Da un amico lettore ho ricevuto una mail
dalla quale estrapolo alcune notizie: <(…) Il Pontefice (Papa Francesco
(nda) ha poi affrontato il delicato tema delle persecuzioni razziali ai danni
dei pentecostali, quasi come fossero dei pazzi che rovinavano la razza, c’erano
anche dei cattolici e vi chiedo perdono per quei fratelli e sorelle cattolici
che non hanno capito e sono stati tentati dal diavolo>. Ha detto
Bergoglio riferendosi a una disposizione del regime fascista poi confluita
nelle leggi razziali. Prima di andare avanti, osservo: Papa Bergoglio è un
Pontefice, quindi gode – o dovrebbe godere di un potere divino –
l’infallibilità. Ė così? Invece no!
Andiamo avanti.
Premessa essenziale: quanto ho avuto modo di
leggere e ascoltare in materia, e continuamente, in questi anni, non mi aiuta a
trovare quella fonte di speranza che tuttavia vado cercando.
Provo a spiegarmi. Ricordo che anni fa
l’ex Papa Benedetto XVI si recò in
visita ad Auschwitz e, almeno a me, ha mostrato un aspetto della pietà (quella
che dovrebbe essere) la pietà cristiana, perlomeno distorto. Infatti mi
parve che l’espressione del volto del Sommo Pontefice lungo il vialone del lager fosse artificioso, non sentito. Inoltre, per incrementare ancor più il pathos del momento, aveva invocato Iddio con queste parole: <Dove eri mentre accadevano questi
avvenimenti?>. Anche se non
sono un teologo, mi sembra che questa invocazione sia uno po’ blasfema, perché,
se ben ricordo, la dottrina della Chiesa insegna che l’operato di Dio è imperscrutabile, cioè vale come dogma. E ancora, perché questa invocazione non venne e
viene estesa anche in merito ai moderni lager, come quella di
Quantanamo, o alle prigioni degli americani in Iraq o in Afganistan? O perché
non ricordare le tante atrocità commesse dai vincitori delle guerre del XX
Secolo? Perché mai abbiamo visto un Pontefice inginocchiarsi accanto alle tombe
dei mille e mille seminaristi, suore o semplici sacerdoti assassinati, nel
corso della guerra civile di Spagna, dai miliziani rossi? Con la massima
reverenza, Santo Padre, perché non chiede “dove era Dio?” quando i titini gettavano uomini, donne e bambini, nelle foibe? E i gulag? Non vorrei
che queste invocazioni non furono espresse perché “non politicamente corrette”.
Ecco, fra i tanti, i miei dubbi: le mie pur
scarsissime capacità intellettuali mi fanno pensare che Papa Benedetto XVI
avesse il dovere di essere vicino ai deboli, ai perdenti: esattamente il
contrario di come è avvenuto, e come, ancorate oggi, avviene.
Alcuni anni fa scrissi a Famiglia
Cristiana, una rivista, come è noto,
di ispirazione cristiana, ma dal dopoguerra con una forte tendenza antifascista
e benevola verso il marxismo, anche se, come credo persista a carico dei comunisti, la scomunica lanciata
da Pio XII. Nella mia lettera chiedevo lumi su alcune mie perplessità.
Eccole sunteggiate: <Se Pio XI disse:”Forse ci voleva anche un uomo come
quello (Mussolini) che la Provvidenza ci ha fatto incontrare>. E se Pio XII
nel 1952 considerava Mussolini “come il più grande uomo da me conosciuto e
senz’altro fra i più profondamente buoni”, come è possibile> chiedevo <che Mussolini sia quel
briccone che voi dipingete nella vostra rivista e non solo in quella?
Salterebbe allora “l’infallibilità” dei Papi. Oppure il dogma è sacrosanto e i
Papi videro in Mussolini “l’inviato da Dio”; allora, in questo caso, Voi siete
vicini alla bestemmia>.
Sulla
stessa rivisti il teologo Franco Pierini mi rispose con una lunga
trattazione relativa alla Dottrina della Chiesa con argomenti che, a mio
modestissimo parere, sono un insulto all’intelligenza.
