lunedì 12 agosto 2019

IL “CAVALLO DI TROIA ANTIFASCISTA”...

IL “CAVALLO DI TROIA ANTIFASCISTA”: il metodo della demo-plutocrazia massonica mondialista per mantenere il potere.

Da
romainvictaaeterna
bibliotecafascista.org
Cari lettori e simpatizzanti, con questo articolo ci proponiamo di ritornare su un argomento centrale rispetto alle nostre battaglie politico-culturali, poichè è vitale che le tecniche di assoggettamento e di abbrutimento di massa, adottate dalla demo-plutocrazia massonica, vengano approfondite e palesemente smascherate. In tal senso ci pare utile tornare all’esempio del mito di Odisseo e della sua strategia militare. Chi avrebbe mai detto che l’inganno del re di Itaca, avrebbe avuto una fortuna tale da costituire un esempio “valido” capace di attraversare addirittura i millenni? Ricordate il “dono” che Ulisse “escogitò” per i Troiani? Sì, esatto! Il Cavallo di legno! Un “magnifico dono”, che veniva “gentilmente” offerto sull’altare della “concordia”! Ebbene, la furbizia di Odisseo, il cui “secondo” nome è Nessuno, attuò lo stratagemma degli stratagemmi: compiere un atto, dalle apparenze precise e determinate, che mostra intezioni altrettanto precise, per poi raggiungere un risultato assolutamente opposto a quello mostrato in principio, che con l’atto anzidetto, non ha nulla a che vedere! Odisseo offre, in apparenza, un dono per propiziarsi gli dei: un simulacro dalla foggia magnifica. Il suo fine, però non è nè il dono, tantomeno l’opera scultorea. Entrambi questi fini apparenti, non hanno nulla a che vedere, se non incidentalmente, con lo scopo reale, che è la sconfitta militare dei Troiani e la distruzione della loro città! Rendetevi conto della genialità dell’idea, pur nel suo essere un atto vile e canagliesco. Il “Cavallo di Troia”, infatti, viene portato nella città dagli stessi troiani, senza colpo ferire, ignari della minaccia che incombe. Al suo interno ci sono però i guerrieri greci, che approfittando delle difese abbassate, col favore della notte escono dal Cavallo e spalancano le porte cittadine facendo entrare il proprio esercito, che distrugge Troia facendo strage dei suoi abitanti!
Capirete perchè questa storia, è assurta ad archetipo e capirete anche perchè, il nome “cavallo di Troia” è tutt’oggi usato in informatica, principalmente per indicare sistemi o programmi che, attraverso una falsa identificazione, possono, per esempio, colpire i nostri elaboratori, telefonini, dispositivi elettronici. E capirete, inoltre, perchè, i primi utilizzatori dei “cavalli di Troia”, siano proprio i cosiddetti “tutori delle libertà”!
Ebbene: lo stratagemma di “Nessuno”, a ben guardare, costituisce il fondamento della cultura, della politica e dell’economia attuale, oltreché, naturalmente, della strategia militare. Di “Cavalli di Troia” è pieno, straboccante, il consesso delle nazioni “libere e democratiche”, la cosiddetta “società civile” e il “mercato globale”. NULLA E’ QUELLO CHE SEMBRA! Capiamo che la frase possa suonare per alcuni eccessiva, forse addirittura inappropriata. Ma vi sono esempi concreti che mostrano la sempre verde utilità dello stratagemma di Odisseo. Ad esempio, la discriminazione pregiudiziale attraverso falsi archetipi pre-costituiti: immagini dai contorni netti e definiti entrate prepotentemente nel nostro immaginario, grazie alla propaganda martellante dei media servi del sistema. Figure tipo quali il “complottista”; il “razzista” ; il “facinoroso e violento”, che si riassumono tutte nella figura dell’antidemocratico.  Tutti tipi che vengono arbitrariamente identificati dai media del sistema con alcune categorie politiche, che da quel momento diventano “nemiche della libertà”. Tali ragionamenti penetrano più facilmente le nostre difese mentali e culturali poiché si avvalgono naturalmente di un “Cavallo di Troia”. Chi diffonde tali stereotipi, infatti, utilizza il Cavallo di Troia della “Libertà” della “Democrazia” o della “Cultura laica”, per farci accogliere subdolamente ed incondizionatamente le proprie tesi fasulle, che di fatto costituiscono un’arma propagandistica: tutto ciò con l’ausilio irrinunciabile dei “troiani” contemporanei, che dormono il sonno della ragione.
