domenica 21 settembre 2025

Rosa Dainelli, l’agente segreto di Cuveglio

Rosa Dainelli, l’agente segreto di Cuveglio che, durante la Seconda Guerra Mondiale, fece impazzire gli inglesi in Africa Orientale. (*)

Rosa Dainelli.

Rosa Costanza Dainelli, nata a Cuveglio in Valle il 02 maggio 1901 ha una storia che vale la pena raccontare.Una storia da romanzo rimasta nell’ombra forse perché non era opportuno parlare di elementi legati al SIM, ovvero il Servizio di Informazione Militare del periodo fascista, anche se il suo operato, dettato dalle circostanze belliche, fu rivolto esclusivamente contro l’esercito inglese durante il II conflitto mondiale in Etiopia. Ma partiamo dall’inizio: nata a Cuveglio in Valle il 2 maggio 1901, allevata con una educazione severa e nel culto del dovere, riuscì a studiare e laurearsi in medicina. Nel 1937, per un certo periodo, trovò impegno a Varese negli uffici di Assistenza Sociale, un lavoro non certo di grande profitto e così, nel novembre del 1938, prese la decisione coraggiosa di emigrare in Etiopia da poco conquistata, attratta come molti altri dal miraggio di una vita più fortunata.

Rosa Dainelli in età matura.

Dopo un breve soggiorno ad Asmara, si trasferì ad Addis Abeba. Non passò molto che si scatenò la guerra. In Africa Orientale la resistenza italiana fu assai debole; già nell’aprile 1941 Addis Abeba cadde in mano inglese e il 17 maggio ci fu la resa di Amedeo d’Aosta. Non tutti gli italiani accettarono la sconfitta, parecchi tra militari e civili, sperando in una controffensiva italo-tedesca in Egitto, diedero vita a un movimento di resistenza contro gli inglesi organizzato attorno ad agenti del SIM. Anche Rosa fu tra quelli che non vollero arrendersi. Ad Addis Abeba vivevano 40.000 civili italiani oltre a un numero imprecisato di militari allo sbando e così decise di lasciare il lavoro e di rendersi utile entrando come infermiera volontaria nell’ospedale militare Regina Elena della città ad assistere feriti e malati sempre più numerosi e disperati in quella situazione di confusione che si era venuta a formare. Nelle sue carte si trova una relazione del suo operato a favore dei numerosi italiani, militari e civili. Rosa aprì anche un ambulatorio a casa sua, modesto, ma che dava soccorso a molti indigeni che versavano in misere condizioni, afflitti da piaghe, ulcere e gonfiori. Durante un viaggio nella regione Galla aveva anche riscattato uno schiavo, Woldemariam, figlio di schiavi. In quei mesi Rosa collaborò col Comitato di assistenza sorto ad Addis Abeba. Dinamica e risoluta, trattò più volte con i comandi inglesi e riuscendo spesso ad ottenere revoche o modifiche a dure disposizioni che gravavano sulla provata popolazione italiana. Era però in contatto anche con elementi della resistenza; aveva aderito infatti ai Gruppi Segreti d’Azione.

Una colonna motorizzata italiana in Etiopia.

