LA DIFESA DEI CONFINI ORIENTALI
LA DIFESA DEI CONFINI ORIENTALI
LA DIFESA DELLA VAL D'AOSTA DALLE MIRE
ANNESSIONISTICHE DELLA FRANCIACorrado Lesca Sono ormai passati OLTRE 70 anni dal 1945 ed un po' di rievocazione storica
pare necessaria per i giovani e meno giovani che non hanno vissuto in quei
tempi lontani e che neppure ne hanno preso conoscenza, se non vagamente,
sui libri di scuola.Nel luglioagosto 1943 gli Alleati sbarcavano in Sicilia. Il 25 luglio
il Duce era arrestato per ordine del Re Vittorio Emanuele III. Il 3 settembre
veniva firmato segretamente l'armistizio fra l'Italia e gli Alleati, reso
poi pubblico l'8 settembre. Il successivo 12 settembre un commando tedesco
liberava il Duce.Intanto il 6 giugno 1944 gli Alleati avevano dato inizio all'operazione
Overlord, sbarcando in Normandia, ed il 19 agosto erano già a Parigi.
Il giorno prima gli Americani erano sbarcati in Provenza (operazione Dragon),
allo scopo di serrare in una morsa le truppe tedesche dislocate in Francia
o comunque di affrettarne la ritirata verso la Germania.La manovra era già stata prevista dai Tedeschi che fin dal marzo
1944 avevano provveduto ad attaccare e ad annientare le formazioni di partigiani
stabilite sull'altopiano delle Gliires. Nel luglio erano riusciti anche
a sgominare le forze partigiane attestate nel massiccio del Vercors, ricorrendo
anche a truppe aviotrasportate con alianti. Chiaramente lo scopo era di
eliminare per quanto possibile la pesante minaccia presentata da partigiani
nelle retrovie e lungo le vie di comunicazione.Il 23 settembre 1943 fu proclamata la Repubblica Sociale Italiana ed
il 4 novembre seguente venne pubblicato il bando di chiamata alle armi
delle classi 1923, 1924 e 1925, seguite poi dai richiami delle classi 1921
e 1922. Migliaia di giovani e non giovani si arruolano nelle varie formazioni,
ricreate o create ex novo. Fra le prime si afferma subito la Xa MAS, al
comando del Principe Junio Valerio Borghese. Fra le seconde nascono la
Divisione Alpina "Monterosa'' e la Divisione Granatieri "Littorio'',
che comprende anche un Reggimento (il 40) di Alpini. Queste due Divisioni
vennero avviate in Germania, dove fu effettuato l'addestramento.La "Monterosa'' raggiunse il campo di M|nsingen, nel W|ttemberg,
dove fu sottoposta ad un addestramento accelerato di soli cinque mesi,
tanto che verso la fine di luglio la Divisione potè tornare in Italia.La "Littorio'' si costitul all'inizio di maggio 1944 a Sennelager
in Westfalia, poi all'inizio di settembre fu trasferita a M|nsingen, per
completarvi l'addestramento. All'inizio di novembre 1944 fu alfine realizzato
il rientro in Italia.Ma ormai la situazione sui vari fronti si era fatta sempre più
critica e si riduceva sempre di più per l'Asse la possibilità
di disporre di truppe fresche e ben equipaggiate. I bombardamenti terroristici
degli Alleati sulla Germania nel 1944 erano aumentati di oltre 5 volte
rispetto all'anno precedente (650.000 tonnellate di bombe contro 120.000
dell'anno prima). Nei soli primi quattro mesi del 1945 sarà raggiunta
l'incredibile quantità di 500.000 tonnellate.La zona delle Alpi occidentali ai confini con la Francia, che era stata
essenzialmente soggetta a rastrellamenti sporadici per contrastare le formazioni
partigiane, dopo lo sbarco in Provenza, acquista primaria importanza, come
baluardo per impedire l'ingresso degli Alleati nell'Italia settentrionale.Inizialmente nella zona del Piccolo S. Bernardo (2188 m) fu dislocato
a difesa il 10 Battaglione del 2960 Reggimento dell'8a Divisione Gebirgsjdger,
il quale si attestò sulla Pointe de Clapey (2630 m), sul Col de
Forcle (2531 m), sulla Pointe de Belleface (2657 m), sul Col du Mont (2637),
sull'Aiguille Ade Lancebranlette (2735 m) e sulla cresta dalla Redoute
Ruinie (per noi Forte delle Traversette, 2383 m) al promontorio del Roc
Noir, dove i Tedeschi riuscirono a sistemare ben quattro ricoveri, parzialmente
infossati nella roccia, per circa 40 uomini. Altri piccoli presidn di una
ventina d'uomini furono apprestati sul Mont Valaian (2888 m) e sul Passage
de la Loune Blanche (2567 m), dove esistevano (ed esistono ancora) piccoli
ricoveri francesi in muratura, che furono integrati con ricoveri di pietra
a secco.Nel dicembre 1944 la situazione sulla linea gotica si faceva sempre
più seria: i Gebirgsjdger dell'8a Divisione furono fatti partire
per Bologna, dove perr arrivarono circa un mese dopo, per la quasi totale
impossibilità di usare treni e per la necessità di spostarsi
solo di notte.Dal Monviso al Monte Bianco furono sostituiti dalla 5a Gebirgsjdger
