venerdì 5 novembre 2021

LA DIFESA DEI CONFINI ORIENTALI

 

LA DIFESA DEI CONFINI ORIENTALI                  


LA DIFESA DELLA VAL D'AOSTA DALLE MIRE ANNESSIONISTICHE DELLA FRANCIA
Corrado Lesca
 
 
Sono ormai passati OLTRE 70 anni dal 1945 ed un po' di rievocazione storica pare necessaria per i giovani e meno giovani che non hanno vissuto in quei tempi lontani e che neppure ne hanno preso conoscenza, se non vagamente, sui libri di scuola.
Nel luglioagosto 1943 gli Alleati sbarcavano in Sicilia. Il 25 luglio il Duce era arrestato per ordine del Re Vittorio Emanuele III. Il 3 settembre veniva firmato segretamente l'armistizio fra l'Italia e gli Alleati, reso poi pubblico l'8 settembre. Il successivo 12 settembre un commando tedesco liberava il Duce.
Intanto il 6 giugno 1944 gli Alleati avevano dato inizio all'operazione Overlord, sbarcando in Normandia, ed il 19 agosto erano già a Parigi. Il giorno prima gli Americani erano sbarcati in Provenza (operazione Dragon), allo scopo di serrare in una morsa le truppe tedesche dislocate in Francia o comunque di affrettarne la ritirata verso la Germania.
La manovra era già stata prevista dai Tedeschi che fin dal marzo 1944 avevano provveduto ad attaccare e ad annientare le formazioni di partigiani stabilite sull'altopiano delle Gliires. Nel luglio erano riusciti anche a sgominare le forze partigiane attestate nel massiccio del Vercors, ricorrendo anche a truppe aviotrasportate con alianti. Chiaramente lo scopo era di eliminare per quanto possibile la pesante minaccia presentata da partigiani nelle retrovie e lungo le vie di comunicazione.
Il 23 settembre 1943 fu proclamata la Repubblica Sociale Italiana ed il 4 novembre seguente venne pubblicato il bando di chiamata alle armi delle classi 1923, 1924 e 1925, seguite poi dai richiami delle classi 1921 e 1922. Migliaia di giovani e non giovani si arruolano nelle varie formazioni, ricreate o create ex novo. Fra le prime si afferma subito la Xa MAS, al comando del Principe Junio Valerio Borghese. Fra le seconde nascono la Divisione Alpina "Monterosa'' e la Divisione Granatieri "Littorio'', che comprende anche un Reggimento (il 40) di Alpini. Queste due Divisioni vennero avviate in Germania, dove fu effettuato l'addestramento.
La "Monterosa'' raggiunse il campo di M|nsingen, nel W|ttemberg, dove fu sottoposta ad un addestramento accelerato di soli cinque mesi, tanto che verso la fine di luglio la Divisione potè tornare in Italia.
La "Littorio'' si costitul all'inizio di maggio 1944 a Sennelager in Westfalia, poi all'inizio di settembre fu trasferita a M|nsingen, per completarvi l'addestramento. All'inizio di novembre 1944 fu alfine realizzato il rientro in Italia.
Ma ormai la situazione sui vari fronti si era fatta sempre più critica e si riduceva sempre di più per l'Asse la possibilità di disporre di truppe fresche e ben equipaggiate. I bombardamenti terroristici degli Alleati sulla Germania nel 1944 erano aumentati di oltre 5 volte rispetto all'anno precedente (650.000 tonnellate di bombe contro 120.000 dell'anno prima). Nei soli primi quattro mesi del 1945 sarà raggiunta l'incredibile quantità di 500.000 tonnellate.
La zona delle Alpi occidentali ai confini con la Francia, che era stata essenzialmente soggetta a rastrellamenti sporadici per contrastare le formazioni partigiane, dopo lo sbarco in Provenza, acquista primaria importanza, come baluardo per impedire l'ingresso degli Alleati nell'Italia settentrionale.
Inizialmente nella zona del Piccolo S. Bernardo (2188 m) fu dislocato a difesa il 10 Battaglione del 2960 Reggimento dell'8a Divisione Gebirgsjdger, il quale si attestò sulla Pointe de Clapey (2630 m), sul Col de Forcle (2531 m), sulla Pointe de Belleface (2657 m), sul Col du Mont (2637), sull'Aiguille Ade Lancebranlette (2735 m) e sulla cresta dalla Redoute Ruinie (per noi Forte delle Traversette, 2383 m) al promontorio del Roc Noir, dove i Tedeschi riuscirono a sistemare ben quattro ricoveri, parzialmente infossati nella roccia, per circa 40 uomini. Altri piccoli presidn di una ventina d'uomini furono apprestati sul Mont Valaian (2888 m) e sul Passage de la Loune Blanche (2567 m), dove esistevano (ed esistono ancora) piccoli ricoveri francesi in muratura, che furono integrati con ricoveri di pietra a secco.