Quell’attività di resistenza la portò ad azioni pericolose di sabotaggio una delle quali, particolarmente rischiosa, è rimasta nella storia. Fu una missione voluta dal Vice Re, Amedeo d’Aosta che culminò la sera del 16 settembre 1941, quando un boato cupo scosse la città intera: fu distrutto il Deposito d’Artiglieria, si trattava di due milioni di cartucce Fiocchi, preda bellica che gli inglesi pensavano di usare per i loro mitragliatori . Dopo il sabotaggio al deposito d’armi, Rosa e il fratello, già nel mirino dell’Intelligence, non poterono sfuggire all’arresto da parte degli Inglesi, il 7 novembre 1941. Rinchiusa nelle prigioni di Acaki, per cinque giorni fu sottoposta a torture fisiche delle quali ne porterà le ‘stigmate’ tutta la vita. Fu l’unica donna italiana ad essere torturata in Africa. Non cedette. Subì quindi due mesi di segregazione e altri sei di cella. Le torture e la dura detenzione ne minarono gravemente la salute tanto che gli inglesi decisero di trasferirla in isolamento nel campo di concentramento di Dire Daua da dove, sette mesi dopo, nell’estate del 1943, un poco ristabilita, fu rimpatriata su una nave bianca e ricoverata a Firenze. Quando si riprese ritornò al suo paese. Le navi bianche erano quattro piroscafi (Saturnia, Vulcania, Duilio e Giulio Cesare) dipinti di bianco con grandi croci rosse che furono adibite dal governo italiano a riportare dall’Africa Orientale donne, bambini e soldati feriti.

La motonave ‘Saturnia’.

Con una dozzina di viaggi rimpatriarono 50.000 persone che, per vari motivi, vennero accolte freddamente dalle istituzioni e con avversione dalla popolazione. Anche Rosa trovò un clima ostile che peggiorò dopo l’8 settembre. Non aderì al nuovo regime di Salò, ma rimase sgradita alla Resistenza e visse un periodo veramente difficile. Al momento della Liberazione, fu presa e incarcerata nella caserma dei carabinieri di Cuvio. Gli indizi contro di lei però non erano tali da inviarla in campo d’internamento e così fu liberata con il consiglio di allontanarsi. Avvilita attraversò clandestinamente il Tresa ed espatriò in Svizzera. Il suo carattere indomito non la fece perdere d’animo. trovò lavoro a Ginevra nelle Nazioni Unite, addetta al Bureau International de Travail (Ufficio Internazionale del Lavoro). Si dimostrò capace ed efficiente tanto da scalare le gerarchie e diventare funzionaria. Così come aveva fatto in Etiopia, anche in Svizzera la sua indole la portò a prestare soccorsi a molti italiani emigrati, povera gente bisognosa di aiuti materiali e assistenza burocratica, trovando a moltissimi di loro una sistemazione e un lavoro. Nel 1951 il sottosegretario al ministero dell’Africa Orientale Italiana (che cesserà solo nel 1953), gli chiese una relazione sulla sua attività ad Addis Abeba. Si voleva in qualche modo chiarire e liquidare quell’oscuro periodo storico. La compilò, ma andò incontro a una serie di difficoltà e scetticismi da parte di burocrati e militari probabilmente ognuno a salvaguardia del proprio particolare. Tutto ciò non le impedì di ricevere la decorazione al valore militare. Alta, appariscente, elegante, le sue origini non le impedivano di ben figurare nel mondo delle persone che contano e seguirne l’etichetta. Ebbe rapporti con importanti personaggi tra i quali Maria Josè, l’ex regina in esilio a Ginevra, dalla quale tutti gli anni riceveva l’invito a bere il tè nel castello di Merlinge, dove viveva separata dal Re Umberto II. In età avanzata sposò Mathias Giuseppe Martegani, benestante svizzero, di origine italiana, figlio dell’ex vicesindaco di Ginevra. Poco dopo i settant’anni una subdola infezione alle gambe si propagò al corpo portandola alla morte. Era il 17 marzo ’73. Volle essere sepolta al cimitero di Cuveglio, dove ancora riposa.

