sabato 26 marzo 2016

NOSTRE EDIZIONI - LA RESISTENZA FASCISTA


Daniele Lembo

LA RESISTENZA FASCISTA
FASCISTI E AGENTI SPECIALI DIETRO LE LINEE
La “Rete Pignatelli” e la resistenza fascista nell’Italia invasa dagli angloamericani
di Daniele Lembo

maro edizioni - 25 €
Il libro di Daniele Lembo ha come oggetto, come si evince dal titolo, la resistenza fascista agli angloamericani nel Sud Italia invaso.
L’autore, per la redazione del testo, oltre che consultare tutta la bibliografia esistente sull’argomento, si è avvalso delle testimonianze e di memoriali di alcuni di quelli che, considerando gli alleati invasori e non liberatori, continuarono a combatterli anche nell’Italia invasa, venendo per questo arrestati e processati. Il punto di forza del libro è costituito proprio da queste testimonianze che, assieme ad alcuni documenti inediti provenienti dal National Archives di Washington, costituiscono un vero e proprio elemento di novità sull’argomento. Il volume si articola in due parti. La prima di queste è destinata all’esame delle attività resistenziali fasciste nelle varie regioni del Sud.
Dopo un capitolo dedicato al “processo degli 88”, un famoso procedimento giudiziario che vide alla sbarra 88 giovani, e meno giovani, che intesero opporsi agli invasori Alleati, Lembo illustra al lettore quali furono, in vista dell’invasione delle regioni meridionali, i progetti militari per le operazioni di stay behind.
Nell’ambito di tali progetti vengono inclusi quelli approntati dal Regio Esercito e dalla Regia Marina, nonché dal P.N.F. che, prevedendo l’invasione della Penisola, costituì la “Guardia ai Labari.”
Dopodiché, viene considerata la resistenza clandestina in Sicilia fino al settembre 1943 - e da tale periodo alla fine della guerra - e il fascismo clandestino in Sardegna. Oltre ai moti dei “non si parte”, ovvero le manifestazioni popolari, spesso violente, di coloro i quali si rifiutarono di tornare alle armi per il Regno del Sud, per quanto riguarda la Sicilia vengono trattate le repubbliche di Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi e Comiso. Furono queste vere e proprie repubbliche indipendenti che nacquero dalla ribellione popolare al Regno del Sud. Ci fu bisogno dell’intervento del Regio Esercito e dell’aviazione alleata per normalizzare la situazione in tali località.
Per la Sardegna vengono prese in esame le attività clandestine, l’invio di agenti speciali nell’isola e la propaganda della R.S.I. destinata ai sardi.
Esauriti gli episodi avvenuti nelle isole, si passa ai fatti di Calabria (con numerose interviste ed atti in appendice) e al fascismo clandestino in Campania e in Puglia. Un approfondito esame viene fatto per quanto riguarda l’attività del Principe Valerio Pignatelli di Val Cerchiara e di sua moglie, che furono i propulsori di una rete clandestina fascista operante al Sud.
La rete Pignatelli, che trasse origine dalla “Gardia ali Labari”, fu un’organizzazione articolata ed efficiente con continui e proficui contatti con il territorio della R.S.I..
Pignatelli ed i suoi, in generale, si occuparono di attività informativa fornendo notizie di carattere militare e generale al Nord, ma in casi particolari passarono a vere e proprie azioni militari.
La mancanza di fondi, alla quale il principe sopperì con propri fondi personali, e la stessa cattura del principe e di sua moglie non furono sufficienti a disarticolare la complessa organizzazione che si occupò anche di dare appoggio ad agenti speciali della R.S.I. giunti dal Nord con il compito di meglio organizzare la rete e di fare da consiglieri militari.
La seconda parte del libro è dedicata proprio ai servizi segreti e agli agenti speciali della R.S.I., operanti nei territori invasi.
L’autore, che trattando della resistenza fascista, definisce gli agenti speciali “l’altra faccia della medaglia”, dopo aver descritto la nascita e la struttura dei servizi segreti della R.S.I., passa alla disamina dei vari servizi speciali, ovvero quelle organizzazioni della Repubblica del Nord che inviavano agenti informativi e sabotatori oltre le linee.
Vengono esaminati il Gruppo David di Tommaso David (e la sua più nota agente, Carla Costa), ma anche i servizi speciali della X° Flottiglia Mas e dell’Aeronautica Repubblicana.
Numerosi furono gli agenti speciali che, catturati in missione, furono passati per le armi dagli alleati. Molte di queste catture furono possibili grazie ad un elenco degli agenti speciali italiani, in possesso dei servizi segreti alleati. L’autore, oltre a svelare il mistero dell’origine di questa rubrica, tenta anche di enumerare gli agenti che, catturati, furono processati e fucilati. Purtroppo, questo elenco risulta incompleto.
Il volume si chiude con un capitolo dedicato al dopoguerra che si collega ad un precedente capitolo dedicato al M.I.F., ovvero il Movimento Italiano Femminile Fede e Famiglia. Il M.I.F. potrebbe essere agevolmente indicato come: “Quello che restò della Rete Pignatelli nel dopoguerra”, perché è proprio nel dopoguerra che il M.I.F. venne allo scoperto. A crearlo fu la principessa Maria Pignatelli che riunì attorno a sé un gruppo di donne per creare un comitato che desse assistenza agli ex appartenenti alla R.S.I..
Il Movimento della Pignatelli ebbe dunque uno scopo principalmente assistenziale, occupandosi di fornire ai fascisti, in quegli anni perseguitati, un’assistenza che, più che morale, fu di tipo materiale. La principessa e le altre aderenti al M.I.F. fecero in modo che fosse fornita assistenza legale gratuita ai fascisti incarcerati che, privati del lavoro e spesso anche con i beni sottoposti a sequestro, si ritrovavano nella totale indigenza.
Il breve capitolo finale sul dopoguerra si chiude con un inquietante interrogativo che riportiamo in conclusione: ”E’ probabile quindi che, nel dopoguerra, ci sia una continuità tra i servizi segreti americani ed alcuni personaggi o interi settori delle disciolte Forze Armate fasciste repubblicane e ciò nell’ambito “dell'attenzione americana all'espansione comunista”.
Se proprio vogliamo far galoppare la fantasia, si potrebbe anche pensare che la Rete Pignatelli, individuata e disciolta nel corso del conflitto, sarà poi riammagliata negli anni successivi. Ma questa è solo un’ipotesi per sostenere la quale non ho nulla in mano se non la mia fantasia che è solita correre veloce. L’ipotesi è però indubbiamente affascinante e mi piace concludere questo libro lasciando al lettore il dubbio.”

