venerdì 24 giugno 2016

Carmelo Borg Pisani – UN EROE DIMENTICATO



Carmelo Borg Pisani – Un eroe dimenticato
« Malta non è inglese che per usurpazione ed io non sono suddito britannico che per effetto di questa usurpazione. La mia vera Patria è l'Italia. È dunque per lei che devo combattere »
                                                    (Carmelo Borg Pisani)
Tra le belle eredità della mai abbastanza maledetta Prima Repubblica, vi è anche e soprattutto
l’abbandono, da parte della maggioranza degli italiani, di tutto ciò che costituisce sentimento ed
orgoglio patriottico. Tutto ciò che per gli altri popoli europei è assolutamente normale (onorare
la bandiera, i Caduti, venerare le memorie patrie, sentirsi orgogliosi della propria Nazione)
diventava retaggio ed appannaggio dei soliti, inguaribili <<fascisti>>.Si creava, inoltre, con
perfidi e sottili mezzi, un complesso di colpa derivante dalla <<verità>> che noi italiani, popolo
notoriamente razzista e xenofobo, non avevamo fatto altro, nel corso della nostra storia, che
tormentare ed opprimere le minoranze etniche, esistenti presso di noi, cui sarebbero dovuti tutti
i diritti, magari a scapito della maggioranza nazionale, come accade in Alto Adige. Controparte
quasi ovvia di questa propaganda era il tacere assolutamente sull’esistenza di minoranze
linguistiche italiane all’estero, sul fatto che i confini della Repubblica Italiana non conclude per
niente con i confini geografici della penisola italiana, né con i limiti linguistici, ecc. Su tutto
questo, silenzio assoluto. Non dimenticherò mai la triste ilarità che mi provocò il commento di
un giornalista della Rai quando, a adunata degli Alpini, aperta dai profughi di Zara, Fiume ed
Istria, affermò trattarsi d’alpini emigrati, (sic!) in terra jugoslava e tornati per partecipare al
raduno; non insisterò, poi, sulle località della Corsica pronunciate, per esempio, Cavallo e
Bastia o sul fiume Boja ribattezzato Sosgià… E’ quindi comprensibile che nessuno ricordi ciò
che accomuna, storicamente, linguisticamente ed etnicamente, l’Italia a Malta. Nessuno ricorda
che la vicina Repubblica abbia dato alla storia, propria ma anche italiana, un personaggio come
Carmelo Borg Pisani, le cui vicende ricordiamo da vicino quelle di Cesare Battisti. Sul
patriottismo maltese scrisse una bella pagina, Giorgio Del Vecchio una trentina d’anni fa (era il
9 aprile 1965). Egli ricordò Fortunato Mizzi (1844 / 1905), che si oppose coraggiosamente ai
primi tentativi britannici di eliminare la lingua italiana; l’opera sua fu ripresa dal figlio Enrico
(1885 / 1950), condannato dalla Corte Marziale britannica nel 1917 per aver espresso l’opinione
che la miglior soluzione della questione di Malta fosse la sua cessione all’Italia.Dal 1940 al
1945 fu inoltre internato, insieme al fiore dell’intellettualità della sua terra, in un campo di
concentramento in Uganda: malta sa, in ogni modo quanto deve a tale personaggio, e gli ha
eretto un monumento di fronte alla cattedrale di La Valletta; e che dire di Filippo Sceberras,
discendente da una famiglia molto attiva nel Risorgimento e primo presidente dell’Assemblea
Nazionale Maltese nel 1919? E del giurista Ugo Mifsud, che morì pronunciando
un’appassionata orazione in difesa d’Enrico Mizi? Ma la figura più tragica fu, appunto, quella
di Carmelo Borg Pisani, che è rievocata in uno splendido libro pubblicato da Giovanni Volpe
nel 1981, dovuto alla penna di Laurence Mizzi, ed intitolato <<Per il sogno della sua vita>>.
