La Carta del Carnaro testo di Alceste De Ambris
ALCESTE DE AMBRIS |
TESTO PREDISPOSTO DA ALCESTE DE AMBRIS
PREMESSA
Il
Popolo della Libera Città di Fiume, in nome delle sue secolari
franchigie e dell’inalienabile diritto di autodecisione, riconferma di
voler far parte integrante dello Stato Italiano mediante un esplicito
atto d’annessione; ma poiché l’altrui prepotenza gli vieta per ora il
compimento di questa legittima volontà, delibera di darsi una
Costituzione per l’ordinamento politico ed amministrativo del Territorio
(Città, Porto e Distretto) già formante il “corpus separatum” annesso
alla corona ungarica, e degli altri territori adriatici che intendono
seguirne le sorti.
PARTE GENERALE
Art.
1 – La Libera Città di Fiume, col suo porto e distretto, nel pieno
possesso della propria sovranità, costituisce unitamente ai territori
che dichiarano e dichiareranno di volerle essere uniti, la Repubblica
del Carnaro.
Art.
2 – La Repubblica del Carnaro è una democrazia diretta che ha per base
il lavoro produttivo e come criterio organico le più larghe autonomie
funzionali e locali.
Essa
conferma perciò la sovranità collettiva di tutti i cittadini senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione; ma
riconosce maggiori diritti ai produttori e decentra per quanto è
possibile i poteri dello Stato, onde assicurare l’armonica convivenza
degli elementi che la compongono.
Art.
3 – La Repubblica si propone inoltre di provvedere alla difesa
dell’indipendenza, della libertà e dei diritti comuni, di promuovere una
più alta dignità morale ed una maggiore prosperità materiale di tutti i
cittadini; di assicurare l’ordine interno con la giustizia.
Art.
4 – Tutti i cittadini della Repubblica senza distinzione di sesso sono
uguali davanti alla legge. Nessuno può essere menomato o privato
dell’esercizio dei diritti riconosciuti dalla Costituzione se non dietro
regolare giudizio e sentenza di condanna.
La
Costituzione garantisce a tutti i cittadini l’esercizio delle
fondamentali libertà di pensiero, di parola, di stampa, di riunione e di
associazione. Tutti i culti religiosi sono ammessi; ma le opinioni
religiose non possono essere invocate per sottrarsi all’adempimento dei
doveri prescritti dalla legge.
L’abuso
delle libertà costituzionali per scopi illeciti e contrari alla
convivenza civile può essere punito in base a leggi apposite, le quali
però non potranno mai ledere il principio essenziale delle libertà
stesse.
Art.
5 – La Costituzione garantisce inoltre a tutti i cittadini senza
distinzione di sesso, l’istruzione primaria, il lavoro compensato con un
minimo di salario sufficiente alla vita, l’assistenza in caso di
malattia o d’involontaria disoccupazione, la pensione per la vecchiaia,
l’uso dei beni legittimamente acquistati, l’inviolabilità del domicilio,
l’habeas corpus, il risarcimento dei danni in caso di errore giudiziario o di abuso di potere.
Art.
6 – La Repubblica considera la proprietà come una funzione sociale, non
come un assoluto diritto o privilegio individuale. Perciò il solo
titolo legittimo di proprietà su qualsiasi mezzo di produzione e di
scambio è il lavoro che rende la proprietà stessa fruttifera a beneficio
dell’economia generale.
Art.
7 – Il porto e le ferrovie comprese nel territorio della Repubblica
sono proprietà perpetua ed inalienabile dello Stato con un ordinamento
autonomo tale da consentire a tutti i popoli amici che ne hanno bisogno
di servirsene con garanzia di assoluta parità di diritti commerciali con
i cittadini fiumani.
Art.
8 – Una Banca della Repubblica controllata dallo Stato avrà l’incarico
dell’emissione della carta-moneta e di tutte le altre operazioni
bancarie. Un’apposita legge ne regolerà il funzionamento e stabilirà i
diritti e gli oneri delle banche esistenti o che intendessero stabilirsi
nel territorio della Repubblica.
Art.