<Invitiamo il nostro lettore>
scrive Pierini <a esaminare con noi quanto dice il “Catechismo
della Chiesa Cattolica” circa l’infallibilità del Papa: il romano Pontefice, in virtù del suo
ufficio, è infallibile quando, quale supremo pastore e dottore di tutti
i fedeli che conferma nella fede i suoi fedeli, proclama con un atto
definitivo una dottrina riguardante la fede e
la morale. Perché ci sia un insegnamento pontificio infallibile
occorre, quindi, che si verifichino alcune condizioni: il Papa deve parlare
come supremo pastore e dottore della fede, deve esprimersi di confermare
nella fede i credenti, deve farlo con un atto definitivo, deve insegnare
dottrine riguardanti la fede e la morale>.
La risposta non mi ha meravigliato più di
tanto, perché anche se nuove chiavi di lettura ci vengono fornite da ogni dove
– e non da ultimo, proprio a seguito dell’apertura degli Actes et
documents du Saint Siège relatifs à la second guerre mondiale e, quindi
proprio dal Vaticano, Actes, che confermano l’asserto circa quanto disse
Pio XII - purtroppo la necessità di
consolidare le baronie acquisite nei diversi spazi della vita pubblica fa sì
che anche un giornale cattolico come quello citato, non se ne può sottrarre, al
punto da indurci a credere che anche lo Spirito Santo sia un convinto
antifascista. Infatti Pierini continua: <Ora è evidente che tutte queste
considerazioni non si realizzano minimamente nei due casi citati, perché
risultano del tutto infondate sia le interpretazioni sia le conclusioni del lettore>. Cioè Amen? Invece no! Secondo Pierini.
<L’Uomo della Provvidenza avrebbe potuto (attenzione all’”avrebbe
potuto”) essere Cavour nel 1861, o Crispi nel 1887, o Giolitti nel 1913,
o Orlando nel 1919 (…)>. “Avrebbero potuto”, ma non lo furono,
perché la Divina Providenza affidò questo incarico (malauguratamente) a
Benito Mussolini. Avrebbe potuto essere scelto Palmiro Togliatti nel
1924, o Stalin quando era chierichetto, ma non lo furono né l’uno né l’altro.
<Pio XI , quindi> conclude Pierini <parlando quel 13
febbraio 1929, fece una semplice constatazione storica: niente di più, niente
di meno>.In altre parole, caro lettore credente, quando un Papa emette
un giudizio, sarebbe opportuno informarsi e domandare: <Santo Padre, in
questo momento Lei è illuminato dallo Spirito Santo…oppure no?>.
Alcuni decenni fa, il Segretario di colui
che poi sarà il Pontefice Giovanni XXIII, l’Arcivescovo Loris Capovilla, ha
presentato una lettera inedita, datata 24 marzo 1924 a firma del futuro Papa
Buono, che all’epoca fungeva da Presidente dell’Opera di Propaganda Fide.
Nell’approssimarsi delle elezioni, che poi avrebbero confermato in modo clamoroso,
l’affermarsi del PNF, avrebbe risposto, a chi chiedeva un consiglio sul voto,
così Giuseppe Roncalli: <Mussolini è certo una gran testa. Forse pensa di
essere padrone assoluto dell’Italia e che tutto debba essere ai suoi piedi.
Egli s’inganna, come sbaglia grosso quando ripete che “si è con lui o contro di
lui”. Si può essere con lui in alcune
cose; si deve essere contrari in alcune altre. E, d’altra parte il
riconoscimento di alcune cose buone compiute non deve significare
l’approvazione del suo programma generale di governo; per parte mia, io riconosco tutto ciò che Mussolini
personalmente ha fatto per la pubblica cosa in Italia>.
Con il passare degli anni la fiducia di
Giuseppe Roncalli – e dei suoi fratelli – nel Duce aumentò, tanto che, pur
essendo amico di Sturzo, consigliava che dopo le elezioni <dovessero
cooperare con Mussolini tutti i partiti, in ciò che è conforme al vero bene
d’Italia>.