Affinchè la strategia del “Cavallo di Troia” sia perfettamente vincente, c’è bisogno che vi sia una “maschera credibile”, un “rivestimento” esterno “attraente” e “sgargiante”. In questo contesto si inserisce la già citata, in molti nostri articoli, “Semina di Notizie”, che rappresenta una tecnica sperimentata dai Servizi segreti mondiali. Per “Semina di Notizie” si intende la miscela “sapiente” di notizie false miste a verità, stimolata dagli stessi servizi segreti, anche a mezzo dei cosiddetti movimenti di “contestazione”, da essi spesso pesantemente infiltrati, se non addirittura emanazione diretta di tali agenzie di intelligence. Così si comprende meglio perchè tali “movimenti” siano generati e voluti dagli stessi eventuali “bersagli” della “contestazione”. Essi costituiscono le utili “Nemesi” al fine di mettere in pratica tanto le eventuali “reazioni” (esempio: “c’è bisogno di intervenire contro la brutalità di tale movimento o di tale manifestante contestatore; condanniamo senza appello l’aggressione, a prescindere dai motivi, su cui si può e si deve avviare il confronto democratico”), quanto la possibilità di delegittimare dall’interno le eventuali giuste motivazioni della contestazione più verace,quando essa tenda a mettere in discussione non un fatto particolare ma l’intero sistema liberal-democratico in sé e per sé. Di solito la demolizione scaturisce proprio dagli argomenti diffusi dai “contestatori”. Poichè se all’interno della critica, vi sono bugie miste a verità, anche se esiste una sola falsità, per quanto piccola o presumibilmente non determinante, tutta la struttura della critica verrà comunque appositamente delegittimata e inficiata. Dunque la “Semina di Notizie”, costituisce una “inseminazione” dove vi sono “frutti” che, a tempo debito, daranno il risultato auspicato da chi ha piantato i “semi avvelenati”! Naturalmente, a contribuire alla “Semina” vi sono anche gli “Inseminati”, consapevoli o meno che siano. Anzi: meno sono consapevoli, meglio sarà in vista del risultato che si vuol ottenere. L’ “humus” della “democrazia liberale” in cui essi sono stati “piantati” costituisce la condizione migliore per impedire qualsiasi reale contestazione in grado di generare una seria presa di coscienza contro il sistema. E’ sufficiente riconoscersi in essa, a prescindere da tutte le contestazioni particolari che a tale idea si possono muovere, per rappresentare un  valido strumento alla “Semina di Notizie”. Giacché è assodato che con il permanere di questo contesto politico quale unico orizzonte possibile e immaginabile dalle masse abbrutite dalla propaganda dei media liberal-democratici, è chiaro, limpido, che NULLA, ripetiamo NULLA, potrà mai scalfire il (dis)ordine costituito  plutocratico mondiale.
Ogni ambito della Società cosiddetta “civile” è permeato dalla tecnica del Cavallo di Troia, con il mezzo della “Semina di Notizie“. A cominciare dalla cosiddetta “informazione generalista“. I “media” sono strumenti di assoggettamento sotto il controllo di “elites” pluto-massoniche che ne fanno ciò che vogliono, dosando anche il quantitativo di “contestazione” al loro interno, sempre con la tecnica di cui sopra. Vi sono, in questo contesto, alcuni casi eclatanti di denuncia di tale stato di cose: ovvero della letterale pantomima in cui siamo immersi. Dove si dimostra che i cosiddetti opinionisti titolati e tuttologi, quelli accreditati le cui “credenziali”, quando si gratta in fondo, si scoprono essere frutto di titoli e prebende elargite dalle stesse agenzie che hanno l’interesse a presentare i “loro” uomini come personaggi seri e competenti… proprio quelli che quotidianamente imperversano nelle televisioni e sui principali quotidiani europei, risultando alla fine “agenti” stipendiati della disinformazione o se preferite dell’informazione “addomesticata”, al soldo della C.I.A. e di altre agenzie governative a “Stelle e strisce” o comunque del cosiddetto “occidente libero e democratico”. Tali casi di denuncia, si risolvono con la MORTE “improvvisa e fortuita” del deununciante. E’ capitato di recente: vedere QUI.  Strana “coincidenza”! Quindi, se si tratta di nemesi artificiali, contestazioni fittizie e/o create ad arte per auto-tutelare il sistema dall’eventualità della vera contestazione radicale, i soggetti in questione rimarranno comunque “presenti” ufficialmente nella società; viceversa se invece si tratta di accuse radicali, dipendentemente  dalla loro capacità di far presa, verrano estirpate, in vari modi e con vari metodi,  col risultato di far cadere nel dimenticatoio tanto la denuncia, quanto chi l’ha fatta!
