martedì 18 novembre 2014

LA BATTAGLIA DI BIR EL GOBI -- "Qui nessuno ritorna indietro" --

















"Qui nessuno ritorna indietro"


La Battaglia di Bir el Gobi, 

3 dicembre-7 dicembre 1941

Rappresenta uno degli scontri più duri nell'ambito dell'offensiva britannica denominata Operazione Crusader. La battaglia vide impegnate, in particolare, le forze italiane contro quelle del Commonwealth. Bir el Gobi era un importante crocevia per le carovane, nonché ultimo caposaldo della linea dell'Asse nell'entroterra. Per questo motivo i britannici lo reputavano, a ragione, il baluardo da superare per poter aggirare e intrappolare le truppe italo-tedesche e, conseguentemente, liberare le forze alleate che difendevano Tobruk.

Il 18 novembre, a nord di Bir el Gobi, le forze del Commonwealth passarono all'offensiva. Il 23
ebbe luogo una grande battaglia di carri nel deserto, passata alla storia come "battaglia di Totensonntag" (battaglia della domenica dei morti). A Bir el Gobi si insediarono intanto le truppe italiane: i Battaglioni Giovani Fascisti e alcuni reparti del corpo dei bersaglieri.

I soldati italiani ampliarono le fortificazioni presenti costruendo postazioni di mitragliatrici e di cannoni anticarro, approntando reticolati di filo spinato, ma soprattutto scavando profonde buche per il combattimento individuale. Il caposaldo poteva così difendersi a 360° per tutta la lunghezza del suo perimetro. I giovani volontari entrarono nelle loro buche la sera del 1º dicembre, sotto una pioggia torrenziale.

Alle ore 12.00 del 3 dicembre, sotto una pioggia battente, l'artiglieria alleata diede il via all'offensiva con un nutrito bombardamento sulle posizioni italiane, che subirono le prime perdite, tra cui il maggiore Balisti ,rimasto ferito. Nella notte, tutte le unità italiane al di fuori del perimetro difensivo di Bir el Gobi, con relative strumentazioni ed automezzi, furono catturate dagli attaccanti.

La mattina del 4 furono i Camerons scozzesi ad aprire le ostilità contro le buche presidiate dal I Battaglione. Centinaia di uomini si riversarono contro le postazioni nemiche sorretti da mezzi corazzati e dal fuoco di sbarramento dell'artiglieria. La reazione degli italiani fu efficace, tanto che a decine gli inglesi rimasero uccisi. Anche le postazioni del II Battaglione, più a Nord, furono sottoposte ad un duro attacco: i carri Valentine sorressero l'azione dei fanti indiani. Anche in questo settore le forze britanniche erano superiori in numero e in mezzi.

La prima e la seconda ondata furono respinte in entrambi i settori, ma l'intera zona di Bir el Gobi fu accerchiata dalle truppe inglesi. Il terzo attacco alle linee italiane si registrò verso le 14 di quello stesso giorno: la pressione delle artiglierie e delle fanterie crebbe di ora in ora ma la combattività e la resistenza dei vari presidi italiani non venne meno. Nella serata però si perse la quota 188, la 4.a Compagnia che la presiedeva dovette attestarsi su quota 184.

Gli attacchi continuarono; tra il 4 e 7 dicembre per ben sette volte il XXX Corpo britannico fu respinto con gravi perdite. La sete e la mancanza di rifornimenti indebolirono i reparti italiani che continuarono però la loro accanita resistenza contro il nemico. Vennero richiesti aiuti al comando superiore italo-tedesco, e lo stesso generale Rommel fu informato della coraggiosa resistenza dei reparti italiani che continuavano a tenere il caposaldo. Ormai conscio dell'importanza strategica di questa postazione, la Volpe del Deserto decise di inviare delle truppe corazzate a sostegno degli italiani.

Alle 17 del giorno 5 giunsero in prossimità di quota 188 i primi reparti delle divisioni corazzate tedesche. Dopo un violento scontro tra i carri tedeschi e quelli inglesi, la postazione fu riconquistata è poté iniziare l'avanzata verso Bir el Gobi dove erano attese le divisioni Ariete e
Trieste. La prima fu bloccata da un attacco nemico, mentre la seconda si perse nel deserto. L'arrivo di rinforzi e di qualche rifornimento fu molto importante. Gli Italiani poterono così attaccare gli Inglesi che dovettero abbandonare velocemente il campo di battaglia. Ormai la situazione poté dirsi sotto controllo.

