Plutocrazia farisaica
Una corretta inquadratura della storia del Novecento non può
prescindere dal mettere nel giusto rilievo l’accorta regia americana per
raggiungere il predominio economico mondiale, purtroppo ormai
conseguito.
Infatti, a ben vedere, le due guerre mondiali, come ha giustamente rilevato Luigi Saverio(1), si configurano come due episodi convergenti di un unico disegno che ha scatenato le due guerre - ormai riconosciute come vere e proprie guerre civili europee - per ottenere l’abbattimento della supremazia europea ed il conseguente sfaldamento degli imperi coloniali, che apportavano ricchezza al Vecchio Continente, lasciando così campo libero all’affermarsi dell’egemonia economica mondiale di Wall Street.
Questo disegno così articolato e sincronizzato poteva riuscire soltanto con il coordinamento spregiudicato e cinico della massoneria universale, che si è avvalsa di ignominiose collusioni e criminali favoreggiamenti di tanti europei infiltrati nei più alti gradi dell’establishment.(2)
La strategia callida adottata dal “Supremo Grande Oriente Universale” di Wall Street fu semplicemente quella di spingere gli europei a combattersi fino al vicendevole annichilimento, e di intervenire poi, a guerra ormai conclusa, per poter assidersi prepotentemente e pesantemente al tavolo della pace, determinando ogni volta, a Versailles ed a Parigi, le condizioni che avrebbero riacceso le rivalità fra europei.
Si rifletta bene.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Volendo esaminare, in particolare gli eventi a noi più vicini e brucianti della seconda guerra mondiale, risalta con immediatezza e chiarezza l’uso strumentale dell’illusorio ideale democratico, liberaleggiante, “libertario”, nella propaganda per abbattere gli stati autoritari. Qui è più difficile riconoscere la linea di fondo della strategia, in quanto l’ideale democratico è stato ormai mitizzato dogmaticamente; il popolo è stato illuso di essere “l’unico depositario del potere” secondo le sue “libere” convinzioni. Ma basta riflettere invece in realtà, sul potere enorme che hanno oggi, in maniera sempre più crescente gli attori della propaganda, (i cosiddetti ”opinion makers”, cioè letteralmente “fabbricanti di opinioni”) per suggerire, diffondere, ribadire e confermare le opinioni del popolo, distratto oltretutto, con l’antica, ma sempre valida strategia del “panem et circenses”, dai pur gravi problemi che l’affliggono.
Oggi i mass-media hanno incapsulato i nostri più profondi convincimenti, i nostri più reconditi pensieri.
Il mito della libertà, della democrazia, dell’indipendenza, si conferma soltanto come un mito, ma l’illusione democratica resta tenacemente incastrata nelle nostre menti offuscate da un diluvio monocorde di informazioni suggestionanti.
Infatti la tanto strombazzata libertà di stampa resta limitata ed in pratica annullata dalla difficoltà di procurarsi i capitali per sopperire ai carichi finanziari necessari per la realizzazione e per la diffusione. Centuplicatamene poi la stampa che conta, e non solo la stampa, ma ancora peggio le radio, le televisioni cosiddette “libere”, il cinema, l’editoria, hanno bisogno di consistenti impegni finanziari geometricamente proporzionali all’importanza del mezzo di suggestione ideologica.
E qui sta il nocciolo della truffa: attraverso un’oculata e attenta inondazione di sovvenzioni occulte si è padroni della stampa e del resto dei mass-media più importanti, la minuta informazione si può lasciare alla libera iniziativa individuale, tanto quel che importa è fabbricare l’opinione di una maggioranza. E non sarebbe importante neanche arrivare a catturare le coscienze della maggioranza del popolo, è sufficiente arrivare a plagiare la maggioranza dei votanti!
Passando alle cifre: in quei paesi, come la stessa America, dove vota poco più del 50 per cento del popolo, basta arrivare a convincerne un 26 per cento per ottenere una maggioranza che autorizzi anche i più criminosi disegni di chi abbia avuto la possibilità finanziaria di asservire mass-media e partiti.
