Gli tolgono la cittadinanza onoraria:
Mussolini risponde «me ne frego!»
Enrico Galoppini
((14 aprile 2014)
|
Evviva, giustizia è fatta! L'onta è stata lavata! Torino si è finalmente tolta un peso dalla coscienza …
Ma di che stiamo parlando? Forse del riconoscimento, a tutti i torinesi
immigrati dal Meridione, di essere stati vittime di un piano ben
orchestrato che li aveva trasformati, per sfruttarli a dovere, in
"migranti" ante litteram?
O del ripristino di un livello accettabile di respirabilità dell'aria,
visto che la Città della Mole è tra le più inquinate, se non la più
inquinata, d'Europa?
Vuoi vedere che si tratta di un provvedimento che mette fine -aiutando
questi sventurati- al miserevole e pietoso spettacolo degli anziani (e
non solo) che, alla chiusura dei mercati, s'affannano alla ricerca degli
avanzi e delle cibarie cadute dai banchetti rovistando e contendendosi
simili leccornie con piccioni e scarafaggi?
Niente di tutto questo.
"La città" (nel senso: le sue "istituzioni") può andare orgogliosa di
aver
revocato la cittadinanza onoraria ad un signore morto nel 1945.
Un signore che si chiamava Benito Mussolini.
Pare che, scartabellando tra gli archivi del Comune, qualche solerte e,
vien da dire, "militante" impiegato abbia scoperto lo "scandalo" e,
prontamente riferitolo a chi di dovere, ha dato il via ad un processo al
morto, l'ennesimo, per imbastire la solita polemica di chi del piccolo
cabotaggio "antifascista" ha fatto l'unico motivo rilevante e capace di
attirare un po' d'attenzione.
E così è stato: in un clima "surriscaldato" -ci riferiscono le agenzie-
si è votato per sbarazzarsi di quest'ingombrante cittadino onorario,
diventato tale all'inizio del suo incarico di capo del Governo
conferitogli dallo stesso esponente di Casa Savoia che, con ogni
evidenza, ci teneva a tenerlo sotto controllo, timoroso delle sue
tendenze socialiste e perciò "sovversive", facendolo sentire "di casa"
anche in Piemonte (Mussolini ricevette poi anche il ben più prestigioso
Collare dell'Annunziata, un'onorificenza regia che lo rendeva un parente
acquisito del Re).
Inutile spendere parole per descrivere il livello infimo dei promotori
di quest'improrogabile iniziativa, tanto la cittadinanza ne sentiva il
bisogno … Mi limito ad osservare che mette lo sgomento pensare a dei
pubblici "amministratori" che passano il loro tempo a discettare di
banalità di questo calibro.
Ma "l'antifascismo" è una religione, forse la più potente o addirittura
l'unica rimasta in Italia, che tutti devono ‘professare' per far
carriera.
Ed in questo quadro deprimente, che dà il polso di quanto sia allineata
anche la cosiddetta "cultura" (nessuna voce tra quelle di rilievo si è
alzata per sottolineare l'assurdità di questo provvedimento, dato che
una cittadinanza onoraria è stata data a tutti, cani e porci), ci si
sono messi pure quelli che hanno preso la palla al balzo per protestare
contro il mantenimento, a tutt'oggi, di "Corso Unione Sovietica",
rinsaldando le lancette dell'orologio della storia ai fatti di
settant'anni fa e alla "guerra civile" permanente che ne è derivata.
E -cosa più meschina ed opportunistica (ammesso che se ne rendano conto
dall'alto del loro acume)- ignorando che esistono anche "Corso Stati
Uniti" e "Corso Inghilterra" (oltre a "Corso Francia"), che sono, guarda
un po', gli altri vincitori della Seconda guerra mondiale che per legge
dovettero essere eternati, a futura memoria dei vinti, sulle targhe
delle grandi vie di scorrimento delle principali città d'Italia.
L'ennesima occasione persa, quindi, per ribattere con qualche
"argomento", da parte di chi, piuttosto, s'è rinforzato nel consueto
anacronistico "anticomunismo", come se "l'antifascismo" fosse una sorta
di dottrina ufficiale a causa di un qualche Soviet Supremo che ce
l'impone e l'instilla nelle menti dei più.
Si potrebbe naturalmente andare avanti parecchio nel commentare questo
fatto marginale ma fortemente simbolico, dimostrando come la "scoperta"
fatta in qualche archivio non sia affatto tale; come il Fascismo a
Torino abbia fatto "male" solo a certi ben identificabili "poteri"
economico-finanziari poi tornati a spadroneggiare dopo la guerra; come
gli italiani si dimostrino -in specie nella loro cosiddetta "classe
dirigente"- degli scimuniti senza dignità e autentica "memoria" che pur
di compiacere il padrone arrivano ad imbastire l'inimmaginabile.
E come vi fossero -ed è cosa risaputa e nient'affatto "strana"- fior di
ebrei torinesi fieramente italiani e fascisti, come il banchiere
Ettore Ovazza, che proprio nella prima capitale d'Italia dirigeva
"La nostra bandiera", organo degli ebrei fascisti ed
antisionisti.
Pensiamo che ciò basti e avanzi per affermare che anche questa volta la
politica "italiana", compresa la sua dimensione locale, ha perso
l'ennesima occasione evitare la solita la figura di m…. Una "m" che non
è
quella di Mussolini, ma anzi ben si addice ai miasmi che emanano da
quelle "stanze del potere" che il Nostro avrebbe davvero fatto meglio a
trasformare, finché ne era in tempo, nei famosi "bivacchi di manipoli"
che certo a tutt'oggi renderebbero un servizio migliore alla Nazione
rispetto a quello offerto da gente senza cervello né senso del ridicolo
per come prende sul serio bagatelle del genere.
Forse, però, se lo stesso diretto interessato fosse stato presente alla
scena surreale che -in mezzo a tanto accalorarsi- lo vedeva
involontariamente protagonista, avrebbe commentato con un goliardico ma
solenne «me ne frego!».
Enrico Galoppini
Nessun commento:
Posta un commento