Intanto continuarono i combattimenti tra le varie forze corazzate dei due schieramenti: i panzer tedeschi del generale Crüwell e gli M14 dell'Ariete, che nella notte riuscirono a raggiungere Bir el
Gobi, riuscirono a respingere gli ultimi attacchi delle forze britanniche che non poterono più contare sulla schiacciante superiorità. Il 7 dicembre il presidio italiano di Bir el Gobi venne infine liberato. La battaglia di Bir el Gobi poté dirsi finalmente conclusa. Le perdite da parte inglese furono ingenti, con 300 morti. Gli italiani ne ebbero 60, più 31 dispersi e 117 feriti.

I Giovani Fascisti non erano soli. A parte un certo numero di bersaglieri, in loro supporto combatté una compagnia carri del I battaglione (del 32º reggimento corazzato della divisione Ariete); un minimo di componente corazzata era vitale per reggere l'urto nemico, ma dell'impiego di questa unità poco si conosce, nonostante che la sua intensa attività ne comportasse la quasi totale distruzione, con la perdita complessiva di ben 10 carri armati L3/35, dei 12 complessivamente disponibili (parte dei quali immobilizzata da avarie meccaniche, ma usata come fortino). I carri L erano chiaramente impotenti
contro i blindati britannici, ma usati come sbarramento contro le fanterie nemiche erano ancora validi, per via delle loro due mitragliatrici da 8 mm e di una corazzatura se non altro sufficiente per reggere il tiro delle armi leggere del nemico.

Sempre durante la battaglia vennero usati anche due carri medi M13/40, anche se uno era fuori uso e interrato per funzionare come fortino. Esiste ancora in vita l'ultimo reduce tra il reparto della divisione Giovani fascisti impegnato nella battaglia di Bir el Gobi; ferito durante gli scontri, per il suo valore fu dapprima encomiato con la croce di ferro al valore militare, poi, al ritorno in patria fu annesso al plotone "M" guardia personale del Duce, il cui nome è Gianni Maggio.





Il combattimento di Bir el Gobi ebbe luogo il 19 novembre 1941, nell'ambito delle battaglie dell'Operazione Crusader  fra la divisione Ariete e la 22nd Armoured Bigade della 7th Armoured Division britannica. Dopo un aspro combattimento l′Ariete impedì alla divisione britannica di proseguire l'azione pianificata.

Il 15 novembre 1941 il generale Claude Auchinleck, comandante dell′VIII Armata britannica,
diede il via all'Operazione Crusader, che aveva lo scopo di costringere l'armata italo-tedesca a togliere l'assedio a Tobruk e, possibilmente, di respingerla fuori dalla Cirenaica. L′VIII Armata era articolata sul XIII Corps (essenzialmente con divisioni di fanteria) e sul XXX Corps, che comprendeva anche la 7th Armoured Division (Desert Rats), la divisione corazzata veterana della guerra del deserto, originata dalla Western Desert Force che, poco meno di un anno prima, aveva pesantemente sconfitto la 10ª Armata italiana nell'Operazione Compass. Il piano britannico era di aggirare da sud le posizioni italo-tedesche con la 7th Armoured Division per poi prendere al rovescio le forze che assediavano Tobruk.

Negli stessi giorni Rommel progettava un nuovo attacco su Tobruk, quindi aveva radunato le forze corazzate tedesche (raggruppate nel Deutsches Afrika Korps o DAK) a nord ovest, fra Tobruk ed il confine egiziano in prossimità della costa. L′Ariete in questo piano aveva il compito di fronteggiare il XIII Corps (quindi con fronte ad est) coprendo il nodo stradale di Bir el Gobi, da cui partivano le carovaniere verso Bir Hakeim (nord-ovest), Giarabub (sud), Sidi Omar (sud-est) e El Adem e successivamente Tobruk (nord).




Forze contrapposte

132ª Divisione corazzata "Ariete" (generale Mario Balotta)

Comando e servizi

132º Reggimento fanteria carrista

VII Battaglione carri M

VIII Battaglione carri M

IX Battaglione carri M

32º Reggimento fanteria carrista

I Battaglione carri L

II Battaglione carri L

III Battaglione Carri L

8º Reggimento bersaglieri

V Battaglione bersaglieri autoportato

XII Battaglione bersaglieri autoportato

III Battaglione armi d'accompagnamento

132º Reggimento artiglieria

I Gruppo da 75/27

II Gruppo da 75/27

1ª Batteria (3 pezzi) MILMART su autocannoni da 102/35[1]

una sezione (2 pezzi)/6ª Batteria MILMART su autocannoni da 102/35

In totale erano disponibili circa 130 M13/40, dato che il 32º Reggimento Fanteria Carrista non era operativo ed era lontano dall'area dell'azione.

