lunedì 14 marzo 2022

GLI UOMINI DELLA RSI: RINO COZZARINI, PRIMA MEDAGLIA D'ORO

GLI UOMINI DELLA RSI: RINO COZZARINI, PRIMA MEDAGLIA D'ORO         


UN DOCUMENTO SU RINO COZZARINI, PRIMO EROE DELL'ESERCITO REPUBBLICANO' articolo pubblicato nei primi mesi della guerra civile
 
 

 
    "Il 10 novembre 1943, in un cruento assalto cadeva sul fronte meridionale italiano nel conteso settore di Falciano-Mondragone alla testa dei suoi legionari, il tenente Rino Cozzarini.
    L'Italia perdeva con lui uno dei suoi figli minori. Rino Cazzarini era nato a Venezia nel 1918: aveva dunque solo 25 anni. Cresciuto in un'atmosfera di assoluta dedizione ai supremi ideali patriottici, egli rimane un esempio per tutti i giovani.
    A 18 anni si arruola volontario e parte per la Spagna martoriata nel nome dell'Idea italiana e fascista che lo spinge laddove sui campi di battaglia si decidono i destini della Spagna cattolica che il bolscevismo tenta di asservire per farne il trampolino di lancio della futura offensiva sovietica contro la civiltà d'Europa.
    Rientrato dalla Spagna riprende i suoi studi. Ma il 10 giugno 1940squilla di nuovo la diana di guerra. L'Italia, rotto gli indugi, prende il suo posto di combattimento.
    Rino Cozzarini chiede immediatamente di servire ancora la Patria in armi. Sarà però il suo atteggiamento che segue l'infausta data dell'8settembre a dargli il carisma purissimo dell'eroismo. In quei tristi giorni egli è veramente un italiano e di nulla si preoccupa se non di salvare la Patria, ferita, mutilata, tradita. E anzi è forse egli il primo fra gli ufficiali italiani che, posto di fronte alla tragedia che sembra afferrar tutti, salta alla riscossa in un impeto supremo di ribellione.
    8, 9, 10 e 11 settembre 1943.L'esercito regio non esiste più,disorganizzato dal tradimento dei generali e della monarchia. Su tutte le strate d'Italia hanno l'ordine assurdo e vergognoso di far causa comune con gli anglosassoni e di rivolgere le armi contro i germanici.
    I reparti italiani abbandonati da ufficiali indegni si liquefanno. Di quello che è stato uno dei più valorosi eserciti del mondo non restano che torme di esseri senza guida né mèta. 
    Non possono affiancarsi al nemico anglosassone e non possono a maggior ragione contro l'alleato. Con l'esercito è l'Italia che crolla. Soltanto i soldati di Hitler tengono testa al nemico imbaldanzito dai facili successi, turano le falle, organizzano quel nuovo schieramento offensivo contro il quale da mesi cozzano le armate anglo-statunitensi.
    E' in questo momento drammatico che si forma agli ordini di Rino Cozzarini il primo battaglione volontari italiani avanguardia del nuovo esercito.
    Il giovane ufficiale che alcuni uomini non hanno voluto abbandonare,trovato un autocarro, comincia a percorrere le strade dell'Italia meridionale per cercare di raggruppare attorno a sé un nucleo di soldati da riportare in linea a fianco dei germanici.
    Incontra per primo un motociclista lanciato a velocità pazza.
- Da dove vieni?
- Sono scappato da Roma
- Dove vai?
- A casa no di certo.
- Vuoi venire con me?
- Sì, signor tenente.
- Come ti chiami?
- Mari.
    E la corsa dell'autocarro viene ripresa con il motociclista per battistrada. Lungo la via vi sono gruppi di soldati sbandati, avviliti,inutilmente alla ricerca di una guida, di una mèta.
- Volete venire con me? - domanda il tenente Cozzarini - torneremo a combattere contro gli inglesi.
    In tal modo si forma quel leggendario battaglione che doveva imporsi all'ammirazione dello stesso avversario e guadagnarsi i più lusinghieri elogi del comando germanico.
    Radunati attorno a sé oltre mille uomini, Rino Cozzarini si presenta a un comando tedesco e chiede l'onore di un posto sulla linea del fuoco.
    Immediatamente si crea un'atmosfera di cameratismo e solidarietà fra volontari italiani e soldati del Reich. Dopo un breve periodo di addestramento, la sera del 29 ottobre i volontari partono per la prima linea.
    L'indomani sono schierati nel settore Falciano-Mondragone, posizione dura da tenere. Gli anglo-americani gettano continuamente nuovi contingenti nella fornace per rompere lo schieramento. Riusciti vani i tentativi delle fanterie, il comando nemico sferra un'offensiva con forze corazzate. Ma i volontari non mollano. Si trasformano in cacciatori di carri con la vecchia, ma sempre efficace, tattica della bottiglia di benzina e della bomba a mano. La battaglia non ha soste. La mattina del 31 si sposta su Falciano facendosi più violenta. Gli italiani scattano più volte al contrattacco. Il nemico è fermato e ributtato. Il canto di 'Battaglioni M' saluta la vittoria mentre verso le retrovie sono avviati 300 prigionieri e 4 carri armati inglesi.
    Sul campo dell'onore giacciono 192 italiani, 192 eroi. Il motociclista Mari rantola in un fosso, ma trova ancora la forza di gridare: Viva l'Italia. Viva il battaglione! 
    Al sergente Amendola è concessa sul campo la croce di ferro germanica. 
    Nei giorni che seguono il battaglione italiano è nuovamente chiamato al combattimento e si copre di gloria. Cozzarini promosso da qualche giorno capitano e insignito della croce di ferro, cade sul conteso campo della lotta nel corso di un cruento assalto. La sua anima eletta raggiunge così quelle dei suoi ragazzi che lo hanno preceduto sulla via dell'onore e della gloria.
 
