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INTERVISTE 2016
Giulio
Regeni, un caso di idee non condivise
Giovanna
Canzano
intervista
Giovanni Petrosillo
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“Regeni poteva essere un
agente al servizio di un centro straniero come il SIS (Secret Intelligence
Service)? La sua vita inglese potrebbe essere un indizio che porta in questa
direzione. L’Aise dovrebbe negare anche questo oppure non replicare alle
illazioni, così come avviene di solito in questi ambienti quando si opera con
serietà”. (Giovanni Petrosillo)
Canzano
1- Giulio Regeni, una breve carriera iniziata come ottimo studente, in modo
particolare della università inglese Cambridge e finita come un attento
giornalista.
PETROSILLO
– Sì, Cambridge e Oxford. Oxbridge come dicono da quelle parti. Il meglio che ci
si possa aspettare da un percorso di studi. Eppure, come analista e giornalista
mi pare che Regeni lasciasse molto a desiderare. É vero, era molto giovane ma 28
anni non sono nemmeno pochi per farsi delle idee più serie sul mondo. Ho letto
molti luoghi comuni nei suoi articoli. Troppo apostolato ideologico e davvero
poca sostanza. Da un dottorando di Cambridge mi sarei aspettato qualcosa in più.
A meno che i suoi intenti non fossero direttamente propagandistici e per scopi
più oscuri.
Canzano
2- Forse, potremo dire: “già visto in un film”. Il film è: The Ghost Writer di
Roman Polanski.
PETROSILLO
–
Regeni si muoveva su un teatro pericoloso e aveva contatti con
personaggi invisi al regime. Era in possesso di informazioni scottanti? Può
essere ma non credo che la sua condanna a morte sia dipesa unicamente da ciò o
dalla sua rubrica telefonica. Forse, collaborava con una qualche Intelligence.
Forse, era stato persino reclutato da una sigla segreta o era solo manipolato a
sua insaputa. I sospetti ci sono e qualcuno lo ha scritto. I suoi contatti con
esponenti poco raccomandabili dell’opposizione egiziana sembrano non
occasionali. L’ultimo incontro gli sarebbe stato fatale. É caduto in una
trappola mentre andava ad incontrare uno di essi, cioè un capo ribelle? Ma cosa
c’entrano gli oltranzisti islamici con la sua passione per il sindacalismo
rivoluzionario? Sta di fatto che le circostanze in cui è stato torturato e i
depistaggi seguiti alla scoperta del cadavere contribuiscono ad allargare le
zone d’ombra di questa “sfortunata” vicenda. Somiglia proprio ad una spy story.
Canzano
3- Le notizie relative alla sua morte, vanno, ora per ora, a
modificarsi, come il caso dell’articolo pubblicato post-morte dal Manifesto
contro la volontà dei genitori che, in queste ore nessun quotidiano o servizio
tv ricordano.
PETROSILLO
– Il Manifesto avrebbe fatto meglio a non pubblicare nulla. Nemmeno gli articoli
precedenti non in linea con la sua ragione sociale apparente. Bisogna essere
certi delle proprie fonti e dei propri collaboratori. E non mi pare che il
Manifesto lo fosse fino in fondo. Infatti, lasciava in sospeso i suoi scritti.
In ogni caso, lo smottamento politico di questo sedicente quotidiano comunista è
vergognoso. L’area intellettuale di cui il Manifesto fa parte non ha più gli
strumenti e le categorie per comprendere l’evoluzione storica. Per questo si
ritrova sempre più spesso su posizioni reazionarie e coinvolto in strane
vicende, come quella Sgrena per cui ha perso la vita Calipari. Con il pretesto
di sostenere i deboli e gli sfruttati finisce per appoggiare le rivoluzioni
colorate sponsorizzate dall’Occidente.
Canzano
4- Il 14 gennaio 2016, l’agenzia nena-news.it, in un comunicato scritto sul
sito, dice di aver pubblicato l’ultimo articolo di Regeni, che però, nel sito
non c’è traccia, l’articolo che il Manifesto rifiutava la pubblicazione.
PETROSILLO
– L’ultimo articolo di Regeni sarebbe quello inviato a Il Manifesto. La
Redazione dovrebbe spiegare perché non era stato pubblicato subito. Sospettava
di qualcosa? Il pezzo non era di suo gradimento? E come mai dopo la morte del
ragazzo si è affrettata a metterlo in prima pagina?
Canzano
5- Il 1.2.2016 l’agenzia aise.it, pubblica un articolo sulla preoccupazione per
la scomparsa di un connazionale in Egitto, Giulio Regeni avvenuta il 25.1.2016.
PETROSILLO
– L’Aise ha smentito che Regeni appartenesse all’apparato. Lo ha fatto inviando
una nota ad un giornale, cosa alquanto irrituale. I nostri servizi operano ormai
come una succursale di quelli più potenti occidentali e sono stati letteralmente
smantellati dalle riforme del passato, operate soprattutto dai governi di
centro-sinistra. Tuttavia, c’è un’ipotesi non abbastanza scandagliata. Regeni
poteva essere un agente al servizio di un centro straniero come il SIS
(Secret Intelligence Service)? La sua vita inglese potrebbe essere un
indizio che porta in questa direzione. L’Aise dovrebbe negare anche questo
oppure non replicare alle illazioni, così come avviene di solito in questi
ambienti quando si opera con serietà.
Canzano
6- “Poi arriva la delegazione italiana in Egitto. Il ministro per
lo Sviluppo economico, Federica Guidi, incontra il presidente al-Sisi e chiede
informazioni. Quella sera il corpo spunta fuori”. Il nytimes.it, il 7.2.2016 ha
dei dubbi sulla collaborazione tra i servizi italiani ed egiziani (confermato
dalle ultime notizie), infatti scrive: “Alcuni osservatori hanno messo in dubbio
l'efficacia degli investigatori italiani, infatti, per molti italiani, i
principali sospettati del caso sembrano essere membri delle stesse forze di
sicurezza egiziane con cui lavoreranno”.
PETROSILLO
– Occorrerebbe accertare se effettivamente i servizi di sicurezza egiziani
c’entrino qualcosa nella spiacevole fine di Regeni. Certo, non si faranno
intimorire dalle minacce italiane. Una persona competente, ex barba finta della
nostra Intelligence, ritiene che Regeni sia stato eliminato in quella maniera
cruenta per ostacolare i buoni rapporti che stanno saldandosi tra governo
egiziano e italiano, soprattutto in materia di cooperazione economica e
militare. Un altro, sempre dello stesso giro, ha invece affermato che gli
egiziani, colpendo un nostro connazionale sospettato di essere un cospiratore,
abbiano voluto inviare un messaggio a chi si appresta a scatenare altro caos di
piazza in Egitto per rovesciare Al Sisi. Della scomparsa di Regeni si sono
interessati sia gli inglesi che gli americani, i quali stanno chiedendo indagini
serie alle autorità del posto che però rivendicano la loro autonomia e non
gradiscono le interferenze esterne. I nostri alleati questa volta si sono mossi
subito. In altre vicende, come quella dei marò, non si sono visti. Ecco un'altra
stranezza di questo turpe accadimento. Penso che non si verrà a capo di nulla e
non avremo nessuna verità su questo caso. Il finale resterà aperto ed insoluto.
Come in tutte le spy stories che si rispettino.
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Giovanni Petrosillo
Giornalista,
redattore di conflittiestrategie.it allievo dell’Economista
Gianfranco La Grassa.
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11/02/2016
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