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L’esperienza anarchica spagnola. La
realizzazione di un’utopia
di Saverio Borgheresi
Molto è stato scritto sulla guerra civile
spagnola, ma il contributo anarchico è stato sempre ignorato, o al massimo
ridotto a qualche riga a piè di pagina, dove venivano segnalati gli
anarchici solamente come sbandati. Niente di più inesatto. La Spagna è stato
l’unico paese al mondo insieme all’Ucraina dei primi ’20 del ‘900 in cui
l’anarchismo abbia dato vita ad un grande movimento di massa.
Gli ideali anarchici si svilupparono nella
penisola iberica intorno al 1868, ad opera del napoletano Giuseppe Favelli,
diffondendosi con estrema rapidità.
Le aree interessate, erano l’Andalusia una
delle regioni più povere della Spagna e la Catalogna la regione più ricca,
dov’era presente un marcato sviluppo industriale.
Nei decenni successivi la forza degli
anarchici non fece che crescere, testimoniata dalla centrale sindacale
Confedaracion Nazionale de Trabajo, infatti per molto tempo, i lavoratori (
emigrati dal profondo Sud ) preferirono affiliarsi all’anarcosindacalismo ,
che rifiutava ogni logica elettorale, piuttosto cha ai partiti “proletari”
di massa.
Inoltre la situazione politica spagnola alla
fine del XIX secolo era abbastanza appiattita, da un’ equilibrio
istituzionale, prodotto dall’esclusione dei movimenti socialisti e
antagonisti.
Nel 1923, il potere fu assunto da Miguel Primo
de Rivera, che sciolse il parlamento e instaurò un governo personalistico.
Sette anni dopo la Spagna fu travolta da una profonda crisi finanziaria e
De Rivera fu costretto a dimettersi.
Alla vigilia della guerra civile la situazione
socio economica spagnola era tragica, colpita da profonde disuguaglianze,
rispetto all’altre nazioni europee.
Il 67% delle proprietà terriere apparteneva al
2% della popolazione ( circa 10.000 persone avevano metà dei latifondi ). Le
rimanenti proprietà appartavano alla classe “agricola”, ma molti di loro
avevano insufficienti proprietà per vivere dignitosamente e lavoravano alla
giornata presso i latifondisti. Nel settore primario, era occupata il 70%
della popolazione.
Il settore industriale era in fase embrionale,
la maggioranza delle industrie, circa il 70% erano situate in Catalogna
presso il confine francese.
Le altre classi sociali che componevano la
società iberica erano gli ordini religiosi, militari e i cachique.
La Chiesa deteneva un potere immenso nella
Spagna prerivoluzionaria ( anche durante il periodo franchista ). I gesuiti
detenevano oltre il 30% della ricchezza nazionale, i preti erano circa
30.000 e 70.000 i membri delle altre congregazioni. Moltissimi cardinali e
vescovi vivevano nel peggior lusso mentre predicavano l’esatto contrario,
alla popolazione superstiziosa e analfabeta ( circa l’ 80% ).
L’esercito spagnolo era rinomato per la sua
inefficienza e per l’alto numero di ufficiali presenti, uno ogni sei
soldati. La casta militare si sviluppò in maniera esponenziale durante il
regno di Alfonso XII. Gli alti gradi dell’esercito costituivano una valida
alleanza per gli imprenditori chiesa e latifondisti. L’ultima casta riguarda
il cachique, era un personaggio molto potente ( proprietario terriero,
parroco,contadino ricco,ufficiale militare o funzionario statale ) che con
l’appoggio delle istituzioni religiose e della Guardia Civil, dominava su
tutti gli aspetti della vita sociale ed economica della zona di sua
competenza, risultandone quindi anche il capo politico: formava le liste
elettorali e la popolazione agricole e bracciantile votava secondo i suoi
suggerimenti, sia per paura che per clientelismo, tutto questo, ovviamente,
sotto la compiacenza dello Stato.
