LETTERA A MARZIA
RISCOPRENDO LA STORIA SAPREMO
UN GIORNO RITROVARE MOTIVI DI ORGOGLIO
LETTERA A MARZIA(Cinquant’anni e venti mesi) Scritta e pubblicata
da Alberto Giovannini nel 1959 Marzia carissima, domenica
l’altra, al termine della puntata televisiva sui “Cinquant’anni di vita
italiana”, in cui si descrivevano in termini raccapriccianti le vicende
della Repubblica Sociale Italiana, tu hai chiesto, un po’ incredula e un
po’ preoccupata: “-Ma papà era con quelli? ....”.Sì Marzia, il tuo papà era con
“quelli”, con i cattivi e perchè, nella tua mente bambina, non rimangano
dubbi ti dice, ora, di essere orgoglioso di esserci stato, e ti assicura
che, se dovesse tornare indietro nella vita, e trovarsi, con l’esperienza
d’oggi, nelle identiche situazioni di allora, ci tornerebbe. I tuoi tredici anni scarsi
ti permettono di afferrare e assorbire il succo velenoso di certe storie,
ma ti impediscono di poter capire la storia. Tuttavia voglio dirti, non
tanto per oggi, ma per il tempo abbastanza prossimo in cui alla storia,
per forza di studi, dovrai avvicinarti, che ciò che la Televisione
ha trasmesso (forse col recondito desiderio di far disprezzare centinaia
di padri e di madri dai figli ignari) delle tragiche vicende Italiane tra
il 1943 e il 1945, altro non è che il concentrato della vigliaccheria
conformistica che impera nella nostra Patria. Tu non sai, cara Marzia, che
molti tra quanti vorrebbero condannare tuo padre, in quanto colpevole di
un delitto che gli Italiani difficilmente perdonano, quello della coerenza,
vi sono coloro che gli furono Maestri e, quindi, coi loro scritti lo spinsero
sulla strada che doveva condurlo nella Repubblica Sociale Italiana: e vi
sono a migliaia, a centinaia di migliaia, a milioni i suoi compagni di
un tempo, quelli cioè che dopo aver militato con lui, nel fascismo
e “sotto” Mussolini, si squagliarono, stridendo alla maniera dei topi,
non appena la barca incominciò a fare acqua. In sostanza le storie che
la Televisione ha, dapprima ipocritamente e poi maramaldescamente, raccontate
alla tua fantasia di bambina sensibile, avevano due scopi ben precisi:
il primo di giustificare la dittatura del “ventennio”, il secondo di scaricarne
tutte le responsabilità, morali prima ancora che politiche, sui
vinti della Repubblica Sociale Italiana. Perchè vedi, Marzia, se
in Italia non ci fosse stata la Repubblica, e la storia si fosse fermata
al 25 luglio 1943, i “responsabili” sarebbero parecchi. Nessuno o quasi
si salverebbe. Oggi tu sai che Presidente dei Consiglio è
l’Onorevole Segni, e se ascolterai la radio saprai ch’egli è un
patriota e un antifascista, un sincero democratico. Appunto perchè,
per sua fortuna, c’è stato l’8 settembre 1943, che ha permesso a
Segni di far dimenticare il giuramento di fedeltà al regime fascista
e, probabilmente, il distintivo fascista portato all’occhiello, come professore
Universitario. Ti dico Segni, perchè è il nome del
giorno, ma quando ascolterai altri nomi, e leggerai di altre benemerenze,
di Fanfani o di Ingrao, di Taviani o di Lajolo, di Pella o di Achille Corona,
di Tambroni o di Martino, di tutti o quasi gli uomini politici Italiani
dispersi nei molti partiti, ricorda che la situazione è sempre la
stessa. Per questo le storie che ti
hanno raccontate “visivamente” alla Televisione, nella prima parte erano
rivolte a giustificare il fascismo, e in certo qual modo, a farlo perdonare
agli italiani e agli stranieri. Le proteste dei comunisti e degli
antifascisti professionali, durante le prime puntate del racconto, erano
in parte giustificate, ma fiacche, forse anche perchè i protestanti
avevano ottenuto assicurazioni sul galoppo finale del programma.
