La
Legione autonoma mobile Ettore Muti fu un corpo militare della
Repubblica Sociale Italiana , composto principalmente da elementi del
fascismo milanese, integrati da volontari della Milizia Volontaria per
la Sicurezza Nazionale, che principalmente nella provincia di Milano e
nel cuneese fra il 18 marzo 1944 ed il 27 aprile 1945.
Il reparto fu
intitolato a Ettore Muti, pluridecorato della prima guerra mondiale,
della guerra civile spagnola e della seconda guerra mondiale,
assassinato nel 1943.
La Squadra d'azione "Ettore Muti"
L'11 settembre 1943, con la consegna da
parte del generale Vittorio Ruggero, Milano venne occupata dalla Prima
Divisione Granatieri Corazzati Leibstandarte "Adolf Hitler" della Waffen
SS. Pochi giorni dopo, il 18 settembre 1943, fu costituita
ufficialmente la "Squadra d'Azione Ettore Muti" inglobando altre quattro
squadre formatesi precedentemente sotto il comando dell'ex squadrista
Francesco Colombo. Le prime reclute furono arruolate tra fascisti di
provata fede.
Quando Aldo Resega lo incontrò per la
prima volta dopo la costituzione della RSI gli contestò la presenza
all'interno della propria squadra di alcuni elementi di dubbia moralità e
gli chiese di operare una selezione, Colombo gli rispose:
« Quando Garibaldi partì da Quarto per
andare a liberare l'Italia non chiese ai suoi garibaldini di presentare
all'imbarco sul Rubattino il
certificato penale...Eppure fece
l'Italia! Io, che tu definisci un balordo, con i miei balordi, farò
piazza pulita dai traditori, dai gerarchi vigliacchi,
dall'antifascismo...Li hai visti i gerarconi di allora aderire al nuovo
fascismo repubblicano? No!... quelli non ci sono più: hanno tradito! Ma
ci siamo noi ora, stà tranquillo, Resega, che ce la faremo! Tutti i
giorni ci ammazzano e tu vuoi che si faccia la fine del topo? Quali
forze abbiamo che facciano rispettare le nostre vite, le nostre famiglie
e le nostre case? Ora provvederà lo squadrismo milanese! »
(Francesco Colombo rispondendo alle obiezioni del federale Aldo Resega)
Questa presa di posizione determinò la
nascita di due distinte correnti nella città di Milano: quella
"moderata", che faceva capo allo stesso federale Aldo Resega e poi a
Vincenzo Costa e sostanzialmente alla maggioranza degli iscritti al
Partito Fascista Repubblicano, e quella estremista, capeggiata dal
comandante della "Muti" Francesco Colombo.
Le squadre si dispiegarono inizialmente
in difesa delle sedi di partito che poco alla volta venivano riaperte.
La prima azione compiuta dagli uomini di Colombo fu l'arresto di alcune
persone che avevano favorito l'evasione di un imprecisato numero di
prigionieri di guerra inglesi, e alcuni giorni dopo l'arresto di un
borsanerista. A quest'ultimo fu sequestrato circa un quintale di riso
che fu poi distribuito alla popolazione. Le uccisioni di fascisti
isolati, effettuati dai GAP, come quell'industriale Gerolamo Crivelli il
25 novembre e dello squadrista Primiero Lamperti il 9 dicembre,
acuirono i contrasti.
I contrasti col Federale di Milano Aldo Resega
L'11 dicembre 1943, il direttorio del
Partito Fascista Repubblicano, presieduto dal federale di Milano Aldo
Resega, decise di epurare gli elementi più riottosi (di cui si decise di
stendere un elenco) e di inquadrare poi gli altri elementi nelle fila
della GNR.
Il 16 dicembre, come testimoniato dal
vice federale Vincenzo Costa, si approvò nel corso di una riunione del
PFR lo scioglimento della Squadra d'Azione:
« Resega aveva presentato un elenco di
elementi dal passato turbolento, già espulsi dal vecchio partito e tra
quelli da eliminare dalla vita politica del nuovo partito erano nomi
noti, tra i quali Alemagna, vice comandante della squadra Muti, e
l'avvocato Mistretta. Anche il capo della squadra politica aveva redatto
un simile elenco che in qualche caso coincideva con quello di Resega.