Questo sporco gioco finanziario a maggior ragione ha efficacia nel sostenere qualche partito politico, dove è evidente per chi voglia rifletterci, l’enormità crescente delle spese per necessità organizzative, di propaganda e quant’altro. E’ pur vero che ci sono stati leaders che hanno usufruito di finanziamenti per svolgere un loro disegno politico indipendente, ma la necessità di ottenere e conservare un sostegno finanziario finisce per ridurli al vassallaggio.
Ciò premesso, vogliamo esaminare i retroscena delle vicende che più ci toccano da vicino.
La particolare guerra civile che dilaniò l’Itala fu voluta fortemente dagli angloamericani che la finanziarono largamente e senza rimetterci una lira, anzi guadagnandoci sopra al cambio, e addebitandone gli importi alle finanze già esauste del regno del Sud.
Dunque gli “Alleati” assoldarono mercenari disposti ad assassinare quei compatrioti che, essendo fascisti, non erano disponibili ad accettare il vassallaggio agli americani. Le sanguinose tragedie della guerra civile ebbero anche l’effetto - producente ancora per gli americani - di dilaniare il contesto nazionale italiano, annientandone praticamente la potenzialità di indipendenza e contribuendo ad incrinare ulteriormente il lacerato contesto unitario europeo.
In breve anche quegli illusi partigiani che credevano di impegnarsi nelle lotte fratricide più criminali per ottenere il trionfo del comunismo, finirono invece ciecamente per favorire il trionfo del supercapitalismo internazionale di Wall Street.
Ed il vassallaggio assassino continuò e fu farisaicamente tollerato anche dopo la fine della guerra; e furono tollerate ed avallate le cosiddette corti di assise straordinarie (le minuscole sono d’obbligo). Si otteneva così la selezione e poi l’eliminazione cruenta dei fascisti più convinti ed ideologizzati. Ancora conformemente gli americani non hanno opposta alcuna remora nel consegnare ai partigiani, o alle CAS che li richiedevano, quei prigionieri di guerra che erano reclusi nei loro campi di concentramento. Si otteneva così il doppio effetto di far trucidare i più irriducibili oppositori al capitalismo e di rinfocolare il desiderio di vendetta dei fascisti verso quelli che apparivano idiotamente i responsabili della Mattanza. Ma si generarono inoltre nella massa non impegnata sentimenti di orrore, di repulsione e sbigottimento che hanno contribuito a scavare un solco profondo tra italiani.
Anche questo fece gioco per l’America occupante e padrona. Divide et impera.
Tuttavia, paradossalmente, gli oppositori al regime di occupazione nel Sud invaso, fascisti clandestini, non venivano sottoposti a trattamenti altrettanto feroci, nonostante le pene di morte esplicitamente minacciate dai bandi dell’AMGOT (Allied Military Governement of Occupied Territory).
Può sembrare strano, ma i Tribunali Militari Territoriali di Guerra del regno del Sud, strettamente monitorati dal regime di occupazione, in tutti i numerosi processi di cui ebbero ad occuparsi, furono costretti a sconfinare nell’assurdo giuridico pur di evitare le pene di morte previste dal Codice Militare di Guerra per i numerosi fascisti appartenenti a bande armate.
Gli stessi agenti del CIC, il controspionaggio americano, si occuparono spesso di relegare in campo di concentramento per la durata della guerra quei fascisti che potevano costituire una preda per tante corti di giustizia italiane, sottraendoli così al loro zelo antifascista. Esempio paradigmatico è il trattamento riservato a una ventina di fascisti clandestini del Gruppo “Onore” di Roma, inviati in campo di concentramento, suscitando le ire di qualche zelantissimo funzionario di polizia in foia di promozione, di cui sono state rintracciate le testimonianze nell’Archivio Centrale dello Stato. Un altro esempio sensazionale è la vicenda della leggendaria principessa Maria Pignatelli, che, inviata nel tempo in vari campi di concentramento, non fu mai sottoposta a processo.
La spiegazione di tanti paradossi sta nel voler preservare elementi sicuramente anticomunisti, che avevano dato prova di coraggio, forza d’animo e spiccato senso dell’onore e quindi fedeltà alla parola data. E pertanto, tra tanti tiepidi anticomunisti badogliani, ambigui e poco affidabili, gli unici a poter dare una seria garanzia di impegno anticomunista, erano proprio quei fascisti.
