La dittatura perfetta avra´ la sembianza di una democrazia, una prigione senza muri nella quale i prigionieri non sogneranno mai di fuggire. Un sistema di schiavitu´ dove, grazie al consumo e al divertimento, gli schiavi ameranno la loro schiavitu´.
giovedì 17 ottobre 2019
DAI PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION AL “NUOVO ORDINE MONDIALE”
DAI PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION AL “NUOVO ORDINE MONDIALE”
Le rivelazioni sconvolgenti dei protocolli dei Savi di
Sion sono sempre oggetto di discussione sulla genuinità della
scrittura. Rectius, della riscrittura, ma non sui contenuti. Essi sono
in linea con il Talmud, il testo sacro ebraico secondo solo alla Bibbia.
E il Taimud, che significa insegnamento, studio, discussione
dalla radice ebraica, non è certo un falso. In sintesi, è il contratto
di lavoro fra Dio e il popolo ebraico per dare un servizio all’umanità e
l’ebreo vi viene visto come sacerdote e servo dell’umanità in una sorta
di culto cosmico al Creatore. Traggono da qui molte interpretazioni
della superiorità del popolo ebraico sugli umani. I Farisei furono i
sacerdoti del Taimud e furono combattuti da Gesù. I PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION
..UNA LETTURA IMMANCABILE PER CHI VUOLE CAPIRE..
di Giacoletto Dario ..un documento, può essere vero oppure, può essere
falso. Un documento vero, può dire il vero, oppure può dire il falso
(esempio: certificato di nascita vero, con data errata). Viceversa,
anche un documento falso può dire sia il vero che il falso. Se io
falsifico, ovvero produco, un documento falso che dice esattamente ciò
che dice l’originale vero; avrò fatto un falso che dice il vero. Ripeto,
non necessariamente un documento falso, dice il falso. I protocolli dei savi di Sion, vengono generalmente
presentati come un’opera letteraria che precede l’attuale concetto di
cospirazionismo ovvero, l’idea secondo il quale esiste nel mondo un
piano per manipolare e gestire l’umanità “Goym” da parte dei cosi detti
“eletti” chiamati a governare su di loro. Circa il documento ”Protocolli dei savi di Sion”, si è
lungamente dibattuto circa la sua genuinità. Poco invece si è dibattuto
circa il fatto che dicano o meno il vero. Perché?.. Semplice la
risposta: La loro genuinità non è dimostrabile (ma neanche la loro non
genuinità) e, chi dispone dell’informazione non ha interesse che ne
vengano valorizzati e pubblicizzati i contenuti. Perché?.. Perché il
contenuto dimostra che dicono il vero indipendentemente dal fatto che
siano veri o falsi. A mio parere, potrebbero essere benissimo una
riproduzione falsa di documenti veri. Direbbero quindi il vero, ma
permetterebbero all’informazione di affermare che sono dei falsi. Ciò
che però secondo me conta, è che questi documenti, sono di tipo
profetico, in quanto chi li ha scritti afferma ciò che avverrà in
seguito e, in seguito tutto quanto si è regolarmente avverato. Da quando
si suppone siano stati scritti, sono passati più di cento anni e, si
può ipotizzare che i documenti prevedano ancora un po’ di tempo a
venire. Constatando che nel tempo passato da quando sono stati scritti
sino ad ora, tutto si è avverato secondo i piani riportati dal
documento; come si può affermare che sono falsi nel loro contenuto?.. E
difatti si preferisce attrarre l’attenzione sulla loro genuinità
originale; ma non sul contenuto che si sceglie di non evidenziare. Io
però, cerco la verità (parziale e mai assoluta) e, quindi mi va bene
anche un documento del genere. A cosa mi servirebbe un documento
autentico che dicesse il falso? A parte queste considerazioni, ve ne sono altre di
altro genere. Supponendo che si tratti di un falso, l’autore che in
questo caso avrebbe inventato quanto sostenuto dai protocolli, gli si
dovrebbe riconoscere una fantasia notevole e se poi la sua fantasia si
traduce in realtà; dovrebbe pure essere ammirato per la sua enorme dote
profetica. Colui che li ha scritti, avrebbe avuto la possibilità
di affermarsi come scrittore, senza nulla rischiare; perché rischiare
mettendo in circolazione un documento falso che nulla gli da e tutto gli
può togliere?.. A suo tempo, venne messa in circolazione la notizia,
secondo il quale l’autore falsario era un rampollo di famiglia
benestante. Questo potrebbe ipoteticamente essere vero, in quanto
solamente i facenti parte di famiglie benestanti inserite ad alto
livello nella mafia di sistema, conoscono l’apparato occulto che opera
dietro le quinte!.. Ma questo non fa altro che confermare ciò che
sostengono coloro che considerano veri i Protocolli. Li ha scritti
certamente una persona che conosce l’apparato sionista occulto ovvero,
la dottrina rabbinica e il Talmud. Di fronte alla disastrosa situazione sociale (vedi
mafia di stato, di stati, globale), culturale, economica attuale; non si
può continuare a pensare che tutto sia il risultato della casualità.
