martedì 10 dicembre 2019

GUERRA ALL'ITALIA

GUERRA ALL'ITALIA



di Enrico Montermini



Mentre in Italia le Sardine cantano in piazza "Bella ciao", da Parigi, Berlino e Bruxelles trapelano i dettagli della riforma del MES, il meccanismo di stabilità finanziaria dell'Unione Europea - e non sono buone notizie. 
 
A quanto pare l'asse Parigi-Berlino che controlla la politica europea continua la sua guerra senza quartiere all'Italia utilizzando la finanza come arma per indebolire il Paese. 
 
Nulla, quindi, è cambiato dal primo al secondo governo Conte, se non il fatto che ora la pillola amara ci viene ora somministrata con larghi sorrisi e pacche sulle spalle.
 
Il MES è l'organismo preposto ad aiutare gli Stati a finanziarsi quando sono sotto attacco da parte dei mercati.
Non starò a tediare il lettore con una descrizione troppo tecnica, che potete trovare qui: Che cos'è il Mes e perchè la sua riforma fa discutere.
Mi limiterò a evidenziare le dimensioni inaudite dell'attacco che si sta preparando contro l'Italia.


Il MES è finanziato da 19 stati membri dell'Unione in proporzione al proprio PIL.
L'Italia è il terzo finanziatore in ordine di importanza dietro a Francia e Germania.
Secondo una simulazione, tra i 19 sottoscrittori del fondo solo 10 hanno le carte in regola per accedervi e tra questi l'Italia non figura.

La clausola capestro introdotta nella riforma è stata fortemente voluta dall'amministratore delegato del MES, il tedesco Klaus Regling.
Essa prevede che il debito pubblico degli Stati che possono accedere ai finanziamenti deve essere intorno al 60% del PIL: un dato studiato su misura per agevolare Francia e Germania e punire l'Italia.


Qualora un paese "non virtuoso" come l'Italia dovesse chiedere aiuti al MES, sarebbe costretto a sottoscrivere un memorandum d'intesa per la riduzione del debito pubblico.


Gli Stati non virtuosi saranno quindi incoraggiati a ridurre, precauzionalmente, il proprio debito pubblico, cosa che nessun governo italiano farà mai perché significherebbe arginare la corruzione, il nepotismo e gli sprechi nella pubblica amministrazione, che è un bacino elettorale e un concentrato di interessi economici che nessuno vuol toccare. 


Il pericolo è che il semplice annuncio della riforma del MES possa scatenare la speculazione dei mercati contro il debito sovrano italiano, costringendo il governo ad accettare un memorandum d'intesa con il MES.

Tale memorandum - come insegnano i precedenti - comprenderebbe dure misure di austerity, che di solito portano a due conseguenze.

La prima: un drammatico crollo del prodotto interno lordo a fronte di una modesta riduzione del debito pubblico.
La cura, insomma, si rivela sempre più dannosa della malattia.

La seconda conseguenza: il taglio del welfare, la deregolamentazione del mercato del lavoro e la svendita degli asset pubblici a soggetti privati o a stati esteri.

Sono le cosiddette riforme, da sempre invocate dai falchi di Parigi, Berlino, Bruxelles e appena iniziate dal governo Monti.

Riforme, che vogliono anche i grandi istituti finanziari, le agenzie di rating e la Confindustria. Misure, i cui effetti, economici e politici, equivalgono a quelli di una guerra perduta.


Il lettore si domanderà probabilmente perché il sottoscritto accredita un'interpretazione complottista alla riforma del MES.

Innanzitutto perché i maggiori sottoscrittori del debito pubblico italiano sono le due più importanti banche francesi.

Un attacco speculativo provocato dal semplice annuncio delle clausole capestro descritte trasformerebbe immediatamente i titoli di stato italiani in titoli tossici: da qui la necessità di disfarsi degli stessi, facendosi rimborsare dal MES.

E' quanto è accaduto alla Grecia, dove i prestiti della Troika sono serviti a rimborsare le banche francesi e tedesche, ma sono stati pagati con la rovina del popolo greco.

In secondo luogo, perché la strategia dell'asse franco-tedesco è sviluppata dall'Ecole de Guerre Economique: la scuola di guerra economica fondata da un generale francese.

In terzo luogo perché, da un lato, Macron è il prodotto degli interessi della famiglia Rothschild, per la quale ha lavorato prima di entrare in politica; dall'altro perché in Germania le banche sono state in gran parte nazionalizzate e sono quindi un asset a disposizione del governo di Angela Merkel.

Quella stessa Merkel che, ordinando la vendita dei titoli di stato italiani detenuti da Deutsche Bank, ha provocato l'attacco dei mercati contro l'Italia che ha portato alle dimissioni dell'ultimo governo Berlusconi.

E' lecito ipotizzare, quindi, che esista un piano franco-tedesco per muovere guerra all'Italia servendosi della finanza e delle strutture politiche e finanziarie europee come strumento.


La riforma del MES sarebbe solo l'ultima offensiva di una guerra iniziata addirittura all'epoca della caduta del Muro di Berlino.

Che di guerra si tratti, purtroppo, non pare che se ne siano accorti né i politici né la stampa, che sono troppo presi dalle beghe domestiche.


Perché mai, è lecito chiedersi, la Francia e la Germania vogliono la rovina economica dell'Italia?

Perché qualora il governo accettasse la riforma del MES il Paese, prima o poi, sarebbe costretto ad accettare il piano di riforme di cui si è detto: perderebbe, insomma, quel poco che le resta della sua sovranità e della democrazia.
Come accaduto alla Grecia, quando Tsipras, dopo aver indetto un referendum per dire "no" agli ordini della Troika, fu costretto a piegarsi ai ricatti della stessa.

L'arrivo in Italia della Troika, sempre paventato dalla Cassandra di turno, è però l'estrema ratio: molto meglio avere un governo nazionale sostanzialmente docile agli ordini di Parigi e Berlino.

In gioco c'è il dominio dell'Europa: l'obbiettivo vanamente perseguito da Napoleone, Guglielmo II e Hitler con i loro eserciti e che ora pare a portata di mano con l'arma della finanza. 


                                                                                                                    

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