Analogamente gli americani dell’OSS si comportarono con gli appartenenti alla Decima, ritenuti giustamente anticomunisti, e in molti casi a torto anche scarsamente ideologizzati in senso fascista.
Quando, nell’immediato dopoguerra, polizia e magistratura neo-democratiche cominciarono ad arrestare un po’ dappertutto i reduci della X Mas che erano tornati alle loro case, il ten. MOVM Luigi Ferraro andò a protestare al Comando Alleato a Venezia, che inviò immediatamente dispacci urgenti a tutte le polizie per effetto dei quali tutti gli arrestati furono prontamente rilasciati. Tutti, tranne il guardiamarina, agente speciale Gino Kalby, rimasto in carcere per la pervicace e puntigliosa opposizione dell’inesorabile maggiore dei carabinieri reali, del C.S. di Napoli, Oreste Pecorella. Atto sovrumano di caparbia testardaggine poliziesca, perfino in contrasto con i suoi diretti padroni dell’OSS!(3)
L’astiosa eccezione, un dettaglio che conferma la regola, vale a dimostrare, ove ce ne fosse bisogno, che gli americani, se avessero voluto, avrebbero potuto salvare tantissime vittime dalla ferocia antifascista. Specialmente dalla ferocia di tanti, come Scalfaro, che avendo operato al servizio della RSI, desideravano allinearsi zelantemente alla moda spietata della nuova opportunità.
A morte! A morte!
Facendo un salto di sessant’anni, la cronaca attuale ci dà conferme chiarissime dei postulati suesposti e sostenuti.
Quando vennero a mancare i finanziamenti dall’Urss, abbiamo potuto assistere al pellegrinaggio di un D’Alema a Wall Street. Avrebbe potuto essere un semplice viaggio da turista, non c’è che dire, nulla autorizza il lettore a drizzare le antenne; c’è di fatto però che si allinearono alla politica americana.oltre Tony Blair laburista d’assalto, anche la smaniosa sinistra europea e l’inclita sinistra italiana.
Ed inconsapevoli soldati inglesi e italiani andarono a morire d’uranio impoverito per Bush.
Più tardi spudoratamente, ma forse sbaglio, un altro leader fece un analogo viaggio di piacere a Wall Street; è stato un errore parlare di sdoganamento, si trattava di un semplice, meritato viaggio di svago, di diporto, di sollazzo se volete, di evasione dopo tanto faticare a tenere unito un partito, che peraltro aveva cominciato a prendere l’aire diportista e vacanziero già a Fiuggi. E senza dubbio fu un viaggio di piacere pure quello in Israele, anche se per uno sfizio “esotico” il leader si fece fotografare con la Chippa.
Fatto sta che il partito adesso non soffre più delle periodiche crisi finanziarie di tanti anni fa. E se proprio capita che qualche crisi locale pur si manifesta, si tratta soltanto di crisi di oppositori, in quanto i cordoni della borsa li tiene ben stretti il leader: sono il suo scettro di comando.
E se pure si dovesse manifestare un dissenso in una qualche fastosa e solenne assemblea nazionale, tutto rientrerà poi a causa della necessaria, canonica contabilizzazione e ripartizione delle spese… democraticamente.
E intanto soldati italiani sono mandati a morire in terre lontane per sostenere la politica americana
E anche a costo di aggravare la crisi economica dello Stato, il popolo italiano paga le spese perché venga imposta in Iraq e poi magari anche in Iran la democrazia, farisaico strumento di egemonizzazione plutocratica.
La democrazia…un mito. Ma ora sappiamo che cos’è.
Infatti, a ben vedere, le due guerre mondiali, come ha giustamente rilevato Luigi Saverio(1), si configurano come due episodi convergenti di un unico disegno che ha scatenato le due guerre - ormai riconosciute come vere e proprie guerre civili europee - per ottenere l’abbattimento della supremazia europea ed il conseguente sfaldamento degli imperi coloniali, che apportavano ricchezza al Vecchio Continente, lasciando così campo libero all’affermarsi dell’egemonia economica mondiale di Wall Street.