Siamo di fronte ad una azione mafiosa di portata mondiale del quale la
casta politica non è l’artefice ma, una mercenaria presenza al servizio
di essa. Semplicemente puttane!.. Lo dimostrano gli atteggiamenti
apparentemente d’opposizione mentre, portano ai risultati che la mafia
internazionale e globalista (bancaria) a loro impone. Ora in Italia,
abbiamo addirittura un bipolarismo a quattro!.. Un governo tecnico, due
opposizioni con destra e sinistra, un centro per le evenienze di
mercato!.. Ci viene detto che vi è la crisi, che occorre pagare il
debito!.. perché nulla fanno per impedire l’affermazione della strategia
dello spreco?.. se il debito ci danneggia; perché ora cercano di
imporre il debito europeo e collettivo?.. perché nessun politico o
giornalista, parla mai della vera causa che sta alla base del debito di
stato?.. ovvero il “Signoraggio bancario”?.. Le puttane che stanno lungo
le strade, hanno ancora una loro apparente dignità; queste non più!..
Esattamente come dimostrato nei “Protocolli dei savi di Sion”. Uomini siate, e non pecore matte, Sì che ‘l giudeo tra voi di voi non rida. (Dante: Par. c. V; v. 80, 81)
PS: Il libro è facilmente reperibile in internet.
(Introvabile l’edizione dell’immagine).Sono riportati i protocolli nel
libro “LE SOCIETA’ SEGRETE e il loro potere nel ventesimo secolo”. A proposito della questione sull’autenticità dei “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” (articolo di Francesco Lamendola) Nell’articolo sui “Protocolli dei
Savi Anziani di Sion”, il professor Francesco Lamendola affronta, con il
consueto equilibrio, un tema molto spinoso. L’autore, dopo aver
ripercorso la fortuna dei Protocolli, dalla loro comparsa nella Russia
dello czar Nicola II Romanov, esamina la portata del libro, inquadrando
la questione nell’ambito degli studi inerenti alla cospirazione globale.
Esemplare è il discorso circa le fonti cui possono attingere solo gli
storici accademici, laddove gli studiosi che desiderano addentrarsi
negli oscuri meandri della storia vera, debbono accontentarsi di indizi,
parallelismi, “coincidenze”, giacché è fatale che i burattinai non
lascino documenti scritti. Circa i famigerati Protocolli,
ferve il dibattito sulla loro paternità: alcuni li attribuiscono alla
polizia segreta russa, altri ai Sionisti, altri ancora ai Gesuiti.
Stabilire chi li vergò è esercizio ozioso: piuttosto se ne può
verificare, punto per punto, la plausibilità, quando, ad esempio,
l’ignoto autore descrive i piani politici ed economici della feccia
satanista. Chi guardi all’odierna situazione della Grecia,
preludio di altri tumultuosi eventi, vedrà nei Protocolli il canovaccio
(trama, si potrebbe scrivere con intento anfibologico) di quanto sta
accadendo oggigiorno. Anche il continuo e gattopardesco “ricambio” delle
classi dirigenti, in cui ad una generazione di corrotti ne subentra
un’altra illibata solo all’apparenza, ma in verità ancora più immorale, è
una strategia illustrata nei Protocolli. Dunque l’analisi di questo testo è
illuminante, sebbene resti poi da scrutare il vertice della Piramide.
