PARLO A TE, LAVORATORE
SFRUTTATO, TRUFFATO, TRADITO
di Filippo Giannini
Ho ricevuto una lettera da persona
che ha un orientamento politico simile al mio e che, fra l’altro, ha
scritto: <Sarà destino degli italiani riprendere
dall’esterno ciò che hanno rifiutato in Italia (…). I lavoratori italiani si
renderanno conto del patrimonio che hanno gettato al vento (…)>.
I lavoratori italiani non <hanno
rifiutato> e non <gettato al vento> il patrimonio che fu a loro
lasciato da Benito Mussolini, per il semplice motivo che non potevano
“rifiutare” ciò che non conoscevano, dato che sono stati ingannati da
personaggi che hanno la cupidigia come prodotto e la menzogna come metodo.
Tu, lavoratore italiano – e lo posso
affermare con la massima sicurezza – da sessanta anni (e forse da qualche
anno in più) – sei stato ingannato, truffato e derubato dei diritti (quelli
reali) che Mussolini ti aveva assicurato.
Per illustrare il mio asserto voglio
avvalermi di un comunicato, rilasciato alcuni giorni fa, dal Presidente
Provinciale dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) del
Veneto, pubblicato su “Il Giornale di Vicenza”. Il comunicato, a
firma dell’on. Franco Bussetto, Presidente dell’Associazione, chiede scusa
per l’eccidio di Schio commesso nel 1945 da <schegge impazzite del
movimento partigiano>. Non è questo l’argomento che voglio trattare
(provvederò in altro momento), ma mi voglio avvalere di una frase, contenuta
nel comunicato, molto in uso in “quell”’ambiente, cioè la
raccomandazione: <Senza alcuna revisione storica>.
Secondo te, lavoratore, cos’è questo
terrore della “revisone storica”? D’altra parte la Storia è soggetta
ad una continua “revisione”, come attestano i più seri studiosi.
Si può “revisionare” la storia di
Mazzini o Garibaldi, anche di Napoleone; addirittura, recentemente è stata
“revisionata” la storia di Nerone; insomma, la storia di tutti i
Grandi può essere “revisionata”, ma non di Mussolini e del Fascismo.
Per questi, appena si pone qualche dubbio sull’autenticità dell’asserto che
“la storia ha emesso la condanna definitiva e senza appello”, sorgono
come anime dannate i “furbastri” i quali, per chiudere quelle
corbellerie in cassaforte e renderle inattaccabili hanno posto a sentinella
le leggi liberticide di Scelba, di Reale e di Mancino. Ma in quella
cassaforte è rinchiusa anche la truffa che è stata perpetrata contro di te,
lavoratore e ne garantisce la continuità.
Provo a spiegare i motivi del terrore che
la parola “revisionismo” crea in un certo ambiente.
Tu, lavoratore, hai idea di quanto
percepisce un parlamentare o senatore italiano, “un eletto dal
popolo” e che dovrebbe essere al “servizio del popolo”? E le altre
prebende che si sono “autoriconosciute”? I miei dati sono ripresi da
un lavoro di Umberto Scaroni. E’ recente la notizia che il Parlamento ha
votato all’unanimità (senza astenuti), un aumento di stipendio per i
parlamentari pari a circa 1.135 Euro al mese. Inoltre la mozione è stata
camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali. Operazione da
banditi. I nostri “rappresentanti” percepiscono le seguenti somme:
Stipendio base Euro 9.980 x 15 mensilità; “portaborse” (generalmente
parente o familiare): Euro 4.030 al mese; rimborso spese affitto: 2.900 Euro
al mese; indennità di carica: da Euro 335 circa a Euro 6.455 al mese.
Biglietti stadio (tribuna d’onore, è ovvio); telefono cellulare, teatro,
assicurazione infortuni ecc., tutto gratis e così a seguire, senza remora
alcuna. Con Mussolini tutto ciò era impensabile: il deputato o il senatore
di allora, percepiva un “gettone di presenza”, perché era considerato
un “onore essere al servizio del popolo”. E Mussolini, se
andava allo stadio, si pagava il biglietto come qualsiasi altro spettatore.
Vogliamo ricordare che “il tiranno” morì poverissimo e lasciò la
famiglia tutta nella miseria?
Cominci a capire perché “la storia ha
condannato Mussolini e il Fascismo senza appello”?
E questa è solo una parte, anzi una
frazione.
Ti hanno mai parlato di come i tuoi diritti
fossero garantiti dalla “Carta del Lavoro” (1927), dalla “Camera
dei Fasci e delle Corporazioni” (1939) e, infine, dal “Manifesto di
Verona” (1943)? Ti hanno mai parlato della legge sulla
“Socializzazione”? Certamente no, o, tutt’al più, per rinnovare la
truffa ai tuoi danni ti hanno descritto il tutto per quello che non fu,
celando, invece, quello che è stato.