Quindi era impossibile per i rappresentanti
delle classi subalterne entrare attivamente in politica con schieramenti
antagonisti. Di conseguenza il proletario e i mezzadri vedevano il regime
liberaldemocratico come una truffa ai suoi danni e preferisse di conseguenza
strade rivoluzionarie. L’anarchismo ebbe per questo un enorme successo
perché teorizzavano la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e
l’abolizione di ogni forma di potere, in primo luogo quello statale,
considerato non a torto dalla popolazione come quello più oppressivo.
Le elezioni municipali del 1931, videro
l’affermazione della pseudo sinistra. Nei giorni successivi un comitato
rivoluzionario prese il potere e costrinse all’esilio il re. Il 14 aprile fu
proclamata la repubblica i lavoratori e mezzadri pensavano di migliorare il
proprio status economico, con il nuovo governo ma le loro speranze erano
state disattese. Il governo repubblicano iniziò a programmare un’equa
redistribuzione della terra, ma per sua stessa ammissione per modificare le
proprietà agricole occorreva un periodo di circa 100 anni!. Le condizioni di
lavoro rimasero immutate rispetto al governo precedente, la disoccupazione
toccava il 30%. Le organizzazione sindacale subirono dure repressioni.
Moltissimi membri vennero imprigionati. A luglio del 1933, vi erano circa
9.000 prigionieri politici.
Nello stesso anno le consultazioni
parlamentari erano state vinte dalla coalizione della destra
clericale-conservatrice. Il nuovo raggruppamento, cercava di mantenere i
privilegi delle varie caste ottenute nei secoli precedenti. A Barcellona il
sindacato anarchico organizzò una rivolta che durò 10 gg e fu repressa nel
sangue. Nelle Asturie una regione a Nord della Spagna, i minatori si
organizzarono militarmente attaccando i presidi militari, ma sfortunatamente
la rivolta non ebbe seguito nel paese.
Alla fine rimasero uccise oltre 3.000
persone. A seguito di questi drammatici avvenimenti il governo di centro
destra si dimise. ( Per motivi politici, erano rinchiuse nelle prigioni
spagnole oltre 30.000 civili ).
Le elezioni videro l’affermazione del fronte
di centro-sinistra composta da repubblicani social-democratici e comunisti.
Gli anarchici appoggiarono in maniera non ufficiale il Fronte Popular anche
perché, tra le sue prime promesse vi era, l’amnistia per i detenuti politici
arrestati nel corso dell’insurrezione del 1934.
Il governo del Fronte Popular, iniziò solo
timide riforme, tra febbraio e il colpo di stato militare di luglio c’erano
stati oltre 300 scioperi generali, 145 attentati dinamitardi, 269 morti,
1287 feriti e 167 chiese devastate. Nello stesso tempo moltissimi socialisti
delusi dalla politica del compromesso abbandonarono il loro sindacato UGT,
per entrare nell’anarcosindacalismo.
Il 13 giugno 30.000 minatori delle Asturie
scioperarono contro il governo. La settimana successiva tutti i lavoratori
spagnoli erano in protesta. Gli scioperanti non manifestavano solo per
ottenere migliori condizioni economiche, ma anche per migliorare il proprio
status lavorativo. A fine giugno il governo repubblicano decise di chiudere
tutte le sezioni della CNT.
Il primo luglio, un gruppo di generali della
destra conservatrice e clericale pubblicò un manifesto contro il governo (
Manifesto Radical ). ( A differenza della Russia,Germania e Italia i
golpisti non avevano l’appoggio delle classi lavoratrici, ma solamente
quello dei latifondisti industriali e clero ).
Il 17 luglio i militari ribelli iniziarono ad
occupare il sud della Spagna arrivano in pochi a conquistare la Galizia il
Nord Castiglia, Leon e Andalusia, dove erano stati fermati dalle truppe
irregolari dell’esercito repubblicano.