Lo stesso vale non solo per il mondo dell’informazione ma anche per quello che si occupa della formazione culturale affidata a scuole ed università. Eclatante, in proposito, è l’esempio della “Guerra al Fascismo” che, nonostante le apparenze, prosegue ininterrottamente da decenni ben oltre la data del 1945, quale “Guerra mondiale demo-pluto-massonica” , tanto in ambito politico quanto, di conseguenza, in ambito culturale. Per quanto ci riguarda ne abbiamo personalmente sperimentato gli effetti, nelle vicissitudini che hanno direttamente interessato nel tempo il nostro operato quale associazione culturale e politica dichiaratamente e fieramente FASCISTA. Gli ambiti “politico-culturali” con i quali abbiamo “dibattuto” e ci siamo confrontati, infatti, con gli anni e l’esperienza maturata, abbiamo compreso che costituiscono proprio quella “sentinella silente del sistema” che è sempre ben “sveglia” in tutti i settori del viver “civile”. Per la nostra parte, tale “sentinella”, che si occupa precipuamente di “assorbire”, incanalare e addomesticare la critica radicale ai suoi fondamenti ideologici,  (come spiegato sopra), ha svolto il suo compito a vari livelli. Emblematico quel che in principio ci appariva un fatto inspiegabile, ovvero che al comprensibile silenzio in merito ai nostri lavori sul Fascismo dei docenti universitari italiani (tutti, a vario titolo, pienamente inseriti nella logica dell’antifascismo di Stato, in virtù della quale potevano e possono esercitare la loro professione nella repubblica delle banane antifascista) corrispondeva, al contrario, un evidente interesse dei docenti stranieri, in special modo del mondo accademico anglo-sassone!! …addirittura con l’acquisizione dei nostri testi da parte di quelle che l’occidente “libero e democratico” ritiene istituzioni baluardo del sapere laico, come alcune università americane e britanniche. In realtà, plausibilmente, tutto ciò ha costituito solo un tentativo per verificare se vi era la possibilità che le “nostre” tesi potessero essere incanalate verso la normalizzazione, impedendo così che proseguissimo col riproporre integralmente e senza alcun filtro interpretativo che ne distorcesse il vero significato, gli argomenti ideologici che già furono presentati dai teorici del Fascismo mussoliniano. Ma, come dimostrano chiaramente le numerose pubblicazioni presenti nel catalogo della nostra Biblioteca del Covo, tale manovra non è andata a buon fine! Di fatto, per primi, abbiamo osato affermare, sulla scia di quanto già scritto e provato a livello ufficiale dagli stessi fascisti del Partito Nazionale Fascista dal 1922 al 1943, che la Dottrina ideologica nonché l’azione politica svolta dal Regime di Mussolini, furono l’una lo sviluppo logico e coerente dell’altra; soprattutto che l’Identità espressa dal Fascismo italiano non ha nulla a che vedere né con le interpretazioni esposte ufficialmente dagli storici antifascisti di qualsiasi estrazione politica, liberale o socialista che sia, tantomeno con la caricatura proposta dai gruppi del cosiddetto neo-fascismo post bellico, diretta emanazione del sistema antifascista, che di essi si è avvalso per radicare la propria visione distorta del Regime mussoliniano tra le masse appositamente indottrinate in tal senso.
Ma quanti ricercatori, dopo anni di studi e sacrifici sono in grado di non lasciarsi irretire nella trappola escogitata dal sistema, magari spinti dalla necessità di trovare una collocazione prestigiosa in grado di permettere loro di vivere dignitosamente? Eppure, a ben osservare, nel caso in questione, la regia che si occupa di stabilire quale deve essere l’interpretazione da dare in pasto alle masse ignare ed istupidite, appare evidente! E’ forse un caso, ad esempio, che l’esimio professor Griffin sia consulente editoriale nonché attivo collaboratore del britannico ” Journal of Comparative Fascist Studies” (qui) insieme a molti altri “illustrissimi” accademici europei, di cui abbiamo avuto conoscenza diretta, poiché a vario titolo interessati a quel che abbiamo scritto? Ed è forse un “caso” che il fine di tale rivista storiografica, ovviamente accreditata nel consesso internazionale delle laiche liberal-democrazie occidentali, in barba a qualsiasi serio criterio di revisione storiografica rispetto ad evidenti interpretazioni politicizzate ed a macroscopiche forzature ideologiche, ugualmente presenti tanto in passato quanto negli odierni studi dedicati al tema storico in questione (è il caso del fascismo e del nazismo unificati e parificati nel segno del concetto di “religioni della politica”, oltre che in quello del “nazionalismo esasperato” e del “razzismo sterminatore”!), sia esattamente quello di pervenire ad una accezione generica di quelli che vengono definiti “fascismi”, indirizzo che nega volutamente l’unicità e l’originalità del Fascismo italiano, esattamente in linea con quanto la “vulgata” antifascista si propone da sempre, ovviamente affiancandovi gli immancabili giudizi moraleggianti che farebbero dei cosiddetti “fascismi” (per costoro necessariamente declinati sempre al plurale!) gli esponenti politici del “Male assoluto”? E’ un caso, poi, che tale istituzione espressamente dedicata allo “studio” del fascismo, pur raccogliendo contributi editoriali da tutto il mondo, abbia la sua sede in terra britannica (la perfida Albione!) e che attraverso essa si raccolgano, indottrinino ed uniformino le nuove “leve” culturali della storiografia antifascista internazionale? Avendo chiaro dove approdino tali “canali culturali”, diviene ugualmente chiaro il perché si cerchi di ammantare di “alternatività” e novità il lavoro dei soggetti che vi partecipano e verso chi sia rivolta la presunta “apertura” culturale di cui sarebbero portatori. Ancora una volta si ritorna alla tecnica del “Cavallo di Troia“!
