IL MITO DELLA VIOLENZA AMERICANA
Per manipolare opportunamente l'opinione pubblica interna e preparare il consenso alle innumerevoli iniziative di guerra che il Pentagono intraprende, i governi statunitensi sono appoggiati da una enorme produzione mediatica incentrata sul mito della violenza. In particolare si propone:
- la violenza più spietata come veicolo di giustizia
- la figura del “duro” come eroe positivo
- l'identificazione di colui che fa trionfare il bene con il più forte
- un'identità collettiva - noi, l'Occidente, la civiltà, il mondo libero, il Bene - creatrice e portatrice di valori umani universali, contrapposta al Male che è sempre e comunque fuori di noi.
Così gli USA sono l'unica “democrazia” moderna a mantenere la pena di morte, quando quasi tutti gli stati l'hanno abolita da decenni. La pena capitale è esaltata, diventa spettacolo (le camere della morte hanno vetri, telecamere, e file di poltroncine per decine di spettatori), nei famigliari delle vittime di omicidio si alimenta il sentimento di vendetta riservando loro il di ritto ad assistere di persona all'esecuzione del colpevole, si mantengono tecniche di uccisione che comportano spesso una lunga agonia e un'inutile sofferenza (sedia elettrica, camera a gas). La pena di morte è comminata anche a malati psichici e a persone che minorenni al momento del delitto.
Gli USA sono anche l'unic o paese al mondo dove le armi da guerra (pistole e fucili mitragliatori di qualunque potenza e calibro) sono venduti liberamente (oltre cento milioni di armi detenuti nelle case) presentando la cosa come garanzia di sicurezza. In realtà, e lo leggiamo ripetutamente sui giornali, ciò determina il consumarsi di moltissimi assassini e stragi come risultato di scatti d'ira o attacchi di follia, quando non si andrebbe oltre a piatti rotti, o schiaffi o scazzottature se non ci fossero armi in ogni cassetto.
Film, telefilm e videogiochi di produzione americana, che peraltro costituiscono gran parte della fiction trasmessa in tutto il mondo, è ossessivamente incentrata sulla violenza. E molto spesso l'industria propone alla massa dei consumatori esattamente ciò che il Pentagono chiede: dai film fanaticamente patriottici (“Rambo”, “Top Gun”, ecc), ai videogiochi dove la sagoma contro cui sparare ha le fattezze di un cubano o di un arabo.
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Muovere guerra a uno Stato è di per sé un crimine gravissimo, equivalente a moltiplicare per mille o per un milione il reato di assassinio. Eppure anche nella guerra l'umanità si è data delle regole da rispettare, la cui violazione viene denominata crimine di guerra.
Già nel medio Evo, quando comparve la balestra, per la sua precisione e potenza micidiali rispetto alle altre armi (qualunque tiratore non particolarmente abile poteva trapassare un uomo con scudo e corazza a 100 metri di distanza), essa venne quasi ovunque bandita come un'arma “sporca”, e il suo uso rimase sempre molto limitato, soprattutto in guerra.
Dopo la prima guerra mondiale, considerando come il progresso scientifico portava alla ideazione di strumenti di morte sempre più brutali, i diversi paesi si accordarono per mettere al bando l'uso di alcune nuove armi particolarmente devastanti, e comportamenti particolarmente efferati da parte dei combattenti.
Si arrivò così alla Convenzione di Ginevra, ratificata da moltissimi stati, nella quale, fra l'altro, venne proibito:
- l'uccisione dei nemici che gettano le armi e si arrendono;
- l'interrogatorio dei prigionieri di guerra per ottenere informazioni sull'esercito nemico;
- qualunque maltrattamento materiale o morale dei prigionieri di guerra;
- ogni azione di guerra che comporti l'uccisione di soli civili, o che assieme all'uccisione di soldati nemici comporti anche l'uccisione di un consistente numero di civili;
- qualunque azione volta a produrre sofferenze nella popolazione civile: privazione dell'acqua, del cibo e dei beni di prima necessità;
- l'uso, nelle armi leggere, di proiettili (dum-dum) atti a produrre ferite che causino particolari sofferenze, e difficili da curare;
- l'uso di qualunque tipo di arma chimica o batteriologica;
Negli ultimi sessant'anni gli Stati Uniti hanno continuamente violato la Convenzione di Ginevra, macchiandosi dei più diversi crimini di guerra.