 
IL SECOLO D'ITALIA Quotidiano del 28 Settembre 1990 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)
 
 


L'AEROPOEMA DI COZZARINI
Filippo Tommaso Marinetti
 
 
    Il quadrilatero di chiostri e biblioteche plasmato dal Bramante a guisa di tonsura sul cranio del monte Cassino domina la battaglia dei germanici contro gli anglo-americani e mercenari.
    Ne rintuonano tipografie di monaci collane autunnali di vigneti a istrici di fiamma lampeggianti funebri cortei di tarli subiti nei secoli dagli eccelsi volumi del candore filosofico.
    Originalissima spiritualità azzurra di quel cielo aperto come un messale tutto miniato di colombe telescopi artiglierie puntate da teologi astronomi matematici consunti nella mistica rilegatura delle costellazioni.
    Non raggi di sapienza ma tenebre crudeli piombano giù dalle errabonde lampade funerarie accatastandosi. 
    Poiché a tradimento compiuto muore l'Italia colpita lacerata il capitano Rino Cozzarini si affanna per soccorrerla ansando col suo volto affilato di scure olivastra occhi di liquirizia sotto grappoli di capelli neri.----------
    - Non riconosco l'infamante capitolazione io che fui un menarista sobbalzante sfera d'avorio sul metallico deserto arancione e nella affocata tenda mimetica della guerra di Spagna scrissi una tragedia che ha per protagonista il tipo ideale perfetto socialmente umano dell'Ufficiale ed ora bisogna incarnarlo sul palcoscenico del mondo.
    Dalla cima del monte Cassino si stacca una nuvola rosea di sereno egoismo che dilata i veementi muggiti turchini delle stalle montane.
    Ronza romba con traiettoria immensa un rotondo pensiero di grandezza immateriale.
    Sganasciandosi si sbellica dalle risate una ragazzaglia di echi a frotte che troppo li divertì l'intoppo trappo del burbero fucile mitragliatore.
    Mio buon Gesù aiutami a tamponare il sangue di tante ferite vedi l'Italia non ha più lacrime e fiata male Lei così bella aiutami e recluteremo gente per difenderla nelle università negli ospedali adolescenti vecchi malati parleremo anche a tutti col cuore e bacerò i ginocchi a chi mi dirà di sì purché venga con noi.
    Onore e sacrificio onore e sacrificio onore e sacrificio null'altro da offrirvi ma tu presto lascia rancori pianta gli affetti il denaro la miseria vieni.
    Italiani perché calpestaste così atrocemente la sublime poesia della Patria nessuno può rispondere a questa mia domanda e sono rimpianti vani.
    Ora vi disprezzate e vi coprite la faccia col fango e riconoscete soltanto l'implacabile superiorità del Numero e della Quantità massiccia.
    Dalla cima del monte Cassino si spande una macchia oleosa ed è una nuvola viola che tenta covare la battaglia sotto ali membranose di cinismo.
    - Eppure io posseggo un fulgente segreto e lo stringo nel pugno fra le mie dita intenerite. Dal fondo del più torbido oceano è venuto miracolosamente a galla.
    Sembra l'orologino dell'amore materno dato al figlio che parte per il fronte oppure una tremante bestiola a sguardi umili e flebile tic-tac.
    Lo maneggio bene e lo bacio e ribacio ed è l'invocato Istante dell'eroismo assoluto da regalare alla Patria. Prima che muoia.
    Ronza romba con traiettoria immensa un pensiero rotondo di bontà caritatevole per i deboli. L'applaudono i settecento combattenti reclutati ferroviariamente all'impazzata e sono contadini che brandiscono vincastri di greggi smarriti forbicioni da vinaiolo trappole sfasciate da volpi beffarde e sdentate forche di inverni senza lupi e pertiche zelanti nell'ammainare irraggiungibili olive di pace. Un aeropoeta di Cagliari trasvolando riesce a raggiungere un blocco nero del nuraghi nativo.
    Ma i gruppi futuristi di Reggio Calabria Girgenti Bagheria implorano armi e munizioni.
    Come potremo combattere senza fucili né bombe. Abbiamo soltanto questi libri d'aviazione stampati su latta da Mazzotti e Nosenzo per corazzarci il petto. Un itinerario in Palestina di Padre Cesare Angelini. Il futurismo poesia ad ogni costo di Orestano.La vittoriosa architettura di Sant'Elia. L'aeroporto di Scurto. Bombardata Napoli canta di Bellanova la fine della tradizione monarchica Aeropittura contro nature morte di Renato di Bosso. Quando ero pecoraio di Giardina. La poesia dei ferri chirurgici di Masnata Aria madre di Civello. I poeti futuristi repubblicani del 1908. L'essenza del futurismo di Acquaviva Studenti fascisti cantano così di Buccafusca De Marinetti a Maiakowski Histoiredu futurisme Russe di Lehermann. Sopraggiungono ad insaporarli di sale marino il Tirreno e l'Adriatico con l'ampio giro dei loro fiati melodiosi lieti di lambire il declivio soave del petto della fidanzata questo snello campionario delle tinte della felicità. Un blu madonna unoro di aureole in chiesetta alpestre un carminio di labbra un vermiglio di vulcani un argento di ulivi in promontorio un rosa di aurora inbaracca marinara un lapislazzuli di sguardi ritrovatisi in paradiso.Ronza romba con traiettoria immensa un rotondo pensiero di vendetta che addenta l'equità. La battaglia diventa una crepitante rabbia di macchine tipografiche e vi sibila l'inchiostro carbonoso di una rotativa a traffico librario infinito.
    - Se vincerò o mia futura sposa ti apparterrà un lembo della vittoria se cascherò dirai ad altri che sono morto e riaccenderai una fiaccola nuova. Alla Patria che mi vuole lascio quanto ho di più caro nella mia vita. In ginocchio s'intrufola nelle linee mitraglianti il capitano Rino Cozzarini con bombe a mano sventagliando morte svincola il suo battaglione accerchiato in un vigneto colmo di vampe e pampini carbonizzati come si libera un sentimento ideale da acredini pessimiste. Nella fattoria presa d'assalto egli entra con i volontari.
    - Padrona dammi il secchio del pozzo che la gola ci brucia o Gloria non mi ruberai il magnifico Istante di eroismo assoluto da regalare alla Patria.
    In ginocchio strisciando egli introduce fra i due rulli spietati tutto se stesso tipo ideale perfetto socialmente umano dell'ufficiale. Collaudo patetico.
    Delicatissima la carta di carne patinata dai più armoniosi baci. Adamantini i caratteri di orgoglio letterario artistico creatore. Mal'angoscia del raffinamento preme il petto di Rino Cozzarini.
    - Devo essere il primo fra tutti e guari a voi se qualcuno mi passa avanti ed ora stampami stampami nella storia fuori testo stampami o mestierante nemico.
    Un così denso splendore di colori italiani potrebbe ostruire i rulli già li bloccò la rotativa è ferma. Ed ecco in cielo rasserenarsi i cuori degli eroi frementi e senza gioia quando garrisce la serica notizia tricolore."Forse speriamo preghiamo l'Italia guarirà". E se morisse dichi la colpa. Colpa della numismatica monarchia del passato e della tradizione. Tradizione uguale tradimento gloria quindi a Cozzarini eroe dell'invenzione. Non sia una platonica facezia in gondola la nostra riunione di Venezia. Occorre poetare coi mirini di battaglia. La poesia cannoneggi la mitraglia. O futuristi che invocaste trent'anni faun'ardente alata repubblica originale pregate il buon Gesù che largisca nella strozza del nemico un buon pesce d'aprile a superdentata lisca e nel mio stremato corpo di volontario del fronte russo l'indiscusso lusso di una buona salute al campo."
 
 
IL SECOLO D'ITALIA Quotidiano del 28 Settembre 1990 (Indirizzo e telefono: vedi PERIODICI)
Fotografia del cippo oggi esistente sul posto dove cadde Cozzarini. La foto ci è stata inviata dal cyberamanuense  Legionario61
 
 

 

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