Forse comincerà ad apparire più chiaro come la nostra attività, contro quella che noi chiamiamo “usurpazione” dell’ identità del Fascismo, che coinvolge tanto le istituzioni culturali e politiche ufficiali liberal-democratiche pluto-massoniche quanto le cosiddette formazioni neofasciste (“destre” o “sinistre”, nazionali o eurasiatiche, o in qualunque modo esse si qualificano), scardini decenni di menzogne e tattiche consolidate. Dunque, lungi dal costituire una  una “gara” per vantare chissà quale primato, né, tantomeno, “onanismo intellettualoide da annoiati” come qualcuno dei soggetti di cui sopra ha avuto la sfacciataggine di affermare, rappresenta bensì un’attività decisamente e sostanzialmente anti-sistemica, nel senso più alto e vero, in quanto che per combattere efficacemente un nemico bisogna prima conoscerlo e comprenderne bene le tecniche. Ed è ormai evidente che gli “usurpatori” costituiscono il prodotto delle tecniche di cui abbiamo parlato sopra. Non a caso, l’inglese “Centre for fascist, anti-fascist and post-fascist studies”diretto proprio dal professor Matthew Feldman, uno dei maggiori collaboratori del summenzionato professor Griffin, è l’organizzazione che ha tentato di diffondere a livello accademico ed a mezzo di appositi articoli su quaderni specialistici, lo stereotipo della continuità ideologica tra i gruppuscoli del neofascismo italiano, in particolare del gruppo denominato Casa Pound, col Fascismo storico, quando, come noi stessi abbiamo già scritto in passato (VEDI QUI) è del tutto evidente che si tratta di soggetti politici marginali, pienamente inseriti nelle logiche partitocratiche del sistema liberal-democratico antifascista, funzionali alla delegittimazione di quelle che sono le vere istanze ideali presenti nel Fascismo mussoliniano, da essi concretamente negate con fatti e parole, ad onta delle apparenze equivoche. Ma la perfetta complementarietà tra le varie parti che compongono gli ingranaggi del marchingegno propagandistico antifascista,ormai appare sempre più evidente. Di queste tecniche abbiamo avuto un esempio recente, con un convegno dai contenuti nient’affatto casuali e patrocinato proprio da CasaPound. Il convegno, di fine aprile, ha presentato il libro “Fascismi nel Mondo”, di Sergio Pessot. Per avere una prova pratica e oggettiva di quanto affermiamo da anni, basta leggere questa breve intervista all’autore ( qui ), I corsivi sono nostri:
Cosa l’ha spinta a indagare gli sviluppi dell’ideologia fascista nel mondo?
“Il motivo delle mie indagini è legato al fatto che questo fenomeno dal 1922 al 1939 ha investito 60 Paesi nel mondo, ma se ne è sempre parlato pochissimo, a partire dal Dopoguerra, quando piuttosto il tema fu rimosso. Quindi all’inizio del lavoro ero curioso di vedere dove mi avrebbero portato queste ricerche. Così ora con questo libro mi inserisco nel panorama storiografico internazionale, tra pochissimi altri testi, mentre sui fenomeni europei la letteratura anche in Italia è più ampia”.
Che tipo di studi ha condotto?
“Ne ho fatto un resoconto nell’ampia bibliografia alla fine del libro. E sono presenti soprattutto testi esteri, pochi italiani”.
Cosa ha scoperto?
“L’ideologia, nella sua evoluzione in tutto il mondo che l’ha portata a differenziarsi in tanti fascismi, ha mantenuto un punto fermo, il corporativismo. E poi in quanti sanno dell’esistenza del partito fascista ebraico?”.
Quali invece le differenze più eclatanti?
“Per esempio in Sudafrica si è espresso in forma di razzismo, rispetto a molti altri Paesi. In Argentina ha preso piede il fascismo repubblicano, mentre in altre zone si è evoluto in organizzazioni neonaziste tedesche, quando invece il nazismo dove arrivava spazzava via il fascismo”.