E’ come, infatti, se si potessero scorgere da lontano le pendici di una
gigantesca montagna, mentre la vetta è sottratta alla vista, a causa di
dense e spesse nubi che la nascondono. Così si può soltanto tentare di
indovinare la forma e le dimensioni della cima. Ad ogni modo, non ci
sbaglieremo, se collocheremo al culmine del potere gli Arconti: su costoro sappiamo poco, ma è certo, piaccia o no, che non sono uomini. Da quando hanno fatto la loro comparsa nella storia
d’Europa (la prima traduzione italiana apparve nel 1921 a cura di
Giovanni Preziosi), i «Protocolli dei Savi Anziani di Sion» non hanno
cessato di polarizzare l’attenzione degli storici, dei politologi e
dell’opinione pubblica intorno alla controversia sulla loro autenticità.
Il libro, apparso nella Russia di Nicola II all’interno di un’opera più
vasta del mistico russo Sergej Nilus, è scritto in prima persona da un
“grande vecchio” che rivolge le sue parole ad un’assemblea di anziani
ebrei, esponendo le linee guida di un piano strategico dalla
straordinaria vastità di concezione e mirante, addirittura, alla
conquista e alla sottomissione del mondo da parte degli Ebrei, il
“popolo eletto”. Infiltrandosi come una prodigiosa, efficientissima e
segretissima quinta colonna nelle società cristiane e segnatamente nei
centri del potere economico, finanziario, culturale e dell’informazione,
gli Ebrei – stando a questo testo – si porrebbero l’obiettivo
dichiarato di indebolire la fibra morale di tutte le società non ebree,
sovvertendo gradualmente, ma inesorabilmente, tutti i valori, tutte le
certezze, tutte le tradizioni, fino a creare le condizioni adatte perché
il mondo intero cada, come un frutto maturo, in potere dell’ebraismo
internazionale, che agisce per mezzo di banchieri, uomini politici,
giornalisti ed esponenti del mondo della cultura. Dal momento che i «Protocolli» si prestano ad una
lettura in chiave antisemita e che, effettivamente, essi entrarono a far
parte del bagaglio propagandistico antisemita del nazismo (e, in misura
molto più blanda, del fascismo, ma solo all’epoca delle leggi razziali
del 1938), con tutto quello che ne è derivato, gli storici della seconda
metà del Novecento hanno liquidato l’intera questione della loro
autenticità, dichiarandoli un falso confezionato dalla «Ochrana», il
servizio segreto zarista, probabilmente a Parigi e con lo scopo di
creare una sorta di giustificazione morale per i “pogrom” che
infuriavano, di quando in quando, in Russia, in Ucraina, in Polonia. Anche il saggista Sergio Romano, col suo libro del
1992 «I falsi protocolli», ha impostato così tutta la problematica ad
essi relativa, come già il titolo suggerisce chiaramente: come se, una
volta assodata la loro non autenticità, venisse a cadere interamente
l’altra questione, ad essa collegata, ma che nessuno osa anche soltanto
accennare, tanto forte è il timore di essere accusati di antisemitismo o
addirittura di simpatie per il nazismo: se, cioè, le cose espresse in
quel documento possano corrispondere a fatti reali e se, inoltre, siano o
meno in linea con la Legge ebraica e con il sentire ebraico nei
confronti dei “gojm”, dei Gentili. Ma torniamo al legame fra l’«Ochrana» e i «Protocolli». Ora, a parte il fatto che si potrebbe discutere se
tutti i “pogrom” fossero voluti e organizzati dagli ambienti antisemiti
della Russia e dai servizi segreti zaristi, o se non possano ricondursi
anche, almeno in parte, ad una manovra delle potenti lobbies ebraiche
dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti, proprio allo scopo di
screditare il governo zarista (ne abbiamo già parlato nell’articolo
«Possono darsi delle verità così tremende che nessuna voce umana
riuscirebbe a pronunziarle», inserito sul sito di Arianna Editrice in
data 28/02/10), forse sarebbe il caso di domandarsi se la questione
della autenticità, affermata o negata che sia, costituisca davvero la
questione centrale che ci si dovrebbe porre davanti a questo