Questo disegno così articolato e sincronizzato poteva riuscire soltanto con il coordinamento spregiudicato e cinico della massoneria universale, che si è avvalsa di ignominiose collusioni e criminali favoreggiamenti di tanti europei infiltrati nei più alti gradi dell’establishment.(2)
La strategia callida adottata dal “Supremo Grande Oriente Universale” di Wall Street fu semplicemente quella di spingere gli europei a combattersi fino al vicendevole annichilimento, e di intervenire poi, a guerra ormai conclusa, per poter assidersi prepotentemente e pesantemente al tavolo della pace, determinando ogni volta, a Versailles ed a Parigi, le condizioni che avrebbero riacceso le rivalità fra europei.
Si rifletta bene.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Volendo esaminare, in particolare gli eventi a noi più vicini e brucianti della seconda guerra mondiale, risalta con immediatezza e chiarezza l’uso strumentale dell’illusorio ideale democratico, liberaleggiante, “libertario”, nella propaganda per abbattere gli stati autoritari. Qui è più difficile riconoscere la linea di fondo della strategia, in quanto l’ideale democratico è stato ormai mitizzato dogmaticamente; il popolo è stato illuso di essere “l’unico depositario del potere” secondo le sue “libere” convinzioni. Ma basta riflettere invece in realtà, sul potere enorme che hanno oggi, in maniera sempre più crescente gli attori della propaganda, (i cosiddetti ”opinion makers”, cioè letteralmente “fabbricanti di opinioni”) per suggerire, diffondere, ribadire e confermare le opinioni del popolo, distratto oltretutto, con l’antica, ma sempre valida strategia del “panem et circenses”, dai pur gravi problemi che l’affliggono.
Oggi i mass-media hanno incapsulato i nostri più profondi convincimenti, i nostri più reconditi pensieri.
Il mito della libertà, della democrazia, dell’indipendenza, si conferma soltanto come un mito, ma l’illusione democratica resta tenacemente incastrata nelle nostre menti offuscate da un diluvio monocorde di informazioni suggestionanti.
Infatti la tanto strombazzata libertà di stampa resta limitata ed in pratica annullata dalla difficoltà di procurarsi i capitali per sopperire ai carichi finanziari necessari per la realizzazione e per la diffusione. Centuplicatamene poi la stampa che conta, e non solo la stampa, ma ancora peggio le radio, le televisioni cosiddette “libere”, il cinema, l’editoria, hanno bisogno di consistenti impegni finanziari geometricamente proporzionali all’importanza del mezzo di suggestione ideologica.
E qui sta il nocciolo della truffa: attraverso un’oculata e attenta inondazione di sovvenzioni occulte si è padroni della stampa e del resto dei mass-media più importanti, la minuta informazione si può lasciare alla libera iniziativa individuale, tanto quel che importa è fabbricare l’opinione di una maggioranza. E non sarebbe importante neanche arrivare a catturare le coscienze della maggioranza del popolo, è sufficiente arrivare a plagiare la maggioranza dei votanti!
Passando alle cifre: in quei paesi, come la stessa America, dove vota poco più del 50 per cento del popolo, basta arrivare a convincerne un 26 per cento per ottenere una maggioranza che autorizzi anche i più criminosi disegni di chi abbia avuto la possibilità finanziaria di asservire mass-media e partiti.
Questo sporco gioco finanziario a maggior ragione ha efficacia nel sostenere qualche partito politico, dove è evidente per chi voglia rifletterci, l’enormità crescente delle spese per necessità organizzative, di propaganda e quant’altro. E’ pur vero che ci sono stati leaders che hanno usufruito di finanziamenti per svolgere un loro disegno politico indipendente, ma la necessità di ottenere e conservare un sostegno finanziario finisce per ridurli al vassallaggio.
Ciò premesso, vogliamo esaminare i retroscena delle vicende che più ci toccano da vicino.
La particolare guerra civile che dilaniò l’Itala fu voluta fortemente dagli angloamericani che la finanziarono largamente e senza rimetterci una lira, anzi guadagnandoci sopra al cambio, e addebitandone gli importi alle finanze già esauste del regno del Sud.
Dunque gli “Alleati” assoldarono mercenari disposti ad assassinare quei compatrioti che, essendo fascisti, non erano disponibili ad accettare il vassallaggio agli americani. Le sanguinose tragedie della guerra civile ebbero anche l’effetto - producente ancora per gli americani - di dilaniare il contesto nazionale italiano, annientandone praticamente la potenzialità di indipendenza e contribuendo ad incrinare ulteriormente il lacerato contesto unitario europeo.
