La storia di Pasca, la ragazza della Decima Mas
( di Barbara Spadini)
Pasca Piredda, nuorese, proviene da una famiglia molto conosciuta.
La
madre è cugina di Grazia Deledda mentre lo zio Franceschino Pintore,
medico dei poveri, diverrà uno dei primi sindaci democratici di Nuoro.
Franceschino è comunista, la famiglia Piredda è antifascista e frequenta
noti antifascisti come Emilio Lussu e Mario Berlinguer;
Pasca, invece, già da ragazzina è una fascista entusiasta. Verso la seconda metà degli anni Trenta, mentre frequenta l’istituto magistrale, svolge un tema sulla mistica fascista che attira l’attenzione di Fernando Mezzasoma, ministro della cultura popolare.
Pasca, invece, già da ragazzina è una fascista entusiasta. Verso la seconda metà degli anni Trenta, mentre frequenta l’istituto magistrale, svolge un tema sulla mistica fascista che attira l’attenzione di Fernando Mezzasoma, ministro della cultura popolare.
Il
gerarca fascista la vuole a Roma, dove Pasca frequenta un collegio del
partito che forma assistenti sociali esperte di problemi femminili.
Pasca,
nonostante il paese sia in guerra, per le campagne romane svolge un
importante servizio in favore delle “massaie rurali”, insegnando loro i
rudimenti dell’igiene. Nel mentre si laurea, alla “Sapienza”, in Scienze
politiche e poi in Scienze coloniali, come consigliatole dal ministro
Mezzasoma, per il quale continua a svolgere lavori di segreteria, scrive
discorsi e lettere, corregge bozze.
La
stima di Mezzasoma per Pasca è così radicata che quando, dopo l’otto
settembre del 1943, Mussolini organizza la Repubblica Sociale italiana e
richiama Mezzasoma al ministero della cultura popolare, questi la
invita a seguirlo al Nord: Pasca accetta di buon grado l’incarico di
segretaria di Mezzasoma.
Un
giorno si presentano da Mezzasoma tre ufficiali della Decima Mas per
proporre la diffusione di un comunicato radio, da far trasmettere
dall’Eiar, per invitare i giovani ad arruolarsi nell’esercito
repubblicano: i tre ufficiali “giovanissimi, bellissimi nelle loro
divise, ardenti di amore patrio”, invitano a cena la bella Pasca, che
risplende di mediterraneità: questa bellezza sarda poco più che
ventenne, minuta, dai capelli corvini, dal sorriso dolce e leale viene
da loro “rapita” e portata a La Spezia, dove la Decima ha il comando.
Appena
arrivati inviano un laconico comunicato via telegrafo al ministro
Mezzasoma: “Abbiamo arruolato nella Decima Flottiglia Mas Pasca Piredda
con l’incarico di capoufficio stampa e propaganda”.
Pasca è la prima donna che entra nella Decima, rimanendo al comando di Borghese fino alla caduta della R.S.I.
Borghese
le assegna il grado di sottotenente di vascello e il relativo stipendio
(mille lire, una miseria, otto volte inferiore a quanto guadagnava al
ministero).
Ai primi del 1944 Pasca passa a Milano, dove dirige il giornale della Decima, “La Cambusa”, stampato sotto i bombardamenti alleati in mezzo a mille peripezie e sempre guardato a vista tanto dai servizi fascisti quanto dagli alleati tedeschi.
Ai primi del 1944 Pasca passa a Milano, dove dirige il giornale della Decima, “La Cambusa”, stampato sotto i bombardamenti alleati in mezzo a mille peripezie e sempre guardato a vista tanto dai servizi fascisti quanto dagli alleati tedeschi.
Il
25 aprile, il nome di Pasca figura in un elenco di nominativi di
ufficiali della Decima consegnato, per vie traverse quanto oscure, ai
partigiani e subito individuata e scoperta, viene condotta a San
Vittore. A mezzanotte è condannata a morte da un tribunale di guerra,
all’alba viene fatta scendere in cortile con altri undici, forse dodici
compagni di sorte: ”Tutti giovani, non so se fossero o no della Decima” e
messa al muro: prima che il plotone d’esecuzione aprisse il fuoco,
compare d’improvviso il partigiano «Neri», commissario politico della
52ª Divisione garibaldina, che la porta via: i servizi segreti inglesi e
americani se la contendono per sapere da lei dove si è rifugiato
Borghese.
Dopo
un altro mese passato in cella a San Vittore, Pasca è processata e
assolta per insufficienza di prove: tuttavia non viene liberata, ma deve
subire una serie di trasferimenti da un campo di concentramento
all’altro finché- mentre viaggia verso Taranto guardata a vista da due
carabinieri- improvvisamente viene fatta scendere alla stazione di
Civitavecchia. Qui l’aspetta lo zio Franceschino. Le fa poche feste, ma
la riporta a casa. Nuoro non l’accoglie a braccia aperte: le strade
della città sono tappezzate di manifesti che dicono: “Tornano gli
assassini”.
Su
consiglio del prefetto il padre la manderà a “villeggiare”
sull’Ortobene: quando finalmente potrà tornare a Roma sarà di nuovo a
fianco di Borghese nel lungo processo che il Comandante subirà fra il
1945 e il 1949.
La storia di Pasca è ben raccontata in un libro-intervista, «La ragazza della “Decima”», con prefazione di Luciano Garibaldi.
L’autrice non ha potuto vedere il libro a lei dedicato: è morta a Roma all’inizio del 2009.