In Catalogna, i militari ribelli erano stati
sconfitti e il potere venne assunto dai lavoratori. Il 21 luglio a
Barcellona vennero collettivizzate le ferrovie, il 25 i trasporti, il 26
l’elettricità e il 27 le agenzie marittime. In breve anche le industrie
circa il 70%, vennero cedute ai lavoratori. Nelle imprese socializzate (
una situazione simile accade anche in Italia durante la RSI ),
vennero insediati comitati composti da membri eletti dai sindacati, che si
sostituiva al direttore. Quest’ultimo poteva contare a lavorare
nell’impresa, ma con lo stesso salario degli altri dipendenti. Le banche non
vennero collettivizzate, ma dovettero cedere gran parte della loro autonomia
di gestione al governo, che disponeva così di un importante mezzo di
pressione sulle collettività di tesoreria. La terra che apparteneva ai
latifondisti fu ridivisa in comuni agricoli. La collettivizzazione fu
volontaria e completamente diversa da quella che capitò in URSS, in tutto
riguardò dai 2 ai 5 milioni di persone. La terra venne suddivisa in unità
razionali. Chi non voleva unirsi alla collettività riceveva un po’di terra,
ma solo nelle misure in cui era capace di lavorare da solo, senza la
possibilità di assumere lavoratori. L’assemblea generale dei contadini
eleggeva un comitato d’amministrazione, i cui membri non ricevevano nessun
alcun vantaggio materiale. Il lavoro si svolgeva in gruppi, senza capi,dato
che questa funzione era stata soppressa. Tra gli agricoltori la
remunerazione si percepiva come salario famigliare e nelle zone in cui il
denaro era stato abolito veniva erogato sotto forma di buoni.
Le chiese che non erano state date alle fiamme
venero adibite in scuole, ospedali o magazzini.
Alla fine del 1936, tra le file delle
formazioni repubblicane prese importanza il gruppo comunista grazie ai
finanziamenti logistici e militari ricevuti da Mosca.
La nuova formazione istituì da subito un
sindacato parallelo alla C.N.T. il C.E.P.C.I. che attirava le simpatie della
piccola borghesia commerciale ed agricola. Nella polizia e nei caribineros i
posti chiavi vennero presi dai comunisti o dai loro alleati socialisti. In
pochi mesi, grazie alla sua immensa attività di propaganda, il partito di
Mosca passò da 40.000 ai 250.000 iscritti. Il nuovo governo repubblicano
utilizzva le milizie rosse contro gli anarchici catalani e aragonesi.
La situazione tra le diverse fazioni si fece
sempre più tesa, nel maggio del 1937 la polizia governata dai comunisti e
nazionalisti catalani attaccò la centrale telefonica di Barcellona,
controllata dai membri della CNT. Così iniziorono le “giornate di maggio”,
in città riappaiono le barricate e sviluppano gli scontri armati, tra
anarchici da una parte e forze governative dall’altra. Alla fine le forze
antagoniste vennero sconfitte, mentre sul campo rimasero oltre 500 morti.
Il giorno 5 maggio Camillo Berberi, noto
esponente anarchico, poco dopo aver commemorato la morte di Gramsci a radio
Barcellona, venne prelevato dalla sua abitazione da agenti comunisti in
borghese e ucciso in un vicolo nel centro della città.
Dieci giorni dopo il nuovo governo
repubblicano guidato da Negrin, escluse gli anarchici dal governo.
In agosto venne annullato il decreto sulle
collettivizzazioni agricole, preceduto dalla precedente invasione dell’ 11°
esima divisione del generare Lister ( simpatizzante comunista ).
I terreni precedentemente confiscati, erano
stati restituiti agli ex proprietari che avevano garantito l’appoggio
all’esecutivo repubblicano, mentre gli altri vennero nazionalizzati. Nello
stesso mese le miniere e le industrie passarono sotto il controllo dello
stato.
Alla fine la rivoluzione anarchica fu
distrutta dai suoi stessi “alleati”.
Barcellona, il principale anarchico, capitolò
nel 1939, senza colpo ferire, la popolazione stremata dalla fame e dalle
lotte interne accolse Franco quasi come un “liberatore”.
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