9 – L’esercizio delle industrie, delle professioni e dei mestieri è
libero per tutti i cittadini della Repubblica. Le industrie stabilite o
da stabilirsi con capitale straniero saranno soggette alle norme di una
legge speciale che regolerà pure l’esercizio professionale degli
stranieri.
Art. 10 – Tre elementi concorrono a formare le basi costituzionali della Repubblica:
a) i Cittadini;
b) le Corporazioni;
c) i Comuni.
DEI CITTADINI
Art.
11 – Sono cittadini della Repubblica tutti gli attuali cittadini della
Libera Città di Fiume e degli altri territori che ad essa dichiarano di
volersi unire; tutti coloro cui venga conferita la cittadinanza per
meriti speciali; tutti coloro che ne faranno domanda, quando questa sia
accettata dagli organi competenti, in base alla apposita legge.
Art.
12 – I cittadini della Repubblica entrano nel pieno possesso di tutti i
diritti civili e politici non appena compiuto il ventesimo anno di età,
diventando perciò elettori ed eleggibili per tutte le cariche pubbliche
senza distinzione di sesso. Saranno tuttavia privati dei diritti
politici, con regolare sentenza, tutti quei cittadini:
a) che risultano condannati a pene infamanti;
b) che rifiutano di prestare il servizio militare per la difesa del paese o di pagare le tasse;
c)
che vivono parassitariamente a carico della collettività, salvo casi
d’incapacità fisica al lavoro dovuta a malattia od a vecchiaia.
DELLE CORPORAZIONI
Art.
13 – I cittadini che concorrono alla prosperità materiale ed allo
sviluppo civile della Repubblica con un continuativo lavoro manuale ed
intellettuale sono considerati cittadini produttivi e sono
obbligatoriamente inscritti in una delle seguenti categorie, che
costituiscono altrettante corporazioni, e cioè:
la.
Operai salariati dell’industria, dell’agricoltura, del commercio e dei
trasporti. A questa categoria appartengono pure i piccoli artigiani ed i
piccoli proprietari di terre che non hanno dipendenti se non in
limitatissimo numero o come aiuto saltuario e temporaneo.
2a.
Personale tecnico ed amministrativo di aziende private industriali ed
agricole, purché non si tratti di comproprietarii delle aziende stesse.
3a. Addetti alle aziende commerciali non operai propriamente detti, purché non si tratti di comproprietarii delle aziende stesse.
4a.
Datori di lavoro dell’industria, dell’agricoltura, del commercio e dei
trasporti. S’intendono datori di lavoro coloro che, essendo proprietarii
o comproprietarii di aziende, si occupano personalmente direttamente e
continuativamente della gestione delle aziende stesse.
5a. Impiegati pubblici statali e comunali di qualsiasi ordine.
6a. Insegnanti delle scuole pubbliche e studenti degli istituti superiori.
7a. Esercenti professioni libere non comprese nelle 5 categorie precedenti.
Le
cooperative di produzione, lavoro e consumo tanto agricole che
industriali costituiscono esse pure una corporazione che può essere
rappresentata esclusivamente dagli amministratori delle cooperative
stesse.
Art.
14 – Le corporazioni godono di piena autonomia per quanto riguarda la
loro organizzazione e funzionamento interno. Esse hanno il diritto
d’imporre una tassa commisurata sul salario, stipendio profitto
d’azienda, o lucro professionale degli inscritti, per provvedere ai
propri bisogni finanziari. Le corporazioni hanno pure il diritto di
possedere in nome collettivo beni di qualsiasi specie.
I
rapporti della Repubblica con le corporazioni e delle corporazioni fra
loro sono regolati dalle norme contemplate agli art. 16, 17 e 18 della
presente Costituzione per i rapporti fra i poteri centrali della
Repubblica e i Comuni, e dei Comuni fra loro.
Gli
inscritti a ciascuna corporazione costituiscono un corpo elettorale per
l’elezione dei propri rappresentanti al Consiglio Economico secondo le
norme fissate dall’art. 23 della Costituzione.
DEI COMUNI
Art.
15 – I Comuni sono autonomi fin dove l’autonomia non è limitata dalla
Costituzione ed esercitano tutti i poteri che non sono da questa
attribuiti agli organi legislativi esecutivi e giudiziari della
Repubblica.