(*) Fonte: http://curiosonevarese.blogspot.com

L’Africa Orientale Italiana in una illustrazione dell’Istituto Geografico Militare di Firenze del 1936.
La campagna d’Africa Orientale, 1940-1941.

giovedì 11 settembre 2025

Dedicato all'unico vero, grande socialista

Dedicato all'unico vero, grande socialista del XX Secolo [ di Filippo Giannini ]

Ho ricevuto una lettera da persona che ha un orientamento politico simile al mio e che, fra l’altro, ha scritto: “Sarà destino degli italiani riprendere dall’esterno ciò che hanno rifiutato in Italia (…). I lavoratori italiani si renderanno conto del patrimonio che hanno gettato al vento (…)”.
I lavoratori italiani non “hanno rifiutato” e non “gettato al vento” il patrimonio che fu a loro lasciato da Benito Mussolini, per il semplice motivo che non potevano “rifiutare” ciò che non conoscevano, dato che sono stati ingannati da personaggi che hanno la cupidigia come prodotto e la menzogna come metodo.
Tu, lavoratore italiano – e lo posso affermare con la massima sicurezza – da sessanta anni (e forse da qualche anno in più) – sei stato ingannato, truffato e derubato dei diritti (quelli reali) che Mussolini ti aveva assicurato.
Per illustrare il mio asserto voglio avvalermi di un comunicato, rilasciato alcuni giorni fa, dal Presidente Provinciale dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) del Veneto, pubblicato su “Il Giornale di Vicenza”. Il comunicato, a firma dell’on. Franco Bussetto, Presidente dell’Associazione, chiede scusa per l’eccidio di Schio commesso nel 1945 da “schegge impazzite del movimento partigiano”. Non è questo l’argomento che voglio trattare (provvederò in altro momento), ma mi voglio avvalere di una frase, contenuta nel comunicato, molto in uso in quell'ambiente, cioè la raccomandazione: “Senza alcuna revisione storica”.
Secondo te, lavoratore, cos’è questo terrore della “revisone storica”? D’altra parte la Storia è soggetta ad una continua “revisione”, come attestano i più seri studiosi.
Si può revisionare la storia di Mazzini o Garibaldi, anche di Napoleone; addirittura, recentemente è stata revisionata la storia di Nerone; insomma, la storia di tutti i Grandi può essere revisionata, ma non di Mussolini e del Fascismo. Per questi, appena si pone qualche dubbio sull’autenticità dell’asserto che “la storia ha emesso la condanna definitiva e senza appello”, sorgono come anime dannate i “furbastri” i quali, per chiudere quelle corbellerie in cassaforte e renderle inattaccabili hanno posto a sentinella le leggi liberticide di Scelba, di Reale e di Mancino. Ma in quella cassaforte è rinchiusa anche la truffa che è stata perpetrata contro di te, lavoratore e ne garantisce la continuità.
Provo a spiegare i motivi del terrore che la parola “revisionismo” crea in un certo ambiente.
Tu, lavoratore, hai idea di quanto percepisce un parlamentare o senatore italiano, “un eletto dal popolo” e che dovrebbe essere al “servizio del popolo”? E le altre prebende che si sono “autoriconosciute”? I miei dati sono ripresi da un lavoro di Umberto Scaroni.
E’ recente la notizia che il Parlamento ha votato all’unanimità (senza astenuti), un aumento di stipendio per i parlamentari pari a circa 1.135,00 Euro al mese. Inoltre la mozione è stata camuffata in modo tale da non risultare nei verbali ufficiali. Operazione da banditi. I nostri “rappresentanti” percepiscono le seguenti somme: Stipendio base Euro 9.980,00 x 15 mensilità; “portaborse” (generalmente parente o familiare): Euro 4.030,00 al mese; rimborso spese affitto: 2.900,00 Euro al mese; indennità di carica: da Euro 335,00 circa a Euro 6.455,00 al mese. Biglietti stadio (tribuna d’onore, è ovvio); telefono cellulare, teatro, assicurazione infortuni ecc., tutto gratis e così a seguire, senza remora alcuna.
Con Mussolini tutto ciò era impensabile: il deputato o il senatore di allora, percepiva un “gettone di presenza”, perché era considerato un “onore essere al servizio del popolo”. E Mussolini, se andava allo stadio, si pagava il biglietto come qualsiasi altro spettatore. Vogliamo ricordare che “il tiranno” morì poverissimo e lasciò la famiglia tutta nella miseria?
Cominci a capire perché “la storia ha condannato Mussolini e il Fascismo senza appello”?
E questa è solo una parte, anzi una frazione.
Ti hanno mai parlato di come i tuoi diritti fossero garantiti dalla “Carta del Lavoro” (1927), dalla “Camera dei Fasci e delle Corporazioni” (1939) e, infine, dal “Manifesto di Verona” (1943)? Ti hanno mai parlato della legge sulla “Socializzazione”? Certamente no, o, tutt’al più, per rinnovare la truffa ai tuoi danni ti hanno descritto il tutto per quello che non fu, celando, invece, quello che è stato.