Carmelo era nato a Senglea il 10 agosto 1915. Frequentò l’Istituto Umberto I, centro culturale
di prim’ordine ed autentica bandiera d’italianità, e poi le scuole di pittura d’alcuni celebri pittori
suoi conterranei. Ma il suo cuore era rivolto sempre verso l’Italia e verso Roma, la Madre di
cui, secondo lui, i maltesi vivevano artificialmente staccati. Poco prima dello scoppio della
guerra, Carmelo si scrisse al Partito Nazionale Fascista e, tre giorni dopo l’inizio delle ostilità,
andò ad arruolarsi volontario. A tutta prima fu respinto per la sua vista molto debole ma dopo
aver mosso mari e monti grazie all’aiuto di potenti raccomandazionì, riuscì a farsi incorporare
nella 112a Legione CC.NN. In precedenza, tramite l’ambasciata americana in Italia, che curava
gli interessi britannici in Italia, aveva rinunciato alla cittadinanza inglese. Una volta arruolato,
Carmelo fu inviato a combattere sul fronte greco, dove partecipò all’occupazione di Cefalonia.
In seguito frequentò la Scuola Ufficiali della Milizia d’Artiglieria Marittima, un corpo
adoperato soprattutto per la difesa costiera. Fu in quell’ambiente che maturò in Carmelo l’idea
di recarsi in missione segreta a Malta, dove i servizi d’informazione italiani in sostanza non
esistevano. Non si sa se la scelta di Carmelo sia stata del tutto spontanea, oppure se sia stato
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quasi influenzato da qualcuno (Umberto Biscottini, cui Carmelo affidò il proprio testamento
spirituale ed uno dei massimi esperti di cose maltesi in Italia?). Sta di fatto che nella notte tra il
17 ed il 18 maggio 1942, Carmelo iniziava il proprio viaggio fatale. Un barchino silurante lo
fece scendere in un punto, scelto peraltro dallo stesso Carmelo, molto scosceso della costa
occidentale di Malta. Oltre alle difficoltà di scalare la parete, si aggiungevano quelle del mare
rosso, che gli strappò via tutto: radio, munizioni, viveri, ed armi Il naufrago è raccolto in
condizioni pietose da una motovedetta inglese che lo trasferì all’ospedale militare di Mtarfa,
dove fu riconosciuto da un ufficiale medico anglomaltese che era stato suo vicino di casa,
Carmelo, in ogni modo, non negò nulla e si assume tutte le proprie responsabilità. Il processo,
affidato solo ai giudici togati e non anche alla giuria popolare, come previsto dal diritto maltese,
mutuato da quello britannico, non lasciava alcun dubbio su come sarebbe terminato. Infatti, il
19 novembre 1942 Carmelo è condannato a morte per cospirazione e tradimento come suddito
britannico era passato al nemico, di cui aveva indossato l’uniforme. A nulla valse il suo rifiuto
del passaporto britannico comunicato all’ambasciata degli Stati Uniti d’America, di cui s’è già
detto. Fu impiccato all’alba del 28 novembre 1942, nel carcere di Corradino, presso La Valletta.
Nella cella della morte, uno dei suoi pochi commenti, relativi alla di lui triste sorte, fu: Non mi
spiace di morire, ma, sono amareggiato per la mancata invasione di Malta da parte
dell'Italia. La notizia dell’esecuzione arrivò, in Italia, deformata, e a lungo si pensò che
Carmelo fosse stato fucilato, segno di come i nostri servizi d’informazione funzionavano bene a
Malta…L’errore è ripreso anche dalla motivazione del conferimento della medaglia d’Oro al
Valor Militare alla memoria, firmata da Vittoria Emanuele III in data 4 maggio 1943:
<<Irredento maltese e, come tale, esente da obblighi militari, chiedeva ripetutamente ed
otteneva di essere arruolato, nonostante una grave imperfezione fisica. Come Camicia Nera
partecipava alla campagna di Grecia, durante la quale contraeva un'infermità perciò sarebbe
dovuto essere sottoposto ad un atto operatorio, al quale si sottraeva per non allontanarsi
anche solo per pochi giorni dal corpo di battaglia. Conseguita la nomina ad ufficiale della
Milizia Artiglieria Marittima, chiedeva insistentemente di essere utilizzato in una
rischiosissima impresa di guerra, alla quale si preparava in lunghi mesi d􀂶allenamento e di
studio, in perfetta serenità di spirito e in piena consapevolezza della gravità del pericolo.
