Nel Nome di Dio
Il
virus dell'occupazione, dell'assedio e delle sanzioni in Asia Occidentale
di
Mohsen Pakparvar (*)
La
Regione dell’Asia Occidentale nelle corso delle otto ultime decadi è stata
testimone di numerosi eventi con conseguenze innegabili sul mondo e l’Europa.
Sono gli accadimenti degli ultimi vent’anni tuttavia che hanno lasciato i segni
più profondi, dall’invasione dell’Afghanistan con il pretesto di combattere i
Talebani e Al Qaeda fino all’occupazione dell’Iraq, dal sorgere dell’ISIS fino
alle ondate migratorie di profughi verso i Paesi dell’Asia Occidentale e
dell’Europa insieme ad un incremento dell’instabilità e all’allontanamento della
prospettiva di pace e prosperità per questa Regione. Tutti questi fatti sono
riconducibili alle errate politiche orchestrate dagli Stati Uniti d’America. Il
Presidente Trump ammette che 8000 miliardi di dollari spesi dagli Stati Uniti
nell’Asia Occidentale non hanno portato ad alcun risultato. Immaginiamo che se
si fosse speso anche solo un decimo di questa cifra nella promozione di
benessere e progresso, non ci sarebbero stati morti, devastazione e sfollamenti.
La radice di
tutti gli accadimenti della Regione sta nelle politiche USA degli ultimi 70
anni, forgiate da una potente lobby sionista in America, che hanno di fatto reso
il mondo suo ostaggio. Il sostegno incondizionato degli Stati Uniti ad Israele
in questi ultimi decenni ha causato molte tragedie in Asia Occidentale, tuttora
perduranti. In linea con il piano americano denominato ”Patto del secolo” più
simile ad un ”Miraggio del secolo”, il Governo occupazionista di Israele ha
dichiarato che a breve annetterà al proprio territorio alcune aree della
Cisgiordania. Indubbiamente queste azioni illegali che seguono decenni di
occupazione, uccisioni e spostamenti forzati di palestinesi, sono in palese
violazione delle leggi internazionali e costituiscono una minaccia per la pace e
la sicurezza dell’Asia Occidentale. L’oppresso popolo palestinese combatte
contemporaneamente il Coronavirus e un ingiusta occupazione, assedi protratti e
sanzioni.
Negli ultimi
settantanni Israele ha commesso atti come la
violazione dello ius
cogens, lo spostamento di milioni di palestinesi, la
creazione di insediamenti nella Cisgiordania, la giudaizzazione
di Gerusalemme, la diffusione di menzogne
e la
creazione di divisioni in Asia occidentale. Non si può non menzionare la
terribile situazione di Gaza. Per più di un decennio, il regime israeliano ha
minato la sicurezza, il benessere e il sostentamento della popolazione di Gaza,
trasformandola nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, le cui
condizioni sono ora esacerbate dal coronavirus.
L'unico governo
al mondo che ha aggredito tutti i suoi vicini e continua a farlo è Israele.
Mentre questo regime possiede circa 400 testate nucleari e non è membro di alcun
trattato di non proliferazione, si trova costantemente a diffondere falsità
contro altri paesi e li presenta come una minaccia per il mondo! Gli Stati Uniti
oltre a fornire 3,8 miliardi di dollari all'anno in aiuti a Israele, hanno
adottato 47 misure contro i palestinesi e a favore di Israele negli ultimi due
anni. Mentre il popolo palestinese sta vivendo le peggiori difficoltà a causa
del sostegno americano all'occupazione, Washington ha fatto venir meno i
finanziamenti all’UNRWA.
Nonostante
i molteplici sforzi del regime israeliano per consolidare l’invasione dei
territori palestinesi ed espandere la sua occupazione, questa usurpazione ha
incontrato una forte opposizione da parte delle nazioni e dei governi del mondo
e questo stato terroristico non otterrà la legittimità internazionale con la
forza o l'intimidazione. Come recentemente annunciato dall'Unione europea,
l'annessione della Cisgiordania non ha legittimità e l'Italia, insieme ad altri
quattro paesi europei, l'anno scorso l’ha dichiarata illegale. Inoltre, gli
organi internazionali di giustizia saranno più attivi nel contrastare le
politiche israeliane rispetto al passato. Tra i più recenti casi di questo
attivismo si può menzionare l’inchiesta di Fatou Bensouda, capo procuratrice
della Corte Penale Internazionale, che ha dichiarato che esistono ragionevoli
basi per i palestinesi di rivolgersi all’Aia contro Israele per crimini di
guerra.
La
principale soluzione alla crisi sembra essere quella di ”tenere un referendum
nazionale in Palestina", attraverso cui cristiani, musulmani ed ebrei di origine
palestinese sceglieranno il tipo di sistema legale di governo e godranno
equamente di pari diritti.
Ciò che rimarrà
nella memoria delle nazioni è il modo in cui i governi affrontano la crisi più
lunga del mondo. I settant'anni di crisi palestinese sono una prova della
reazione della comunità internazionale alla più lunga crisi di una regione, con
effetti diretti e indiretti in Asia occidentale, in Europa e nel mondo.
Il
mondo di oggi non accetta che un governo a migliaia di chilometri di distanza
decida per un'altra nazione e, peggio ancora, contrariamente alle risoluzioni
delle Nazioni Unite doni le terre della Siria (le alture del Golan occupate) e
della Palestina, ad un regime con una storia oscura di occupazione e invasione.
La
storia insegna un'importante lezione che gli Stati Uniti e Israele non hanno mai
imparato: il denaro, la coercizione e l'ipocrisia non impediranno ai popoli di
raggiungere i loro diritti inalienabili. La notte della forza,
dell'intimidazione e dell'occupazione porterà a una alba luminosa, e questa è la
volontà di Dio e l’insegnamento della storia. Un insegnamento che un proverbio
persiano richiama: ”O prima o poi, ciò che è sicuro è che accadrà". Il destino
della Palestina sarà deciso dal suo popolo e il virus dell'occupazione e della
cospirazione contro il popolo di questa antica terra non potrà nulla contro di
esso.
Cordiali
saluti.
(*) Consigliere
Diplomatico Pubblico (Stampa) - Ambasciata di I.R. IRAN - Roma- Italia
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