Art.
16 – I Comuni sono in diritto di darsi quella Costituzione interna che
ritengono migliore; ma devono chiedere per le loro costituzioni la
garanzia della Repubblica che l’assume quando:
a) esse nulla contengono di contrario alle prescrizioni della Costituzione della Repubblica;
b) risultino accettate dal popolo e possano essere riformate quando la maggioranza assoluta dei cittadini lo richieda.
Art.
17 – I Comuni hanno diritto di stipulare fra loro accordi, convenzioni e
trattati sopra oggetti di legislazione e di amministrazione; però
devono presentarli all’esame del potere esecutivo della Repubblica, il
quale, se ritiene che tali accordi, convenzioni o trattati siano in
contrasto con la Costituzione della Repubblica o con i diritti di altri
Comuni, li rimanda al giudizio della Corte Suprema che può dichiararne
l’incostituzionalità. In tal caso il potere esecutivo della Repubblica è
autorizzato ad impedirne l’esecuzione.
Art.
18 – Allorché l’ordine interno di un Comune è turbato o quando è
minacciato da un altro Comune, il potere esecutivo della Repubblica è
autorizzato ad intervenire:
a) se l’intervento è richiesto dalle autorità del Comune interessato;
b) se l’intervento è richiesto da un terzo dei cittadini in possesso dei diritti politici del Comune stesso.
Art. 19 – I Comuni hanno segnatamente il diritto:
a) di organizzare l’istruzione primaria in base alle norme stabilite dall’art. 38 della Costituzione;
b) di nominare i giudici comunali;
c) di organizzare e mantenere la polizia comunale;
d) d’imporre tasse;
e)
di contrarre prestiti nel territorio della Repubblica. Quando invece
tali prestiti devono essere contratti all’estero occorre la garanzia del
governo che la concede soltanto in caso di riconosciuta necessità.
DEL POTERE LEGISLATIVO
Art. 20 – Il potere legislativo è esercitato da due corpi elettivi:
a) La Camera dei Rappresentanti;
b) Il Consiglio Economico.
Art.
21 – La Camera dei Rappresentanti viene eletta a suffragio universale
diretto e segreto da tutti i cittadini della Repubblica che hanno
compiuto il 20° anno di età e che sono in possesso dei diritti politici.
Ogni cittadino della Repubblica avente diritto a voto è eleggibile a
membro della Camera dei Rappresentanti.
I
rappresentanti vengono eletti per un periodo di tre anni, in ragione di
uno ogni mille elettori ed in ogni caso in numero non inferiore a 30.
Tutti gli elettori formano un unico corpo elettorale e l’elezione si
compie a suffragio universale segreto e diretto col sistema della
rappresentanza proporzionale.
Art. 22 – La Camera dei Rappresentanti tratta e legifera sui seguenti oggetti che sono di sua competenza:
a) Codice Penale e Civile;
b) Polizia;
c) Difesa Nazionale;
d) Istruzione pubblica secondaria;
e) Belle Arti;
f) Rapporti dello Stato con i Comuni.
La Camera dei Rappresentanti si riunisce ordinariamente una volta all’anno nel mese di ottobre.
Art.
23 – Il Consiglio Economico si compone di 60 membri eletti nelle
seguenti proporzioni a suffragio universale segreto e diretto, col
sistema della rappresentanza proporzionale:
– 15 dagli operai e lavoratori della terra;
– 15 dai datori di lavoro;
– 5 dai tecnici industriali ed agricoli;
– 5 dagli impiegati amministrativi delle aziende private;
– 5 dagli insegnanti delle scuole pubbliche e dagli studenti degli istituti superiori;
– 5 dai professionisti liberi;
– 5 da impiegati pubblici;
– 5 dalle cooperative di lavoro e di consumo.
Art.
24 – I membri del Consiglio Economico vengono eletti per un periodo di
due anni. Per essere eleggibili occorre appartenere alla categoria
rappresentata.
Art.