22nd Armoured Brigade

(generale Jock Scott-Cockburn)

2nd Royal Gloucestershire Hussars (RGH) Regiment

3rd County of London Yeomanry (CLY) Regiment

4th County of London Yeomanry Regiment

Una compagnia del 1st King Royal Rifles Corp (KRRC) Batillon

Una batteria del 4th Royal Horse Artillery (RHA) Regiment su 8 pezzi da 25 lb (88 mm)

Una sezione controcarri su pezzi da 2 libbre

Una batteria contraerei leggera su pezzi Bofors 40/56

11th Hussars Regiment

In totale i britannici avevano 150 carri Cruiser Mk VI Crusader ed un numero imprecisato di autoblindo.

Il 15 novembre l′Ariete, che fronteggiava il XXX Corps (quindi aveva il fronte verso est) fu fatta ruotare con perno su Bir el Gobi (al centro dello schieramento) in direzione sud, dato che erano stati rilevati concentramenti di truppe britanniche (la 7th Armoured Division) nella zond ella Ridotta Maddalena. A questo punto la difesa fu riorganizzata su una linea di capisaldi tenuti dai bersaglieri, appoggiati direttamente da cannoni 47/32 e mortai da 81 mm, con l'appoggio indiretto dell'artiglieria divisionale da 75/27, la costruzione delle opere di fortificazione dei capisaldi iniziò immediatamente e proseguì fino al mezzogiorno del 18.

La 7th Armoured Division era su tre brigate corazzate: 7th, 4th e 22nd Armoured Brigade (quest'ultima distaccata dalla 1st Armoured Division), di queste la 4th mosse direttamente a nord dalle basi di partenza, in appoggio diretto all'avanzata del XXX Corps, la 7th puntò si Sidi Rezegh (dove si trovavano le basi aeree dell'Asse) e la 22nd (immediatamente a sinistra della 7th) mosse direttamente verso Bir el Gobi per respingere l′Ariete e prendere al rovescio la 21ª Panzer. La 22nd era preceduta dalle autoblindo dell'11th Hussars Regiment, che era un'unità esplorante divisionale.

Alle 14 del 18 novembre le autoblindo britanniche (Squadron B dell'11th Hussars) furono avvistate a circa 10 km a sud est di Bir el Gobi da un plotone di M 13/40 che, serrate le distanze, aprì il fuoco sui britannici, queste furono le prime cannonate del combattimento. Le autoblindo, grazie alla loro maggiore velocità, ruppero agevolmente il contatto con gli italiani. Il tentativo britannico di far affluire una sezione del RHA per permettere alle autoblindo di proseguire la ricognizione fu impedito dal sopraggiungere dell'oscurità.

Intanto una formazione aerea nemica bombardava il grosso dell′Ariete, provocando alcuni feriti e la distruzione di un trattore del 132º Reggimento Artiglieria.

In seguito alla comparsa del nemico il generale Balotta ordinava alla divisione di assumere uno schieramento difensivo. La linea del fronte tenuto dai bersaglieri fu accorciata, mentre i 5 pezzi della Milimart furono schierati subito a nord di Bir el Gobi ed il 132º Reggimento Fanteria Carrista fu schierato a 6 km a nord ovest di Bir el Gobi, in posizione per un eventuale contrattacco ed in copertura della carovaniera per el Adem. La linea difensiva dei bersaglieri era tenuta (da destra a sinistra) dal 12°, dal 5º e dal 3º Battaglione.

La mattina del 19 novembre la 22nd Armoured Brigade si mosse verso Bir el Gobi, sempre schermata dalle autoblindo dell'11th Hussars che, contrastate dalla 3ª Compagnia del 7º
Battaglione Carri M, appoggiata da una sezione da 75/27, furono costrette a ritirarsi. Tuttavia la posizione dei carri italiani era scoperta sul fianco destro, quindi, bloccata sul fronte dal tiro dei 25 lb della RHA, la compagnia fu aggirata ed attaccata alle spalle dai Crusader dello Squadron H/2nd RGH. In questo scontro, dopo la perdita di tre M 13/40 i carri italiani ripiegarono sulle proprie linee insieme alla sezione di artiglieria, con la perdita di ben tre ufficiali.