impressionante documento. Infatti, posto e stabilito che nessuna seria società
segreta lascia documenti scritti relativi ai suoi complotti (e, in
questo senso, i «Protocolli», nella versione in cui li conosciamo, sono
quasi certamente un falso), il punto è che non si dovrebbe guardare il
dito che indica la Luna, ma la Luna in se stessa: si dovrebbe cioè
vedere se, nello sviluppo della storia moderna e nelle prescrizioni e
invocazioni della “Torah”, della “Mishna” e del “Talmud”, i concetti
espressi nei «Protocolli» trovino corrispondenza, oppure no. A proposito dell’intera questione, Julius Evola,
autore della «Introduzione» all’edizione italiana del 1938 dei
«Protocolli», curata dalla rivista di Giovanni Preziosi «La vita
italiana», così si esprimeva (pp. 9-10): «Due punti vengono
particolarmente in risalto nei “Protocolli”. Il primo si riferisce
direttamente alla questione ebraica. Il secondo ha una portata più
generale e conduce ad affrontare il problema delle forze vere in atto
nella storia. Perché il lettore si renda pienamente conto dell’uno e
dell’altro punto, crediamo opportuno svolgere alcune considerazioni,
indispensabili per un giusto orientamento. Per un tale orientamento,
occorre anzitutto affrontare il famoso problema della “autenticità” del
documento, problema sul quale si è voluto tendenziosamente concentrare
tutta l’attenzione e misurare la portata e la validità dello scritto.
Cosa invero puerile. Si può infatti negare senz’altro l’esistenza di una
qualunque direzione segreta degli avvenimenti storici. Ma ammettere,
sia pure come semplice ipotesi, che qualcosa di simile possa darsi, non
si può, senza dover riconoscere che, allora, s’impone un genere di
ricerca ben diverso da quello basato sul “documento” nel senso più
grossolano del termine. Qui sta precisamente – secondo la giusta
osservazione del Guénon – il punto decisivo, che limita la portata della
questione dell’”autenticità”: nel fatto, che NESSUNA ORGANIZZAZIONE
VERAMENTE E SERIAMENTE SEGRETA, QUALE SI SIA LA SUA NATURA, LASCIA
DIETRO DI SÉ DEI “DOCUMENTI” SCRITTI. Solo un procedimento “induttivo”
può dunque precisare la portata di “testi”, come i “Protocolli”. IL CHE
SIGNIFICA CHE IL PROBLEMA DELLA LORO “AUTENTICITÀ” È SECONDARIO E DA
SOSTITUIRSI CON QUELLO, BEN PIÙ SERIO ED ESSENZIALE, DELLA LORO
“VERIDICITÀ”. Giovanni Preziosi già sedici anni or sono, nel pubblicare
per la prima volta il testo, aveva ben messo in rilievo questo punto. La
conclusione seria e positiva di tutta la polemica, che nel frattempo si
è sviluppata, è la seguente: CHE QUAND’ANCHE (cioè: dato e non
concesso) I “PROTOCOLLI” NON FOSSERO AUTENTICI NEL SENSO PIÙ RISTRETTO, È
COME SE ESSI LO FOSSERO, PER DUE RAGIONI CAPITALI E DECISIVE: 1) Perché i fatti ne dimostrano la verità; 2) Perché la loro corrispondenza con le idee-madre dell’Ebraismo tradizionale we moderno è incontestabile.» Che l’antisemitismo di Evola non fosse di tipo
biologico – e quindi razzista – è attestato, peraltro, dal seguente
passaggio (che, ove ipotizza una strumentalizzazione degli stessi Ebrei
da parte di poteri occulti corrispondenti ad un livello più alto, che
potrebbe far capo a forze non interamente umane, ricorda, sia detto fra
parentesi, la posizione sostenuta al presente da David Icke; op. cit.,
p. 21-22): «Diciamo subito che noi personalmente non possiamo seguire,
qui, un certo antisemitismo fanatico che, nel suo voler vedere
dappertutto l’Ebreo come “deus ex machina”, finisce col cader esso
stesso vittima di una specie di tranello. Infatti dal Guénon è stato
rilevato che uno dei mezzi usati dalle forze mascherate per la loro
difesa consiste spesso nel condurre tendenziosamente tutta l’attenzione
dei loro avversari verso chi solo in parte è la causa reale di certi
rivolgimenti: fattone così una specie di capro espiatorio, su cui si
scarica ogni reazione, esse restano libere di continuare il loro giuoco.