In breve anche quegli illusi partigiani che credevano di impegnarsi nelle lotte fratricide più criminali per ottenere il trionfo del comunismo, finirono invece ciecamente per favorire il trionfo del supercapitalismo internazionale di Wall Street.
Ed il vassallaggio assassino continuò e fu farisaicamente tollerato anche dopo la fine della guerra; e furono tollerate ed avallate le cosiddette corti di assise straordinarie (le minuscole sono d’obbligo). Si otteneva così la selezione e poi l’eliminazione cruenta dei fascisti più convinti ed ideologizzati. Ancora conformemente gli americani non hanno opposta alcuna remora nel consegnare ai partigiani, o alle CAS che li richiedevano, quei prigionieri di guerra che erano reclusi nei loro campi di concentramento. Si otteneva così il doppio effetto di far trucidare i più irriducibili oppositori al capitalismo e di rinfocolare il desiderio di vendetta dei fascisti verso quelli che apparivano idiotamente i responsabili della Mattanza. Ma si generarono inoltre nella massa non impegnata sentimenti di orrore, di repulsione e sbigottimento che hanno contribuito a scavare un solco profondo tra italiani.
Anche questo fece gioco per l’America occupante e padrona. Divide et impera.
Tuttavia, paradossalmente, gli oppositori al regime di occupazione nel Sud invaso, fascisti clandestini, non venivano sottoposti a trattamenti altrettanto feroci, nonostante le pene di morte esplicitamente minacciate dai bandi dell’AMGOT (Allied Military Governement of Occupied Territory).
Può sembrare strano, ma i Tribunali Militari Territoriali di Guerra del regno del Sud, strettamente monitorati dal regime di occupazione, in tutti i numerosi processi di cui ebbero ad occuparsi, furono costretti a sconfinare nell’assurdo giuridico pur di evitare le pene di morte previste dal Codice Militare di Guerra per i numerosi fascisti appartenenti a bande armate.
Gli stessi agenti del CIC, il controspionaggio americano, si occuparono spesso di relegare in campo di concentramento per la durata della guerra quei fascisti che potevano costituire una preda per tante corti di giustizia italiane, sottraendoli così al loro zelo antifascista. Esempio paradigmatico è il trattamento riservato a una ventina di fascisti clandestini del Gruppo “Onore” di Roma, inviati in campo di concentramento, suscitando le ire di qualche zelantissimo funzionario di polizia in foia di promozione, di cui sono state rintracciate le testimonianze nell’Archivio Centrale dello Stato. Un altro esempio sensazionale è la vicenda della leggendaria principessa Maria Pignatelli, che, inviata nel tempo in vari campi di concentramento, non fu mai sottoposta a processo.
La spiegazione di tanti paradossi sta nel voler preservare elementi sicuramente anticomunisti, che avevano dato prova di coraggio, forza d’animo e spiccato senso dell’onore e quindi fedeltà alla parola data. E pertanto, tra tanti tiepidi anticomunisti badogliani, ambigui e poco affidabili, gli unici a poter dare una seria garanzia di impegno anticomunista, erano proprio quei fascisti.
Analogamente gli americani dell’OSS si comportarono con gli appartenenti alla Decima, ritenuti giustamente anticomunisti, e in molti casi a torto anche scarsamente ideologizzati in senso fascista.
Quando, nell’immediato dopoguerra, polizia e magistratura neo-democratiche cominciarono ad arrestare un po’ dappertutto i reduci della X Mas che erano tornati alle loro case, il ten. MOVM Luigi Ferraro andò a protestare al Comando Alleato a Venezia, che inviò immediatamente dispacci urgenti a tutte le polizie per effetto dei quali tutti gli arrestati furono prontamente rilasciati. Tutti, tranne il guardiamarina, agente speciale Gino Kalby, rimasto in carcere per la pervicace e puntigliosa opposizione dell’inesorabile maggiore dei carabinieri reali, del C.S. di Napoli, Oreste Pecorella. Atto sovrumano di caparbia testardaggine poliziesca, perfino in contrasto con i suoi diretti padroni dell’OSS!(3)
L’astiosa eccezione, un dettaglio che conferma la regola, vale a dimostrare, ove ce ne fosse bisogno, che gli americani, se avessero voluto, avrebbero potuto salvare tantissime vittime dalla ferocia antifascista. Specialmente dalla ferocia di tanti, come Scalfaro, che avendo operato al servizio della RSI, desideravano allinearsi zelantemente alla moda spietata della nuova opportunità.