Nel dicembre 1944 la situazione sulla linea gotica si faceva sempre più seria: i Gebirgsjdger dell'8a Divisione furono fatti partire per Bologna, dove perr arrivarono circa un mese dopo, per la quasi totale impossibilità di usare treni e per la necessità di spostarsi solo di notte.
Dal Monviso al Monte Bianco furono sostituiti dalla 5a Gebirgsjdger "Die Gams'' (Il Camoscio). Nella zona dal Piccolo S. Bernardo (2188 m) e fino al Col della Selgne (in Val Veny) fu integrata dal 40 Reggimento Alpini della Divisione "Littorio'', che qui trovr un teatro d'operazione particolarmente adatto per evidenziare la sua specializzazione.
La 12a batteria di obici da 1057/17 della "Monterosa'' fu sistemata a La Thuile. Utilissima azione d'appoggio fu effettuata dai quattro cannoni da 75/27 montati su rotaie ed incavernati al Chaz Durà (2578 m).
La difesa delle zone del Moncenisio e del Piccolo Moncenisio furono affidate ai Paracadutisti del Reggimento "Folgore''.
Le azioni militari si limitarono inizialmente a scaramucce ed a qualche colpo di mano. Agli Chasseurs Alpins francesi riuscl di sorprendere, rispettivamente il 20 ed il 29 dicembre 1944, i nostri due presidn del Mont Valezan e del Passage de la Louoe Blanche, che vennero fatti prigionieri.
Ma, dopo poche settimane, la situazione cambiò del tutto. Il Generale De Gaulle, dato il rapido approssimarsi della fine della guerra, il cui esito appariva ormai scontato, decise di procedere all'annessione della Valle d'Aosta e di una parte del Piemonte, con l'appoggio di una certa parte della popolazione italiana e dei partigiani comunisti, e volle fare trovare gli AngloAmericani di fronte al fatto compiuto.
Ai primi di aprile venne quindi dato il via ad una vasta manovra d'attacco condotta, in corrispondenza dei Colli del Piccolo San Bernardo, del Moncenisio e del Monginevro, dalle ricostituite truppe alpine francesi, che da mesi ormai ci fronteggiavano.
Nella zona del Moncenisio il 5 aprile vennero assaliti il MontFroid (2834 m), la Pointe de Bellecombe (2760 m), presidiati dai Gebirgsjdger ed il Piccolo Moncenisio (2182 m), difeso da reparti del Reggimento "Folgore''.
La guarnigione tedesca del MontFroid (la cui cresta è lunga oltre 700 m) si battè validamente ma, dopo oltre due giorni di combattimenti, dovette ritirarsi.
Nelle primissime ore del 12 aprile iniziò il contrattacco tedesco ed in poche ore il MontFroid venne rioccupato.
Sulla Pointe de Bellecombe, invece, l'attacco risoltosi all'inizio favorevolmente per i francesi, grazie alla sorpresa notturna del 5 aprile, poi si esaurl alla sera del giorno seguente per il mancato arrivo di rinforzi e munizioni e la cima venne rioccupata dai reparti italotedeschi.
In corrispondenza del Piccolo San Bernardo furono assaliti il 10 aprile il Roc de Belleface, 2857 m (dal 70 Bataillon Chasseurs Alpins) ed il RocNoiò dal 130 B.C.A. Sulla prima cima la sorpresa riuscl in pieno ed il presidio italiano (la solita ventina di uomini) fu fatto prigioniero. Il 12 aprile perr i Tedeschi occuparono la Pointe du Lac sans Fond, cima che domina l'Aiguille de Belleface di circa 30 m e costituisce un pericoloso posto di cecchinaggio. Dopo pochi giorni (il 20 aprile) i Gebirgsjdger di notte attaccarono la posizione della Belleface dal basso, mentre una squadra di sei Gebirgsjdger, dopo aver scalato la parete Ovest che adduce alla vetta (parete che presenta condizioni invernali e difficoltà di 50 grado, e che non è visibile dalle postazioni poste alla base del dente sommitale), attaccarono dall'alto con bombe a mano e con tiro di mitragliatrice, costringendo i Francesi a ritirarsi.
Per il Roc Noiò (2342 m) un primo attacco francese, condotto da due sezioni del 70B.C.A., ha luogo all'alba del 25 marzo, ma le due mitragliatrici tedesche, piazzate in posizione dominante, rendono praticamente impossibile ogni avanzata. Dopo due ore circa dall'inizio dell'azione (sono ormai quasi le 7) la situazione appare cristallizzata, fino a quando il tenente Lissener, sgattaiolando inosservato fra le rocce e la neve, aggira sulla sinistra il promontorio dov'è attualmente il monumentoricordo, e riesce con una bomba a mano a mettere fuori combattimento la corrispondente mitragliatrice. La mitragliatrice di destra si trova minacciata alle spalle ed in una posizione indifendibile. I tedeschi che occupano la posizione sono costretti ad arrendersi e vengono avviati a valle.