Lo scioglimento delle squadre d'azione avrebbe provocato certamente la
ribellione di alcuni loro componenti, che avrebbero visto nei
provvedimenti un cedimento che lasciava campo libero agli antifascisti;
il questore Coglitore assicurò al ministro degli Interni che l'arresto
dei designati all'epurazione sarebbe avvenuto da mezzanotte all'alba del
19 dicembre con un'operazione simultanea. »
(Vincenzo Costa nel suo diario in data 16 dicembre 1943)
Le uccisioni commesse dai GAP, di Piero
de Angeli la sera stessa e la mattina dopo dello stesso federale Aldo
Resega, fecero tuttavia prevalere momentaneamente la fazione di Colombo e
della sua Squadra che portò a capo della federazione milanese Dante
Boattini. Il questore Domenico Coglitore, che si era dimesso in seguito
all'omicidio di Aldo Resega, fu sostituito con il colonnello Camillo
Santamaria Nicolini. Il nuovo federale Boattini decise di non procedere
più allo scioglimento della "Muti".
Battaglione Ausiliario della GNR
Nel periodo seguente la Squadra Muti
assunse la denominazione di "Battaglione Ausiliario della GNR" anche se
in realtà continuò a rimanere autonoma rispetto alla Guardia Nazionale
Repubblicana.
La Muti fu impiegata nel corso degli
scioperi iniziati il 1º marzo 1944 per ripristinare i servizi
essenziali, in particolare conducendo i tram cittadini al posto dei
tranvieri.
La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti
Nasce la Legione
La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti nacque ufficialmente il 18 marzo 1944:
« E' costituita con sede a Milano, la
Legione Autonoma Mobile "Ettore Muti", che riassume nei suoi battaglioni
permanenti e di riserva, i componenti delle ex squadre d'azione. La
legione conserva e potenzia nelle sue formazioni lo spirito
volontaristico e il mistico sentimento del sacrificio dello squadrismo,
consacrato nelle lotte contro le forze del disordine e su tutti i fronti
di guerra. »
(Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 16 marzo 1944)
Fu posta alla dipendenza del Ministero
degli Interni e, essendo un reparto militare, ebbe la qualifica di
"Forza armata di Polizia". Francesco Colombo ne divenne comandante e fu
nominato questore dal Ministro degli Interni, grado corrispondente
nell'esercito al grado di colonnello.
Il comando della legione
I comandanti furono:
Francesco Colombo, detto Franco: Comandante. Ex squadrista, fondatore
nel 1943 della squadra d'azione Ettore Muti da cui, fusa con altre
squadre d'azione, si sviluppò l'intera Legione "Muti".
Ampelio Spadoni: vicecomandante. Nato nel 1906, volontario in Etiopia
nel 1936 con una Divisione di Camicie Nere, imprenditore ad Asmara e di
nuovo combattente nella guerra di Grecia tra il 1941 ed il 1942. Fu
promosso tenente colonnello da Colombo in quanto considerato la "vera
anima militare del gruppo". Si occupò in particolare di coordinare tutti
i reparti dislocati in Piemonte.
Luciano Folli: vicecomandante.
Gastone Gorrieri: responsabile ufficio stampa. Giornalista, nato in
provincia di Grosseto nel 1894, curò la pubblicazione "Siam fatti
così!".
La Legione Autonoma Mobile Ettore Muti fu suddivisa in due battaglioni
permanenti intitolati a due dei caduti del dicembre precedente uccisi
per strada dai gappisti, il pilota Piero de Angeli e l'ex federale Aldo
Resega. I volontari della Muti assunsero l'appellativo di "Arditi della
Muti":
il 1º Battaglione “Aldo Resega” di città, di stanza in Milano e operante in tutta la provincia, composto da 1.500 arditi.
il 2º Battaglione “De Angeli” di campagna, dislocato in Piemonte e nel piacentino, composto da circa 800 arditi.
La Compagnia speciale "Baragiotta"
A questi si affiancarono altri sette battaglioni "ausiliari" di limitata entità.
Nel luglio 1944 assunse la nuova denominazione di "Legione Autonoma di
Polizia Ettore Muti" e fu posta sotto il comando del capo della
provincia Piero Parini. I battaglioni "ausiliari" furono sciolti e
ricostituiti in compagnie di circa cento uomini ciascuna. Fu costituito
inoltre il Battaglione di riserva "Luigi Russo".
In Piemonte
Tra il 18 e il 23 marzo il 1º Battaglione “Aldo Resega”, il 2º
Battaglione “De Angeli” e la Compagnia speciale "Baragiotta" furono
dislocati nel cuneese di presidio ai piccoli centri. Qui si scontrarono
principalmente con le formazioni partigiane. Tra il 25 marzo e il 2
aprile si svolse l'operazione Wien per contrastare le formazioni
partigiane. Il 5 aprile morì in seguito alle ferite riportate l'ardito
Luigi Russo, il primo caduto della Legione. Il 12 aprile si svolse
l'operazione Stuttgart. Il 28 maggio partì l'operazione Hamburg, che si
concluse il 3 giugno.
In seguito alla ristrutturazione della Legione "Muti", avvenuta nel
luglio 1944, l'"Aldo Resega" fu sciolto e i reparti ricostituiti in
compagnie. Queste, unitamente a una compagnia del Piero De Angeli,
furono riuniti in un unico battaglione, il "Cuneo". A fine giugno anche
il battaglione "Cuneo" rientrò a Milano ove fu sciolto. I presidi nella
provincia di Cuneo e nell'astigiano furono rilevati dalla Compagnia
"Savino" e dalla Compagnia "Figini", in seguito rinforzate da altre
Compagnie. Il 30 agosto si concluse il ciclo operativo dalla Legione
Autonoma Mobile Ettore Muti nel basso Piemonte e tutte le compagnie
rientrarono a Milano (Compagnia "Domenico Savino", Compagnia "Umberto
Bardelli", Compagnia "Plinio Figini", Compagnia "Francesco Tedeschi" e
Compagnia "Gaetano Ferrara").
Il 10 settembre 1944 iniziò un nuovo ciclo operativo che interessò la
Valsesia. Furono inizialmente dislocate le Compagnie "Domenico Savino",
"Plinio Figini" e "Francesco Tedeschi". Qui si scontrarono
principalmente con le formazioni comuniste. Le compagnie dislocate in
Valsesia presero parte all'operazione Hockland che cominciò il 25
febbraio 1945. Nel corso delle operazioni fu scoperta una importante
stazione radio e fu intercettato un grosso rifornimento di armi che
aerei alleati avevano destinato alle formazioni partigiane. Il 16 marzo
una reazione partigiana su larga scala pose in difficoltà le varie
compagnie dislocate nel comprensorio tanto che il presidio di Romagnano
Sesia fu costretto alla resa mentre il presidio di Borgosesia fu
duramente stretto d'assedio.
Il 24 aprile tutte le Compagnie in Valsesia puntarono su Novara dove si
unirono a quelle già in città. Il 25 aprile i reparti ancora in
Piemonte, al comando del Tenente Colonnello Ampelio Spadoni, rientrarono
a Milano. Mentre transitava nel centro della città, la colonna fu
attaccata e bloccata dai partigiani. Il comandante Spadoni, nel
tentativo di trattare la resa per tutto il raggruppamento con
rappresentanti del CLN, fu separato dal resto dei suoi uomini e preso
prigioniero dai partigiani. La truppa, privata del comandante, si arrese
diverse ore dopo.
Il 1º battaglione città "Aldo Resega", poi Battaglione "Cuneo"
Il 1º battaglione "Aldo Resega" prese il nome dal federale del Partito
Fascista Repubblicano che venne assassinato il 16 dicembre dai gappisti.
Il 23 marzo 1944 il Battaglione, al comando del maggiore Alessandro
Bongi, si trasferì a Limone Piemonte. Si trasferirono a Cuneo anche il
comandante Colombo e il vice Spadoni che stabilirono il comando a Cuneo.
Presidi furono creati nei paesi dei dintorni.
Il 13 aprile 1944 i partigiani uccisero presso Borgo San Dalmazzo
l'ardito Enrico Maggi e il meccanico Rinaldo Savi, rimasti in panne col
proprio mezzo, e catturarono Ignazio Pagani, ardito di quattordici anni.
Il giorno dopo furono effettuati rastrellamenti nell'area e in seguito
anche nella zona di Entracque. Il 29 aprile, sempre ad Entracque fu
ucciso dai partigiani il segretario del Fascio, seguirono rastrellamenti
guidati da Spadoni. Il 17 aprile, a Demonte, dopo essere stato
catturato dai partigiani, fu ucciso il diciottenne ardito della "Muti"
Domenico Savino, cui sarà intitolata la 2ª Compagnia speciale.
Il 2 giugno i presidi di Ceva e Lesegno furono attaccati dalle
formazioni partigiane. Il presidio di Ceva respinse l'attacco mentre il
presidio di Lesegno dovette arroccarsi nel castello della città da cui
partigiani non riuscirono a snidarli. Considerato troppo esposto il 7
giugno fu abbandonato il presidio di Ormea e gli arditi della "Muti" si
trasferirono a Ceva. L'11 giugno i partigiani occuparono nuovamente
Lesegno e uccisero alcuni civili iscritti al Partito Fascista
Repubblicano. Fortemente ridotto negli effettivi il 21 giugno fu
abbandonato anche il presidio di Ceva e tutti i reparti ripiegarono su
Cuneo.
Alla fine di giugno il 1º battaglione "Aldo Resega" assunse la nuova
denominazione di Battaglione "Cuneo" e incorporò una compagnia già
facente parte del 2º Battaglione "Piero De Angeli" che era stata
lasciata di presidio a Ceva. Il nuovo
battaglione fu posto sotto il comando del maggiore Alessandro Bongi.
Pochi giorni più tardi cominciò il rientro a Milano di tutti i reparti
dislocati nella Provincia di Cuneo e furono sostituiti dalla Compagnia
"Savino" e dalla Compagnia "Figini".
Il 2º battaglione provincia "Piero De Angeli"
Il 2º battaglione "Piero De Angeli" prese il nome da un pilota
collaudatore dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana che venne
assassinato, poche ore prima del federale di Milano Aldo Resega, sulla
porta della sua casa di Cusano Milanino il 16 dicembre 1943 a causa
della sua fede fascista.
Il 20 marzo 1944 il Battaglione "Piero De Angeli", forte di circa 800
effettivi, al comando del maggiore Luciano Folli, partì per il Piemonte e
si acquartierò a Cuneo nella ex sede della GIL.
Il 5 aprile, nell'ospedale della città, morì l'ardito Luigi Russo,
gravemente ferito due giorni prima in un'imboscata presso Demonte: è il
primo caduto della Muti. Il 1º maggio furono costituiti presidi anche a
Ormea, Ceva e Lesegno. Ai primi di giugno i presidi di Lesegno e di
Ormea furono rilevati dal 1º Battaglione "Aldo Resega" mentre Ormea
viene abbandonata.
Tra il 28 maggio e il 3 giugno il 2º battaglione provincia "Piero De
Angeli", ad eccezione della compagnia di presidio a Ceva, partecipò
all'operazione "Hamburg" che contemplava rastrellamenti nel Vercellese.
Una colonna di arditi della "Muti", attaccata dai partigiani subisce
perdite. Cadono il sergente Plinio Figini e sei arditi. La colonna fu
costretta a riparare in un'abitazione a Sellaret dove fu stretta
d'assedio finché non ricevette soccorso da reparti germanici. Al termine
delle operazioni il "De Angeli" rimase a presidiare il Canavese e il
Biellese.
Alla fine di giugno il Battaglione fece ritorno a Milano dove fu
sciolto, tranne la compagnia dislocata nelle Langhe che unita al
Battaglione "Aldo Resega" costituì il Battaglione "Cuneo".
Compagnia "Domenico Savino"
Ai primi di luglio la neo costituita Compagnia "Domenico Savino", al
comando del capitano Osvaldo Esposito, si attestò nel presidio di
Canelli nell'astigiano. Già il 3 luglio 1944 la compagnia fu impiegata
nei
primi rastrellamenti nell'area circostante. L'8 luglio fu inoltre
costituito un presidio presso il viadotto ferroviario di Villafranca
d'Asti. Il 14 luglio la vettura del capitano Esposito fu fatta oggetto
di un attacco partigiano. Nel corso della sparatoria cadde un partigiano
mentre fu ferito lievemente il capitano Esposito.
Il 18 luglio la Compagnia "Savino" fu rinforzata dalla Compagnia "Plinio
Figini" e il 28 luglio rientrò brevemente a Milano per rientrare in
zona d'operazione 5 agosto.
Il 10 settembre 1944 la Compagnia iniziò un nuovo ciclo operativo che
interessò la Valsesia. Il 2 ottobre, dopo essere stato preso prigioniero
dai partigiani fu ucciso il tenente Curzio Casalecchi che fu, dal
governo della RSI, decorato con la medaglia d'argento alla memoria. Il
25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte all'operazione Hockland, poi
si dislocò a Borgosesia. Quando si scatenò l'offensiva partigiana la
Compagnia "Domenico Savino", unitamente alla Compagnia "Francesco
Tedeschi" fu cinta d'assedio. Nell'assedio cadde il comandante della
Compagnia Amadio Martinelli e un altro ardito. L'assedio fu rotto da un
nucleo di dieci arditi della "Bardelli" che al comando del sergente
Vitali, rimasti isolati dal proprio reparto per l'attacco improvviso, si
diressero presso il comando a Borgosesia su di un blindato a cercare
informazioni. Giunti nel paese si trovarono casualmente alle spalle dei
partigiani intenti ad attaccare riuscendo così a disperderli.
Il 24 aprile la Valsesia fu abbandonata e la Compagnia si unì a tutte le altre raggiungendo Novara.
Compagnia "Plinio Figini"
Il 3 luglio 1944 la neo costituita Compagnia "Plinio Figini", al comando
del capitano Primo Galeazzi rinforza la Compagnia "Domenico Savino".
Il 23 luglio la compagnia, nei pressi di Villafranca d'Asti, fu sorpresa
da un bombardamento Alleato. La Compagnia riportò sei caduti, numerosi
feriti e la perdita di alcuni automezzi; pertanto il 28 luglio rientrò a
Milano.
Il 10 settembre 1944 la Compagnia iniziò un nuovo ciclo operativo che
interessò la Valsesia. Il 25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte
all'operazione Hockland, poi si dislocò a Varallo Sesia.
Il 24 aprile la Valsesia fu abbandonata e la Compagnia si unì a tutte le altre raggiungendo Novara.
Compagnia "Francesco Tedeschi"
Il 25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte all'operazione Hockland,
poi si dislocò a Borgosesia. Quando si scatenò l'offensiva partigiana la
Compagnia "Francesco Tedeschi", unitamente alla Compagnia "Domenico
Savino" fu cinta d'assedio.
Il 24 aprile la Valsesia fu abbandonata e la Compagnia si unì a tutte le altre raggiungendo Novara.
Compagnia "Bardelli-Bardi"
Il 22 luglio 1944 la neo costituita Compagnia "Bardelli", al comando del
capitano Schieppati sostituisce la Compagnia "Tedeschi" nel presidio di
Alba. Due giorni dopo un rastrellamento nei pressi di Alba portò ad un
abboccamento con le formazioni partigiane. Il 26 luglio la Compagnia
intercettò una formazione partigiana infliggendo diciassette perdite e
il 15 agosto altre sette. Il 13 agosto furono catturati diversi
partigiani. Altri nove partigiani caddero nel corso di un ennesimo
rastrellamento a Bene Vagienna il 30 agosto. Nel novembre parte della
compagnia prese parte alle operazioni che portarono allo smantellamento
della repubblica partigiana proclamata ad Alba.
Il 3 gennaio 1945, a Grignasco, dopo essere stato preso prigioniero dai
partigiani, fu ucciso il tenente Leo Bardi che, dal governo della RSI,
fu decorato alla memoria con la Medaglia d'oro al valor militare. In suo
onore la compagnia assunse il doppio nome di Compagnia
"Bardelli-Bardi".
Il 25 febbraio 1945 la Compagnia prese parte all'operazione Hockland,
poi si dislocò a Coggiola. Quando si scatenò l'offensiva partigiana i
quindici arditi di presidio si trovavano in perlustrazione e riuscirono a
ricongiungersi con il presidio di Romagnano Sesia tenuto dai
paracadutisti della "Mazzarini". Qui furono stretti d'assedio dalle
formazioni partigiane. Si trattò quindi la resa e alle formazioni
fasciste fu permesso, disarmati, di ricongiungersi con le proprie
truppe. Il presidio di Romagnano fu abbandonato definitivamente. Il 24
aprile la Valsesia fu abbandonata e la Compagnia si unì a tutte le altre
raggiungendo Novara.
Compagnia Speciale "Baragiotta-Salines"
La Compagnia Speciale "Baragiotta", intitolata al brigadiere Celestino
Baragiotta della Guardia Nazionale Repubblicana caduto il 23 dicembre
1943 a Pray nel biellese, fu costituita in marzo, al comando del
maggiore Italo Salines. La compagnia fu anch'essa destinata al Piemonte e
costituì presidi a Caraglio e a Piozzo. Salines fu ucciso a Carrù
durante uno scontro a fuoco coi partigiani il 15 giugno 1944. Salines fu
insignito dal governo della RSI della medaglia d'argento alla memoria e
in suo onore la compagnia assunse il doppio nome di Compagnia Speciale
"Baragiotta-Salines".
Ad agosto la Compagnia Speciale "Baragiotta-Salines" fu impiegata a
Cortemaggiore e in altre località del piacentino. Il 14 agosto la
Compagnia partecipò a un rastrellamento in provincia di Pavia a Varzi
appoggiata dalla Compagnia mezzi pesanti "Pietro Del Buffa". Le due
Compagnie sono direttamente comandate dal comandante Francesco Colombo.
Il rastrellamento in località Pietra Gavina incontrò una forte
resistenza che immobilizzò momentaneamente la colonna. Impossibilitata a
proseguire la colonna ripiegò su Varzi. Il 16 agosto l'operazione fu
sospesa e la Compagnia rientrò a Piacenza. Il 12 settembre la
"Baragiotta-Salines" concluse il proprio ciclo operativo e rientrò a
Milano.
In seguito all'uccisione del nuovo capo della provincia di Torino
Raffaele Manganiello e della sua scorta, il 18 settembre 1944 lungo
l'autostrada Torino-Milano la compagnia fu inviata a presidiare l'intera
autostrada costituendo presidi nei vari caselli autostradali. Il 24
ottobre, al casello autostradale di Rondissone fu ucciso il sergente
Arrigo Varvelli.
Il 15 novembre 1944 la Compagnia prese parte all'operazione "Koblenz"
che terminò a metà dicembre e interessò la provincia di Vercelli e di
Asti.
Nel 1945 la compagnia si attestò in Valsesia. Il 25 febbraio 1945 la
Compagnia prese parte all'operazione Hockland e il 16 marzo, si attestò a
Crevacuore. Il 23 aprile 1945 la compagnia rientrò a Milano. La fine
della guerra la sorprese a Cernobbio in Lombardia. L'ultimo caduto della
compagnia fu l'ardito Gustavo Labò fucilato a Varallo Sesia il 19
maggio.
Impiegata in tutti i teatri di operazione, fu considerata "l'unità di punta" della Legione "Ettore Muti".
A Milano e provincia
A Milano la Muti era acquartierata in cinque caserme, la caserma del
comando era in Via Rovello, nei locali del dopolavoro del comune di
Milano. In quella struttura vennero organizzati tutti i servizi
(fureria, armeria, autorimessa, ecc). Presso la caserma della Legione di
via Rovello, fu creato un magazzino per la distribuzione di alimenti e
vestiario da cui potevano attingere le famiglie più povere. In provincia
le caserme di rilievo furono quelle di Monza, Melzo e Cornaredo. Il
compito principale della Legione Muti a Milano era quello di garantire
alcuni servizi essenziali e preservare l'ordine pubblico (a questo fine
furono attuate spesso operazioni di polizia).
Il 27 agosto fu fucilato il partigiano Giuseppe Pozzi sorpreso con indosso una divisa della Legione "Muti".
Il 15 ottobre 1944 gli arditi della "Muti" parteciparono ai soccorsi in
seguito al bombardamento del quartiere milanese di Gorla che causò una
strage in una scuola.
Il 17 dicembre 1944 Mussolini, in visita a Milano, si recò al comando
della Legione "Muti" in via Rovello dove rese omaggio alla lapide con
tutti i nomi dei caduti della Legione. Poi, da un balcone della stessa,
tenne un breve discorso ai legionari e alla popolazione accorsa:
« Ognumo di voi deve sentirsi un soldato e fare sua questa consegna: tutto e tutti per l'Italia. »
(Benito Mussolini dal discorso del 17 dicembre 1944 presso la caserma della Legione Muti di via Rovello)
Il 4 febbraio 1945 un attentato nella mensa del "Leon d'oro" provocò la
morte di alcuni militi tedeschi e fascisti di cui due arditi della
"Muti". Nello scoppio trovarono la morte anche i cinque partigiani che,
con imperizia, avevano innescato la bomba.
Il 15 marzo 1945 la Legione "Ettore Muti" fu decorata con la Croce di guerra al valor militare.
Il 25 aprile 1945 parte dei legionari della "Muti" scortarono Mussolini
fino a Como. Colombo, dopo aver inutilmente atteso i reparti provenienti
dal Piemonte, partì per Como il 26 aprile con i circa 200 legionari
rimasti ancora a Milano ricongiungendosi con la colonna. Avendo perso
Mussolini, nel frattempo ripartito per Menaggio, la colonna fascista
stipulò un accordo con il CLN per avere libero transito, ma il mattino
del 27 aprile, contravvenendo agli accordi, i partigiani bloccarono la
strada presso Cernobbio intimando la resa. I reparti fascisti si
arresero e si sciolsero. Anche Colombo si risolse a sciogliere i reparti
della "Muti":
« Ragazzi, è finita. Abbiamo tenuto duro fino in fondo. Ci siamo
battuti, duramente, perché nessuno pensasse che la nostra sconfitta
fosse dovuta a viltà; perché l'onore è necessario ad un popolo per
sopravvivere; perché l'Italia riprendesse quel posto segnato da millenni
di storia. Ma ora ho il dovere di impedire inutili spargimenti di
sangue. Mi hanno assicurato che quelli che non si sono macchiati di
gravi reati saranno lasciati liber. Questo è il momento più brutto della
nostra vita, ma dobbiamo sopravvivere. Per il domani, una volta
raggiunta la pace, vi sono speranze. Forse molte più di quanto non
immaginiamo. E' necessario riaffermare il valore sacro dei nostri
principi, i principi del Fascismo. Dovremo denunciare i futuri
falsificatori della Storia, indicandoli come dei servili mercanti. La
storia della nostra Legione è stata breve ma intensa. Non disperdiamone
il seme. »
(Francesco Colombo scioglie i reparti della "Muti" giunti fino a Como)
Battaglione di riserva "Luigi Russo"
Il Battaglione di riserva "Luigi Russo" fu costituito il 1º luglio 1944
e, intitolato all'ardito Luigi Russo, fu posto al comando del capitano
Carlo Bonomi. In luglio, a seguito allo scioglimento di tutti i
battaglioni "ausiliari" in esso confluirono tutti gli arditi che non
intendevano smobilitare in attesa di essere destinati ad una compagnia
operativa. Si occupò dell'ordine pubblico a Milano creando presidi
stradali.
Compagnia presidiaria "Roberto Muzzana"
La Compagnia presidiaria "Roberto Muzzana" fu costituita 1º luglio 1944 e
posta al comando del capitano Pasquale Cardella. Si occupò
prevalentemente dell'ordine pubblico a Milano e della scorta ai mezzi di
trasporto con i generi alimentari.
Il 15 novembre 1944 aliquote della Compagnia, insieme a elementi della
Baragiotta, presero parte all'operazione di rastrellamento, "Koblenz",
che terminò a metà dicembre e interessò la provincia di Vercelli e di
Asti. Gli uomini della Legione vennero inquadrati nel I°
Bataillon/SS-Polizei-Regiment 15, sotto diretto comando tedesco.
Compagnia "Alfiero Feltrinelli"
Costituita il 18 luglio 1944 per inquadrare i giovanissimi volontari
(tra i 15 e i 17 anni) non prese parte a nessun combattimento e si
sciolse il 30 ottobre 1944.
Reparti "Ricostruzione e Rinascita"
L'iniziativa di creare i nuovi reparti ottenne l'avvallo
dell'arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster che vi distaccò
due suoi emissari Monsignor Corbella e Monsignor Bicchierai che
entrarono a far parte del direttorio.
Compagnia mezzi pesanti "Pietro Del Buffa"
Il 2 luglio 1944, venne istituita una nuova compagnia di supporto:
quella motorizzata, che doveva coordinare i mezzi utilizzati, data in
comando al tenente Bonacina. Il 29 luglio veniva creato un plotone di
mezzi pesanti agli ordini del capitano Bonomi.
L'8 agosto nasceva ufficialmente la Compagnia mezzi pesanti "Pietro Del
Buffa", che incorporava tutte le precedenti ed aveva il compito di
fungere da unità di supporto d'attacco. Infatti non operò mai
autonomamente.
Il 14 agosto una parte della nuova compagnia venne inviata a Varzi dove
dovevano contrastare i partigiani del luogo insieme alla Compagnia
Speciale "Baragiotta-Salines". Nel febbraio 1945 furono aggiunte altre 3
nuove compagnie a quelle esistenti: mortai, mitragliere e pezzi
d'artiglieria di vario calibro.
Ufficio di polizia politica
Alla guida dell'ufficio politico, locato nella caserma di via Rovello,
fu nominato il maggiore Alceste Porcelli. L'ufficio politico condusse
una dura lotta contro la criminalità comune e contro il fenomeno
partigiano nella città
Si occupavano invece di effettuare i fermi i membri della squadra mobile guidati dal capitano Arnaldo Asti.
L'8 dicembre 1944 fu arrestato Giorgio Peyronel, importante leader del
CVL. Le informazione date dall'ex capo del GAP Giuseppe Piantoni,
catturato il 30 novembre, portarono all' uccisione, il 9 dicembre 1944,
di Sergio Kasman, Capo di Stato Maggiore del Comando Piazza di Milano
delle Squadre di Azione Patriottica nelle file di Giustizia e Libertà.
Kasman, intercettato nel Duomo di Milano ove aveva un appuntamento con
l'ex gappista si diede alla fuga ma fu raggiunto da un colpo di pistola.
