facendolo sentire "di casa" anche in Piemonte (Mussolini ricevette poi anche il ben più prestigioso Collare dell'Annunziata, un'onorificenza regia che lo rendeva un parente acquisito del Re).
Inutile spendere parole per descrivere il livello infimo dei promotori di quest'improrogabile iniziativa, tanto la cittadinanza ne sentiva il bisogno … Mi limito ad osservare che mette lo sgomento pensare a dei pubblici "amministratori" che passano il loro tempo a discettare di banalità di questo calibro.
Ma "l'antifascismo" è una religione, forse la più potente o addirittura l'unica rimasta in Italia, che tutti devono ‘professare' per far carriera.
Ed in questo quadro deprimente, che dà il polso di quanto sia allineata anche la cosiddetta "cultura" (nessuna voce tra quelle di rilievo si è alzata per sottolineare l'assurdità di questo provvedimento, dato che una cittadinanza onoraria è stata data a tutti, cani e porci), ci si sono messi pure quelli che hanno preso la palla al balzo per protestare contro il mantenimento, a tutt'oggi, di "Corso Unione Sovietica", rinsaldando le lancette dell'orologio della storia ai fatti di settant'anni fa e alla "guerra civile" permanente che ne è derivata.
E -cosa più meschina ed opportunistica (ammesso che se ne rendano conto dall'alto del loro acume)- ignorando che esistono anche "Corso Stati Uniti" e "Corso Inghilterra" (oltre a "Corso Francia"), che sono, guarda un po', gli altri vincitori della Seconda guerra mondiale che per legge dovettero essere eternati, a futura memoria dei vinti, sulle targhe delle grandi vie di scorrimento delle principali città d'Italia.
L'ennesima occasione persa, quindi, per ribattere con qualche "argomento", da parte di chi, piuttosto, s'è rinforzato nel consueto anacronistico "anticomunismo", come se "l'antifascismo" fosse una sorta di dottrina ufficiale a causa di un qualche Soviet Supremo che ce l'impone e l'instilla nelle menti dei più.
Si potrebbe naturalmente andare avanti parecchio nel commentare questo fatto marginale ma fortemente simbolico, dimostrando come la "scoperta" fatta in qualche archivio non sia affatto tale; come il Fascismo a Torino abbia fatto "male" solo a certi ben identificabili "poteri" economico-finanziari poi tornati a spadroneggiare dopo la guerra; come gli italiani si dimostrino -in specie nella loro cosiddetta "classe dirigente"- degli scimuniti senza dignità e autentica "memoria" che pur di compiacere il padrone arrivano ad imbastire l'inimmaginabile.
E come vi fossero -ed è cosa risaputa e nient'affatto "strana"- fior di ebrei torinesi fieramente italiani e fascisti, come il banchiere Ettore Ovazza, che proprio nella prima capitale d'Italia dirigeva "La nostra bandiera", organo degli ebrei fascisti ed antisionisti.
Pensiamo che ciò basti e avanzi per affermare che anche questa volta la politica "italiana", compresa la sua dimensione locale, ha perso l'ennesima occasione evitare la solita la figura di m…. Una "m" che non è quella di Mussolini, ma anzi ben si addice ai miasmi che emanano da quelle "stanze del potere" che il Nostro avrebbe davvero fatto meglio a trasformare, finché ne era in tempo, nei famosi "bivacchi di manipoli" che certo a tutt'oggi renderebbero un servizio migliore alla Nazione rispetto a quello offerto da gente senza cervello né senso del ridicolo per come prende sul serio bagatelle del genere.
Forse, però, se lo stesso diretto interessato fosse stato presente alla scena surreale che -in mezzo a tanto accalorarsi- lo vedeva involontariamente protagonista, avrebbe commentato con un goliardico ma solenne «me ne frego!».
 
Enrico Galoppini        

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