Chiaro no? Ecco come MISTIFICARE l’Ideale del Fascismo, il cuore  della sua originale Concezione spirituale, politica e MORALE, dietro l’apparenza della ricerca scevra da pregiudizi ideologici finalizzata alla chimerica verità scientifica!  ECCO, ANCORA UNA VOLTA IL “CAVALLO DI TROIA”! Ecco svelata la logica di una manovra di disinformazione politico-culturale che cerca in vari modi e su più livelli di opporsi a quanto noi pubblichiamo ormai da anni, da parte nostra con l’intento di definire in modo chiaro ed inequivocabile i veri tratti de “L’Identità Fascista”, cioè di quel che univocamente gli stessi fascisti di Mussolini definivano come Fascismo…  invece le “sentinelle del Sistema”, coerenti con la propaganda bellica di coloro che da sempre costituiscono il nemico irriducibile del sistema politico mussoliniano, cianciano di “FASCISMI”, coniugando volutamente il termine al plurale, definendo il corporativismo ( o la socializzazione delle imprese!) il vero tratto distintivo di tale fenomeno politico… insomma basta saper fare 2+2 !
Facciamo presente, ancora una volta, che a sostegno di quanto affermiamo noi fascisti de “IlCovo” in materia di Fascismo, non ci sono le sterili chiacchiere di qualche dotto democratico benpensante tantomeno di qualche sconosciuto improvvisato esegeta, ma i documenti ufficiali di CHIARA FONTE FASCISTA, nei quali, ad esempio, manco a farlo apposta, si afferma senza giri di parole che ( Enciclopedia Italiana, Appendice, voce “Partito Fascista-organizzazione”, 1938):
Nei giudizî dati intorno al fascismo, da uomini delle più diverse tendenze politiche o culturali, nei varî paesi del mondo, si può tuttavia segnalare – al disotto delle divergenze di valutazione suggerite dal contrasto di presupposti teorici, di simpatie, d’interessi – qualche elemento comune, che permette di contraddistinguere con sufficiente chiarezza tre momenti spirituali, quasi tre fasi, attraverso cui la cosiddetta opinione pubblica mondiale è passata. E queste fasi si possono determinare anche cronologicamente in modo abbastanza preciso; per quanto residui della fase precedente perdurino anche durante la successiva, e persino residui della prima nel corso della terza. Chi abbia presente la storia del movimento fascista non farà, poi, fatica a constatare che queste fasi corrispondono anche, a un dipresso, ai diversi “periodi” in cui la storia stessa del fascismo si può suddividere. È stato, insomma, il fascismo stesso che con la sua azione politica concreta e, attraverso questa, con la determinazione sempre più netta delle sue dottrine, ha per forza propria contribuito a modificare il giudizio che ne veniva dato fuori d’Italia e costretto l’opinione pubblica mondiale a passare dall’incomprensione allo studio, da questo all’imitazione degl’istituti o all’accoglimento delle dottrine del fascismo o, quanto meno, ad accettare la formulazione e la determinazione che il fascismo stesso veniva dando dei principali problemi politici. Si direbbe che vi sia stata, inizialmente e per parecchi anni, una specie di assoluta incapacità a scorgere nel movimento ciò ch’esso conteneva ancora in potenza, come germe non del tutto sviluppato; così come nella maggior parte degli studiosi stranieri del fascismo si nota, anche dove uno sforzo in questo senso venga tentato, una straordinaria difficoltà a scorgere la logica intima, la continuità storica che ricongiunge il fascismo d’oggi a quello del 1919 e all’interventismo del 1914 e, più ancora, a tutta la tradizione storica italianaIl secondo è che in quasi ogni stato si è visto il sorgere di movimenti politici organizzati, che nelle premesse teoriche, nei programmi d’azione, nelle forme dell’organizzazione, spesso anche nel nome, richiamano, in maniera più o meno palese, il fascismo, da essi imitato o seguito con maggiore o minore chiarezza e coscienza, con più o meno profonda comprensione: in qualche paese, movimenti politici affini al fascismo hanno già assunto il potere e incominciato ad attuare riforme più o meno profonde e sostanziali. Per movimenti siffatti, si può con serena obiettività osservare che la difficoltà maggiore consiste precisamente in un problema d’intelligenza storica: si tratta per essi di determinare quanto, nel programma ideale e nell’azione pratica del fascismo, è particolare, esclusivamente italiano, prodotto cioè di una tradizione, di circostanze, di esigenze e condizioni proprie dell’Italia, e quanto invece è universale, trascende cioè ogni contingenza, anche storica, per assumere valore assoluto. È chiaro che l’imitazione pura e semplice di aspetti esteriori, e anche di istituzioni, leggi, costumi, adatti a un paese quale l’Italia, non può dare grandi risultati, ove non sia accompagnata da un