La bomba atomica, sviluppata nell'ambito del famoso “progetto Manhattan” a cui, per timore che Hitler riuscisse a realizzare per primo quest'arma, collaborarono i maggiori scienziati del tempo, è stata da subito usata dagli Stati Uniti non tanto per porre fine alla Seconda guerra Mondiale, ma per sperimentarla macabramente sulla pelle di duecentomila innocenti, e far capire a tutta l'umanità quale sarebbe stata la nazione che avrebbe dominato il mondo a partire dal 1945.
Quando la bomba atomica fu buttata su Hiroshima (6 agosto 1945) e Nagasaki (9 agosto) la Germania di Hitler era già stata sconfitta, e il Giappone si trovava del tutto isolato e perdente su ogni fronte. Se, come si disse, si voleva ridurre alla resa l'Impero evitando ulteriori perdite all'esercito americano bastava lanciare la bomba in un luogo spopolato, consentendo ai giapponesi di constatarne la potenza e di arrendersi.
Nonostante gli appelli di numerosi scienziati americani e non - anche fra coloro che avevano realizzato l'arma - il governo americano decise di provare la bomba direttamente sulla popolazione, e dopo avere verificato il macabro “buon” funzionamento della prima, se ne lanciò persino una seconda (la prima era all'uranio, questa era al plutonio, e si volevano sperimentare entrambe le tecnologie).
Durante l'intervento in Corea (1950-53) e in Vietnam (1965-72) l'esercito americano, essendo molto in difficoltà sul campo di battaglia, ha fatto uso massiccio dei bombardamenti contro la popolazione civile, cercando di fare strage di persone tramite il napalm e le bombe a grappolo. Come risultato, in queste due guerre l'80% dei morti è costituito da civili. Molto spesso, per aumentare il senso di angoscia e di terrore, i bombardamenti sulle città sono preceduti da lanci di volantini che esaltano la potenza distruttiva delle bombe che stanno per arrivare.
In Vietnam la Convenzione è anche violata con lo spargimento di agenti chimici defoglianti (agente Orange), che distruggono la vegetazione, avvelenano le acque, privando i villaggi del riso e dei pesci di risaia che costituiscono il loro sostentamento.
Anche più recentemente, nel corso degli interventi in Iraq, Jugoslavia, Afghanistan le stragi di civili, deliberate (attacco al rifugio civile di Amirya, attacco a studi televisivi, sedi di partiti e uffici governativi di Belgrado) o gravemente colpose (distruzione di un autobus, di un treno passeggeri in corsa, di un ospedale in Jugoslavia, sterminio di una colonna di profughi in Kossovo, distruzione di interi villaggi e persino di un corteo nuziale in Afghanistan).
Un gravissimo crimine di guerra è stato poi lo sterminio, durato due giorni, della colonna di soldati e civili (lavoratori palestinesi in fuga) in fuga dal Kuwait dopo che il governo dell'Iraq aveva accettato il ritiro dai territori occupati: migliaia di persone senza difesa uccise per divertimento. La foga di uccidere dei generali americani è tale che sia in Iraq che in Afghanistan hanno anche colpito le proprie truppe facendo diversi morti.
Le forze armate americane si sono anche dedicate a macabri tentativi di attacchi chimici indiretti. Durante la guerra in Jugoslavia, a Pancevo (periferia di Degrado) viene bombardato un grande impianto chimico in cui si producono fertilizzanti e anticrittogamici. Si leva un'enorme nube tossica che per pura fortuna non fa vittime, anche perché le 80 mila persone della cittadina fanno uso di maschere antigas (si pensi che a Bhopal, India, nel 1982 la fuoriuscita accidentale da un impianto chimico di qualche chilogrammo di una sostanza tossica, ha provocato la morte immediata di 4000 persone, e di altre 16.000 nei giorni successivi).
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