Catturato dal nemico, riaffermava, di fronte alla Corte Marziale britannica di Malta, la sua
nazionalità italiana e cadeva sotto il piombo del plotone d'esecuzione al grido di <<Viva
Italia>>. Fulgido esempio d'eroismo, di fede, d'abnegazione e di virtù militare, che si
riallaccia alle più pure tradizioni dell'irredentismo>>.D’obbligo il paragone con Battisti che, a
differenza di Carmelo, non giace nella fossa comune di un carcere con i resti dei malfattori. Eh
si, perché sulla tomba Carmelo non ha neppure il nome, anche se c’è un certo movimento dì
opinioni che lo stima degno di quella tomba personale che hanno tutti i cristiani. Qualche anno
fa, in piena Prima Repubblica, scrissi al Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra
sottoponendo la questione. Mi si rispose, in arido linguaggio burocratico, che il nostro governo
non poteva pigliare iniziative poiché, pur avendo indossato la nostra uniforme, Carmelo Borg
Pisani non era cittadino italiano. Lo era per andare a farsi ammazzare, ma non per avere una
tomba degna di questo nome. Ad ogni amarezza corrisponde una dolcezza: quando, ad un
congresso medico in una lontana terra dell’Europa settentrionale conobbi un illustre collega
maltese il cui nome in questa sede è inutile scrivere, mi professai con lui ammiratore di
Carmelo; il collega allora, mi abbracciò come un fratello e parlammo a lungo, trovando una
perfetta intesa di sentimenti; la comune ammirazione per il Martire di Malta ci univa e forse, in
un prossimo futuro, servirà a rinsaldare sempre più l’amicizia tra due nazioni tanto vicine ma,
nei tremendi anni del conflitto, così lontane…
UN EROE DIMENTICATO
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Al momento della guerra avrei potuto tornare a Malta se lo avessi voluto, ma rimasi perché
sentii la voce della Patria e credevo mio dovere rimanere là, dove la Patria vera raccoglieva
tutti i suoi figli, per liberare anche i miei fratelli
Sono parole di una lettera che Carmelo Borg Pisani scrisse ad un amico poche ore prima di
partire volontariamente per Malta, dove avrebbe raccolto informazioni utili al nostro Stato
Maggiore.
Ma chi era Carmelo Borg Pisani?
Era un giovane pittore nato a Malta, nel quartiere Senglea, il 10 agosto 1915 da genitori di
sentimenti italiani. Quando fu il momento dell’educazione scolastica, i genitori lo scrissero
all’Istituto italiano Umberto I successivamente Carmelo frequentò nella sua Isola l’Accademia
di belle arti. Terminati i corsi, presentò domanda al Consolato d’Italia per ottenere una borsa di
studio che gli consentisse di trasferirsi a Roma e frequentare i corsi superiori della regia
Accademia delle belle arti. Il giovane pittore aveva manifestato una sicura maturità espressiva
in 􀂳personali􀂴che la critica aveva considerato favorevolmente. Accolta la domanda, Carmelo
raggiunse Roma. Realizzava il suo sogno: Roma era la capitale della Patria che sentiva sua, la
città della gran tradizione culturale e storica alla quale egli era particolarmente sensibile.
Ma il 10 giugno del 1940 l’Italia entrava in guerra.