Ciò vale, in una certa misura, anche per la questione ebraica. La
constatazione della parte deleteria che l’Ebreo ha avuto nella storia
della civiltà non deve pregiudicare una indagine più profonda, atta a
farci presentire forze di cui lo stesso Ebraismo potrebbe esser stato,
in parte, solo lo strumento. Nei “Protocolli”, del resto, spesso si
parla promiscuamente di Ebraismo e di Massoneria, si legge” cospirazione
massonico-ebraica”, “la nostra divisa massonica, ecc., e in calce della
loro prima edizione si legge: “firmato dai rappresentanti di Sion del
33 grado”. Poiché la tesi, secondo la quale la Massoneria sarebbe
esclusivamente una creazione e uno strumento ebraico è, per varie
ragioni, insostenibile, già da ciò appare la necessità di riferirsi ad
una trama assai più vasta di forze occulte pervertitrici, che noi siamo
perfino inclini a non esaurire in elementi puramente umani. Le
principali ideologie consigliate dai “Protocolli” come strumenti di
distruzione e effettivamente apparse con questo significato nella storia
– liberalismo, individualismo, scientismo, razionalismo, ecc. – non
sono, del resto, che gli ultimi anelli di una catena di cause,
impensabili senza antecedenti, quali per esempio l’umanesimo, la
Riforma, il cartesianismo: fenomeni dei quali però nessuno vorrà
seriamente far responsabile una congiura ebraica, così come il Nilus, in
appendice, mostra d credere, inquantoché fa retrocedere la congiura
ebraica niente di meno che al 929 a. C. Bisogna invece restringere
l’azione distruttrice positiva dell’internazionale ebraica ad un periodo
assai più recente e pensare che gli Ebrei hanno trovato un terreno già
minato da processi di decomposizione e d’involuzione, le cui origini
risalgono a tempi assai remoti e che sui legano ad una catena assai
complessa di cause: essi hanno utilizzato questo terreno, vi hanno, per
così dire, innestato la loro azione, accelerando il ritmo di quei
processi. La loro parte di esecutori del sovvertimento mondiale non può
dunque essere assoluta. I “Savi Anziani” costituiscono invero un mistero
assai più profondo di quanto lo possano supporre la gran parte degli
antisemiti, e così pure, per un altro verso, coloro che invece fanno
cominciare e finire ogni cosa nell’internazionale massonica, o simili.»
Per Evola, la questione dell’autenticità o meno è una falsa questione,
perché quello che conta è la piena concordanza fra lo spirito della
Legge ebraica e lo spirito che emerge dalle pagine dei «Protocolli; e,
in particolare, l’idea della rivincita mondiale dell’ebraismo su tutto
il resto dell’umanità, sui Gentili, considerati alla stregua di
bestiame, se non di autentica spazzatura destinata, comunque, ad un
ruolo totalmente subalterno nel “nuovo ordine mondiale” che verrà
instaurato nel gran giorno (idem, pp. 24-26): «Per ben inquadrare il problema ebraico e comprendere
il vero pericolo dell’Ebraismo bisogna partire dalla premessa che alla
base dell’Ebraismo non sta tanto la razza (in senso strettamente
biologico), ma la Legge. La Legge è l’Antico Testamento, la “Torah”m, ma
altresì, e soprattutto, i suoi ulteriori sviluppi, la “Mishna” e
essenzialmente il “Talmud”. È stato giustamente detto che, come Adamo è
stato plasmato da Jehova, così l’ebreo è stato plasmato dalla Legge: e
la Legge, nella sua influenza millenaria attraverso le generazioni, ha
destato speciali istinti, un particolar modo di sentire, di reagire, di
comportarsi, è passata nel sangue, tanto da continuare ad agire anche
prescindendo dalla coscienza diretta e dall’intenzione del singolo. È
così che l’unità d’Israele permane attraverso la dispersione: in
funzione di un’essenza, di un incoercibile modo d’essere. E insieme a
tale unità sussiste e agisce sempre, fatalmente, o in modo atavico e
inconscio, o in modo oculato e serpentino, il suo principio, la Legge
ebraica, lo spirito talmudico.