"Die Gams'' (Il Camoscio). Nella zona dal Piccolo S. Bernardo (2188
m) e fino al Col della Selgne (in Val Veny) fu integrata dal 40 Reggimento
Alpini della Divisione "Littorio'', che qui trovr un teatro d'operazione
particolarmente adatto per evidenziare la sua specializzazione.La 12a batteria di obici da 1057/17 della "Monterosa'' fu sistemata
a La Thuile. Utilissima azione d'appoggio fu effettuata dai quattro cannoni
da 75/27 montati su rotaie ed incavernati al Chaz Durà (2578 m).La difesa delle zone del Moncenisio e del Piccolo Moncenisio furono
affidate ai Paracadutisti del Reggimento "Folgore''.Le azioni militari si limitarono inizialmente a scaramucce ed a qualche
colpo di mano. Agli Chasseurs Alpins francesi riuscl di sorprendere, rispettivamente
il 20 ed il 29 dicembre 1944, i nostri due presidn del Mont Valezan e del
Passage de la Louoe Blanche, che vennero fatti prigionieri.Ma, dopo poche settimane, la situazione cambiò del tutto. Il
Generale De Gaulle, dato il rapido approssimarsi della fine della guerra,
il cui esito appariva ormai scontato, decise di procedere all'annessione
della Valle d'Aosta e di una parte del Piemonte, con l'appoggio di una
certa parte della popolazione italiana e dei partigiani comunisti, e volle
fare trovare gli AngloAmericani di fronte al fatto compiuto.Ai primi di aprile venne quindi dato il via ad una vasta manovra d'attacco
condotta, in corrispondenza dei Colli del Piccolo San Bernardo, del Moncenisio
e del Monginevro, dalle ricostituite truppe alpine francesi, che da mesi
ormai ci fronteggiavano.Nella zona del Moncenisio il 5 aprile vennero assaliti il MontFroid
(2834 m), la Pointe de Bellecombe (2760 m), presidiati dai Gebirgsjdger
ed il Piccolo Moncenisio (2182 m), difeso da reparti del Reggimento "Folgore''.La guarnigione tedesca del MontFroid (la cui cresta è lunga
oltre 700 m) si battè validamente ma, dopo oltre due giorni di combattimenti,
dovette ritirarsi.Nelle primissime ore del 12 aprile iniziò il contrattacco tedesco
ed in poche ore il MontFroid venne rioccupato.Sulla Pointe de Bellecombe, invece, l'attacco risoltosi all'inizio
favorevolmente per i francesi, grazie alla sorpresa notturna del 5 aprile,
poi si esaurl alla sera del giorno seguente per il mancato arrivo di rinforzi
e munizioni e la cima venne rioccupata dai reparti italotedeschi.In corrispondenza del Piccolo San Bernardo furono assaliti il 10 aprile
il Roc de Belleface, 2857 m (dal 70 Bataillon Chasseurs Alpins) ed il RocNoiò
dal 130 B.C.A. Sulla prima cima la sorpresa riuscl in pieno ed il presidio
italiano (la solita ventina di uomini) fu fatto prigioniero. Il 12 aprile
perr i Tedeschi occuparono la Pointe du Lac sans Fond, cima che domina
l'Aiguille de Belleface di circa 30 m e costituisce un pericoloso posto
di cecchinaggio. Dopo pochi giorni (il 20 aprile) i Gebirgsjdger di notte
attaccarono la posizione della Belleface dal basso, mentre una squadra
di sei Gebirgsjdger, dopo aver scalato la parete Ovest che adduce alla
vetta (parete che presenta condizioni invernali e difficoltà di
50 grado, e che non è visibile dalle postazioni poste alla base
del dente sommitale), attaccarono dall'alto con bombe a mano e con tiro
di mitragliatrice, costringendo i Francesi a ritirarsi.Per il Roc Noiò (2342 m) un primo attacco francese, condotto
da due sezioni del 70B.C.A., ha luogo all'alba del 25 marzo, ma le due
mitragliatrici tedesche, piazzate in posizione dominante, rendono praticamente
impossibile ogni avanzata. Dopo due ore circa dall'inizio dell'azione (sono
ormai quasi le 7) la situazione appare cristallizzata, fino a quando il
tenente Lissener, sgattaiolando inosservato fra le rocce e la neve, aggira
sulla sinistra il promontorio dov'è attualmente il monumentoricordo,
e riesce con una bomba a mano a mettere fuori combattimento la corrispondente
mitragliatrice. La mitragliatrice di destra si trova minacciata alle spalle
ed in una posizione indifendibile. I tedeschi che occupano la posizione
sono costretti ad arrendersi e vengono avviati a valle.La conquista del Roc Noiò costò ai Francesi 40 morti
e 80 feriti per 48 prigionieri.Due giorni dopo, verso le 2 di notte fu fatto un altro tentativo d'attacco
lungo la cresta, verso il vicino e sottostante Col des Embrasures, ma ormai
i Tedeschi si erano ben trincerati nella neve e respinsero ogni attacco.Due distaccamenti del 130 avrebbero dovuto contemporaneamente attaccare
il Forte delle Traversette. Ma le condizioni meteo furono oltremodo sfavorevoli.
