- Francesco Fatica
-
- Nella primavera del '43 Carlo Sforza, segretario del
PNF, propose di preparare, fra gli organizzati del Partito, una forza
clandestina di resistenza nella previsione di una imminente invasione.
Mussolini aderì alla proposta e suggerì anche il nome dell'organizzazione:
"Guardie ai Labari", ma impose di darle un carattere
esclusivamente ideale, senza fornire armi.
- E' evidente che questa precauzione fu presa per evitare
che nelle terre occupate avvenissero sanguinose rappresaglie. A capo
Badoglio di voler continuare la guerra a fianco dell'alleato tedesco.
- Per chi non ha vissuto il clima dell'era fascista potrà
essere opportuno chiarire che l'amore per la Patria era l'imperativo sovrano
di ogni fascista, perciò in quel frangente nessuno osò pensare di arrivare
a nuocere alla Patria in guerra con aperte lotte intestine. Ma, appena fu
chiaro l'inganno con la rivelazione palese dell'armistizio, l'attività
clandestina fascista ebbe un notevole impulso: gruppi clandestini fascisti
sorsero spontaneamente un po' dappertutto e mentre al Nord, costituendosi la
RSI, migliaia di volontari si presentarono alle armi, nelle terre invase la
lotta clandestina fu avviata con lo stesso rabbioso stato d'animo, pur tra
mille difficoltà e superando proibitivi ostacoli di comunicazioni, assoluta
mancanza di mezzi, persecuzioni e deportazioni, sfidando bandi dell'invasore
-
dell'organizzazione fu posto il principe Valerio Pignatelli di Cerchiara,
colonnello dei paracadutisti, pluridecorato, valoroso combattente di tutte
le guerre, più volte ferito.
- Seguì il 25 luglio e, naturalmente, venne messa da
parte l'idea di creare formazioni clandestine. Tuttavia Pignatelli ritenne
di continuare la preparazione della futura attività clandestina.
- Intanto, già il 27 luglio nasceva spontaneamente - a
Trapani - il primo gruppo clandestino fascista nella Sicilia invasa. Mentre
i fascisti del resto d'Italia, e sui vari fronti, venivano frenati nei loro
impulsi di ribellione dalle continue dichiarazioni ufficiali del governo
-
che comminavano la pena di morte per i sabotatori e per i detentori di armi.
- Da più parti si tentò e talvolta si riuscì a
prendere contatto con la RSI, passando clandestinamente le linee. Furono
scoperti imbarcazioni a motore MAS che stavano effettuando la traversata del
Tirreno partendo dalla Sardegna per approdare sulle coste della RSI.
- Valerio Pignatelli aveva preso accordi con Barracu
prima dell'invasione della Calabria e da lì teneva contatti radio col Nord.
- Le direttive che giungevano dalla RSI erano
costantemente orientate ad evitare spargimento di sangue fraterno. Tuttavia,
alcuni gruppi clandestini spontanei si spinsero a svolgere attività
terroristica con l'uso di esplosivi.
- In Sicilia gli Alleati, avendo scoperto il primo gruppo
clandestino fascista a Trapani, avevano processato quei giovani, fra cui una
ragazza, condannandoli a pene varie. Salvatore Bramante, riconosciuto
colpevole di sabotaggi e di detenzione di armi, fu condannato a morte.
Analoghi processi gli Alleati svolsero contro gruppi organizzati di fascisti
clandestini ad Agrigento e a Lecce, ma poi preferirono lasciare al governo
Badoglio l'onere e l'impopolarità di perseguire i fascisti clandestini. I
Tribunali militari territoriali di guerra furono investiti della
responsabilità di processare le bande armate dei clandestini, ma gli
italiani dei Tribunali militari non se la sentirono di infliggere pene
capitali ed invece di applicare il codice militare di guerra usarono
disinvoltamente il codice penale, molto meno drastico, così la costituzione
di bande armate fu derubricata in associazione a delinquere. Tuttavia i
processi portati a compimento furono pochi e tutti finirono per sgonfiarsi
definitivamente nell'amnistia del 1946.
- Dai carabinieri reali, dai questori, dai prefetti
giungevano al governo della "King's Italy" i rapporti sull'attività
clandestina dei fascisti. I CC.RR. della Sardegna nel maggio '44
concludevano in un rapporto ufficiale che dagli elementi raccolti si aveva
"la certezza dell'esistenza nell'isola di focolai fascisti che covano
desideri di rivincita......"
- In effetti l'organizzazione clandestina fascista sia in
Sardegna sia nelle altre regioni occupate, aveva coinvolto anche militari di
ogni grado in servizio. Inoltre erano avvenuti tumulti, manifestazioni
pubbliche, erano apparse scritte sui muri, circolavano giornaletti
clandestini e volantini scritti a mano o a macchina, sicché‚ appena il
governo Badoglio decise la chiamata alle armi, ci furono cortei di protesta,
tumulti, assalti ai municipi ed alle caserme dei carabinieri. In particolare
in Sicilia i fascisti, che in un primo tempo avevano avversato apertamente i
separatisti, cambiarono radicalmente tattica e si inserirono in tutte le
manifestazioni separatiste portando cartelli inneggianti al Duce e scritte
di manifesta concezione fascista. In Sicilia, dunque, appoggiandosi ai
separatisti e strumentalizzandoli non appena possibile, i fascisti furono
protagonisti di rivolte armate che coinvolsero, oltre le forze locali, anche
le truppe badogliane inviate in tutta fretta dal continente a sedare le
sommosse che avevano già registrato parecchi morti e feriti.
- Continuò a resistere la "Repubblica di Comiso",
dove gli insorti respinsero decisamente sia i carabinieri reali sia i
reparti regolari dell'esercito badogliano appoggiati da carri armati. I
fascisti, guidati dall'Ing. Carrara, dichiararono la repubblica indipendente
dal governo regio con ordinamenti di chiara ispirazione fascista.
- Poi, il 13 gennaio 1945, circondata da ingenti forze
corazzate e soprattutto per la minaccia esplicita e concreta di
indiscriminati e devastanti bombardamenti aerei da parte degli inglesi, la
"Repubblica di Comiso" capitolò. Bilancio delle perdite umane:
tra i badogliani due ufficiali, un sottufficiale e quindici tra carabinieri
e militari di truppa, ventiquattro soldati feriti; tra i rivoltosi
diciannove morti e sessantatré‚ feriti; duecentonovantacinque furono
arrestati e deportati nell'isola di Ustica. Mussolini non voleva spargimenti
di sangue italiano perciò a Valerio Pignatelli furono date chiarissime
istruzioni di "non spargere sangue fraterno sul sacro suolo della
Patria". Sollecitato a recarsi in RSI, lasciandosi però la possibilità
di tornare al Sud, Pignatelli riuscì ad ottenere un lasciapassare, ma
soltanto per la moglie, attraverso i buoni uffici del tenente di vascello
Paolo Poletti, inoltrato nell'OSS americano. La principessa Maria Pignatelli,
donna di rarissime virtù, dotata di altrettanto ardimento, spirito di
iniziativa e fede fascista quanto il marito, attraversò le linee,
rischiando la vita sui campi minati, s'incontrò con Barracu e quindi fu
portata in aereo da Mussolini, che voleva essere minutamente informato
sull'attività clandestina fascista.
- Alla Principessa Mussolini diede ancora precise
istruzioni di non provocare spargimento di sangue fraterno. Al ritorno la
Principessa, che era stata spiata al Nord, fu arrestata e subito dopo lo fu
anche il Principe. Paolo Paoletti fu torturato fino ad impazzire in una
villetta alle pendici del Vesuvio dove gli anglo-americani tenevano i loro
"interrogatori", fu poi rinchiuso nel carcere di S. Maria Capua
Vetere e assassinato da un sergente americano, che aveva predisposto un
fasullo tentativo di fuga per crearsi una giustificazione.
- La Principessa fu due volte messa al muro-inscenando
finte non parlò. Nulla si ottenne dagli interrogatori del Principe, che fu
processato e condannato dal Tribunale militare territoriale della Calabria.
- A capo dell'organizzazione clandestina fascista, dopo
l'arresto di Pignatelli, si avvicendarono prima l'avv. Nando di Nardo e poi
l'arch. Antonio de Pascale, in tempi successivi anche loro arrestati e
deferiti al Tribunale militare.
- Tra le altre attività si era scoperto a Napoli, in via
Broggia n. 3, l'alloggio di Palmiro Togliatti, che all'epoca si nascondeva
sotto il nome di copertura Ercole Ercoli.
- Sarebbe stato facile sopprimerlo, ma anche in questo caso Mussolini
si oppose allo spargimento di sangue tra italiani. In effetti Mussolini
volle sempre evitare spargimento di sangue fraterno e bloccò sul nascere lo
scoppio della guerra civile nel Sud.
- Non fu certo così per gli antifascisti, che da radio
Bari incitavano ferocemente ad uccidere alle spalle altri italiani in RSI
per provocare deliberatamente le reazioni di fascisti e tedeschi
coinvolgendo la popolazione civile nei massacri.
- Sangue chiama sangue.
- VOLONTÀ N. 1. .
La dittatura perfetta avra´ la sembianza di una democrazia, una prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno mai di fuggire. Un sistema di schiavitu´ dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitu´.
lunedì 21 marzo 2016
PERCHE' NON CI FU GUERRA CIVILE AL SUD
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