Caro Avvocato,
in passato abbiamo trattato più volte quello che è successo
all’introduzione dell’euro e che si può così sintetizzare.
Nel gennaio 2002, all’atto dell’introduzione dell’euro come moneta corrente, l’allora governo Berlusconi (che aveva stravinto le elezioni del maggio 2001), non controllò e non bloccò prezzi e tariffe, lasciando che i ceti imprenditoriali, nonché commercianti, artigiani ecc. facessero il “concambio” lira-euro a loro piacimento, arrivando addirittura all’equazione 1.000 lire uguale 1 euro (cioè 1.936,27 lire).
Nel gennaio 2002, all’atto dell’introduzione dell’euro come moneta corrente, l’allora governo Berlusconi (che aveva stravinto le elezioni del maggio 2001), non controllò e non bloccò prezzi e tariffe, lasciando che i ceti imprenditoriali, nonché commercianti, artigiani ecc. facessero il “concambio” lira-euro a loro piacimento, arrivando addirittura all’equazione 1.000 lire uguale 1 euro (cioè 1.936,27 lire).
Nelle altre nazioni europee aderenti all’euro questo non è avvenuto, perché
i loro governi hanno controllato severamente che nessuno speculasse sul
“concambio”.
In Italia invece questo non avvenne perché i ceti imprenditoriali e le
partite Iva nel 2001 avevano votato e fatto votare in massa Berlusconi proprio
perché volevano un governo liberale che non intervenisse nell’imminente
passaggio all’euro e li lasciasse liberi di fare il cambio a piacimento.
Che si sia trattato di una vera e propria “manovra” speculativa e non di
pressapochismo lo conferma il fatto che la “governativa” Istat, per tutto il
2002, continuò a certificare un’inflazione “ufficiale” irrisoria,
dell’1,5-1,75,2%, quando tutti noi constatavamo invece che i prezzi erano saliti
del 20-30-40-50% o più.
Questo perché se l’Istat avesse certificato l’inflazione “reale”, per via
delle indicizzazioni su pensioni, salari e stipendi, il governo Berlusconi
avrebbe dovuto aumentare sensibilmente le pensioni e gli stipendi degli Statali
(e non c’erano i soldi!) e le imprese avrebbero dovuto aumentare
significativamente salari e stipendi (e perso i benefici ottenuti con la
speculazione!).
Fummo in pochi a denunciare questo “speculazione”, noi Nazionalpopolari,
qualche isolato economista snobbato dai media e un’Associazione consumatori,
perché anche gli Enti pubblici, Regioni, Province, Comuni, Aziende di Stato,
approfittarono anch’essi del “concambio” per alleggerire i loro pesanti bilanci
passivi, aumentando di fatto col “concambio” le tariffe dei loro servizi.
E molti di questi Enti erano amministrati dalla Sinistra e/o controllati
dalla Sinistra che quindi non denunciò la speculazione in atto, dimostrando
ancora una volta che gli “inciuci” nella politica italiana non sono l’eccezione
ma la regola.
Questa nostra analisi è stata riconosciuta corretta non solo dai soliti
isolatissimi economisti, ma anche dall’ex leghista e Ministro del Bilancio nel
primo governo Berlusconi del 1994, Giancarlo Pagliarini (che poi ha abbandonato
la Lega) il quale, in uno scambio di opinioni con noi, confermò la giustezza
della nostra analisi e sul ritorno alla lira disse : “E’ la volta che
per bere un caffè dobbiamo andare con un milione di svalutatissime lire in
tasca!”
Cordiali camerateschi saluti e sempre A NOI!
Adriano
Carissimo Adriano!
Sull’Euro, mentre sono perfettamente d’accordo sul dato di
fatto che ormai vada tenuto, desidererei che Tu mi illuminassi sul fatto che,
secondo me, il nostro potere d’acquisto si è molto svalutato a seguito del
passaggio dalla Lira all’Euro.
Mia moglie ed io riceviamo dalla Cassa Nazionale Forense una
pensione complessiva di circa € 3.600,00# per quattordici mensilità indicizzate,
che corrispondono a circa settemilioni di lire… che, a mio modesto avviso, non
hanno lo stesso potere di acquisto di tremila seicento euro!
Cameratescamente mi devi credere: è solo un mio dubbio ed,
evidentemente, non c’è alcuna critica!
Il mio Onore ha sempre un solo nome e questo si chiama:
Fedeltà!
Paolo
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