È qui che interviene un’altra prova della veridicità
dei “Protocolli” quale documento ebraico, inquantoché trarre da questa
Legge tutte le sue logiche conseguenze nei termini di un piano d’azione
significa – esattamente – venire più o meno a quanto di essenziale si
trova nei “Protocolli”. Ed è essenziale questo punto, CHE MENTRE
L’EBRAISMO INTERNAZIONALE HA IMPEGNATO TUTTE LE SUE FORZE PER DIMOSTRARE
CHE I “PROTOCOLLI” SONO FALSI, ESSO HA SEMPRE E CON LA MASSIMA CURA
EVITATO IL PROBLEMA DI VEDERE FINO A CHE PUNTO QUESTO DOCUMENTO, FALSO O
VERO CHE SIA, CORRISPONDE ALLO SPIRITO EBRAICO. E proprio questo è il
problema che ora vogliamo considerare. L’essenza della Legge ebraica è
la distinzione radicale fra Ebreo e non-Ebreo più o meno negli stessi
termini che fra uomo e bruto, fra eletti e schiavi; è la promessa, che
il Regno universale d’Israele, prima o poi, verrà, e che tutti i popoli
debbono soggiacere allo scettro di Giuda; è il dovere, per l’Ebreo, di
non riconoscere in nessuna legge, che non sia la sua legge, altro che
violenza e ingiustizia e accusare un tormento, una indegnità, dovunque
il dominio, che egli ha, non sia l’assoluto dominio; è la dichiarazione
di una doppia morale, che restringe la solidarietà alla razza ebraica,
mentre ratifica ogni menzogna, ogni inganno, ogni tradimento nei
rapporti fra Ebrei e non-Ebrei, facendo dei secondi una specie di
fuori-legge; è, infine, la santificazione dell’oro e dell’interesse come
strumenti della potenza dell’Ebreo, al quale soltanto, per promessa
divina, appartiene ogni ricchezza della terra e che deve “divorare”
iogni popolo che il Signore gli darà. Nel “Talmud” si arriva a dire: “Il
migliore fra i non-Ebrei (“gojm”), uccidilo”. Nel “Shemoré Esré”,
preghiera ebraica quotidiana, si legge: “Che gli apostati perdano ogni
speranza, che i Nazzareni e i Minim (i Cristiani) periscano di colpo,
siano cancellati dal libro della vita e non siano contati fra i giusti”.