rinnovamento degli spiriti. Siffatta imitazione esteriore, peggio ancora l’adozione senza discernimento di istituti e provvedimenti, è destinata a rimanere esteriorità, copia, gesto infecondo: chi imitasse il fascismo in questo modo ripeterebbe l’errore di quegli ingenui primi rivoluzionari italiani che andavano chiedendo, per il Piemonte e per Napoli, senza neppure bene conoscerla, la costituzione di Spagna. E nulla più che una simile imitazione sarebbe contrario allo spirito vero, profondo, universale del fascismo. Il quale si presenta oggi come una dottrina pienamente cosciente del proprio valore, superamento di più vecchie dottrine politiche ed economico-sociali. Ma, nel bandire il principio del nuovo assetto corporativistico della società e dell’economia, nel propugnare la sua nuova concezione dello stato, neppure il fascismo dimentica quella che fu sua caratteristica fin dalle origini: lo spirito d’iniziativa disciplinata, il coraggio freddo e spregiudicato di guardare in faccia la realtà, la prontezza nel valutare le circostanze e nel saper mutare, allorché esse siano mutate. Sicché il fenomeno forse più interessante e significativo cui sia dato oggi di assistere è precisamente quello che si manifesta in paesi dove un vero e proprio movimento fascista, che abbia assunto questo nome e fatto proprio pienamente il contenuto ideale del fascismo, ancora non esiste; e dove, ciò nonostante, dottrine, idee, aspirazioni e sentimenti propri del fascismo incominciano ad essere accolti nel patrimonio spirituale di gruppi culturali e politici disparatissimi e sovente tali, per origini o per necessità pratiche, che la rivelazione dell’origine e del carattere fascista delle loro affermazioni programmatiche susciterebbe in molti dei loro seguaci una reazione di meraviglia, forse dolorosa…In Francia, astraendo da movimenti di carattere reazionario e strettamente nazionalistico – la Lega repubblicana-nazionalista del Millerand, la Federazione nazionalista cattolica del generale Castelnau, l’Unione della gioventù patriottica, molto affine alla precedente – i quali in sostanza poco o nulla avevano a che fare col fascismo, se pure fu loro impropriamente dato qualche volta questo nome, un aggruppamento politico più interessante, per qualche affinità col fascismo italiano, fu quello che fece capo a G. Valois, autore anche d’un libro sul fascismo francese (1926), in cui rivendicava alla Francia, con G. Sorel, la creazione stessa del fascismo. A parte che ciò significava confondere il fascismo con il sindacalismo rivoluzionario di prima della guerra mondialee i rapporti, innegabili, tra i due movimenti non si esauriscono in quella formula semplicistica – l’assemblea nazionale dei combattenti e dei produttori, tenuta a Reims nel 1926, constatava l’inettitudine dello stato parlamentare, e chiedeva il riconoscimento da parte dello stato dell’organizzazione corporativa, che doveva servire di base a una ricostruzione sociale e politica, per la quale il Valois chiedeva l’aiuto dei combattenti, invitandoli a compiere la rivoluzione nazionale. Ma il movimento stesso non ha più dato segni concreti della sua esistenza, o, quanto meno, di vitalità e forza politica. Un altro movimento sorto più tardi a Strasburgo sembrò, molto più che i precedenti, accogliere certi principi fondamentali del fascismo, dichiarando indispensabili alla Francia: 1. una riforma totale dello stato sulla base d’un governo e di un’amministrazione veramente responsabili; 2. l’utilizzazione effettiva di tutte le forze nazionali; 3. una riforma radicale della costituzione col ristabilimento dell’autorità dello stato; 4. una rappresentanza popolare sulla base corporativa; 5. la rivalorizzazione della morale pubblica. La vitalità di questo movimento non si è manifestata all’altezza del compito, ma le idee da esso agitate mostrano anche adesso la loro rispondenza alle aspirazioni di larghe masse francesi, che da varie parti e da gruppi differenti invocano innovazioni profonde e radicali del regime parlamentare e dell’assetto economico vigente…Significativo e importante, sotto questo aspetto, anche il movimento, impropriamente battezzato dalla stampa col nome di neofascista, dei socialisti dissidenti Montagnon, Marquet, Déat e altri, movimento rimasto senza largo seguito, e con soltanto scarsi punti di contatto con il fascismo; “ma che ha avuto il merito di far entrare la parola fascismo nel linguaggio politico corrente”, contribuendo a far meglio conoscere all’opinione pubblica francese, rimasta ferma alla concezione di un fascismo puramente conservatore, la realtà della politica e dell’opera sociale del fascismo. Un altro movimento, capeggiato dal Doriot, è sorto negli ultimi tempi con un programma a sfondo