25 – Il Consiglio Economico si aduna ordinariamente due volte all’anno,
nei mesi di maggio e di novembre, per trattare e legiferare sui
seguenti oggetti, che sono di sua competenza:
a) Codice Commerciale e Marittimo;
b) Disciplina del lavoro;
c) Trasporti;
d) Lavori pubblici;
e) Trattati di commercio, dogane, ecc.;
f) Istruzione tecnica e professionale;
g) Legislazione sulle Banche, sulle Industrie e sull’esercizio delle professioni e mestieri.
Art.
26 – La Camera dei Rappresentanti ed il Consiglio Economico si
riuniscono insieme una volta all’anno nella prima quindicina di dicembre
formando l’Assemblea Nazionale, che tratta e legifera sui seguenti
oggetti di sua competenza:
a) rapporti internazionali;
b) finanza e tesoro della Repubblica;
c) istruzione superiore;
d) revisione della Costituzione.
DEL POTERE ESECUTIVO
Art. 27 – Il potere esecutivo della Repubblica si compone di sette Commissari eletti nel modo che segue:
– Presidenza e Affari Esteri, Finanza e Tesoro, Istruzione pubblica: dall’Assemblea Nazionale;
– Interni e Giustizia, Difesa Nazionale: dalla Camera dei Rappresentanti;
– Lavoro, Economia pubblica: dal Consiglio Economico.
Art.
28 – Il potere esecutivo siede in permanenza e delibera collettivamente
su tutti gli oggetti che non siano d’ordinaria amministrazione. Il
Presidente rappresenta la Repubblica di fronte agli altri paesi, dirige
le discussioni ed ha voto decisivo in caso di parità. I Commissari sono
eletti per un anno e sono rieleggibili per una volta soltanto. Dopo
l’interruzione di un anno possono però essere nuovamente eletti.
DEL POTERE GIUDIZIARIO
Art. 29 – Il potere giudiziario si compone:
a) dei giudici municipali;
b) dei giudici del lavoro;
c) dei giudici di secondo grado;
d) della giuria;
e) della Corte Suprema.
Art.
30 – I giudici municipali giudicano sulle controversie civili e
commerciali fino al valore di cinquemila lire e sui crimini che
importano pene non superiori ad un anno. I giudici di primo grado sono
eletti in proporzione della popolazione da tutti gli elettori dei vari
comuni.
Art.
31 – I giudici del lavoro giudicano sulle controversie individuali fra
salariati o stipendiati e datori di lavoro. Essi costituiscono uno o più
collegi di giudici eletti dalle Corporazioni che eleggono il Consiglio
Economico, nelle seguenti proporzioni: due dagli operai industriali e
dai lavoratori della terra, due dai datori di lavoro, uno dai tecnici
industriali ed agricoli, uno dai professionisti liberi, uno dagli
impiegati amministrativi delle aziende private, uno dagli impiegati
pubblici, uno dagli insegnanti pubblici e dagli studenti degli istituti
superiori, uno dalle cooperative di lavoro e di consumo. Ogni collegio
di giudici del lavoro si divide in sezioni, per il più sollecito
disbrigo dei giudizi. Le sezioni riunite costituiscono il giudizio di
appello.
Art.
32 – I giudici di secondo grado giudicano su tutte le questioni civili,
commerciali e penali che non sono di competenza dei giudici municipali e
dei giudici del lavoro – (salve quelle di spettanza della giuria) – e
funzionano da Tribunale d’Appello per le sentenze dei giudici
municipali. I giudici di secondo grado sono scelti in base a concorso
dalla Corte Suprema, fra i cittadini muniti della laurea di dottore in
legge.
Art.
33 – Tutti i delitti politici e tutti i crimini e delitti che
comportano la privazione della libertà personale per un tempo superiore
ai tre anni sono giudicati da una giuria composta di sette cittadini
assistiti da due supplenti e presieduti da un giudice di secondo grado.
Art.
34 – La Corte Suprema viene eletta dall’Assemblea Nazionale e si
compone di 5 membri effettivi e due supplenti. Almeno due dei membri
effettivi ed un supplente dovranno essere muniti della laurea di dottore
in legge.