E d’altro canto, ad esempio, l’onorevole Arrigo Boldrini, presidente dell’Associazione
Nazionale Partigiani, come avrebbe potuto protestare contro il filofascismo
della TV fino al 25 luglio, se fino a quell’epoca egli era Centurione della
Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale? Vedi, Marzia, quel che avvenne
in Italia dopo l’8 Settembre ha rappresentato la più dolorosa tragedia
della tua Patria, ma è servito anche a dare un falso passaporto
di democrazia alla maggior parte dei vigliacconi che oggi comandano. Quante cose, potrei raccontarti,
figlia mia, di quei tempi tragici. Basterebbe ti facessi storia, e potrei
fartela, di molti che oggi vanno per la maggiore con l’aureola degli eroi,
per farti ridere o per farti comprendere perchè, in definitiva,
tuo padre, ch’è un uomo e non un topo, è stato con “quelli”
e non con “questi”. Ti hanno fatto vedere tante
cose tristi, tanti morti, tante distruzioni, ti hanno rattristata e forse,
ti hanno fatto inorridire. Ma non è tutto. Sappi, bambina,
che molti di quei lutti sono venuti “dopo”, sono cioè scaturiti
da una reazione; ma sappi, soprattutto, che la guerra civile scaturì
dall’imbecillità e dalla pavidità di una classe dirigente
che dopo aver servito (servito è il termine esatto) il fascismo,
e dopo essere stata complice dell’entrata in guerra, ha subito la pressione
dell’antifascismo “resuscitato” dopo il 25 luglio per realizzare, nel più
disastroso dei modi, il più criminoso rovesciamento di fronte che
la storia ricordi. Hai visto sui teleschermi,
la strage di trecentotrenta italiani alle Fosse Ardeatine? Ebbene, ricorda, bambina,
che essa fu dovuta a rappresaglia perchè in Roma, dichiarata “città
aperta”, ventisei soldati tedeschi disarmati furono uccisi dallo scoppio
d’una bomba posta a tradimento dai comunisti. E che gli autori dell’attentato,
invitati a costituirsi per evitare la rappresaglia sui detenuti, si dettero
alla macchia per poter essere in grado, poi, di entrare al Parlamento italiano
come deputati del Pci e come eroi della “resistenza”. E’ una favola truce e turpe,
quella che ti hanno presentata, figlia mia; ma incompleta. Lascia, perciò,
che te la racconti anch’io, che te la completi. C’era una volta un amico del
tuo papà, aveva ventotto anni, era onesto, sincero, povero e disinteressato.
Intendeva -andare verso “il popolo” perchè al popolo voleva bene:
si chiamava Eugenio Facchini, e ai primi di ottobre dei 1943, quando Bologna
era ancora tranquilla, fu nominato Segretario federale della città.
Tre mesi dopo fu massacrato a colpi di rivoltella (nella schiena) mentre
stava andando a colazione alla mensa dello studente. Fu il primo morto
della guerra civile a Bologna, e dalla sua ingiusta morte, che non dava
gloria o vantaggio a nessuno, vennero le prime sanguinose reazioni. C’era una volta un vecchio
professore universitario che mai si era occupato di politica, che dal fascismo
non aveva ottenuto nè onori, nè cariche, nè guadagni,
era un antico nazionalista che aveva sentito la necessità di “aderire”
alla Rsi e, quindi, di reagire alla resa incondizionata di Cassibile e
al rovesciamento di fronte che avevano disonorato la sua Patria. Era un
uomo onesto, buono, che non aveva mai fatto dei male a nessuno e fatto
dei bene a tutti, era uno studioso di fama mondiale. Si chiamava Pericle
Ducati, e fu massacrato a revolverate mentre, con un libro sotto il braccio,
tornava a casa. C’era una volta, la favola
è lunga, Marzia!, il più grande filosofo contemporaneo, come
un giomo saprai; lo spirito forse più alto che abbia avuto l’Italia
in questo secolo, e fu ucciso, mentre rientrava in famiglia, per la somma
di tremila lire. Si chiamava, pensa, Giovanni Gentile. C’era una volta un Poeta,
cieco di guerra, cieco a ventisei anni, che quando tutto crollava aveva
ritenuto suo dovere servire i Mutilati, cioè coloro i quali avevano
offerto, come lui, i doni più preziosi dell’esistenza alla Patria.
