EROI DIMENTICATI
“Verso le 13 di domenica 29 aprile 1945 (non
del 28 come solitamente si riporta), i polsi assicurati dietro le spalle,
legati con un fil di ferro, con la pioggerella che batte insistentemente,
Colombo viene portato a Ganzo di Mezzegra, località scelta perché un anno prima
qui furono fucilati sei partigiani, che avevano in precedenza colpito
mortalmente quattro fascisti repubblicani.
Risponde: “Non ho niente di cui pentirmi”.
Lo sbattono con
violenza contro il muro, in un angolo, vicino ad una pasticceria. I partigiani
gli chiedono qual è l’ultimo pensiero che vuole esprimere. Colombo risponde in
milanese: “Andate a cagare…Siete solo dei vigliacchi. Viva il DUCE !”
Il Comandante è fermo.
Osserva con tranquillità negli occhi coloro che gli stanno per dare la morte.
Ha le immagini dei suoi Arditi negli occhi della mente e nel cuor; sa già che
molti di loro sono stati ferocemente uccisi, senza nessun rispetto della parola
data…..
Ora si ritrova con le
spalle appoggiate al muro, pochi istanti di vita davanti, il fil di ferro
legato ai polsi dietro le spalle, i mitra piantati in faccia, la pioggia che
batte senza tregua. Così muore l’ultimo squadrista.
“E’ sereno, e
guardandoli negli occhi, dice: “Femmdumàprest”
(Fate solamente presto).
Partono le prime
scariche di mitra. Cade in ginocchio, poi un’altra raffica, si accascia
definitivamente su un fianco.
Il suo berretto nero,
mentre il corpo cade a terra, gli rotola sul petto; i rivoli di sangue che
sgorgano, copiosi, dalle ferite, lo coprono di sangue”.
(Luca
Fantini, “Gli ultimi fascisti, Franco
Colombo e gli Arditi della Muti”, Città
di Castello 2007)
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