A morte! A morte!
Facendo un salto di sessant’anni, la cronaca attuale ci dà conferme chiarissime dei postulati suesposti e sostenuti.
Quando vennero a mancare i finanziamenti dall’Urss, abbiamo potuto assistere al pellegrinaggio di un D’Alema a Wall Street. Avrebbe potuto essere un semplice viaggio da turista, non c’è che dire, nulla autorizza il lettore a drizzare le antenne; c’è di fatto però che si allinearono alla politica americana.oltre Tony Blair laburista d’assalto, anche la smaniosa sinistra europea e l’inclita sinistra italiana.
Ed inconsapevoli soldati inglesi e italiani andarono a morire d’uranio impoverito per Bush.
Più tardi spudoratamente, ma forse sbaglio, un altro leader fece un analogo viaggio di piacere a Wall Street; è stato un errore parlare di sdoganamento, si trattava di un semplice, meritato viaggio di svago, di diporto, di sollazzo se volete, di evasione dopo tanto faticare a tenere unito un partito, che peraltro aveva cominciato a prendere l’aire diportista e vacanziero già a Fiuggi. E senza dubbio fu un viaggio di piacere pure quello in Israele, anche se per uno sfizio “esotico” il leader si fece fotografare con la Chippa.
Fatto sta che il partito adesso non soffre più delle periodiche crisi finanziarie di tanti anni fa. E se proprio capita che qualche crisi locale pur si manifesta, si tratta soltanto di crisi di oppositori, in quanto i cordoni della borsa li tiene ben stretti il leader: sono il suo scettro di comando.
E se pure si dovesse manifestare un dissenso in una qualche fastosa e solenne assemblea nazionale, tutto rientrerà poi a causa della necessaria, canonica contabilizzazione e ripartizione delle spese… democraticamente.
E intanto soldati italiani sono mandati a morire in terre lontane per sostenere la politica americana
E anche a costo di aggravare la crisi economica dello Stato, il popolo italiano paga le spese perché venga imposta in Iraq e poi magari anche in Iran la democrazia, farisaico strumento di egemonizzazione plutocratica.
La democrazia…un mito. Ma ora sappiamo che cos’è.
Francesco Fatica

“Mussolini
ha sempre affermato che il Fascismo in quanto idea, dottrina,
realizzazione è universale; italiano nei suoi particolari istituti,
esso è universale nello spirito. In tal senso deve prevedersi una
Europa fascista, una Europa che ispiri le sue istituzioni alle dottrine e
alla pratica del Fascismo; una Europa che risolva, in senso fascista,
il problema dello Stato moderno. La sua concezione, contrapposta alle
concezioni etiche degli altri Stati, le risolverà tutte nella sintesi
superiore della giustizia fra i popoli, come fra gli individui, nella
cooperazione illuminata di quelli come di questi. Mussolini “fin dal
1914 afferma la necessità di mutare il costume politico, di dare al
nostro popolo lo stimolo di una fede, di una passione, di una speranza,
di un mito; e negli anni seguenti sino alla marcia su Roma e
all’impresa africana continua infaticabile questa opera di rieducazione
morale, che deve far di ciascun italiano un fascista disinteressato,
leale, responsabile, coraggioso, pronto a combattere
disinteressatamente e quotidianamente contro le forze ostili della
natura e della storia con le armi del lavoro e con quelle della guerra;
lavoratore e soldato. Di qui nasce l’imperativo: Credere, Obbedire, Combattere :
tre termini essenziali di ogni vita degna di essere vissuta : cioè di
una vita animata da una fede, temprata a una disciplina, conscia di
dover conquistare i propri valori in un ininterrotto cimento agonale.”