Con la “Socializzazione delle Imprese”
(primo passo per “Socializzare lo Stato”) Mussolini poneva come base
ed oggetto primario il lavoro in tutte le sue manifestazioni, con una
differenza sostanziale rispetto a quanto sancisce la Costituzione “nata
dalla Resistenza”; infatti questa lascia voi lavoratori alla mercé del
sistema capitalista perché rimangono inalterati i rapporti fra capitale e
lavoro. Invece lo “Stato del Lavoro Fascista” conferiva una assoluta
preminenza del lavoro rispetto al capitale. Per maggior chiarezza, il
capitale veniva accettato solamente quale strumento del lavoro.
Cos’è, allora, una “Azienda
socializzata”? <L’azienda si dice socializzata quando viene gestita
contemporaneamente dalle rappresentanze del capitale e dei lavoratori,
togliendo la gestione stessa all’arbitrio dei capitalisti>. Ne consegue
che il lavoratore potrà godere della ripartizione degli utili, come fu
previsto nel citato “Manifesto di Verona”.
Il “capitalista” che per produrre
ricchezza per sé sfrutta al massimo il lavoro altrui, spinto da questa sua
volontà di ottenere i massimi guadagni con minime spese, costringe il
lavoratore al massimo rendimento riconoscendogli il minimo salario.
Tutto ciò era inaccettabile per Mussolini.
E’ spiegato, quindi, perché il grande
capitalista, i grandi industriali, la grande finanza internazionale abbiano
foraggiato i movimenti antifascisti, pagandoli centinaia di milioni (del
valore di allora) per assicurarsi, a guerra finita, la soppressione di
quelle leggi a loro tanto invise.
Cosa che avvenne: ancora si sparava quando
i partiti antifascisti, come primo atto (25 aprile 1945) con legge a firma
di Mario Berlinguer (padre di Enrico) decretarono la fine delle leggi sulla
Socializzazione.
Benito Mussolini era un vero
rivoluzionario, era l’uomo che i lavoratori attendevano da secoli, ma ha
avuto la sventura di cozzare contro la pochezza di alcuni uomini e,
soprattutto contro le invincibili lobbies economiche e finanziarie
internazionali.
Brevemente vediamo come e perché queste
“potenze” si coalizzarono.
Pochissimi italiani hanno letto
l’indegno “Trattato di Pace” che ci fu imposto (Diktat) nel 1947 dai
“liberatori” e i cui tentacoli sono ancor oggi attivissimi. L’art. 17
di questo “diktat” proibisce tassativamente la ricostituzione di
partiti o organizzazioni “fasciste”.
Anche ad un lettore poco smaliziato un
impedimento così chiaramente antidemocratico può apparire incomprensibile.
“Può apparire”, ma per i “grandi manovratori del mondo” è una
preclusione che li salvaguarda. Il Fascismo nella sua spinta rivoluzionaria
stava investendo quei settori, come abbiamo poco sopra accennato, i cui
poteri sono inattaccabili. Tutti sanno che, almeno all’epoca, il valore del
denaro era vincolato all’oro. Mussolini aveva “osato” mettere in
discussione questo dogma e si apprestava a capovolgerlo; cioè il valore
della moneta sarebbe stato vincolato al potere del lavoro e della
produzione. Dato che i principi del fascismo si stavano espandendo in ogni
angolo del mondo (Mussolini negli anni ’30 era l’uomo più popolare della
terra), i possessori dell’oro, per parare il pericolo mortale, esercitarono
il loro potere sull’apparato politico.
Stiamo assistendo in questi giorni ai
grandi festeggiamenti per il “60° anniversario dell’abbattimento
del nazifascismo”. A prescindere dal fatto che la Germania nazista
poteva essere considerata solo un pericoloso concorrente commerciale –
certamente a livello mondiale – ma niente di più, il vero nemico dei Paesi
plutocratici (cioè dove le classi ricche sono egemoni nella vita pubblica)
era il Fascismo: perciò ne fu decretata la morte.
Dal 1935 al giugno 1940 i “paesi
democratici” misero in atto nei nostri confronti una serie di
provocazioni per costringerci alla guerra, argomento che in questa sede non
posso trattare perché esula dal tema, ma sulla cui esistenza ho ampia
documentazione, e nella quale anche l’attestazione dello stesso Churchill.
E con la guerra fu la fine del
Fascismo e l’inizio della grande truffa ai tuoi danni, lavoratore, perché fu
bloccata una grande rivoluzione che poteva rappresentare un nuovo
Rinascimento: “Il Rinascimento del Lavoro”.
E la truffa è ancora in atto; e affinché
non perda di smalto, da ogni dove, di giorno, di notte, da destra, da
sinistra, su “quell’uomo”, su “quel regime” vengono
rovesciate menzogne: perché, come disse “qualcuno”,: ci sono uomini
che debbono morire mille volte.
Quel che rende la cosa ancora più triste è
che i profittatori, gli sfruttatori del tuo lavoro, per garantirsi la
propria dorata esistenza, si sono avvalsi proprio di te, lavoratore.
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