INDICE
PREMESSA.
CAPITOLO 1° - IL PROCESSO DEGLI 88.
- Premessa
- Il Processo
CAPITOLO 2° - I PROGETTI MILITARI PER LE OPERAZIONI DI STAY BEHIND IN VISTA DELL’INVASIONE E LA COSTITUZIONE DELLE “GUARDIE AI LABARI” DA PARTE DEL P.N.F.
- Il Regio Esercito.
- La Regia Marina.
- La Guardia ai Labari.
CAPITOLO 3° - IL PIANO MUTI.
APPENDICE AL CAPITOLO 3° - IL MEMORIALE DE PASCALE.
CAPITOLO 4° - LA RESISTENZA CLANDESTINA IN SICILIA FINO AL SETTEMBRE 1943.
CAPITOLO 5° - LA RESISTENZA CLANDESTINA IN SICILIA DAL SETTEMBRE 1943 ALLA FINE DELLA GUERRA.
- Il M.U.I. e i moti dei “non si parte”.
- Le repubbliche di Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi e Comiso.
APPENDICE NR.1 AL CAPITOLO 5° - IO C’ERO - INTERVISTA A ARISTIDE GIUSEPPE METTLER
APPENDICE NR. 2 AL CAPITOLO 5° - IO C’ERO – TESTIMONIANZA DI LORENZO PURPARI.
CAPITOLO 6° - IL FASCISMO CLANDESTINO IN SARDEGNA.
- Padre Usai.
- I moti dei “non si parte” in Sardegna.
- La propaganda della R.S.I. destinata ai sardi.
CAPITOLO 7° - I FATTI DI CALABRIA.
APPENDICE NR. 1 AL CAPITOLO 7° - INTERVISTA A NAPOLEONE FIORE MELACRINIS, DETTO LIONELLO.
APPENDICE NR. 2 AL CAPITOLO 7° - IO C’ERO - INTERVISTA A CICCIO (FRANCESCO) FATICA.
APPENDICE NR. 3 AL CAPITOLO 7° - IO C’ERO - TESTIMONIANZA DI NICOLA PLASTINA.
APPENDICE NR. 4 AL CAPITOLO 7° - Si riporta di seguito lo stralcio di un rapporto del 4 maggio 1944 della Legione Territoriale Dei Carabinieri Reali di Catanzaro - Ufficio Servizio, avente come oggetto: “Scoperta movimento rivoluzionario e di sabotaggio”.
APPENDICE NR. 5 AL CAPITOLO 7° - Rapporto Stato Maggiore S.I.M. - N. 10126 di protocollo. Napoli 21 ottobre 1944. Ill.mo Signor Procuratore presso il Tribunale Militare di Napoli.
APPENDICE NR. 6 AL CAPITOLO 7° - elenco completo degli imputati in ordine alfabetico trasmesso dal Procuratore Militare del Regno al Tribunale Militare Territoriale di Guerra della Calabria.
CAPITOLO 8° - L’ATTIVITÀ DELLA COPPIA PIGNATELLI E IL FASCISMO CLANDESTINO IN CAMPANIA.
- L’attivita’ della rete dopo l’arresto del principe
- I contatti con la banda Giuliano
CAPITOLO 9° - GLI AGENTI DELLA RSI E L’ATTIVITA’ DEI FASCISTI CLANDESTINI.
APPENDICE AL CAPITOLO 9° - IO C’ERO - INTERVISTA ALL’ARCH. ANTONIO DE PASCALE.
CAPITOLO 10° - LA GUERRA “GUERREGGIATA” DEL FASCISMO CLANDESTINO IN CAMPANIA
APPENDICE AL CAPITOLO 10° - IO C’ERO - INTERVISTA A GISBERTO CAFARO
CAPITOLO 11° - IL FASCISMO CLANDESTINO IN PUGLIA
CAPITOLO 12 - IL M.I.F.

PARTE SECONDA
L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA – I SERVIZI SPECIALI DELLA R.S.I.
CAPITOLO 12° - GLI AGENTI DEI SERVIZI SPECIALI DELLA R.S.I. OPERANTI DIETRO LE LINEE ANGLOAMERICANE NELL’ITALIA INVASA.
CAPITOLO 13°- I SERVIZI SEGRETI DELLA RSI
- L’antefatto - i servizi segreti fino all’8 settembre 1943
- Gli altri servizi segreti
CAPITOLO 14° - I SERVIZI SPECIALI – IL GRUPPO DAVID
CAPITOLO 15° - TOMMASO DAVID e CARLA COSTA
CAPITOLO 16°- I SERVIZI SPECIALI DELLA X° FLOTTIGLIA MAS
CAPITOLO 17° -L’AERONAUTICA REPUBBLICANA E I SUOI AGENTI SPECIALI
CAPITOLO 17°- LA RUBRICA INTESTATA “ENEMY AGENTS”
CAPITOLO 18°- GLI AGENTI SPECIALI FUCILATI DAGLI ALLEATI
CAPITOLO 19°- IL DOPOGUERRA
L’AUTORE
Daniele Lembo, nasce nel 1961 a Minori (SA), in Costiera Amalfitana. Dopo la maturità liceale frequenta il corso biennale della Scuola Ispettori della Guardia di Finanza. Appassionato di studi storici sulla partecipazione italiana al secondo conflitto mondiale è autore di varie cronache sull’argomento.
Suoi articoli sono apparsi su Storia del XX Secolo, Storia del Novecento, Storia e Dossier, Storia Verità, Eserciti nella Storia, Storia e Battaglie, Aerei nella storia, Aeronautica, Cockpit.
Nel 1999 è stata edita una sua monografia dal titolo “Taranto…fate saltare quel ponte”, avente come tema i Nuotatori Paracadutisti della Regia Marina; nel 2000 è apparso un suo saggio dal titolo “I Fantasmi di Nettunia – I reparti della R.S.I. impegnati sul fronte di Anzio – Nettuno”; nel 2001 sono apparsi due altri suoi lavori, di cui uno avente come tema la storia Regia Aeronautica dal titolo “Il lungo Volo della Regia” ed un saggio dal titolo” I Servizi Segreti di Salò – Servizi Segreti e Servizi Speciali nella Repubblica Sociale Italiana”. Nell’anno 2002 è stato pubblicato “Il prigioniero di Wanda”, ovvero il suo primo romanzo d’ambientazione storica.
Infine, nell’anno 2003 ha dato alle stampe il volume “La Carne contro l’acciaio - Il Regio Esercito Italiano alla vigilia della seconda guerra mondiale“
Attualmente vive a Cisterna di Latina.

                                                                                                                                                                                                             

mercoledì 23 marzo 2016

BUONA PASQUA





                                                     BUONA PASQUA
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BUONA PASQUA A TUTTI QUANTI. MERDASET E "GOVERNANTI", MAFIA, RAS, PECULATORI, MASSONI E INSABBIATORI.
BUONA PASQUA A QUEI CRONISTI CHE NON VEDONO CHE "FASCISTI" PUR SE SONO CHI LI AMMAZZA, DELLA LORO STESSA RAZZA! E AUGURISSIMI SVARIATI PURE A CERTI MAGISTRATI CHE AI PROCESSI CONTRO IL ROSSO SE LA FANNO SEMPRE ADDOSSO! BUONA PASQUA PASSIONALE VADA AL POLIPO FISCALE, CHE DIMENTICA I FURBONI, STRANGOLANDO SOLO I MONI.
BUONA PASQUA AI FARABUTTI CHE DALL'ALTO INCULAN TUTTI. MA ANCHE A CHI LI LASCIA FARE, PUR DI FARSI ARCICULARE... E BUONA PASQUA AI TRASFORMISTI EURO-SOCIO-COMUNISTI, FALSI MAGRI MILIARDARI O BORGHESI PROLETARI.
BUONA PASQUA SEMPRE PIU' ANCHE AI BIGS DELLA TIVU'; VALENTISSIMI INFIGARDI
BRILLANTISSIMI BUGIARDI, DI OGNI FOSSO OGNI "CANILE", COMPRESO IL REGIONALE.
BUONA PASQUA O SPACCIATORI DELLA DROGA GRAN SIGNORI SULLA PELLE INCANCRENITA DI UNA GIOVENTU' TRADITA.
BUONA PASQUA A QUEL SINISTRO DEPUTATO CHE LA DROGA ADDIRITTURA VUOLE VENDERLA IN QUESTURA!!! TANTI AUGURONI ALLE LESBICHE E AI CULONI DELLA MAFIA LETTERARIA, SEMPRE A GALLA A CULO IN ARIA.
BUONA PASQUA ULTRASPECIALE, ANCHE AI RAS "UMANITARI" CHE TRA SOLIDARIETA' E FREGATURA SONO TUTTI MERDA PURA. BUONA PASQUA AGLI ALBANESI, MAROCCHINI E "FRATELLANZA". BUONA PASQUA AI PETROLIERI GRANDI RAS IN FONDI NERI. E ANCHE ALLA "BRAVA" GENTE CHE SI BECCA LA TANGENTE.
BUONA PASQUA AI RADICALI FEMMINISTE OMOSESSUALI, D'OGNI CHIESA OGNI CASOTTO, CESSO PUBBLICO E SALOTTO.
BUONA PASQUA AGLI SCENZIATI DEI TECNICI DELEGATI CHE A UNA ITALIA "SISTEMATA" DANNO L'ULTIMA PEDATA!!!
AUGURI PATRIARCALI AI CALIFFI SINDACALI, CHE TRA SCIOPERI E PROTESTE CI HAN CONCIATO PER LE FESTE!!!
E BUONA PASQUA AGLI SPIONI DI STO' REGIME DI LADRONI. STIAMO ATTENTI!
NE' HAN MESSO DAPERTUTTO, ANCHE NEL CESSO!!!
E BUONA PASQUA ALL'EUROLANDIA CHE CON LE TETTE E LE MIGNOTTE, CI HANNO DATO LE MEDAGLIETTE.
BUONA PASQUA INSOMMA A TUTTI GLI SMERDONI E I FARABUTTI, DA RENZI CON I SUOI, A TE BERLUSCA CON I TUOI.
E GRILLO E ALFANO? PURE LORO.