Dalle
lettere recuperate, in una in particolare, datata 1936, il futuro Papa, allora
Nunzio apostolico ad Atene e ad Ankara, con queste parole si rivolgeva alla
famiglia: <Buone notizie circa i risultati della guerra d’Africa. Guai
all’Italia se l’impresa non fosse andata
bene! Vedete come anche ora l’invidia delle grandi Nazioni, già piene come un uovo,
cerca ogni mezzo per diminuire il significato della vittoria (….). Certo il
vedere come nell’impresa africana al Duce tutto sia riuscito, un punto dopo
l’altro, una battaglia dopo l’altra,senza uno scarto o una interruzione, induce
quasi a credere che una forza arcana l’abbia guidato. Forse è il premio di aver
fatto la pace con la Chiesa: forse è un invito della Provvidenza (ahi, ahi,
ahi, nda) a vivere sempre meglio. In Italia si dice che c’è poca libertà. Ma
che cosa avviene nei Paesi dove trionfa la grande libertà, il socialismo, il
comunismo, come in Spagna, in Russia, in Messico, ora anche in Francia?>.
Sarebbe interessante ascoltare il parere,
anche su questa lettera, del teologo Franco Pierini.
E qual’era il pensiero di Giuseppe Roncalli
(oggi Beato) sull’entrata in
guerra dell’Italia nel 1940? Egli scrisse al fratello Giovanni, in data 28
marzo 1941: <La guerra attuale
è la guerra del ricco contro il povero, del ben pasciuto contro chi stenta a
vivere, del capitalista contro il lavoratore, e viceversa: ognuno attacca o si
difende come può>.
Poi avvenne l’assassinio del Duce, e con
queste parole Giuseppe Roncalli condannò gli autori, il 30 aprile 1945: <Giornata
triste nel pensiero della fine esecranda riservata dai partigiani – cosiddetti
“patrioti” – a Mussolini e a Clara Petacci. Vangelo sanguinoso e
implacabile>.
Poi, malaugatamente, sopraggiunse il periodo
del politicamente corretto. Ecco sino a che punto il male può prendere
il sopravvento sul bene. Lasciamo parlare Donna Rachele (La restituzione dei
resti di Mussolini, pagg. 99, 100): <Nel 1958, pochi giorni prima
dell’elezione di Giovanni XXIII, ero stata invitata a Madrid dal generalissimo
Franco, che mi aveva accolta con grandi onori come se fossi una regina. Mi fece
visitare, in quella occasione, la villa che avrebbe dovuto occupare Benito, se
Benito avesse accettato di rifugiarsi in Spagna nell’aprile del ’45 (…). Fu
durante quel viaggio che ebbi in dono (da Franco), fra gli altri regali, un
bellissimo velo di pizzo nero, di quelli che le spagnole usano mettere in testa
in ogni solennità. Avevo deciso di indossarlo il giorno in cui Giovanni XXIII
mi avrebbe ricevuta. Aspettai tanto quell’udienza. Ma un giorno, lo ricorderò
sempre, venne a trovarmi il Monsignor Bandelli. Aveva un pacchetto sotto il
braccio: il cappello di Maresciallo dell’Impero di Benito Mussolini: Monsignor
Bandelli aveva l’aria avvilita e siccome gliene chiedevo il motivo, mi rispose
con imbarazzo:” Donna Rachele, ho una brutta notizia da darle: non potrà essere
ricevuta dal Papa”. “Non è possibile” dissi “Non posso crederci. Perché? Per
quali motivi?”. “Per ragioni politiche” mi spiegò. “Lei sa, del resto, Donna
Rachele, com’è la politica. Lei la conosce meglio di me”>.
Ė impossibile descrivere la disperazione
della vedova del Duce, d’altronde ben descritta nel libro. Sarebbe il caso di
chiedere al teologo Pierini se fu un’ispirazione dello Spirito Santo a
spingere il Papa Buono ad allinearsi al politicamente corretto e negare così quell’udienza tanto
desiderata ad una donna addolorata?
In uno dei prossimi articoli, come indicato
poco sopra, tratteremo l’argomento: le leggi razziali fasciste. Avremo modo di
incontrare il Rabbino Pacifici. Sarà un incontro molto interesssante.
Nessun commento:
Posta un commento