Con la “Socializzazione delle Imprese” (primo passo per “Socializzare lo Stato”) Mussolini poneva come base ed oggetto primario il lavoro in tutte le sue manifestazioni, con una differenza sostanziale rispetto a quanto sancisce la Costituzione “nata dalla Resistenza”; infatti questa lascia voi lavoratori alla mercé del sistema capitalista perché rimangono inalterati i rapporti fra capitale e lavoro. Invece lo “Stato del Lavoro Fascista” conferiva una assoluta preminenza del lavoro rispetto al capitale. Per maggior chiarezza, il capitale veniva accettato solamente quale strumento del lavoro.
Cos’è, allora, una “Azienda socializzata”? “L’azienda si dice socializzata quando viene gestita contemporaneamente dalle rappresentanze del capitale e dei lavoratori, togliendo la gestione stessa all’arbitrio dei capitalisti”. Ne consegue che il lavoratore potrà godere della ripartizione degli utili, come fu previsto nel citato “Manifesto di Verona”.
Il “capitalista” che per produrre ricchezza per sé sfrutta al massimo il lavoro altrui, spinto da questa sua volontà di ottenere i massimi guadagni con minime spese, costringe il lavoratore al massimo rendimento riconoscendogli il minimo salario.
Tutto ciò era inaccettabile per Mussolini.
E’ spiegato, quindi, perché il grande capitalista, i grandi industriali, la grande finanza internazionale abbiano foraggiato i movimenti antifascisti, pagandoli centinaia di milioni (del valore di allora) per assicurarsi, a guerra finita, la soppressione di quelle leggi a loro tanto invise.
Cosa che avvenne: ancora si sparava quando i partiti antifascisti, come primo atto (25 aprile 1945) con legge a firma di Mario Berlinguer (padre di Enrico) decretarono la fine delle leggi sulla Socializzazione.
Benito Mussolini era un vero rivoluzionario, era l’uomo che i lavoratori attendevano da secoli, ma ha avuto la sventura di cozzare contro la pochezza di alcuni uomini e, soprattutto contro le invincibili lobbies economiche e finanziarie internazionali.
Brevemente vediamo come e perché queste “potenze” si coalizzarono.
Pochissimi italiani hanno letto l’indegno “Trattato di Pace” che ci fu imposto (Diktat) nel 1947 dai “liberatori” e i cui tentacoli sono ancor oggi attivissimi. L’art. 17 di questo “diktat” proibisce tassativamente la ricostituzione di partiti o organizzazioni “fasciste”.
Anche ad un lettore poco smaliziato un impedimento così chiaramente antidemocratico può apparire incomprensibile. “Può apparire”, ma per i “grandi manovratori del mondo” è una preclusione che li salvaguarda. Il Fascismo nella sua spinta rivoluzionaria stava investendo quei settori, come abbiamo poco sopra accennato, i cui poteri sono inattaccabili. Tutti sanno che, almeno all’epoca, il valore del denaro era vincolato all’oro. Mussolini aveva “osato” mettere in discussione questo dogma e si apprestava a capovolgerlo; cioè il valore della moneta sarebbe stato vincolato al potere del lavoro e della produzione. Dato che i principi del fascismo si stavano espandendo in ogni angolo del mondo (Mussolini negli anni ’30 era l’uomo più popolare della terra), i possessori dell’oro, per parare il pericolo mortale, esercitarono il loro potere sull’apparato politico.
Assistiamo da anni ai grandi festeggiamenti per gli “anniversari dell’abbattimento del nazifascismo”. A prescindere che la Germania nazista poteva essere considerata solo un pericoloso concorrente commerciale – certamente a livello mondiale – ma niente di più, il vero nemico dei Paesi plutocratici (cioè dove le classi ricche sono egemoni nella vita pubblica) era il Fascismo: perciò ne fu decretata la morte.
Dal 1935 al giugno 1940 i “paesi democratici” misero in atto nei nostri confronti una serie di provocazioni per costringerci alla guerra, argomento che in questa sede non posso trattare perché esula dal tema, ma sulla cui esistenza ho ampia documentazione, e nella quale anche l’attestazione dello stesso Churchill.
E con la guerra fu la fine del Fascismo e l’inizio della grande truffa ai tuoi danni, lavoratore, perché fu bloccata una grande rivoluzione che poteva rappresentare un nuovo Rinascimento: “Il Rinascimento del Lavoro”.
E la truffa è ancora in atto; e affinché non perda di smalto, da ogni dove, di giorno, di notte, da destra, da sinistra, su “quell’uomo”, su “quel regime” vengono rovesciate menzogne: perché, come disse “qualcuno”,: ci sono uomini che debbono morire mille volte.
Quel che rende la cosa ancora più triste è che i profittatori, gli sfruttatori del tuo lavoro, per garantirsi la propria dorata esistenza, si sono avvalsi proprio di te, lavoratore.
Documento inserito il: 11. 09. 2025
 