L'artiglieria (dei 75 e dei 155 americani "prestati'' per tre giorni)
riuscl a demolire buona parte del Forte (di vecchio tipo, costruito essenzialmente
in pietra da taglio), pur lasciando quasi intatto il piccolo fabbricato,
ben protetto in un angolo morto, in cui erano accantonati Italiani e Tedeschi.
L'azione riprese al mattino del 31 marzo, ma si esaurl dopo poco. In effetti,
Gebirgsjdger e Alpini erano ben arroccati fra le rovine del Forte e non
sarebbe stato facile snidarli da quella posizione.Il 29 aprile la 5a Divisione Gebirgsjdger iniziò la ritirata,
che, seppure contrastata da qualche formazione partigiana lungo la Valle
d'Aosta, si concluse il 2 maggio a Viverone, con la resa alle truppe americane.Gli Alpini abbandoneranno il Forte delle Traversette solo il 30 aprile.
In quel giorno, per una singolare fatalità, il tenente Dessertaux
che nel 1940 aveva ammainato la bandiera francese quando la guarnigione
si era arresa agli italiani con l'onore delle armi potrà far sventolare
di nuovo la bandiera tricolore sullo stesso pennone.E la batteria di obici della "Monterosa'' rimase a La Thuile addirittura
fino al 7 maggio, in base ad un accordo intercorso con il C.L.N. valdostano,
che non voleva che i Francesi, ancorchi alleati, scendessero in valle.Dal 1960 circa l'Amicale des Anciens du 13e Bataillon Chasseurs Alpins
organizza ogni anno, nella prima domenica di agosto, una cerimonia in onore
e ricordo dei Caduti del Roc Noir. Negli anni scorsi erano sempre stati
presenti a questo evento numerosi reduci francesi del Battaglione suddetto
ed alcuni Gebirgsjdger dell'8a Divisione, provenienti dalla lontana Baviera.Quest'anno, per la prima volta, sono stati anche presenti quattro Alpini
del 40 Reggimento della Divisione "Littorio''. Antonio Frassineti,
Giuseppe Quaquaro, Bruno Guareschi e Marco Vaccheri, che sono stati accolti
con simpatico cameratismo dai loro antichi avversari.Domenica 5 agosto, la cerimonia è iniziata favorita da un tempo
splendido proprio sul Roc Noir, dove si erge il monumento con la lapide,
su cui sono riportati i nomi dei 40 Chasseurs Alpins caduti durante i combattimenti
del '45 e dove un plotone, impeccabilmente schierato sulla ristretta piattaforma
rocciosa della cima, ha reso gli onori. L'appello ai Caduti è stato
fatto, come tutti gli anni, dal pluridecorato Sergente Maggiore del 130
B.C.A. Sylvain Chinal, che ha concluso l'appello stesso dicendo: "Noi
associamo a questo ricordo i Morti italiani: gli Alpini dei Battaglioni
'Varese' e 'Bergamo' ed i Paracadutisti della 'Folgore'. Così come
i Morti del 1000 Reggimento della 5a Divisione Gebirgsjdger 'Die Gams'.''Sul Roc Noiò ha parlato agli intervenuti il Generale Hiritier,
che nel 1945 ha comandato il 130Battaglione B.C.A. in Tarantasia e che
ha ricordato con commosse parole il sacrificio dei suoi Soldati.Ridiscesi a La Rosihre, il piccolo paese a 1850 m ai piedi del Roc
Noir, si è effettuata una seconda cerimonia con la partecipazione
di un più numeroso distaccamento di Chasseurs Alpins, che è
stato passato in rivista dal Presidente del Consiglio Generale della Savoia,
Hervi Gaymard. È stato reso omaggio alla stele ivi esistente posta
dal Comune di Montvalizan in onore e a ricordo delle diverse formazioni
delle F.F.I. (Force Frangaise de l'Intirieur) e dell'Esercito francese,
che hanno combattuto nella zona.Dopodichi gli intevenuti si sono ritrovati ad un simpatico ed amichevole
simposio, durante il quale le cartolinericordo ed il libro "Una Valle,
un Reggimento'' offerti dagli Alpini della "Littorio'', hanno trovato
favorevolissima accoglienza. Copia del libro è stata anche offerta
al gen. Hiritier, il quale, nel ringraziare, ha elogiato gli avversari
di ieri definendoli "bravi soldati''. NUOVO FRONTE N. 214. 2001
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