“In questo formidabile sistema costruttivo Mussolini respinge tra i
tanti infiniti assurdi dottrinali, che hanno avvelenata l’anima delle
moltitudini, il concetto di « felicità economica », che si realizzerebbe
socialisticamente a un dato momento dell’evoluzione economica, con
l’assicurare a tutti il massimo benessere. Così respinge il concetto
materialistico di «felicità» come possibile e lo abbandona agli
economisti della prima metà del 700; nega cioè l’equazione benessere =
felicità, che convertirebbe gli uomini in animali di una cosa solo
pensosi: quella di essere pasciuti e ingrassati, ridotti, quindi, alla
pura e semplice vita vegetativa”, certo che qualsiasi concezione della
felicità spezza il ritmo della vita, fatto ad un tempo di piacere e di
dolore, di sforzo e di calma. L’inesistenza della felicità non è che
l’espiazione della colpa di aver foggiato l’idolo della felicità;
espiazione che consiste nel ricostruire la vita nella sua somma
integrale di gioia e di dolore, di sforzo e di pace, e nel sostituire
all’idolo della felicità la pura adesione alla legge della vita,
considerata come un comando che viene dai valori dello spirito e ci
conduce verso quei valori. Questo è un considerare la terra come un
luogo di passaggio sì, ma anche di premio, e perciò di gioia. E’ appunto
nella lotta della vita che noi dobbiamo sentirne la bellezza; poiché è
nella lotta; nel dolore, nella fatica, che l’uomo acquista, chiara, la
coscienza di ciò che egli vale; piena ed intera la nozione di ciò che
egli è e rappresenta agli altri nella vita; è dalla lotta che egli
ottiene giusta la valutazione del proprio essere e valore del mondo”.
“Ecco il perchè dell’affermazione del Duce « il Fascismo è concezione
religiosa, in cui l’uomo è veduto nel suo immanente rapporto con una
legge superiore, con una volontà obbiettiva che trascende l’individuo
particolare e lo eleva a membro consapevole d’una società spirituale ».
Di qui il Fascismo diviene concezione morale aristocratica, gerarchica
della vita; diviene misura, armonia, ordine, libertà, sintesi”. “Inteso
come rivoluzione il Fascismo si contrappone radicalmente a tutta una
serie di filosofie consacrate nella dottrina e nella prassi:
l’illuminismo, il liberismo, il materialismo storico ecc. Il Fascismo
ha una dottrina, ma non professa nè adotta alcuna filosofia, solo ha
optato subito per una riconsacrazione politica dell’ideale religioso,
cristiano, cattolico, segnando al tempo stesso le frontiere dello Stato
nel mondo spirituale. « Lo Stato, osserva il Duce, non ha una
teologia, ma ha una morale. Nello Stato Fascista la religione viene
considerata come una delle manifestazioni più profonde dello spirito;
non viene, quindi, soltanto rispettata, ma difesa e protetta ». La
religione, in Italia, non è religione di Stato, ma è la Religione dello
Stato. L’indipendenza filosofica del Fascismo è di suprema importanza
per quel tanto di circoscritto e di afoso che in filosofia dà il «
sistema » storicamente inteso da non permettere di compiere integrazioni
più ricche di qualsiasi costruzione concettuale come di preminenza
rifulge la dinamica Mussoliniana. Basta la nuova concezione dello Stato
Fascista che salva l’individuo, l’uomo in tutti i suoi affetti, in tutti
i suoi sogni, in tutte le sue aspirazioni, in tutti i valori che
costituiscono la sua spiritualità a dimostrare che il Fascismo è
soprattutto una nuova concezione della vita, alta e nobile come una
fede religiosa. Basta la nuova concezione del lavoro che non è più
inteso come una umiliazione e asservimento della natura umana, ma
libera esplicazione, di una qualità essenziale dell’uomo, cioè la
società, per imprimere all’etica fascista il sigillo dell’universalità.
L’affermazione poi che il lavoro è il soggetto dell’economia, è
un’affermazione rivoluzionaria incommensurabile”. “L’esperienza
Mussoliniana è costata naturalmente, rinunzia, tortura dello spirito,
disciplina, obbedienza e fede nell’avvenire. Solo attraverso questi
sforzi il popolo italiano si è indirizzato su una nuova dottrina di
vita. Tre sono i punti cardinali di orientamento:

