UNO SPACCATO DI STORIA:
I REDUCI FASCISTI CHE PASSARONO NEL PCI e nel PSI
Premessa il Fascismo dopo un ventennale percorso di compromessi,
giunse alla RSI dove Mussolini varò una grande riforma socialista per
completare le Corporazioni e rimediare al fatto che l’esperienza aveva
dimostrato come il padronato riusciva ad aggirarle. Fu la
Socializzazione delle Imprese con i lavoro portato alla direzione delle
aziende.
Questa, e la proclamazione della Repubblica, costituirono
uno Stato, una separazione totale con il fascismo del ventennio che non
si rinnegava ma si superava.
PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DEL
MONDO il Fascismo aveva portato il Popolo tutto nello Stato, con le sue
componenti economiche e sociali, arti e professioni, il Lavoro e le
èlite combattentistiche.
La lotta del sangue contro l’oro intrapresa
dal fascismo, contro le grandi democrazie capitaliste raggiungeva il
pieno della compiutezza ideologica.
ORBENE, immaginate come si
sentirono quei reduci del fascismo repubblicano, quando si resero conto
che il Partito, il MSI, che doveva continuarne gli ideali, sia pure
sotto forma di lotta democratica, si palesò subito ostaggio di una
accolita di traditori, di farabutti, manovrati dallo OSS di J. J.
Angleton.
Già il fatto di posizionarlo a sinistra del parlamento,
non piacque di certo, e nel 1947 poi i primi 3 eletti al Comune di Roma
votarono per eleggere il sindaco democristiano Rebecchini e i suoi
palazzinari.
Su tutto il territorio, gli inciuci con polizie, carabinieri, preti, padroni era all’ordine del giorno.
A Torino, tramite il missista Tullio Abelli e l’ausilio di Valerio
Borghese, si organizzavano squadrette per contrastare gli operai della
Fiat in sciopero. Del resto quel furfante di Borghese concesse anche a
l’appena nato Israele, l’ausilio di ex decima Mas. Altri ne mandò in
Sicilia a cooperare con gli americani e la Mafia.
Ma fu nel 1949 che
ogni remora si ruppe quando il MSI, dopo una apparente ambiguità si
schierò per il Patto Atlantico, di fatto avvalorando e ratificando il
colonialismo americano in Italia.
Fu così che migliaia di reduci
fascisti, desiderosi di continuare a lottare contro il capitalismo e
contro gli anglo americani, decisero di entrare nel PCI.
Purtroppo
rimasero fregati perché dopo il 1953 il Pci, morto Stalin, accelerò la
sua socialdemocraticizzazione e rinunciò ad ogni lotta rivoluzionaria.
Ma del resto quei fascisti non avevano tante altre alternative.
La sinistra che era ancora nel MSI, non riusciva a combinare nulla e la
sola forza che manteneva alta la dirittura ideale, ma era frenata
dall’essere una associazione combattentistica, fu la Federazione
Nazionale Combattenti della Rsi che forse evitò un più ampio esodo.
Si parla comunque di migliaia di fascisti che passarono nel PCI soprattutto, nel PSIUP e nel PSI.
Di migliaia, genericamente, me ne parlarono a suo tempo i miei camerati della FNCRSI reduci del fascismo repubblicano.
Lando dell’Amico, reduce della Decima Mas, che aveva operato in questo
senso, tramite un accordo con i comunisti Giancarlo Pajetta e Togliatti,
li ha quantificati in 34 mila, forse esagerando e lo racconta nel suo
libro: “La leggenda del giornalista spia”, Ed. Koinè 2013.
Diversi altri autori ne parlano in qualche loro testo e tra questi Paolo Buchinani: “Fascisti Rossi”, Mondadori 1998.
Alfredo Villano nel suo “Rodolfo Graziani fascista conteso”, Ed. Storia
Ribelle 2011, invece, ci segnala una notizia che io avevo già avuto
sentore in Fncrsi: nei primi anni ’50, la FNCRSI non accettando
assolutamente la svolta missista pro NATO e di accantonamento della
Socializzazione, incaricò Rodolfo Graziani, al tempo suo Presidente
onorario, di fare dei sondaggi con il PCI, che era su posizioni sociali
e anti Atlantiche, per vedere se poteva esserci un tavolo e una azione
comune su queste basi.
Era anche un modo per evitare l’emorragia dei
reduci che al tempo era in atto. Ci furono incontri segreti alla
Libreria Rinascita a via Botteghe Oscure con Pajetta, la cosa stava
andando in porto, ma era complicata anche per il finanziamento di un
nuovo giornale, e quindi poi abortì.
Ecco questa è la vera storia
di un tradimento schifoso da parte del missismo, e le reazioni che ebbe,
purtroppo inconcludenti, ma numerose, se si Leggono vari trafiletti dei
giornali dell’epoca di destra, che criticavano fuoriuscita, comprese
diverse preoccupate vignette del Candido di Guareschi.
Con gli anni
’60 poi avvenne una squallida mutazione antropologica nei neofascisti
che assunsero in tutto e per tutto i ributtanti aspetti del
conservatore, reazionario, non di rado bombarolo, lustrascarpe degli
statunitensi e della Nato, con la sua base, che non contava un cazzo,
inebriata dall’anticomunismo come se fossimo ancora negli anni ’20,
portata a manifestare per Budapest e per Praga, ma mai contro la NATO,
ad inneggiare per i Colonnelli greci e il criminale Pinochet, prima di
estinguersi e finire nella merda a Gerusalemme dove andarono a rinnegare
di tutto e di più.
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Nicola Bombacci
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