La Corte Suprema è competente a giudicare:
a) sulla costituzionalità degli atti dei poteri legislativo ed esecutivo;
b)
su tutti i conflitti di carattere costituzionale fra i poteri
legislativo ed esecutivo, fra la Repubblica ed i Comuni, fra i Comuni
fra loro, fra la Repubblica e Corporazioni o privati, fra i Comuni e
Corporazioni o privati;
c) sui casi di alto tradimento contro la Repubblica ad opera di membri del potere legislativo o esecutivo;
d) sui crimini e delitti contro il diritto delle genti;
e) nelle contestazioni civili fra la Repubblica ed i Comuni; fra i Comuni tra loro;
f) sui casi di responsabilità dei membri dei poteri della Repubblica e di funzionari;
g) nelle questioni circa i diritti di cittadinanza e circa i privi di patria.
La
Corte Suprema giudica inoltre le questioni di competenza fra i vari
organi giudiziari, rivede in ultima istanza le sentenze pronunziate da
questi, e nomina i giudici di secondo grado in base a concorso.
I
membri della Corte Suprema non possono coprire alcuna altra carica,
neppure nei rispettivi comuni, né esercitare qualsiasi altra
professione, industria o mestiere per tutta la durata della carica.
DEL COMANDANTE
Art. 34 – [sic]
– In caso di grave pericolo per la Repubblica l’Assemblea Nazionale può
nominare un Comandante per un periodo non superiore ai sei mesi. Il
Comandante durante il periodo in cui rimane in carica esercita tutti i
poteri politici e militari, sia legislativi che esecutivi. I membri del
potere esecutivo funzionano come suoi segretari. Può essere eletto
Comandante qualunque cittadino, nel possesso dei diritti politici,
facente parte o no dei poteri della Repubblica.
Allo
spirare del termine fissato per la durata della carica del Comandante,
l’Assemblea Nazionale si riunisce nuovamente e delibera sulla conferma
in carica del Comandante stesso, sulla sua eventuale sostituzione o
sulla cessazione della carica.
DELLA DIFESA NAZIONALE
Art.
35 – Tutti i cittadini della Repubblica, senza distinzione di sesso,
sono obbligati al servizio militare nell’età dai 17 ai 52 anni per la
difesa della Repubblica.
Gli
uomini dichiarati validi presteranno questo servizio nelle varie armi
dell’esercito. Le donne e gli uomini non validi saranno adibiti, secondo
le loro attitudini, ai servizi ausiliari, amministrativi e di sanità.
Tutti
coloro che a causa del servizio militare perdono la vita o soggiacciono
ad un’imperfezione fisica permanente, hanno diritto per sé e per le
loro famiglie in caso di bisogno, al soccorso della Repubblica.
Art.
36 – La Repubblica non può mantenere truppe permanenti. L’esercito e la
flotta della Repubblica saranno organizzati sulla base della Nazione
Armata con apposita legge. I cittadini prestano il servizio militare
soltanto per i periodi d’istruzione od in caso di guerra per la difesa
del paese.
Il
cittadino non perde nessuno dei suoi diritti civili e politici durante i
periodi d’istruzione o quando venga chiamato in servizio per la difesa
della Repubblica, salve le necessità del servizio militare.
DELL’ISTRUZIONE PUBBLICA
Art.
37 – La Repubblica considera come il più alto dei suoi doveri
l’istruzione e l’educazione del popolo, non soltanto per quel che
riguarda la scuola primaria o professionale, ma anche per le
manifestazioni superiori della scienza e dell’arte, che devono essere
rese accessibili a tutti coloro che dimostrano capacità d’intenderle.
Le
scuole superiori esistenti verranno perciò riunite in un’Università
libera e completate con nuovi corsi e facoltà, in base ad una apposita
legge la quale dovrà contemplare puranche la istituzione di una scuola
di Belle Arti e di un Conservatorio Musicale.
Art.
38 – L’organizzazione delle Scuole medie e affidata alla Camera dei
Rappresentanti e quella delle Scuole tecniche e professionali al
Consiglio Economico. Nelle Scuole medie sarà obbligatorio l’insegnamento
delle diverse lingue parlate nel territorio della Repubblica.