sindacalista nazionale, di riforme radicali. Da tale movimento è sorto il partito popolare, al quale il suo capo ha impresso un carattere non privo d’interesse per la sua combattività e per certi principî nei quali non manca né il riflesso della dottrina fascista, né l’aspirazione all’ordine nuovo creato dal fascismo…Anche in Inghilterra, accanto al franco riconoscimento del valore del fascismo dato, p. es., da G. B. Shaw, oltre che da numerosi uomini politici, l’inadeguatezza, e perciò la fine, del regime democratico-liberale e del liberalismo economico-politico è ormai proclamata chiaramente da uomini delle più diverse tendenze: da W. Churchill al laburista G. Lansbury, da lord Percy a D. Lloyd George. Ma l’Inghilterra conta anche vere e proprie organizzazioni fascistiche. La British Union of Fascists ha per capo sir Oswald Ernald Mosley, nato il 16 novembre 1896, già combattente alla fronte francese nella guerra mondiale, membro della Camera dei comuni dal 1918, cancelliere del ducato di Lancaster nel ministero MacDonald nel 1929-30. Il programma enunciato dal Mosley comprende l’abolizione della lotta di classe, attraverso l’abolizione delle Trade Unions e delle federazioni dei datori di lavoro: le une e le altre dovranno essere assorbite in una forma di stato corporativo, e la corporazione nazionale dell’industria sostituirsi alla Camera dei lord. Il Mosley vede nel fascismo (“non possono esservi diversi fascismi – ha detto in un’intervista – ve n’è uno solo, quello del Duce”) un grande movimento di pensiero, che dovrà essere comune a tutti i popoli civili, salvo, nelle attuazioni pratiche, a concretarsi alquanto diversamente nei vari paesi, secondo è richiesto dalle condizioni locali, dalle tradizioni storiche, ecc. Più di recente, questo movimento, che ha ricevuto anche l’appoggio d’un importante giornale quotidiano, il Daily Mail, sembra avere guadagnato nuovo terreno, e in varî discorsi il Mosley ha ribadito le sue affermazioni, presentandole come un vero e proprio programma di governo. Più anziana di questa organizzazione è l’Imperial Fascist League, che tuttavia s’ispira più direttamente, nonostante il nome, ai principi nazionalsocialisti che a quelli fascisti…L’influsso del fascismo si rivela anche nettamente nell’azione di partito e di governo svolta dal nazionalsocialismo in Germania. L’alacrità con cui il governo del cancelliere A. Hitler si è accinto a riformare lo stato (v. Germania: App.), la natura di molti dei provvedimenti presi o progettati, l’interesse con cui l’opera del fascismo viene seguita e spesso imitata, infine dichiarazioni in questo senso degli stessi capi del movimento ne sono una prova palmare. Nella volontà di costituire un regime totalitario, di rimanere un movimento in perenne sviluppo, nel rifiutare il parlamentarismo e l’individualismo, nell’ideale dello stato forte a costituzione gerarchica, il nazionalsocialismo s’ispira indubbiamente al fascismo che lo ha preceduto. Esistono, si capisce, differenze dovute alle diversità di tradizione, di condizioni ambientali, di struttura sociale e di mentalità tra i due paesi; fra queste una differenza fondamentale è nel modo stesso di concepire la nazione. Il fascismo intende infatti la nazione idealisticamente e in conformità della tradizione spirituale più viva e nobile del Risorgimento, come un’entità storica, fondata sull’unità delle tradizioni, della cultura e della civiltà, del sentimento e della volontà; tutta l’azione politica del fascismo, anche nel campo demografico ed economico, mira a elevare e potenziare il tono di vita, la produzione, la potenza e la ricchezza del popolo italiano. Il nazionalsocialismo, svolgendo sotto questo aspetto dottrine già esposte in Germania anche prima della guerra mondiale, p. es., da H. St. Chamberlain sulle orme del resto di J.A. de Gobineau, identifica la nazione con la razza (v. nazionalsocialismo, App.). Simili differenze di atteggiamento spirituale che sono utili a marcare in più precisa maniera le peculiari caratteristiche di ciascuno dei due grandi movimenti rivoluzionari, aiutano anche a comprendere la diversità dei metodi attraverso i quali essi giunsero alla conquista del potere
Questa lunga e doverosa citazione mostra un fatto chiaro e inoppugnabile: in ambito ideologico fascista si facevano già i necessari distinguo tra la propria concezione politica e le sue possibili derivazioni estere più o meno spurie, considerando indirettamente quello che, senza un Regime Fascista e senza le sue menti pensanti, sarebbe potuto accadere, ed in effetti è accaduto DOPO, per adulterarne i contenuti ideali e in ultima analisi per annichilirlo come alternativa politica al sistema liberal-democratico: la sua USURPAZIONE di identità!
