venerdì 29 agosto 2025

Ostaggi di “daziotrump”!

Ostaggi di “daziotrump”!


L'antico proverbio che recita “tanto tuonò che piovve” ben si addice alla telenovela mondiale sui dazi del Presidente Usa Trump.

Quest'ultimo da mesi, in preda a deliri di onnipotenza e con in testa il cappellino con scritto “Make America Great Again” (rendiamo l'America di nuovo grande), ha tenuto tutti in ansia per i temuti dazi che aveva promesso di applicare all'intero mondo.

Trump prima si è esibito in teatrali conferenze stampa con tabelle e grafici, ha sparato dazi elevati, poi li ha sospesi, li ha ridotti, li ha rimessi, sicuramente beandosi nel vedere l'agitazione che creava nei Paesi destinatari, il tutto per favorire le aziende Usa, cercare di far tornare tutte quelle che avevano delocalizzato all'estero e ridurre il gigantesco debito pubblico americano.

Poi ha teatralmente annunciato l'invio delle famose “lettere”, tra le quali quella all'Unione Europea che non ha mai goduto della sua stima e della quale aveva detto : “Per decenni siamo stati derubati dalle Nazioni europee”, “l'Unione Europea è nata per fregare gli Stati Uniti”, “sono dei parassiti che ci derubano”, “si approfittano di noi”, “noi li difendiamo con la Nato e loro spendono troppo poco per la difesa”.

Nella lettera per l'Unione Europea c'è stata la sgradita sorpresa di dazi al 30%, mentre molti auspicavano una percentuale più amichevole del 10%, visto anche che le Nazioni europee si erano finalmente impegnate, più o meno convintamente, ad aumentare le loro spese militari per la Nato fino al 5%..

Adesso è in corso la solita trattativa ed il solito tira e molla e magari, dopo averci tenuti sulla corda, Trump potrebbe fare il grande gesto di ridurre i dazi al 20% o al 15%, percentuale che comunque peserebbe e non poco sull'economia dell'Europa e dell'Italia.

Beninteso ogni Capo di governo ha il diritto di cercare di fare il meglio per il proprio Paese, a condizione però che le sue scelte non danneggino le altre Nazioni, cosa che evidentemente a Trump non interessa, perché il suo ambizioso progetto è quello della spartizione del mondo in tre aree di influenza dominate da Usa, Russia e Cina e dove per l'Europa c'è solo un posto di sudditanza verso qualcuno.

E' un progetto molto pericoloso, non solo economicamente ma anche per le conseguenze geopolitiche che ne deriverebbero, progetto che però ben spiega il doppiopesismo usato da Trump per le due guerre in corso e cioè la criminale aggressione e invasione dell'Ucraina da parte della Russia e la criminale e feroce rappresaglia di Israele che sta cancellando i Palestinesi da Gaza.

Trump ama ripetere che gli Usa “credono nella pace attraverso la forza”, ma la forza l'ha usata e la usa solo per sostenere Israele, mentre per l'Ucraina, alla quale malgrado gli accordi sulle “terre rare” ha appioppato dazi al 25%, ha bloccato aiuti e armi anche se adesso le armi ha deciso di inviarle, ma a condizione che siano tutte pagate dalle Nazioni che fanno parte della Nato, ovviamente Stati Unisti esclusi.

In questo marasma la politica dell'Italia è dominata dall'incertezza, perché al governo c'è quel Centrodestra che ha avuto un autentico orgasmo di gioia quando Trump è stato eletto e che sperava di ottenere chissà quali vantaggi dall'amicizia della Meloni con il Presidente Usa e dalle affinità politiche con il Partito di Trump.

Oggi invece la realtà è che tra le Nazioni europee l'Italia sarà una di quelle più danneggiate dai dazi Usa, sarà una di quelle che farà più fatica a raggiungere l'aumento delle spese militari all'interno della Nato promesso a Trump e rischia di restare isolata in Europa, dalla quale tanto finanziariamente dipende, a causa delle ambiguità e dei tentennamenti della posizione italiana all'interno della Coalizione dei “Volenterosi”.

Insomma, al momento l'Italia più che al centro della politica mondiale come qualcuno millantava, è nella poco piacevole condizione di “color che son sospesi”.

Adriano Rebecchi Martinelli

 


 






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