La conquista del Roc Noiò costò ai Francesi 40 morti e 80 feriti per 48 prigionieri.
Due giorni dopo, verso le 2 di notte fu fatto un altro tentativo d'attacco lungo la cresta, verso il vicino e sottostante Col des Embrasures, ma ormai i Tedeschi si erano ben trincerati nella neve e respinsero ogni attacco.
Due distaccamenti del 130 avrebbero dovuto contemporaneamente attaccare il Forte delle Traversette. Ma le condizioni meteo furono oltremodo sfavorevoli. L'artiglieria (dei 75 e dei 155 americani "prestati'' per tre giorni) riuscl a demolire buona parte del Forte (di vecchio tipo, costruito essenzialmente in pietra da taglio), pur lasciando quasi intatto il piccolo fabbricato, ben protetto in un angolo morto, in cui erano accantonati Italiani e Tedeschi. L'azione riprese al mattino del 31 marzo, ma si esaurl dopo poco. In effetti, Gebirgsjdger e Alpini erano ben arroccati fra le rovine del Forte e non sarebbe stato facile snidarli da quella posizione.
Il 29 aprile la 5a Divisione Gebirgsjdger iniziò la ritirata, che, seppure contrastata da qualche formazione partigiana lungo la Valle d'Aosta, si concluse il 2 maggio a Viverone, con la resa alle truppe americane.
Gli Alpini abbandoneranno il Forte delle Traversette solo il 30 aprile. In quel giorno, per una singolare fatalità, il tenente Dessertaux che nel 1940 aveva ammainato la bandiera francese quando la guarnigione si era arresa agli italiani con l'onore delle armi potrà far sventolare di nuovo la bandiera tricolore sullo stesso pennone.
E la batteria di obici della "Monterosa'' rimase a La Thuile addirittura fino al 7 maggio, in base ad un accordo intercorso con il C.L.N. valdostano, che non voleva che i Francesi, ancorchi alleati, scendessero in valle.
Dal 1960 circa l'Amicale des Anciens du 13e Bataillon Chasseurs Alpins organizza ogni anno, nella prima domenica di agosto, una cerimonia in onore e ricordo dei Caduti del Roc Noir. Negli anni scorsi erano sempre stati presenti a questo evento numerosi reduci francesi del Battaglione suddetto ed alcuni Gebirgsjdger dell'8a Divisione, provenienti dalla lontana Baviera.
Quest'anno, per la prima volta, sono stati anche presenti quattro Alpini del 40 Reggimento della Divisione "Littorio''. Antonio Frassineti, Giuseppe Quaquaro, Bruno Guareschi e Marco Vaccheri, che sono stati accolti con simpatico cameratismo dai loro antichi avversari.
Domenica 5 agosto, la cerimonia è iniziata favorita da un tempo splendido proprio sul Roc Noir, dove si erge il monumento con la lapide, su cui sono riportati i nomi dei 40 Chasseurs Alpins caduti durante i combattimenti del '45 e dove un plotone, impeccabilmente schierato sulla ristretta piattaforma rocciosa della cima, ha reso gli onori. L'appello ai Caduti è stato fatto, come tutti gli anni, dal pluridecorato Sergente Maggiore del 130 B.C.A. Sylvain Chinal, che ha concluso l'appello stesso dicendo: "Noi associamo a questo ricordo i Morti italiani: gli Alpini dei Battaglioni 'Varese' e 'Bergamo' ed i Paracadutisti della 'Folgore'. Così come i Morti del 1000 Reggimento della 5a Divisione Gebirgsjdger 'Die Gams'.''
Sul Roc Noiò ha parlato agli intervenuti il Generale Hiritier, che nel 1945 ha comandato il 130Battaglione B.C.A. in Tarantasia e che ha ricordato con commosse parole il sacrificio dei suoi Soldati.
Ridiscesi a La Rosihre, il piccolo paese a 1850 m ai piedi del Roc Noir, si è effettuata una seconda cerimonia con la partecipazione di un più numeroso distaccamento di Chasseurs Alpins, che è stato passato in rivista dal Presidente del Consiglio Generale della Savoia, Hervi Gaymard. È stato reso omaggio alla stele ivi esistente posta dal Comune di Montvalizan in onore e a ricordo delle diverse formazioni delle F.F.I. (Force Frangaise de l'Intirieur) e dell'Esercito francese, che hanno combattuto nella zona.
Dopodichi gli intevenuti si sono ritrovati ad un simpatico ed amichevole simposio, durante il quale le cartolinericordo ed il libro "Una Valle, un Reggimento'' offerti dagli Alpini della "Littorio'', hanno trovato favorevolissima accoglienza. Copia del libro è stata anche offerta al gen. Hiritier, il quale, nel ringraziare, ha elogiato gli avversari di ieri definendoli "bravi soldati''.
 
 
NUOVO FRONTE N. 214. 2001

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