La stessa attenzione tributata alla “riscoperta” del corporativismo (che non solo Pessot, ma anche altri storici europei del Fascismo come ad esempio A. Costa Pinto, anch’egli collaboratore del già citato professor Griffin, considerano come il tratta distintivo dell’ideale fascista) denota una evidente incomprensione del fenomeno politico in oggetto, che potrebbe essere facilmente superata solo che vi fosse la volontà di comprendere davvero la questione e dunque dare spazio a quel che nei documenti ufficiali diffusi dal Partito Fascista si affermava al riguardo, ovvero che la concezione che sta alla base della Dottrina del Fascismo, rifuggendo qualsiasi materialismo, ha un imprescindibile PRESUPPOSTO RELIGIOSO:
…se il Fascismo è — come è — un nuovo tipo di civiltà (così l’ha definito il Duce), e se di questa nuova civiltà dovrà essere improntato il secolo (anche questo è suo vaticinio), si chiede quale sia la nota più originale che distingue il Fascismo dalle concezioni passate e da quelle contemporanee (oltrepassate, anche queste, rispetto a esso). La concezione forse economico-sociale? Certo, qui il Fascismo ha portato, nel mondo sconvolto dalle lotte economiche, una parola di straordinaria importanza e di decisiva novità: l’idea corporativa. Ma questa idea, presa fuori del principio politico che la ispira e regge tutta quanta, può abbassarsi al livello d’una questione soltanto di giustizia sociale, importante e originale quanto si vuole, ma non tale, poi, da non poter essere accettata anche in regimi molto lontani dal Fascismo. Diremo, allora, ch’è la concezione strettamente politica quella che costituisce l’originalità e importanza fondamentale del Fascismo? Intendo per « concezione strettamente politica » ciò che suol definirsi anche il nuovo senso dello Stato, di cui è stato ed è, indubbiamente, creatore il Fascismo. Ma, anche qui, vogliamo restringere questa novità al carattere « autoritario » e « totalitario », che lo Stato ha acquistato per merito del Fascismo? C’è rischio — di nuovo — che questa concezione dello Stato ci porti su la stessa linea di regimi molto lontani dal nostro. Mi sembra che dobbiamo, allora, per sfuggire a questi rischi, dichiarare che, sia la questione sociale e sia quella politica, vanno vedute da un punto di vista ulteriore, più alto e comprensivo, il quale solo, finalmente, dà il senso e il tono generale di quella concezione che noi consideriamo esclusiva del Fascismo. Questo punto di vista ulteriore, più alto e comprensivo, è, a mio avviso, la concezione totale del mondo storico e della funzione che uno Stato deve in esso esplicare al lume di un’idea ch’è politica, certamente, ma ha, insieme, un presupposto religioso, anzi cristiano, anzi cattolico. In altri termini: il Fascismo è una concezione politica sorta nella mente di un Genio tipicamente italiano, ossia sorta dentro una tradizione di idee e di sentimenti dominata dal senso realistico della storia e — insieme — da una intuizione generale della vita ch’è propria del Cristianesimo cattolico. (Armando Carlini, Saggio sul pensiero filosofico e religioso del Fascismo, Prima edizione, Roma, 1942, Istituto Nazionale di Cultura Fascista; Seconda edizione, Lulu.com, 2013, p. 189)
Nella sintesi appena citata, questa si davvero autorevole, si evidenziano in modo lampante TUTTE le adulterazioni di cui stiamo trattando: a cominciare proprio da quella sociale attinente il Corporativismo. Risulta  ormai chiaro come per il cosiddetto occidente “libero e democratico”, la strategia migliore per disinnescare la “mina” politica rappresentata a tutt’oggi dal Fascismo”, dopo averlo sconfitto militarmente un tempo, è consistita e tutt’ora si concretizza nel soffocarlo culturalmente con qualsiasi mezzo. Ed è il compito particolare che si sono dati TUTTI gli attori politico-economico-sociali del sistema vigente in questi 70 anni di GUERRA PERMANENTE a tale visione del mondo, evidentemente, visti gli sforzi profusi in tale opera di disinformazione, ritenuta sempre capace di “rompere le uova nel paniere” della plutocrazia!
Dunque, la conclusione logica, in questo scenario, non può essere che una: opporsi alla lobotomizzazione imperante, volendo realmente risolvere il vero problema principale di tutte le nazioni e di tutti i popoli del pianeta, andando alla fonte unica di questo nostro ideale luminoso che rappresenta il vero e solo nemico della demo-plutocrazia massonica mondialista. Ecco spiegato perché noi fascisti de “IlCovo” ci siamo dati questo compito titanico e incredibile: quello di difendere e diffondere il FASCISMO, per far sì che le menti ed i cuori delle umane genti possano, all’unisono, risvegliarsi e tornare a camminare e lottare sul sentiero della Civiltà Italiana Fascista, debellando quell’orribile inferno globale spacciato per paradiso della libertà in cui stiamo vivendo!

RomaInvictaAeterna
                                                                                                                                   

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