lunedì 21 marzo 2016

PERCHE' NON CI FU GUERRA CIVILE AL SUD

perché NON CI FU GUERRA CIVILE AL SUD
Francesco Fatica
 
    Nella primavera del '43 Carlo Sforza, segretario del PNF, propose di preparare, fra gli organizzati del Partito, una forza clandestina di resistenza nella previsione di una imminente invasione. Mussolini aderì alla proposta e suggerì anche il nome dell'organizzazione: "Guardie ai Labari", ma impose di darle un carattere esclusivamente ideale, senza fornire armi.
    E' evidente che questa precauzione fu presa per evitare che nelle terre occupate avvenissero sanguinose rappresaglie. A capo  Badoglio di voler continuare la guerra a fianco dell'alleato tedesco.
    Per chi non ha vissuto il clima dell'era fascista potrà essere opportuno chiarire che l'amore per la Patria era l'imperativo sovrano di ogni fascista, perciò in quel frangente nessuno osò pensare di arrivare a nuocere alla Patria in guerra con aperte lotte intestine. Ma, appena fu chiaro l'inganno con la rivelazione palese dell'armistizio, l'attività clandestina fascista ebbe un notevole impulso: gruppi clandestini fascisti sorsero spontaneamente un po' dappertutto e mentre al Nord, costituendosi la RSI, migliaia di volontari si presentarono alle armi, nelle terre invase la lotta clandestina fu avviata con lo stesso rabbioso stato d'animo, pur tra mille difficoltà e superando proibitivi ostacoli di comunicazioni, assoluta mancanza di mezzi, persecuzioni e deportazioni, sfidando bandi dell'invasore 
dell'organizzazione fu posto il principe Valerio Pignatelli di Cerchiara, colonnello dei paracadutisti, pluridecorato, valoroso combattente di tutte le guerre, più volte ferito.
    Seguì il 25 luglio e, naturalmente, venne messa da parte l'idea di creare formazioni clandestine. Tuttavia Pignatelli ritenne di continuare la preparazione della futura attività clandestina.
    Intanto, già il 27 luglio nasceva spontaneamente - a Trapani - il primo gruppo clandestino fascista nella Sicilia invasa. Mentre i fascisti del resto d'Italia, e sui vari fronti, venivano frenati nei loro impulsi di ribellione dalle continue dichiarazioni ufficiali del governo
che comminavano la pena di morte per i sabotatori e per i detentori di armi.
    Da più parti si tentò e talvolta si riuscì a prendere contatto con la RSI, passando clandestinamente le linee. Furono scoperti imbarcazioni a motore MAS che stavano effettuando la traversata del Tirreno partendo dalla Sardegna per approdare sulle coste della RSI.
    Valerio Pignatelli aveva preso accordi con Barracu prima dell'invasione della Calabria e da lì teneva contatti radio col Nord.
    Le direttive che giungevano dalla RSI erano costantemente orientate ad evitare spargimento di sangue fraterno. Tuttavia, alcuni gruppi clandestini spontanei si spinsero a svolgere attività terroristica con l'uso di esplosivi.
    In Sicilia gli Alleati, avendo scoperto il primo gruppo clandestino fascista a Trapani, avevano processato quei giovani, fra cui una ragazza, condannandoli a pene varie. Salvatore Bramante, riconosciuto colpevole di sabotaggi e di detenzione di armi, fu condannato a morte. Analoghi processi gli Alleati svolsero contro gruppi organizzati di fascisti clandestini ad Agrigento e a Lecce, ma poi preferirono lasciare al governo Badoglio l'onere e l'impopolarità di perseguire i fascisti clandestini. I Tribunali militari territoriali di guerra furono investiti della responsabilità di processare le bande armate dei clandestini, ma gli italiani dei Tribunali militari non se la sentirono di infliggere pene capitali ed invece di applicare il codice militare di guerra usarono disinvoltamente il codice penale, molto meno drastico, così la costituzione di bande armate fu derubricata in associazione a delinquere. Tuttavia i processi portati a compimento furono pochi e tutti finirono per sgonfiarsi definitivamente nell'amnistia del 1946.
    Dai carabinieri reali, dai questori, dai prefetti giungevano al governo della "King's Italy" i rapporti sull'attività clandestina dei fascisti. I CC.RR. della Sardegna nel maggio '44 concludevano in un rapporto ufficiale che dagli elementi raccolti si aveva "la certezza dell'esistenza nell'isola di focolai fascisti che covano desideri di rivincita......"
    In effetti l'organizzazione clandestina fascista sia in Sardegna sia nelle altre regioni occupate, aveva coinvolto anche militari di ogni grado in servizio. Inoltre erano avvenuti tumulti, manifestazioni pubbliche, erano apparse scritte sui muri, circolavano giornaletti clandestini e volantini scritti a mano o a macchina, sicché‚ appena il governo Badoglio decise la chiamata alle armi, ci furono cortei di protesta, tumulti, assalti ai municipi ed alle caserme dei carabinieri. In particolare in Sicilia i fascisti, che in un primo tempo avevano avversato apertamente i separatisti, cambiarono radicalmente tattica e si inserirono in tutte le manifestazioni separatiste portando cartelli inneggianti al Duce e scritte di manifesta concezione fascista. In Sicilia, dunque, appoggiandosi ai separatisti e strumentalizzandoli non appena possibile, i fascisti furono protagonisti di rivolte armate che coinvolsero, oltre le forze locali, anche le truppe badogliane inviate in tutta fretta dal continente a sedare le sommosse che avevano già registrato parecchi morti e feriti.
    Continuò a resistere la "Repubblica di Comiso", dove gli insorti respinsero decisamente sia i carabinieri reali sia i reparti regolari dell'esercito badogliano appoggiati da carri armati. I fascisti, guidati dall'Ing. Carrara, dichiararono la repubblica indipendente dal governo regio con ordinamenti di chiara ispirazione fascista.
    Poi, il 13 gennaio 1945, circondata da ingenti forze corazzate e soprattutto per la minaccia esplicita e concreta di indiscriminati e devastanti bombardamenti aerei da parte degli inglesi, la "Repubblica di Comiso" capitolò. Bilancio delle perdite umane: tra i badogliani due ufficiali, un sottufficiale e quindici tra carabinieri e militari di truppa, ventiquattro soldati feriti; tra i rivoltosi diciannove morti e sessantatré‚ feriti; duecentonovantacinque furono arrestati e deportati nell'isola di Ustica. Mussolini non voleva spargimenti di sangue italiano perciò a Valerio Pignatelli furono date chiarissime istruzioni di "non spargere sangue fraterno sul sacro suolo della Patria". Sollecitato a recarsi in RSI, lasciandosi però la possibilità di tornare al Sud, Pignatelli riuscì ad ottenere un lasciapassare, ma soltanto per la moglie, attraverso i buoni uffici del tenente di vascello Paolo Poletti, inoltrato nell'OSS americano. La principessa Maria Pignatelli, donna di rarissime virtù, dotata di altrettanto ardimento, spirito di iniziativa e fede fascista quanto il marito, attraversò le linee, rischiando la vita sui campi minati, s'incontrò con Barracu e quindi fu portata in aereo da Mussolini, che voleva essere minutamente informato sull'attività clandestina fascista.
    Alla Principessa Mussolini diede ancora precise istruzioni di non provocare spargimento di sangue fraterno. Al ritorno la Principessa, che era stata spiata al Nord, fu arrestata e subito dopo lo fu anche il Principe. Paolo Paoletti fu torturato fino ad impazzire in una villetta alle pendici del Vesuvio dove gli anglo-americani tenevano i loro "interrogatori", fu poi rinchiuso nel carcere di S. Maria Capua Vetere e assassinato da un sergente americano, che aveva predisposto un fasullo tentativo di fuga per crearsi una giustificazione.
    La Principessa fu due volte messa al muro-inscenando finte non parlò. Nulla si ottenne dagli interrogatori del Principe, che fu processato e condannato dal Tribunale militare territoriale della Calabria.
    A capo dell'organizzazione clandestina fascista, dopo l'arresto di Pignatelli, si avvicendarono prima l'avv. Nando di Nardo e poi l'arch. Antonio de Pascale, in tempi successivi anche loro arrestati e deferiti al Tribunale militare.
    Tra le altre attività si era scoperto a Napoli, in via Broggia n. 3, l'alloggio di Palmiro Togliatti, che all'epoca si nascondeva sotto il nome di copertura Ercole Ercoli. 
 Sarebbe stato facile sopprimerlo, ma anche in questo caso Mussolini si oppose allo spargimento di sangue tra italiani. In effetti Mussolini volle sempre evitare spargimento di sangue fraterno e bloccò sul nascere lo scoppio della guerra civile nel Sud.
    Non fu certo così per gli antifascisti, che da radio Bari incitavano ferocemente ad uccidere alle spalle altri italiani in RSI per provocare deliberatamente le reazioni di fascisti e tedeschi coinvolgendo la popolazione civile nei massacri.
    Sangue chiama sangue.
  
VOLONTÀ N. 1. .
 
 
    

sabato 19 marzo 2016

IL RUOLO DELLA DONNA RIDISEGNATO DAL POTERE FINANZIARIO


Blog politicamente scorretto contro la dittatura del pensiero unico, coordinato dall' avvocato Edoardo Longo.


IL RUOLO DELLA DONNA RIDISEGNATO DAL POTERE FINANZIARIO


 di: Anonimo Pontino.
La Rockefeller Foundation fu uno dei maggiori finanziatori del movimento femminista. Come disse nel suo libro Gloria Steinem, leader del movimento femminista negli anni sessanta e settanta, ci furono anche cospicui finanziamenti della CIA.

Il femminismo venne concepito come una forma di indottrinamento di massa per il controllo sociale ampiamente sostenuta dai media. Molti non riescono a capirlo poiché non riescono ad identificare la relazione tra potere finanziario, i suoi mezzi ed il motivo per cui il femminismo viene promosso.

Gli scopi, pienamente realizzati, dei finanziamenti della Rockefeller Foundation furono: poter tassare anche le donne che avrebbero acquisito il “diritto” di lavorare, e poter strappare loro i propri figli ad un’età ancor più precoce eliminando l’istruzione familiare, in modo da indottrinarli tramite la scuola e l’apparato statale. Come fu rivelato anche dallo stesso Nicolas Rockefeller.

Il sistema scolastico è infatti costruito in modo che i docenti seguano un programma creato apposta per distogliere dalla comprensione di ciò che sta accadendo, la famiglia costituisce pertanto un ostacolo al  lavaggio del cervello praticato nei giovani. Per cui andava distrutta.

Il femminismo ha inculcato alla donna la convinzione che per realizzarsi avrebbe dovuto ridisegnare il proprio ruolo sociale, ridimensionando gli aspetti genitoriali e di moglie per misurarsi in ambiti che per secoli furono prerogativa dell’uomo.

L’idea che l’emancipazione della donna si realizzi soprattutto imitando l’uomo nella sua vita professionale, ha spinto la donna a sentirsi realizzata  liberandosi dal matrimonio e dalla famiglia. I valori inculcati con la cultura della competizione e dell’egocentrismo hanno reso possibile che venisse scardinato il ruolo tradizionalmente ricoperto dalla donna come mater familias, fondamento per il buon funzionamento della macchina sociale.

Secondo l'ideologia femminista il sesso dev'essere slegato dall'amore e dal matrimonio,  l'auto-realizzazione si raggiunge in una carriera di successo e non nel matrimonio e nella famiglia. Questa ideologia ha inoltre sempre attaccato e criminalizzato i valori derivanti dalla cultura cristiana della sobrietà del vestiario femminile, della compostezza nel modo di vestirsi, della fedeltà coniugale.

Oggi viene purtroppo rivendicato anche con rabbia il “vestirsi” mettendo in mostra il proprio corpo, con parti intime scoperte o in bella vista attraverso vestiti attillati. Questo costituisce un modo per ottenere complimenti e successi, per risalire posti nella società e tenere soggiogati gli ormoni sessuali maschili.

La propaganda invia messaggi analoghi anche agli uomini: «Non hai bisogno di sposarti. Puoi fare sesso liberamente. Il matrimonio e i figli sono una seccatura».

Nei tempi passati invece i modelli cavallereschi erano espressione del profondo rispetto verso il ruolo femminile nella società familiare. In questi contesti gli atteggiamenti cosiddetti 'galanti' in origine non assolvevano scopi seduttivi, ma esprimevano rispetto e ammirazione nei confronti della donna. Poi la propaganda massmediatica ha fatto perdere il senso originario e ridotto tutto alla sfera sensuale.


I modelli sociali sono stati quindi completamente sovvertiti dal grande cartello bancario. Le donne sono state spogliate di un ruolo onorato, e ridotte ad oggetti sessuali ed ingranaggi del mondo del lavoro al servizio del profitto e del mercato.


NOTA BIBLIOGRAFICA :

Per approfondire i temi di questo studio, consigliamo le opere del nostro Anonimo Pontino. Segnaliamo una variegata offerta di libri e librerie dove acquistarli : molte di queste offerte sono a costo ZERO di spese di spedizione :
                                                                                                                                                  

giovedì 17 marzo 2016

VERSO IL CROLLO DEL MONDO UNIPOLARE?




GB-exit, Trump. Le Pen. Verso il crollo del mondo unipolare?
 
di Ugo Gaudenzi (*)

Il "combinato disposto" tra tamburi di guerra in Libia e nel Vicino Oriente, stagnazione dell’economia quale risultato della bolla finanziaria ancora in atto con i crescenti atti di indipendenza nazionali (Ungheria, Brics o comunque gli aumentati disordini monetari sui mercati internazionali delle valute e delle materie prime), e risultati delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti e nella Francia, incluso l’esito del referendum sull’uscita o meno della Gran Bretagna dalla cosiddetta Unione europea, sembra annunciare nel breve-medio termine quel "crollo dell'unità dell'Occidente" che imporrebbe l’irreversibile fine dell’egemonia     atlantica, angloamericana, sul pianeta.

Decisivi i prossimi mesi.

Già l'editorialista del "Washington Post" Anne Applebaum, di simpatie sioniste, partendo da un’analisi drammatica (e a tinte fosche, almeno per chi continua ad avere, come la grande stampa e i media embedded, a cuore "l’ordine liberale del mondo moderno") ha lanciato l’allarme sulla possibile "fine dell'Occidente nella forma in cui lo conosciamo", stilando, nei giorni scorsi un lungo articolo-appello alla mobilitazione negli Usa, in Gran Bretagna e in Francia perché non si attuino "devastanti" crisi come una "Gbexit" dall’Ue nel prossimo giugno, come la vittoria del repubblicano Donald Trump nella corsa alla Casa Bianca e come un successo di Marine Le Pen all’Eliseo.

Secondo la Applebaum a inizio estate, dopo il referendum di giugno, il Regno Unito sarà molto probabilmente fuori dall'Unione Europea e un tale scenario potrebbe essere premessa di una prossima uscita dalla Nato, magari graduale, con un primo distacco dal comando militare e quindi con una progressiva rinuncia politica alla partecipazione all’Alleanza Atlantica. Un percorso "no-Ue, no-Nato, no Alleanza Atlantica"che potrebbe essere seguito sic et simpliciter, anche da altri Paesi europei.

Naturalmente, l’analisi dello Washington Post si concentra con più attenzione sulla "pericolosità" di una vittoria dell’outsider Trump nella corsa alla presidenza degli Stati Uniti. Un Trump che, interprete-vendicatore di quella "classe media" abbandonata in questi ultimi anni alla crisi economica e proletarizzata, non nasconde le sue volontà per così dire "anti-mondialiste", con le sue critiche alle "costose" politiche di aggressione atlantica nel Vicino Oriente e nella stessa Europa (Serbia, Ucraina) e con la sua annunciata volontà di avvicinarsi alla Russia e di costruire un "grande rapporto" con Valdimir Putin. 

Per l’establishment Usa un pugno in pieno viso, dopo decenni di ipotesi e programmi di "scacco matto globale", di mondo "unipolare" e di parcellizzazione e predazione politica ed economica di varie nazioni "non allineate" del pianeta.

Ultimo – ma non ultimo - allarme è quello su quanto si può verificare in Francia tra un anno. Una vittoria di Marine Le Pen e del suo Fronte Nazionale alle elezioni presidenziali accelererebbe ancora di più il crollo dell’egemonia occidentale, non ha caso la leader frontista francese ha promesso di far uscire il Paese dall’Ue e dalla Nato (riproponendo i passi già attuati negli Anni Sessanta da Charles De Gaulle), di nazionalizzare le aziende strategiche e di limitare la partecipazione straniera agli investimenti nell’economia d’Oltralpe.

Un ritorno degli Usa all’isolazionismo?