A questo punto le autoblindo dell'11th Hussars ripresero la testa della brigata e, verso le 12, avvistarono la linea di resistenza dei bersaglieri circa 4,5 km a sud est di Bir el Gobi. Quasi contemporaneamente, alle 10.30 la 22nd Armoured Brigade, coperta dal fuoco della RHA, avanzava con il 2nd RGH a destra ed il 4th CLY a sinistra, mentre il 3rd CLY restava in riserva.
La prima unità italiana impegnata dai carri fu il III Battaglione armi d'accompagnamento, che, non ancora completamente schierato, fu travolto dai carri dello Squadron H/2nd RGH, un plotone del IX Battaglione carri M, inviato a supportare i bersaglieri, fu distrutto dall'azione combinata degli Squadron G ed H del 2nd RGH, con la morte anche del comandante del plotone. Invece lo Squadron F del 2nd RGH si trovò di fronte il V Battaglione bersaglieri che, ben attestato a difesa e coperto dal tiro delle artiglierie e dei cannoni della Milimart (Milizia Marittima di Artiglieria) , ne bloccò l'avanzata.

Tuttavia i carri inglesi si raggrupparono nuovamente e gli Squadron F e G del 2nd RGH riuscirono a sfondare le linee del III Battaglione armi d'accompagnamento, aprendosi la strada verso nord.

Il 4th CLY si diresse sulle posizioni (non ancora fortificate) del XII Battaglione bersaglieri, lo Squadron A, che guidava l'attacco, fu fermato dal fuoco delle artiglierie italiane, mentre lo Squadron B tentava di superare l'ala destra italiana, per avvolgere il battaglione bersaglieri.
Diversi carri britannici riuscirono ad infiltrarsi fra i capisaldi, tanto da tagliare fuori il comando di reggimento, che riuscì solo a fatica a ricongiungersi con il XII Battaglione.

In questa situazione critica, alle 13.30 scattò il contrattacco del 132º Reggimento Fanteria Carrista, la 1ª Compagnia/VII Battaglione, seguita a breve distanza dalla 2ª Compagnia, e dall'intero VIII Battaglione fu lanciata verso sud per attaccare il 2nd RGH. Questi 60 carri impegnarono a fondo ed aggirarono i due reggimenti britannici, che furono costretti ad arrestarsi. Un tentativo del 4th CLY di inviare lo Squadron C per tentare un aggiramento delle posizioni dei bersaglieri fu arrestato dal fuoco dei pezzi controccarri e degli autocannoni della Milimart, con gravi perdite britanniche.

L'intervento del 3rd CLY, che era stato spostato a coprire il fianco destro del 2nd RGH, sorprese il plotone che aveva aggirato questa unità da destra e riuscì facilmente ad avere ragione dei carri italiani. Lasciato lo Squadron B in posizione difensiva (scafo sotto) per tenere i contatti con l'altro reggimento, il comando del reggimento avanzò, incappando nelle difese controcarri dei bersaglieri, che ben presto misero fuori combattimento quattro carri, compreso quello del comandante del reggimento.

Alle 16.30, il 2nd RGH fu costretto a ripiegare, sotto la pressione dei carri italiani, sempre tenuto sotto il fuoco dai pezzi anticarro e dagli autocannoni. A questo punto si ritirò anche il 4th CLY. Il 3rd CLY (che era stato il meno provato nei precedenti combattimenti) alle 16.50 ricevette l'ordine di raggrupparsi per tentare un nuovo attacco, ma un'ora dopo arrivò un contrordine, motivato dalle perdite già subite. A quel punto l'attacco della 22nd Armoured Brigade era finito in un completo fallimento.