“ Ambizione senza limiti, ingordigia divoratrice, un desiderio spietato
di vendetta e un odio intenso” si legge nei “Protocolli” (XI) e
difficilmente si saprebbe dare una più adeguata espressione di ciò che
risulta a chi penetri l’essenza ebraica. E mai è venuta meno, all’Ebreo,
la speranza del Regno, è in essa che sta, anzi, in gran parte, il
segreto della forza inaudita che ha tenuto in piedi ed ha conservato
uguale a sé stesso Israele, tenace, caparbio, orgoglioso e vile ad un
tempo, attraverso i secoli. Ancor oggi, annualmente, nella festa del
Rosch Hassanah, tutte le comunità ebraiche evocano la promessa:
“Innalzate le palme e acclamate, giubilando, Dio, poiché Jehova,
l’altissimo, il terribile, sottometterà tutte le nazioni e le porrà
sotto ai vostri piedi”.» Le considerazioni di Evola ci sembrano non prive di un
certo spessore concettuale e meritevoli, comunque, di essere prese
seriamente in esame, piaccia o non piaccia la figura di colui che le ha
formulate ed il ruolo da lui rivestito nella cultura antisemita
dell’epoca. La prima domanda che ci dovremmo porre è se una cospirazione
globale sia possibile e verosimile e se sia dato di scorgerne non già
le prove – abbiamo visto che nessuna società segreta ne lascerebbe alle
proprie spalle -, ma almeno degli indizi abbastanza riconoscibili. La
seconda domanda è se sia possibile che non già gli Ebrei
indiscriminatamente, ma alcuni gruppi ebraici potenti e sperimentati,
facendo leva su una Legge che è stata loro inculcata per innumerevoli
generazioni, non possano essersi prestati ad un disegno del genere,
magari in collaborazione con altri centri di potere occulto. Alla prima
domanda ci sembra sia difficile rispondere in maniera assolutamente
negativa. Che i membri del “villaggio globale” si trovino in una
condizione di vera e propria schiavitù psicologica e culturale,
instupiditi da demenziali programmi radiofonici e televisivi,
disinformati da una stampa asservita e fuorviati da sedicenti
intellettuali che fanno a gara, ormai da lungo tempo, nel fare a pezzi
ogni parvenza di valore tradizionale e nel descrivere la vita come
decadenza, dolore, noia e disperazione: tutto questo è sotto gli occhi
di tutti, se si possiedono ancora – beninteso – occhi per vedere e una
mente per riflettere. Ora, è difficile pensare che tutto questo sia
frutto del caso o di una spontanea convergenza di circostanze; senza
contare che l’esperienza ci insegna che i grandi gruppi finanziari e
industriali non tralascerebbero alcuna strategia, alcuna manovra, alcuna
bassezza, per quanto criminosa, nel perseguire i loro fini
inconfessabili: che non consistono solamente nel vendere una quantità
sempre crescente di prodotti inutili o addirittura nocivi, ma anche nel
distruggere ogni residuo di spirito critico nel suddito-consumatore, in
modo da renderlo il più simile possibile ad uno “zombie”: perché solo
così si può essere certi che egli non prenderà consapevolezza della sua
reale condizione e non tenterà di sottrarvisi. Scatenare guerre e rivoluzioni, finanziare gruppi
terroristici magari di opposta matrice ideologica, istigare colpi di
stato, provocare crisi finanziarie, promuovere filosofie e movimenti
artistici che inneggiano al nichilismo e alla distruzione della società:
sono tutte azioni che un tale gruppo di potere occulto, attraverso le
sue innumerevoli ramificazioni, non esiterebbe a mettere in atto e che
non presentano, sotto il profilo tecnico, ostacoli insormontabili,
specialmente se si dispone di possibilità finanziarie praticamente
illimitate.
“Siamo sul punto di una trasformazione globale. Tutto
ciò di cui abbiamo bisogno è la giusta maggiore crisi e le nazioni
accetteranno il Nuovo Ordine Mondiale.” Alla seconda domanda ci sembra che si possa egualmente
rispondere in maniera affermativa; o, quanto meno, che una risposta
affermativa possa costituire una ragionevole ipotesi di lavoro sulla
quale indagare. Gruppi di potere occulto sappiamo che esistono, primo
fra tutti la Massoneria, che affonda le proprie radici in una tradizione
ormai plurisecolare e la cui regia nascosta è ormai accertata dietro
fatti storici rilevanti, a cominciare da quelli riguardanti la nascita
del nostro Stato nazionale, nel corso del Risorgimento. Che, poi, esista
una sorta di federazione tra tali gruppi, ciascuno dei quali persegue,
in realtà, un proprio disegno egemonico e ciascuno dei quali spera di
servirsi degli altri per realizzare i propri fini particolari: anche
questo rientra nell’ambito del possibile e perfino del probabile; come
suggerisce, ancora una volta, l’osservazione di fatti storici ormai
noti, come la collaborazione che si instaura fra organizzazioni
criminali internazionali, ciascuna delle quali particolarmente
interessata ad un certo ambito delle attività illecite. Che, infine,
salendo di livello in livello, si giunga al vertice della piramide che
nessuno ha mai potuto conoscere di persona, anche perché i suoi membri
più importanti, i burattinai supremi del grande gioco, sono – forse –
creature di origine non umana: ebbene, ciò può essere solo oggetto di
speculazione teorica, mancando prove o anche indizi concreti tali, da
poter dirimere la questione per via documentaria. Chi studia il fenomeno
della cospirazione mondiale non può servirsi dei normali metodi di
ricerca dello storico professionista, perché la materia stessa è
completamente diversa da quella della storia. Lo storico procede di
documento in documento; ma lo studioso della cospirazione globale sa che
non troverà mai dei “documenti” paragonabili a quelli di cui si servono
i suoi colleghi della storia, chiamiamola così, profana. Possiamo da
ciò trarre la conclusione che non è cosa da persone serie mettersi a
studiare la cospirazione globale, dato che, a rigore, non siamo affatto
certi nemmeno del fatto che esista il soggetto di una tale ricerca?