Il giovane artista decide di non raggiungere Malta, colonia inglese. Gli sarebbe stato facile,
bastava una domanda. Una domanda, invece, Carmelo la rivolge al governo italiano, chiedendo
di essere arruolato in un reparto combattente. Fu assegnato al 60o battaglione camice nere
schierato sul fronte greco. Nell’aprile del 1942 il Comando supremo mandò un dispaccio agli
Stati maggiori perché fosse allo stadio un dispositivo atto a addestrare volontari da sbarcare a
Malta in qualità d’informatori. Operazione IIO e III fu chiamato il complesso di severissime
esercitazioni alle quali erano sottoposti i volontari prescelti, responsabile il capitano di fregata
Max Ponzo dei servizi segreti della Marina. Borg Pisani, che aveva chiesto di partecipare
all’addestramento, dopo un lungo tirocinio, con l’acquisizione di dati tecnici per trasmettere e
ricevere messaggi radiotelegrafici, la sera del 17 maggio del 1942 prese imbarco su un potente
motoscafo, il n. 2I4, comandato dal sottotenente di vascello Ongarillo Ungarelli. Ungarelli,
dopo l’otto settembre uno degli uomini più vicini a Valerio Borghese, comandante della
gloriosa Decima flottiglia Mas, ricorda con intatta emozione l’impresa notturna del Mas che
avrebbe portato sottocosta, a Malta, munitissima base navale del nemico, Carmelo Borg Pisani.
Ricorda di quel giovane volontario la determinazione serena, il silenzio di chi si prepara ad
un’azione che corona una vita d’ideali.
Il punto di sbarco era a I50 metri da Ras Idwara.
Un battellino pneumatico è messo in mare Carmelo vi sale, ha con sé il materiale necessario
all’impresa. Ma in quella zona la costa è rocciosa e il mare per un gioco di correnti, agitato. Il
battellino, spinto dal vento contro gli scogli, naufraga e affonda. Carmelo si salva a nuoto e a
fatica si aggrappa a una sporgenza. All’alba il naufrago è visto da marinai di un natante della
difesa costiera. Raggiungerlo via mare è impossibile per l’impraticabilità dell’approdo.
Lo sarà via terra, da una pattuglia inglese.
Il naufrago è stremato, a bisogno di cure immediate?E’ricoverato all’ospedale militare di
Mtarfa. I medici lo visitano. Un medico, il capitano inglese Tom Warrington, lo riconosce. E
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stato suo compagno di giochi nell’adolescenza e nella prima giovinezza trascorsa a Senglea. Lo
denuncia.
L’“Intelligence” inglese lo prende in consegna.
Ormai Carmelo Borg Pisani è un traditore. Il giorno dopo il suo naufragio sono recuperati gli
strumenti che egli portava con sé, sparsi sulla spiaggia rocciosa. Non è giudicato subito.
Dimesso dall’ospedale, è condotto in una casa privata agli arresti domiciliari. Che durano
quattro mesi. Nessuno può vederlo, ovviamente, avvicinarlo, parlargli.
La vigilanza è strettissima.
Perché gli arresti in una casa privata? Volevano, fingendo blandi provvedimenti restrittivi,
convincerlo sull’opportunità, per lui, di 􀂳collaborare􀂴, di fornire dati e particolari su i sistemi
di sabotaggio nei quali era stato addestrato? Il mutismo di Carmelo è assoluto. Il 7 agosto del
1942 il prigioniero fu trasferito al carcere di Kordin, e il I2 novembre ebbe inizio il processo.
Con la sottile perfida che caratterizzava il colonialismo inglese, Carmelo Borg Pisani non sarà
giudicato da un tribunale militare, ma da magistrati maltesi, come cittadino di Malta, è
l’imputato. La condanna a morte per tradimento fu pronunciata il I9 novembre del 1942. Il
governatore di Malta, lord Gort, ordina che l’esecuzione accada alle prime luci del giorno, il 28
novembre.
Carmelo era credente e praticante.
Nei pochi giorni che gli rimanevano da vivere chiese di incontrarsi con i monaci
dell’Arciconfraternita del Santo Rosario, preposti, fin dal sedicesimo secolo, a conforto dei
condannati a morte. Prima dell’alba, il giorno dell’esecuzione, i monaci celebrano la messa,
presente il condannatoDopo il rito, Carmelo Borg Pisani si avviò con calma, sereno, al luogo
dell’esecuzione il cortile interno del carcere di Kordin. Salì sul patibolo e alle sette e trenta la
sentenza per impiccagione fu eseguita. Ne diede annuncio, con un breve comunicato, l’agenzia
di stampa Reuter.