Fu ucciso come un cane, a revolverate, in mezzo alla strada, senza una
ragione e senza pietà. Si chiamava Carlo Borsani. Tra i tanti nomi che hai ascoltato
alla Televisione, questi non li conosci; tra i tanti funerali che hai veduto
questi sono mancati; tra i molti orrori questi non sono stati menzionati.
Tu hai veduto tante bandiere tricolori che sventolavano, gioiose alla fine
della guerra civile, ma non ti hanno fatto vedere, per tua fortuna, il
carnaio approntato in una piazza di Milano, dove Colui che tutti avevano
servito e riverito, e che non aveva voluto fuggire perchè, se lo
avesse voluto, come i maramaldi della Televisione affermano, avrebbe sempre
avuto un aereo sul quale imbarcarsi era appeso per i piedi, a ludibrio
di una plebe imbestialita e a eterna vergogna dell’italia moderna. Non
ti hanno fatto vedere, nè ti hanno detto, Marzia, che mentre quelle
bandiere sventolavano e quelle “formazioni” venivano passate in rassegna
dai “vittoriosi”, migliaia e migliaia di uomini, donne, giovanotti, fanciulli
venivano massacrati; che in una caserma di Vercelli settanta giovani disarmati
venivano schiacciati vivi e ridotti poltiglia, per ordine e sotto gli occhi
di un eroe della resistenza, il ragioniere Carlo Moranino, divenuto più
tardi deputato al Parlamento Italiano per questa meritoria impresa. Questo, figlia mia, è
il completamento della favola che gli amanuensi della Televisione italiana
hanno approntato, per falsare la storia, per meritare gli elogi delle classi
dirigenti e per far sì che i figli, intimamente, disprezzassero
i padri. Ho dovuto raccontartelo fino in fondo, e dirti che cosa fosse
lo “spirito della resistenza” perchè quella tua frase: -Ma papà
era con quelli? ... mi ha dolorosamente colpito. Vedi bambina, io, in tanti
anni e in tante vicende, non ho mai odiato nessuno; ma quando ho appreso
di quella tua domanda ho sentito, per la prima volta, Dio mi perdoni, lo
stimolo dell’odio. D’ora in avanti, Marzia, ti
farò io la storia: e ti dirò chi veramente era Mussolini,
cosa fu il fascismo e cosa fummo noi, vinti, protagonisti dell’ultima e
disperata avventura. Non credevo, dopo tanti anni, quando tutto doveva
essere superato e dimenticato, di dover tornare a questo. Ma tu devi
sapere, voglio che tu sappia; voglio che quando sarai grande possa insegnare
ai tuoi figli le cose che ti dirà tuo padre, perchè “questi”
l’hanno voluto, me l’hanno imposto. Voglio dunque che tu possa
essere orgogliosa di me, anche e principalmente se ero con “quelli”. Sì,
ero con “quelli”: ero con Mussolini, con Giovanni Gentile, con Pericle
Ducati, con Goffredo Coppola, con Francesco Ercole, con Giotto Dainelli,
con Marinetti. E un giorno saprai, bambina, chi erano costoro, e vedrai
che erano qualcosa di più e qualcosa di meglio dei Pani, dei Cadorna,
dei Moranino; potrai renderti conto che anche tuo padre era un Italiano
e per di più un Italiano coerente, che ha saputo subire fino in
fondo la tragedia (che è storia) della sua Patria, anche se questa
colpa gli vieta oggi di poter “rettificare” le storie della Rai-Tv, compilate
e realizzate dal suoi antichi camerati, trasformatisi in maramaldi.
Tuo padre
Nessun commento:
Posta un commento