L’istruzione
primaria è gratuita ed obbligatoria. Essa resta affidata ai Comuni che
la organizzano in base a programmi stabiliti da un Comitato di
Istruzione primaria composto di un rappresentante per ciascun comune, di
due rappresentanti delle scuole medie, di due rappresentanti delle
scuole tecniche professionali, e di due rappresentanti degli istituti
superiori, eletti dagli insegnanti e dagli studenti.
L’insegnamento
primario verrà impartito nella lingua parlata dalla maggioranza degli
abitanti di ciascun comune accertata, ove occorra, per mezzo di
referendum; ma fra le materie d’insegnamento dovrà in ogni caso essere
compresa la lingua parlata dalla minoranza. Inoltre quando lo richieda
un numero di alunni sufficiente, a giudizio del Comitato per
l’istruzione primaria, il Comune sarà obbligato ad istituire corsi
paralleli nella lingua parlata dalla minoranza.
In
caso di rifiuto da parte del Comune, il Governo della Repubblica ha
diritto d’istituire esso stesso i corsi paralleli caricandone la spesa
al Comune.
Art.
39 – Le scuole pubbliche devono poter essere frequentate dai seguaci di
tutte le confessioni religiose e da chi non professa nessuna religione,
senza pregiudizio della libertà di coscienza di chicchessia.
DELLA REVISIONE COSTITUZIONALE
Art. 40 – Ogni dieci anni l’Assemblea Generale si riunisce in sessione straordinaria per la riforma della Costituzione.
La Costituzione può però esser riformata in ogni tempo:
a) quando lo chieda uno dei due rami del potere legislativo;
b) quando lo chieda almeno un terzo dei cittadini aventi diritto al voto di cui all’art. 12.
Sono in diritto di proporre modificazioni alla Costituzione:
a) i membri dell’Assemblea Nazionale;
b) le rappresentanze dei Comuni;
c) la Suprema Corte;
d) le Corporazioni.
DEL DIRITTO D’INIZIATIVA
Art.
41 – I componenti dei corpi elettorali hanno diritto di proporre leggi
di loro iniziativa sulle materie spettanti ai rispettivi corpi
legislativi, purché l’iniziativa sia proposta da almeno un quarto dei
componenti il corpo elettorale competente.
DEL REFERENDUM
Art.
42 – Tutte le leggi approvate dai due rami del potere legislativo
possono essere sottoposte a referendum quando questo sia chiesto da un
numero di elettori non inferiore ad un quarto dei cittadini aventi
diritto al voto.
DEL DIRITTO DI PETIZIONE
Art. 43 – Tutti i cittadini hanno diritto di petizione in confronto dei corpi legislativi che hanno diritto di eleggere.
INCOMPATIBILITÀ
Art. 44 – Nessuno può esercitare più di un potere o far parte contemporaneamente di due corpi legislativi.
REVOCABILITÀ
Art. 45 – Tutte le cariche sono revocabili:
a) quando gli eletti perdano i diritti politici mediante sentenza confermata dalla Corte Suprema;
b) quando la metà più uno dei componenti il corpo elettorale voti regolarmente la revoca.
RESPONSABILITÀ
Art.
46 – Tutti i membri dei poteri e tutti i funzionari della Repubblica
sono penalmente e civilmente responsabili dei danni che possono derivare
alla Repubblica, ai Comuni, alle Corporazioni od ai privati in caso di
abuso o di trascuranza nell’adempimento dei propri doveri. La Corte
Suprema giudica su questi casi. I membri della Corte Suprema sono
giudicati in questi casi dall’Assemblea Nazionale.
INDENNITÀ
Art.
47 – Tutte le cariche contemplate dalla Costituzione sono retribuite
mediante indennità da fissarsi per legge votata annualmente
dall’Assemblea Nazionale.
FONTE:
G. Negri e S. Simoni, Le Costituzioni inattuate, Editore Colombo, Roma 1990.
LA CARTA DEL CARNARO 1920TESTO DI GABRIELE D’ANNUNZIO
http://www.dircost.unito.it/cs/pdf/19200000_Carnaro_DAnnunzio_ita.pdf
LA CARTA DEL CARNARO
Analisi della costituzione dannunziana per Fiume
di Marco Grilli
http://www.instoria.it/home/carta_carnaro.htm
http://www.instoria.it/home/carta_carnaro.htm
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