La notizia fu captata dalle nostre riceventi.
La Marina propose la Medaglia d’Oro al valor militare, immediatamente concessa dal re. Il
sacrificio di Carmelo Borg Pisani è da scrivere alla storia degli irredenti, che, vivendo in terra
italiana in mano allo straniero, coltivavano un ardente amor di Patria, pronti a offrire la vita per
il compimento dei loro sogni. Cesare Battisti, Nazario Sauro, Enrico Tazzoli, Damiano Chiesa,
Guglielmo Oberdan, e altre figure luminose del martirologio che accompagna la storia
dell’Unità d’Italia, sono un patrimonio altissimo di dignità, di Fiorenza, di altruismo, senza dei
quali un popolo, una comunità nazionale, rappresentano solo occasioni fortuite, un progredire
tra anonimi alla ricerca dei ruoli effimeri.
Con l’arrivo dei "liberatori", il 25 aprile del 1945, quel nome glorioso, il nome di un ragazzo
che vuole servire la sua Patria ideale fino all’estrema offerta di sé, scomparve, cancellato dalla
cupidigia di servilismo, la tendenza dei conformisti a compiacere il nuovo padrone, come
la chiamò Vittorio Emanuele Orlando, antifascista, esule ma patriota e legato al concetto
dell’onore. Nell’opera di riesame storico che, lentamente, ma necessariamente l’Italia sta
compiendo, rimossa la tentazione nefasta del nichilismo, il disincanto di un populismo
evanescente e retorico, la pressione del marxismo, apparato intimidatorio e discriminante, i
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valori autentici torneranno a rischiarare la coscienza dei giovani. Si rileggerà finalmente la
storia di Carmelo Borg Pisani, e di altri eroi dimenticati, non tanto per una lezione di eroismo
guerriero, quanto per individuare nel sacrificio disinteressato di un uomo il senso che può e
deve avere la vita.
IL “GIALLO” DEL MONUMENTO SCOMPARSO
La vicenda di Carmelo Borg Pisani registra due fatti nuovientrambi importanti, anche se visti da
due diversi angolature. Dopo oltre 50 anni dalla data del suo sacrificio, il 28 novembre 1942, il
caso di Carmelo Borg Pisani è rimbalzato sul Parlamento Maltese. Sembrerebbe, infatti, che
siano stati avviati contatti – se non vere e proprie trattative – tra il governo italiano e quello
maltese per la consegna all’Italia dei miseri resti del Martire, che fu decorato di Medaglia d’Oro
alla memoria. Era ora! Sono trascorsi parecchi anni da quando il 25 novembre 1979 il Secolo
Italia per primo sollecitò il governo a interessare quello maltese affinché consegnasse
all’Italia le spoglie del Martire. Seguirono le interrogazioni in Parlamento del Comandante
Falco Accame (6 novembre 1980) e del missino Del Donno (maggio 1984) e articoli sui
quotidiani il Tempo, Giornale d'Italia, e, ripetutamente sul Secolo d'Italia.
Ma tutti questi interventi riuscirono vani.
Il governo non diede corso alle reiterate richieste. Si ricorderà che le spoglie di Carmelo Borg
Pisani sono sepolte in una tomba, senza nome, all’interno del carcere maltese di Corradino, nel
settore riservato ai giustiziati. Alcuni anni fa una rappresentazione del Fronte della Gioventù
si recò a Malta per rendere omaggio al Martire e posare sulla tomba una lapide con la seguente
dedica: A Carmelo Borg Pisani, italiani non immemori, nel 50O della morte 1942-1992.
IL RIFIUTO DELLE AUTORITA’
Le autorità maltese non permisero la sistemazione della lapide perciò i giovani la consegnarono
al signor Laurence Mizzi, autore della biografia di Carmelo Per il sogno della sua vita con
l’incarico di avviare le pratiche per ottenere l’autorizzazione a sistemare la lapide sulla tomba.