Le perdite fra i britannici erano state pesanti:

2nd RGH - 30 carri, 11 morti, 19 feriti e 20 dispersi

3rd CLY - 4 carri, 6 morti ed un numero imprecisato di feriti

4th CLY - 8 carri, 4 morti e 22 dispersi

In totale la 22nd Armoured Brigade aveva perso 42 carri, 21 morti e una settantina fra feriti e dispersi (i dispersi erano stati tutti fatti prigionieri)

D'altra parte anche le perdite italiane non erano state lievi:

132º Reggimento Fanteria Carrista - 34 carri, 5 ufficiali morti, 5 ufficiali feriti ed un ufficiale disperso, 11 carristi morti, 45 carristi feriti e 65 carristi dispersi

8º Reggimento Bersaglieri - 9 morti, 18 feriti e 17 dispersi

132º Reggimento Artiglieria - Un pezzo e tre automezzi distrutti, 6 feriti

In totale l′Ariete aveva perso 34 carri, un cannone, tre automezzi, 25 morti, 177 fra dispersi e feriti

La battuta d'arresto della 22nd Armoured Brigade costrinse la 7th Armoured Brigade a fermare l'avanzata verso Sidi Rezegh, dato che sarebbe stato estremamente rischioso lasciare il fianco scoperto agli italiani che, nonostante le perdite, avevano ancora un centinaio di carri e le artiglierie pressoché intatte. L'attacco del DAK alla 4th Armoured Brigade costrinse quest'ultima a cedere il passo, e nella prosecuzione dell'azione anche la 7th Armoured Brigade fu costretta a ritirarsi. In questo modo andò completamente a vuoto il piano britannico per l'Operazione Crusader, e solo la successiva battaglia di attrito permise all′VIII Armata di respingere l'armata italo-tedesca in Tripolitania, nei primi giorni di dicembre.

Il combattimento fu portato avanti dai carristi inglesi secondo i canoni di impiego dei carri britannici, cioè utilizzando i carri incrociatori come arma autonoma, senza l'appoggio della fanteria, e con l'artiglieria utilizzata solo da lunga distanza (non si ha notizia dell'impiego nel combattimento né dei 2 libbre né dei 40 mm Bofors). Invece l′Ariete operò coordinando la fanteria con i carri armati, evidentemente ispirata dalle teorie di impiego tedesche, dato che nei mesi precedenti si era addestrata insieme alle unità Panzer del DAK. Questo utilizzo di unità corazzate con impiego pluriarma si era già dimostrato in precedenza nettamente superiore all'impiego tattico dei soli carri armati nell'attacco al fronte nemico.

È abbastanza interessante notare che le perdite italiane, furono nettamente superiori a quelle britanniche, principalmente perché a subire i danni maggiori fu la fanteria (i bersaglieri) nei confronti dei reparti di carri. È importante notare anche l'elevata percentuale di ufficiali persa fra i carristi nel corso del combattimento (5 morti e 5 feriti su una sessantina di ufficiali in organico).



Leggendarie sono le figure del Caporal Maggiore Niccolini Ippolito e David Stefano, entrambi decorati con Medaglia d'Oro al Valore. Il primo caduto a Bir El Gobi, il secondo in Tunisia. Le motivazioni sono rispettivamente:

"Dottore in legge, fervente di amor patrio si arruolava come soldato semplice ansioso di tradurre in azione i suoi ideali di Patria. Caporal Maggiore comandante di squadra cannoni anticarro, in un caposaldo completamente accerchiato da soverchianti forze nemiche immobilizzava, con il suo pezzo, due carri armati pesanti rimanendo ferito al capo. In successiva azione usciva dalla postazione e cercava di colpire l'equipaggio di un carro attraverso le feritoie con colpi di pistola e bombe a mano. Benché nuovamente ferito, con una bomba anticarro affrontava un altro carro, che colpito doveva allontanarsi. Ferito al petto, pur versando in gravi condizioni, riusciva a rientrare nella postazione e calmo e sereno incitava i propri uomini a perseverare nella cruenta lotta. Mentre un altro carro stava per schiacciare la postazione, lo contrassaltava con sublime ardore. Sublime esempio di cosciente valore ed eroico sacrificio."
Bir el Gobi (Libia), 3-4-5 Dicembre 1941.



"Dopo trenta mesi di dura lotta, durante un aspro attacco nemico soverchiato da preponderanti forze, rifiutava più volte di arrendersi, finché unico superstite di un posto avanzato, stordito e gravemente ferito veniva raccolto dal nemico che pensava di servirsene come schermo per penetrare di sorpresa in un nostro caposaldo. Nella notte lunare veniva condotto presso le nostre postazioni con l'arma puntata alla schiena. Accortosi che i commilitoni gli andavano incontro giubilanti per aiutarlo, non esitava a gridare ad alta voce: "Seconda Compagnia fuoco! Sono nemici". Pagava così consapevolmente con la vita la sua sublime incomparabile dedizione alla Patria.
Quota 141 di Diez Srafi (Tunisia), 25 Aprile 1943."-


IL MEDAGLIERE




















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