 

sabato 6 settembre 2025

8 SETTEMBRE 1943 TRADIMENTO!

LA SUA VERGOGNOSA SINTESI STORICA: RESA INCONDIZIONATA DELLA NAZIONE AL NEMICO E GUERRA ALL´ALLEATO.

GLI AMICI DIVENNERO NEMICI. I NEMICI DIVENNERO ALLEATI. SI COPRI´ IL TRADIMENTO MILITARE CON LA RETORICA DELLA <<LIBERTA´>> SCIORINATA SULLA PATRIA NON PIU´ LIBERA.

COMMEMORARE IL TRADIMENTO DELL´OTTO SETTEMBRE 1943 E L´IGNOBILTA´ DELLA RESA INCONDIZIONATA AL NEMICO ANGLO-AMERICANO E´ QUANTO DI PIU´ OSCENO, DI PIU´ BASSO SI POTESSE FARE SUL PIANO POLITICO E STORICO. LA STAMPA E LE TELEVISIONI DEL REGIME ANTINAZIONALE E ANTIFASCISTA, ATTRAVERSO I PROPRI PENNIVENDOLI, DANNO PER L´ENNESIMA VOLTA FIATO ALLA GROTTESCA, RAFFINATA RICERCA DI MENZOGNE, ONDE RIAFFERMARE UN´ANTICA TEMATICA ANTINAZIONALE, TANTO CARA AGLI ANGLO-RUSSI AMERICANI. UNA TEMATICA ELABORATA PER ESPRIMERE ALLE LORO BAIONETTE VIVISSIMA RICONOSCENZA.   IL TRISTISSIMO EVENTO RESTA PER NOI, INVECE UNA PIAGA PURULENTA PROFONDAMENTE APERTA NEL CORPO MARTORIATO DLL´ITALIA, UNA PIAGA MAI RIMARGINATA NONOSTANTE L´INTERVENTO PSEUDO-SANITARI LAUTAMENTE PAGATI CON VISTOSE BANCONOTE MERCENARIE. L´8 SETTEMBRE 1943 SEGNO´ IL TRIONFO DELLA VILTA´, DEL DISONORE PIU´ SUDICIO!!!