Piantoni oltre a rivelare numerose informazioni diede appuntamenti agli
ex compagni di lotta in luoghi già concordati con l'ufficio politico
della "Muti" provocando numerose catture.
Il 24 gennaio, in seguito ad una soffiata, la squadra mobile catturò i
partigiani Dante Tarantino, Umberto Giaume, Maria Cantù, Arnaldo De Wolf
e Angelo Finzi. Quattro furono fucilati nei giorni seguenti e i corpi
abbandonati nella periferia milanese. Arnaldo De Wolf, ancora minorenne,
fu graziato e in seguito si mise al servizio dell'Ufficio politico
provocando la cattura di altri partigiani. Nella abitazione di Maria
Cantù furono sequestrati circa due milioni di lire più 800.000 lire
trovati addosso a Vito Finzi. Non fu mai chiarita la posizione di De
Wolf, se fosse una spia o se avesse semplicemente accettato di
collaborare.
Il 20 febbraio 1945 fu ucciso Giuseppe Romanò che, arruolatosi nella
Legione aveva svolto opera di spionaggio per le Brigate Matteotti, aveva
poi disertato. Il 24 febbraio furono catturati due ex arditi che, dopo
aver disertato, rapinavano i negozianti di viale Abruzzi indossando la
divisa della "Muti".
Il 2 marzo 1945 fu arrestato Giuseppe Canevari mentre affiggeva
volantini antifascisti. Il 2 aprile furono arrestati tre gappisti in
compagnia di tre ragazze all'interno dell'albergo Broletto. Due gappisti
riuscirono comunque a liberarsi e a scappare, quello rimasto fu
immediatamente passato per le armi.
Nell'autunno fu aperta anche una "sezione staccata" presso la caserma
Salines guidata dal maggiore Celestino Cairella noto anche come Conte di
Toledo.
Ufficio di polizia giudiziaria
Questo ufficio fu diretto da funzionario di Pubblica Sicurezza
Ferdinando Pepe inviato direttamente dalla Questura di Milano. Ha come
compito principale di mantenere i contatti con la Questura di Milano e
di ufficializzare gli arresti.
I caduti della Legione
Secondo le più recenti ricerche il numero documentato dei caduti fra gli
arditi della Legione è di 314. Di questi solo 161 al 26 aprile incluso,
data in cui tutti i reparti si arresero e consegnarono le armi. I
restanti furono sommariamente fucilati e spesso anche assassinati nelle
convulse giornate che seguirono la caduta della Repubblica Sociale
Italiana. Tra il 1946 e il 1949 furono assassinati dalla Volante Rossa
quattro arditi (Bruno Sestini, Giuseppe Celpa, Igino Mortari e Felice
Ghisalberti). Felice Ghisalberti, assassinato il 27 gennaio 1949 fu
l'ultimo caduto della Legione.
Il processo del 1947 all'ufficio politico della "Muti"
Nel 1947 si svolse un processo che vide imputati quattordici reduci
della Legione Autonoma Mobile Ettore Muti. Quasi tutti appartenevano
all'ufficio politico e alla squadra mobile oltre al vice-comandante
Ampelio Spadoni. Poiché la Muti non era un corpo militare regolare, le
azioni di polizia furono considerate come reati comuni. Le carcerazioni
di partigiani furono considerate sequestri, le fucilazioni furono
considerate come omicidi e i sequestri di beni come furti.
« Quando ieri mattina gli aguzzini della Muti sono entrati nella gabbia
degli imputati, un grido si è levato dalla folla in attesa da alcune
ore: "Assassini! A morte!". Ma gli assassini hanno rivolto uno sguardo
sprezzante verso il pubblico, hanno alzato le spalle, qualcuno ha
sorriso. »
(Articolo sull'Unità (organo ufficiale di stampa del Partito Comunista Italiano) il 25 marzo 1947)
Alceste Porcelli fu condannato a 30 anni di reclusione di cui 10
immediatamente condonati, mentre il vicecomandante Ampelio Spadoni a 24
anni di cui 8 immediatamente condonati. Entrambi ottennero infatti le
attenuanti. Arnaldo Asti e altri due membri della squadra mobile furono
condannati a morte, le condanna furono poi tramutate in ergastoli.
CUNEO I LEGIONARI DELLA MUTI A UNA MESSA DA CAMPO
MILANO APRILE 1945-PAVOLINI ACCOMPAGNA MUSSOLINI NELLA VISITA ALLA LEGIONE MUTI IN VIA ROVELLO