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ECONOMIA 2014
Gli artigli del governo Renzi su TFR e fondi pensione
di
Giuseppe Biamonte
Ora
la chiamano "legge di stabilità". Ma la sostanza non cambia. Un tempo
denominata "legge finanziaria" era l’ineluttabile iattura, che, di anno
in anno, puntualmente, alleggeriva le tasche (ormai quasi del tutto
vuote) di milioni di famiglie italiane. Dopo la sciagurata firma, nel
marzo di due anni fa - si era al tempo del primo governo "golpista",
quello non eletto guidato da Mario Monti e caparbiamente sponsorizzato
dal Quirinale e dai poteri forti nazionali e internazionali -,
dell’altrettanto famigerato Trattato sulla stabilità (gli anglofoni
nostrani amano indicarlo col termine Fiscal Compact), ecco che il cappio
sui popoli europei inizia a mostrare tutta la sua ferocia
strangolatrice.
La parola d’ordine è "riformare l’economia e il sociale
nel segno dell’ideologia liberista ormai trionfante": dal cd. "Mercato
del lavoro", con una devastante precarizzazione delle condizioni e della
stabilità del posto di lavoro (abolizione de facto dell’art. 18,
contrattazione sempre più unilaterale e a termine, falcidia dei diritti
dei lavoratori, ristrutturazione verso il basso di stipendi e salari e,
in parallelo, delle pensioni.
Vedere ad esempio la mannaia abbattutasi sulle pensioni
di reversibilità nel totale e complice silenzio di tutte le forze
politiche), al "riordino" delle economie dei singoli stati europei,
incanalate verso la folle soluzione ideologica di un liberismo sempre
più selvaggio e disumano; dalla demonizzazione delle istanze sociali e
popolari, alla drastica riduzione della partecipazione pubblica nei
servizi essenziali di pubblica utilità (energia, trasporti, sanità,
scuola, cultura), resi appositamente sempre più costosi e inefficienti
per giustificare il disegno criminale delle privatizzazioni ad ogni
costo.
Per restare nell’ottica dell’euro e giocare la partita
illusoria, se non impossibile (il mostruoso debito pubblico italiano è
pari al 135% del Pil, ai tempi dell’ex satiro di Arcore era al 120%),
della riduzione dello stesso debito pubblico al 60%, nonostante le pur
apprezzabili prese di posizione dello yuppie fiorentino contro il patto
strangolatore (ma si tratta di gioco delle parti e nulla più, di scelta
di campo nella guerra tra le gang dell’alta finanza, Renzi dalla parte
delle politiche antieuropee di Usa e Regno Unito contro Germania e
Europa. Il recente G20 ha dimostrato quali siano gli amici cui si
appoggia l’ex sindaco di Firenze), esce dal cilindro del governo Renzi,
dietro l’esigenza primaria di fare cassa e sparare nel mucchio - un
bersaglio facile facile – due provvedimenti, contenuti per l’appunto
nella legge di stabilità, che vanno ad intaccare il risparmio dei
lavoratori italiani ai fini previdenziali. Il primo di tali
provvedimenti riguarda il TFR., il secondo l’aumento della tassazione
dei fondi pensione.
Per quanto riguarda la prima norma, l’art. 6 prevede che
la quota maturanda annuale del TFR, su richiesta irrevocabile del
lavoratore, possa essere versata mensilmente al fondo di previdenza
complementare, anziché essere accantonata per il TFR. La quota
corrisposta andrà a sommarsi alla retribuzione mensile e sarà così
sottoposta alla tassazione ordinaria.
L’indecente norma non solo contribuirà alla diluizione in
piccole somme mensili delle quote che erano destinate al TFR, dunque un
risparmio forzoso costituito da piccoli importi poco utili al lavoratore
(viceversa, col TFR i lavoratori potevano alla fine destinare quelle
somme o per l’acquisto della propria casa d’abitazione o per altre
esigenze straordinarie) ma l’applicazione della tassazione ordinaria,
anziché quella "speciale separata" attualmente applicata al TFR,
costituirà un’ulteriore assottigliamento dell’importo mensile e potrebbe
oltremodo far scattare verso l’alto l’aliquota IRPEF. Non solo:
l’irrevocabilità della scelta per il triennio di vigenza (30 giugno
2018) impedirà al lavoratore di tornare sui suoi passi in caso di
necessità.
La seconda norma, quella che risponde al comma 1
dell’art. 44 della proposta di legge, prevede – udite, udite – l’aumento
retroattivo dal 1° gennaio 2014 della tassazione sui rendimenti annuali
dei fondi pensione, dall’attuale 11,5% al 20%. Se invece il TFR rimane
in azienda, su scelta del lavoratore, e non viene conferito al fondo
pensione , la tassazione passa dall’attuale 11% al 17%.
Una norma incivile e barbara che colpisce duramente il
futuro pensionistico dei lavoratori. Si tratta nella sostanza di un vero
e proprio esproprio da parte dello Stato di somme destinate a finalità
sociali, quali la previdenza dei lavoratori. Una vergogna abissale, che
è aggravata ulteriormente dal fatto che in quasi tutti i paesi europei
che hanno adottato la previdenza complementare
vige il criterio dell’esenzione fiscale sugli incrementi
maturati durante il periodo di accumulo dei rendimenti dei fondi. Il
prelievo avviene soltanto al momento della rendita.
Quante volte abbiamo sentito i nostri politicanti al
governo e all’opposizione (si fa per dire), senza distinzione di casacca
(destra, sinistra centro), pronunciare la frase magica: "È l’Europa
che lo vuole" quando si trattava di stangare a dovere il popolo
italiano? Ebbene in questo caso il governo Renzi sembra essere più
realista del re. L’applicazione di queste norme antisociali ha superato
ogni immaginazione e peggiora di gran lunga la legislazione vigente nel
resto d’Europa.
Insomma il Pitti-Bimbo e i suoi sodali al governo, tra
cui spiccano per indecenza politica i valvassini del NCD, finte
opposizioni comprese, colpisce duramente e senza scrupoli il risparmio
ai fini previdenziali o personali dei lavoratori italiani, aprendo un
nuovo varco di incertezze e difficoltà oggettive al momento della
cessazione del loro rapporto di lavoro. Con un colpo solo si tende
ancora di più a mortificare lo stato sociale dei lavoratori italiani,
cancellando progressivamente tutte le conquiste sociali di decenni di
lotte e di sacrifici. Un esproprio dei risparmi derivanti dal lavoro
studiato e concertato coi poteri forti, veri protagonisti di questi
ultimi vent’anni di storia italiota, attraverso la rapace e iniqua
applicazione di una devastante tassazione che colpisce al cuore non solo
i redditi dei lavoratori e pensionati ma anche le loro abitazioni
acquistate magari proprio attraverso quella che costituiva un tempo
l’ancora di salvezza di molte famiglie italiane: il TFR.
Un grande obiettivo di civiltà e di giustizia sociale, in
questa contingenza di forte criticità per l’intero movimento sindacale
italiano, è quello di opporsi, da subito e con ogni mezzo, a questa
ulteriore infamia che si sta consumando alle spalle dei lavoratori e dei
pensionati italiani.
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