L’appassionato interessamento del Mizzi – che tanto si adopera perché il sacrificio del Patriota
sia considerato sotto l’ottica di liberazione dal gioco coloniale britannico, e non sotto quella del
tradimento, non sortì alcun esito. Nel frattempo una interrogazione al Parlamento maltese di un
paio di mesi or sono, ha riportato la questione alla ribalta; il ministro degli Esteri, professor
Guido De Marco, alle richieste del deputato interrogante, pur non negando l’esistenza di detti
contatti con il governo italiano, rispose che non era prudente aggiungere altro sull’argomento. A
quale punto si trovano queste trattative – sempre che di trattative si tratti – non è dato
conoscere. Può darsi che la situazione al quanto confusa e l’impegno dell’Italia nelle missioni in
Mozambico, in Somalia, nel Mar Rosso e lungo il Danubio, abbiamo portato ad uno stallo nei
contatti tra i due governi. Il fatto stesso, però, che se ne sia parlato è già di per sé un segnale
positivo ed è da augurarsi che il governo che uscirà dalle elezioni del 27 marzo, porti a
conclusione le trattative. Intanto la Marina Militare – che ha onorato recentemente la memoria
di Carmelo Borg Pisani con un bell’articolo, molto documentato a firma di Gino Galoppini – ha
fatto collocare nel giardino del Museo Tecnico Navale di La Spezia, un cippo recentemente
ritrovato alla memoria della Medaglia d’Oro Carmelo Borg Pisani. Questo cippo ha una storia
che merita di essere portata a conoscenza di tutti gli italiani. Cittadino del comune di Amaglia
(SP) segnalò alla Marina che sulla scogliera di Punta Bianca, tra rovi ed erbacce, si trova un
cippo dedicato a Carmelo Borg Pisani. Il cippo fu recuperato e dalle indagini esperte della
Marina risultò che il monolite era stato sistemato, originariamente, nell’interno della Batteria
Costiera della Milmart – corpo al quale apparteneva con il grado di sottotenente il Martire –
situato a Monte Marcello, proprio a picco di Punta Bianca. Attualmente esistono solo i ruderi di
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detta Batteria e la base su cui era montato il monumento; il cippo, privato della parte superiore
che doveva consistere di un busto o di una testa di marmo, era stato rimosso da ignoti,
probabilmente dopo il 25 luglio – Carmelo aveva il gran torto di militare in una specialità della
Milizia che però dipendeva dallo Stato Maggiore della Marina – e fatto precipitare nella
sottostante scogliera. Il cippo ha le dimensioni di metri I.23 x 0,49 x 0.37 e reca incisa la scritta:
Medaglia d'Oro Carmelo Borg Pisani, Milizia Art.Marittima Martire dell'Italianità di Malta
 1942
Nella parte superiore del monolite esiste un incavo che doveva costituire l’alloggio della
scultura, busto o testa di marmo che fosse, allora esistente, ma mai ritrovata; alcune lettere
dell’incisione risultano abrase.
UN RICORDO DIGNITOSO
Ora, a cura della Direzione del Museo Tecnico Navale di La Spezia, diretto dall’Ammiraglio
Isp. Capo (G.N.) Filippo Casomai, al quale va la riconoscenza degli amici e dei camerati di
Carmelo Borg Pisani, il cippo ha trovato una decorosa sistemazione nel giardino del Museo. Il
monolite, nella sua semplicità, ammonisce agli immemori che chi ha sacrificato la propria
esistenza per l’amor di Patria, merita di essere ricordato, rispettato, e onorato, a scorno di coloro
che ritenevano di cancellarne la memoria facendo precipitare, per spregio, il monumento che ne
ricordava il sacrificio.
Carmelo Borg Pisani è ora ricordato dignitosamente e la sua impresa è registrata nella Storia
d’Italia e il suo nome nel glorioso Albo degli eroi; mentre i vandali del 25 luglio; ignoti erano e,
per carità di Patria, ignoti resteranno.
Il Libeccio

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