Certamente no. Il fatto che non esistano prove assolutamente certe e
incontrovertibili di una costante presenza aliena sul nostro pianeta non
è un argomento per squalificare gli studi che si possono fare in
proposito o per denigrare quanti decidono di dedicarvisi; e la stessa
osservazione può farsi per tutti quegli ambiti di studio che abbracciano
materie prive di un riscontro materiale oggettivo, a cominciare dalle
religioni. Gli studiosi “seri”, però, temono il ridicolo: sono
persone che ha molto amor proprio, anche se non esitano a mangiare nella
greppia di istituzioni, giornali o televisioni che si aspettano da loro
appunto quel tipo di “serietà” che consiste nel non fare mai,
assolutamente mai, delle domande veramente scomode, ma nel blandire, al
contrario, la pigrizia mentale del pubblico. Ora, il ridicolo (o peggio)
è quasi inevitabile per chiunque si addentri nel labirinto della
cospirazione globale; e i più petulanti nel ridere alle spalle di un
tale ricercatore sono, senza dubbio, proprio coloro i quali – ne siano
consapevoli o no – hanno subito in dosi più massicce l’opera di
omologazione e istupidimento perseguita dal Pensiero Unico dominante.
Perché a quei signori pieni di sussiego e di serietà, magari baroni
universitari con ampie gratificazioni professionali, non va molto a
genio l’idea di prendere in esame la possibilità, anche solo teorica, di
essere, né più né meno di chiunque altro, soltanto dei poveri burattini
eterodiretti. Come se non bastasse, fa parte, da sempre, della
tecnica di tutti i gruppi di potere occulto, quella di operare una
sistematica disinformazione, lasciando trapelare brandelli di verità,
mescolati però a tali e tante inverosimiglianze, da confondere
completamente le carte e da screditare anche il lavoro di quanti
concentrano le proprie spassionate ricerche proprio su quei brandelli. Certo, finché il conformismo intellettuale continuerà a
dominare incontrastato, i signori dei poteri occulti potranno dormire
sonni tranquilli ancora a lungo. Finché qualcuno, un poco alla volta, comincerà a
scuotersi dal torpore e a farsi delle domande scomode e politicamente
scorrette: a farle a se stesso in primo luogo; e poi, in un secondo
tempo, a farle anche agli altri. Allora, i signori del Pensiero Unico
cominceranno a non sentirsi più tanto tranquilli. Avranno paura che la
verità cominci a venir fuori: non quella mezza verità che essi stessi
lasciano fuggire, di quando in quando, aprendo e chiudendo il rubinetto
della disinformazione; ma la verità vera, quella che a loro non piace
affatto, perché disturba i loro progetti e i loro affari. Quel giorno, forse, si sta avvicinando. Un principio
di consapevolezza incomincia a soffiare, qua e là, nella stagnante
palude in cui siamo sprofondati. Speriamo che quella brezza si trasformi
quanto prima in un vento impetuoso e che sia abbastanza forte da
disturbare i piani e gli affari di chi ci vorrebbe eternamente schiavi, e
sia pure schiavi di lusso, imprigionati mani e piedi con delle catene
d’oro massiccio.
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