L’analisi della Applebaum descrive dunque le apparenze formali di quanto potrebbe accadere da una successione di crisi atlantiche e globaliste nel Regno Unito, negli Usa e nella Francia. Quanto viene sottinteso dal suo allarme è in particolare che gli Stati Uniti stiano rinunciando al loro ruolo mondialista, e tornino a quella politica isolazionista - la versione Usa di quello "splendido isolamento" già applicato alla fine dell’’800 da Londra nei riguardi degli affari europei – già iniziata con George Washington dopo il suo Farewell Address del 1796, contraddetta dalla "dottrina Monroe" del 1823 ma con interesse limitato all’America Latina e dall’intervento nella prima guerra mondiale, tornata in auge con la rinuncia ai trattati di Versailles e alla costituzione della "Società delle Nazioni" e definitivamente interrotta, complice la Grande Crisi del 1929 e la necessità di risolverla con una potente iniezione all’industria pesante (bellica), quando F. D. Roosevelt forzò l’opinione pubblica nordamericana ad accettare l’intervento militare nella guerra in Europa. Una rottura imposta dalla grande finanza predatrice angloamericana e portata avanti in seguito, dal 1945 (Truman) ad oggi, da ogni successivo presidente Usa, "democratico" o "repubblicano" non importa, nel nome dell’export della democrazia, anche a costo di feroci colpi di Stato e di vergognose "guerre umanitarie".

 É un fatto che lo scenario dipinto dalla Applebaum, il suo "allarme" per il montante scollamento tra Usa (e istituzioni sue (Nato) o comunque controllate (Ue), sottintenda la preoccupazione per un possibile accelerato distacco di Washington dagli affari internazionali (europei e mediorientali, in particolare) con reazioni a catena, quali l’indebolimento dei suoi "gendarmi" nel Mediterraneo (Tel Aviv e Ankara) o nel Golfo e il loro possibile crollo, la costituzione di un mondo multipolare più giusto e calibrato tra i vari Stati nazionali, scenario decisamente avversato da chi ha le redini della politica monetaria e del profitto predatorio su produzioni e materie prime del mondo.


É evidente come le grandi lobbies economiche e finanziarie e i vertici politici contemporanei angloamericani loro brasseurs d’affaires , abbiano tutto da perdere dall’avverarsi di una tale disegno di ridistribuzione del potere nel mondo e di non ingerenza negli affari dei singoli Stati nazionali. Tutto il castello di carte sul quale si regge l’attuale egemonia mondiali sta atlantica sarebbe destinato a crollare. Di qui le già iniziate "manovre di contenimento" dei possibili scenari sfavorevoli – per restare alla Applebaum consideriamo soltanto quelli "politici" a breve: Regno Unito fuori dalla Ue, Trump alla Casa Bianca, Le Pen all’Eliseo – che diventeranno, c’è da giurarci, parossistiche e a 360 gradi. Tutti i media controllati – embedded - sono già infatti dediti a campagne di critica e diffamazione contro ogni personalità britannica no-Ue, contro Trump, naturalmente, contro la Le Pen e – naturalmente, ma questa non è una novità… - contro Putin, più o meno indicato come il "guastatore" alle spalle degli ostracizzati.

Fin qui tutto normale. 

Tuttavia l’offensiva mondialista non si fermerà certo alle parole – scritte o diffuse via etere dai vari Luttwak o, peggio, Brzezinski, Soros e "Killary" Clinton – ma userà ogni pretesto e conseguentemente ogni mezzo per rendere inattuabile una prospettiva "multipolare" (chiamiamola così).

Come avvertiva nelle sue analisi pubblicate su questo quotidiano già all’indomani dell’11 settembre 2001 l’intellettuale geopolitico romeno-francese Jean Parvulescu, oggi andato oltre, l’egemonia mondialista degli Stati Uniti, dopo essere giunta all’acme ma ormai in quel momento in fase di stallo, si sarebbe presto dovuta confrontare sia con una crisi economico-finanziaria (avvenuta nel 2008 e ancora in atto) e sia con una crisi di credibilità politica.

Siamo giunti a quest’ultima fase. Per gli Stati Uniti la strada più giusta e decorosa da percorrere sarebbe quella del proprio consenso a spartire le responsabilità di gestione degli affari del mondo con una pluralità di nazioni e di potenze internazionali. 

Ma dalle parti di Wall Street e della City, o dei guru della "fine della storia" e dell’egemonia planetaria unipolare, della globalizzazione e del mondialismo, tale dignità latita. Piuttosto di cedere tale dominio, ogni mezzo, anche le guerre, o una nuova grande guerra, è una concreta possibilità.

Come fecero Roosevelt e Truman, il primo organizzando il pretesto dell’intervento, il secondo ordinando, a guerra già vinta, l’olocausto atomico di Hiroshima e Nagasaki.

Non è detto, naturalmente. Ma un’ "ultima guerra" – dagli esiti spaventosi per tutti – magari contro Mosca, è una eventualità. Con gli avvoltoi che si annidano a Washington e Nuova York, purtroppo, qualcosa di più.

(*) Rinascita.net



                                                                                                                                                   

martedì 15 marzo 2016

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