mercoledì 17 agosto 2016

I SOMMERGIBILI TASCABILI ITALIANI NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE



I SOMMERGIBILI TASCABILI ITALIANI NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE
Durante il Ventennio fascista, comparve un manifesto teso a propagandare la preparazione navale dell’Italia. L’affissione murale mostrava la silhouette della penisola italiana, sulla quale erano indicate le dislocazioni delle varie Armate e delle batterie costiere. Nel Mar Mediterraneo erano raffigurate le sagome delle navi della flotta e una enorme quantità di sommergibili. Questi ultimi erano schierati su una linea continua ed impenetrabile lungo tutta la costa della penisola. Sul cartellone in questione campeggiava la scritta “E’ vulnerabile l’Italia? No!”.
Benché la propaganda si discosti di norma dalla realtà, dandone un’immagine falsata, nel caso citato, per quanto riguarda i sommergibili, il grafico pubblicitario aveva illustrato in modo reale la situazione della Flotta subacquea.
Alla data del 10 giugno 1940, la Marina italiana disponeva di 115 sommergibili, di cui 38 oceanici e 77 costieri. Le unità subacquee italiane erano, per numero, seconde solo a quelle della Russia, la cui flotta subacquea comprendeva 160 sommergibili i quali però erano costretti ad operare divisi, impegnati in quattro mari diversi, senza potersi prestare reciproco aiuto. Inoltre, molti dei battelli con la “stella rossa” erano di modestissimo tonnellaggio e destinati esclusivamente all’impiego costiero. Oltre ai 115 Smg. in linea alla data dell’entrata in guerra, la Marina nazionale stava completando l’allestimento dei sommergibili Bianchi e Torelli ed erano in costruzione altri 6 sommergibili oceanici e 6 tascabili.
Si trattava di un numero di Unità considerevole che non mancò di impressionare anche Hitler, nel corso della sua visita in Italia, quando fece da spettatore ad una eccezionale manovra navale a Napoli, nel corso della quale si videro emergere, contemporaneamente, dalle acque del golfo decine di sommergibili.
Uno degli aspetti meno conosciuti della storia del sommergibilismo italiano nella seconda guerra mondiale è quello dei sommergibili tascabili. Ai 117 sommergibili iniziali, andarono ad aggiungersi altre 15 unità oceaniche e 53 unità di tipo Mediterraneo. Tra questi vi furono 26 piccoli sommergibili, appartenenti alla Classe C.B. che entrano in servizio a partire dal 1941.
Il volume I sommergibili tascabili italiani nel secondo conflitto mondiale” di Daniele Lembo, tratta proprio di quest’aspetto poco sconosciuto della Regia Marina.
I C.B., o Sommergibili Caproni tipo “B”, erano realmente minuscoli, dislocavano 35 tonnellate, avevano una velocità in emersione di 8 nodi e in immersione di 5 nodi ed erano armati con due tubi lanciasiluri esterni. Trassero origine da due sommergibili C.A., progettati e costruiti dalla ditta Caproni di Taliedo nel 1937, che dislocavano appena 13,5 tonnellate ed avevano appena due uomini d’equipaggio.
Nelle intenzioni dei progettisti, i due C.A. avrebbero dovuto essere impiegati in missioni d’agguato in passaggi obbligati, quali gli stretti, per creare sbarramenti difensivi costieri o anche per forzare le basi portuali nemiche. Si rivelarono poco idonei allo scopo prefisso e, come è facile intuire, dalle numerose migliorie apportate nacquero i C.B., unità di maggiori dimensioni e con un equipaggio composto da 4 persone. Chi meglio di Giovanni Sorrentino, che comandò uno di quei gioielli, può descriverli: ”I CB, dal punto di vista tecnico costruttivo, erano dei veri gioielli, nel senso che, pur con un limitatissimo tonnellaggio, erano dotati di tutte le apparecchiature di un sommergibile normale. Lo scafo resistente permetteva di raggiungere la quota di 50 metri con un coefficiente di resistenza superiore all’unità: durante l’addestramento ebbi l’occasione di sostare sul fondo a 65 metri di profondità. La propulsione in immersione era assicurata da un motore elettrico che consentiva spunti di velocità di 12 nodi (per un’ora a batterie cariche), mentre per la navigazione di superficie si utilizzava un motore diesel del tipo di quello montato sui grossi automezzi, che consentiva un’autonomia di circa 1.500 miglia a velocità di crociera (5-6 nodi). Lo stesso motore era usato anche per la ricarica delle batterie.
Le altre apparecchiature erano costituite da: un impianto idrodinamico calzoni per comandare il movimento dei timoni (orizzontale e verticale) nonché la manovra degli sfoghi d’aria e degli allagamenti; un apparato idrofonico costituito da una sfera di circa 40 cm. di diametro, inizialmente sistemata in coperta al centro della prora ma spostata poi in chiglia in modo da non essere obbligati ad immergersi per effettuare l’ascolto idrofonico; un periscopio fisso con possibilità di visione sia oculare che panoramica. Solo quando era al periscopio, il comandante poteva stare ritto in piedi; altrove bisognava stare seduti o comunque chinati. A prora era posto un ottimo materasso per poter riposare finalmente sdraiati; due tubi di lancio per siluri da 450 mm. sistemati esternamente ai lati dello scafo. I CB erano dotati di due portelli di ingresso: uno a proravia della torretta, dove stava il Comandante durante la navigazione in superficie e l’altro a poppavia della torretta stessa. Durante la navigazione in superficie con mare calmo, il Comandante poteva sedersi su di una specie di “mensola” saldata in torretta”1

I C.B. trovarono impiego sul Mar Nero a partire dal 1942. Il 25 aprile di quell’anno, via ferrovia, partirono da La Spezia i 6 sommergibili della 1° Squadriglia C.B., raggiungendo Costanza il successivo 2 di maggio. Le piccole unità subacquee conseguirono numerosi e lusinghieri successi affondando alcune unità nemiche, risultando una spiacevole novità per i russi.
Il più interessante disegno riguardante le minuscole unità in questione fu ordito dalla Decima Flottiglia Mas. Il progetto prevedeva di impiegare un piccolo C.A. per attaccare il porto di New York. Un sommergibile oceanico avrebbe dovuto trasportare in coperta il sommergibile tascabile fino alla foce dell’Hudson, dopodiché il “tascabile” sarebbe proceduto da solo, facendo da mezzo avvicinatore per gli assaltatori subacquei della Decima.
I due C.A disponibili vennero modificati per l’operazione, come pure venne modificato il sommergibile oceanico Da Vinci, destinato a fare da sommergibile “madre” al C.A.2. Le prove di trasporto e rilascio del sommergibilino furono iniziate il 9 Settembre 1942 a Bordeaux e si svolsero con esito positivo. Benché i test dimostrarono la fattibilità del progetto, questo non venne però mai portato a termine. Prevista per il dicembre del 1943, l’azione contro New York venne accantonata a causa dei noti fatti armistiziali del settembre ‘43.
La dedizione e lo spirito di sacrificio dei sommergibilisti, nel corso della seconda guerra mondiale, fu al di sopra della portata di qualunque elogio umanamente possibile. Immagini il lettore che cosa possa voler dire vivere e combattere in quel cassone che è il sommergibile che, da macchina da guerra qual è, è anche pronto a trasformarsi in feretro e tomba.
Resta lapidaria la definizione che di questi battelli hanno dato Rastelli e Bagnasco in una loro opera: “Sono unità di piccola autonomia, bassa velocità e scarsissima abitabilità; la vita a bordo è un tormento ma nonostante questo riescono ad agire in modo abbastanza efficace2. Il volume “I sommergibili tascabili italiani nel secondo conflitto mondiale” di Daniele Lembo (MA.RO Edizioni costo euro 15), intende ricordare al lettore la vita e l’operato degli uomini che combatterono a bordo di queste piccole unità, affinché il loro sacrificio non venga dimenticato  
INDICE
  1. PREMESSA
  2. LA REGIA MARINA ALL’ENTRATA IN GUERRA
  3. I SOMMERGIBILI TIPO “C.A.”
  4. I “TASCABILI” DELLA CLASSE “C.B.”
  5. LA SPEDIZIONE IN MAR NERO.
  6. L’8 SETTEMBRE 1943 IN MAR NERO
  7. CLI ALTRI C.B. E L’8 SETTEMBRE 1943
  8. I C.B. DELLA DECIMA FLOTTIGLIA MAS E I C.B. COBELLIGERANTI
    1. LA DECIMA FLOTTIGLIA MAS
    2. I COBELLIGERANTI
  9. I SOMMERGIBILI COSTIERI C.M. E C.C.
  10. I PROGETTI E GLI STUDI RELATIVI AI SOMMERGIBILI “TASCABILI”
  11. IL SOTTOMARINO ULTRA LEGGERO TIPO RAZZO “DELFINO”
  12. I C.A. DELLA DECIMA FLOTTIGLIA MAS E L’ATTACCO AL PORTO DI NEW YORK
  13. CONCLUSIONI
L’AUTORE
Daniele Lembo, nasce nel 1961 a Minori (SA), in Costiera Amalfitana. Dopo la maturità liceale frequenta il corso biennale della Scuola Ispettori della Guardia di Finanza. Appassionato di studi storici sulla partecipazione italiana al secondo conflitto mondiale è autore di varie cronache sull’argomento.
Suoi articoli sono apparsi su Storia del XX Secolo, Storia del Novecento, Storia e Dossier, Storia Verità, Eserciti nella Storia, Storia e Battaglie, Aerei nella storia, Aeronautica, Cockpit.
Nel 1999 è stata edita una sua monografia dal titolo “Taranto…fate saltare quel ponte”, avente come tema i Nuotatori Paracadutisti della Regia Marina; nel 2000 è apparso un suo saggio dal titolo “I Fantasmi di Nettunia – I reparti della R.S.I. impegnati sul fronte di Anzio – Nettuno”; nel 2001 sono apparsi due altri suoi lavori, di cui uno avente come tema la storia Regia Aeronautica dal titolo “Il lungo Volo della Regia” ed un saggio dal titolo” I Servizi Segreti di Salò – Servizi Segreti e Servizi Speciali nella Repubblica Sociale Italiana”. Nell’anno 2002 è stato pubblicato “Il prigioniero di Wanda”, ovvero il suo primo romanzo d’ambientazione storica.
Infine, nell’anno 2003 ha dato alle stampe il volume “La Carne contro l’acciaio - Il Regio Esercito Italiano alla vigilia della seconda guerra mondiale“
Attualmente vive a Cisterna di Latina.

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