Non è tutto rose e fiori!
Giorgia Meloni e tutto il centrodestra, giornali e tv comprese, hanno commentato la nomina di Raffaele Fitto, che è stato eletto Vice-Presidente Esecutivo della Commissione Europea, come un importante riconoscimento del nuovo ruolo dell'Italia.
Che all'Italia, Paese fondatore dell'Unione Europea e terzo per importanza dopo Germania e Francia, spettasse almeno una Vice-Presidenza era scontato, ma farla passare come un successo strategico del Governo Meloni ci sembra azzardato e poco aderente alla realtà.
Intanto Fitto è soltanto uno dei ben sei Vice-Presidenti e, seppure le deleghe assegnategli per la “Coesione” e le “Riforme”sono importanti, è chiaro a tutti che le deleghe che contano sono state assegnate ad altri : Stéphane Séjournè (Francia) strategia industriale e prosperità; Henna Virkkunen (Finlandia) sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia, Roxana Minzatu (Romania) competenze, preparazione, persone; Kaja Kallas (Estonia) politica estera e di sicurezza, Teresa Ribera (Spagna) transizione pulita e competitiva.
La Meloni ha dichiarato anche che Fitto gestirà la mole di 1.000 miliardi di spesa, ma in realtà li dovrà gestire assieme al lettone Valdis Dombrovskis, Commissario per l'Economia e la Produttività, un falco del rigore molto critico con Paesi indebitati come l'Italia.
Per giunta le norme del nuovo “Patto di stabilità” lasciano ben pochi spazi di manovra visto il gigantesco debito pubblico dell'Italia, mentre il Governo continua a rinviare le scomode e impopolari riforme chieste dall'Unione Europea e che le altri nazioni hanno già fatto con successo, ed è concentrato solo sulle riforme di bandiera e clientelari e sarà interessante vedere come se la caverà Raffaele Fitto, visto che ha proprio la delega alle “Riforme”.
Come si vede la situazione è tutt'altro che rosea come la sta dipingendo il Governo Meloni, che ogni giorno sforna dati esaltanti per testimoniare i positivi risultati raggiunti, ma sui quali occorre fare alcune puntualizzazioni :
* il numero degli occupati è aumentato (ma molti però sono part-time), principalmente nel terziario, nelle costruzioni e nella ristorazione, aumento che è stato agevolato dai bassi salari reali italiani, tra i più bassi in Europa, ma la produttività industriale è in calo da oramai un anno e mezzo;
* le entrate fiscali sono aumentate ma più che per la lotta all'evasione sono aumentate grazie alla “rottamazione” delle cartelle esattoriali e ai vari concordati e condoni fiscali più o meno camuffati;
* le esportazioni sono nominalmente aumentate, ma anche perché il loro ammontare è stato gonfiato dalla crescita dei prezzi per l'inflazione;
* la pressione fiscale è rimasta stazionaria al 41,5% ma per il 2025 è prevista in aumento al 42,8%;
* la richiesta e la presentazione dei progetti per ricevere i soldi delle varie rate del PNRR procede velocemente, ma il 14% dei progetti non è ancora avviato e oltre il 30% è in forte ritardo.
A questi dati non proprio così esaltanti andrebbero poi aggiunte le emergenze, come quelle della Sanità e della Scuola (delle quali trattiamo a pag.3), del sistema pensionistico vicino al collasso, delle disuguaglianze e della povertà assoluta che riguarda il 9,8% della popolazione, dei cambiamenti climatici.
Come si vede le cose non sono così rosee come le dipinge la martellante propaganda del Governo e i nodi stanno venendo al pettine.
Adriano Rebecchi Martinelli