Winston CHURCHILL,
EROE O
CRIMINALE ?
Lo scorso agosto ero
a Londra ed un giorno alcuni amici italiani mi hanno portato in una campagna ad
una cinquantina di chilometri dalla capitale, a Liss Forest, dove vive, in
compagnia di uno erculeo skinh e di un cagnaccio nero, una donna straordinaria
di 84 anni che guida l'auto a 180 all'ora, veste una mezza divisa kaki e fa il
saluto romano. Si chiama Rosine de Bounevialle e da 36 anni stampa a sue spese
Candour, rivista dei cattolici "duri e puri" inglesi. In Italia di lei non si sa
nulla, ma in Gran Bretagna tutti la ricordano perchè il 4 maggio del 1957
assaltò, da sola, il tavolo ove era seduto Winston Churchill, urlandogli di
essere un assassino e un traditore. Fu il primo oltraggio storico allo statista,
la cui statua domina Westminster.
E' vero che quando
morì, nel gennaio 1965, in trecentomila scesero in strada a Londra e 350 milioni
di telespettatori seguirono in mondovisione le illustre esequie. Poca cosa,
però, rispetto ai due miliardi e mezzo di teledipendenti incollati sul video per
i funerali di Lady Diana. Fu comunque troppa grazia, troppo onore, per uno dei
criminali della storia, quale fu il preteso Leone di Chartwell. Intendiamoci:
non è solo il giudizio di un vecchio reazionario come il sottoscritto, ma il
parere di numerosi storici del Regno Unito, quali William Manchester, David
Irving e John Charmley.
Nel 1954, nell'antica
Misses Thomson School britannica di Hove, veniva inaugurata con adeguata
cerimonia una piccola lapide dedicata "al ragazzo più arrogante del mondo" che
era stato, a suo tempo, ospite dell'Istituto. Quel ragazzo era proprio lui,
Winston Churchill, che così, sin dalla più tenera età, aveva presentato al mondo
il suo primo biglietto da visita.
La sua arroganza non
si fermava nemmeno dinnanzi al gentil sesso. Bellicista e razzista, era pure
infarcito di veteromaschilismo, al punto da odiare a morte Lady Astor, poichè
era il primo deputato donna nel Parlamento britannico. Un giorno le disse "Se
fossi vostro marito mi suiciderei". La Astor si limitò a rispondergli che era
solo un ubriacone.
La sua fama di
violento guerrafondaio ebbe modo di dimostrarla platealmente già nel 1898,
quando in Sudan comandò uno squadrone del 21.mo Lancieri di Sua Maestà contro i
dervisci del Mahdi. Nelle sue memorie giovanili scrive, esaltandosi: "non si
potrà vedere più nulla di simile". Commenta, a proposito di quella impresa
imperialista, Gaetano Nanetti sul cattolico Avvenire: "E' un Churchill
affascinato dalla guerra, più propenso a fare a fucilate che ad esercitare il
suo mestiere di giornalista inviato dai giornali inglesi sul teatro delle guerre
imperialistiche dell'Inghilterra". Un profilo, questo, evidenziato nello
sceneggiato trasmesso a suo tempo da Retedue. Del resto, a proposito di quella
guerra di conquista, è lo stesso futuro statista a definirla un fatto
"teatrale", con la "vivacità e l'imponenza che dà fascino alla guerra". Questo
"fascino" interessava al tenente Churchill, mica i diecimila morti della
battaglia. Forse perchè quei morti erano in massima parte dervisci, cioè arabi,
nemici, e per di più "selvaggi".
Anche quella, che
aveva visto undici anni prima Gordon, quale eroe tradito di una tragedia che
avrebbe in seguito fornito lo spunto ad una serie di romanzi e di films
fumettistici, fu una guerra imperialista, di cui Churchill andava orgoglioso.
L'Egitto, che a quell'epoca dominava il Sudan con un regime brutale, fatto di
corruzione e di crudeltà, minacciato dai volontari indipendentisti del Mahdi, si
rivolse all'Inghilterra, la quale intervenne per tutelare i propri interessi
economici nella regione. Secondo la mentalità positivistica dell'epoca, i
"bianchi" incarnavano l'uomo della civiltà alle prese con orde di selvaggi
fanatici e crudeli. Nessuno era sfiorato dal sospetto che quei 'selvaggi'
fossero scesi in lotta per la libertà del proprio Paese.
Qualche anno dopo,
l'ufficiale Winston si distingueva in un'altra guerra imperialista, combattuta
con una ferocia illimitata dai suoi soldati: quella contro i Boeri, i valorosi
contadini olandesi del Transvaal. I britannici di Sir Winston li facevano volare
a pezzi dopo averli legati alle bocche di cannone.
Eppure Churchill,
l'imperialista, si fece passare come lo strenuo difensore della libertà della
schiavista Etiopia contro la colonizzazione italiana del '36, faceva finta di
dimenticare che la Gran Bretagna era il maggior Stato razzista e colonialista
del mondo. Lui stesso era un razzista di prim'ordine. Manchester, nella
monumentale biografia sullo statista inglese, ha dimostrato come "l'Etiopia
secondo il punto di vista di Churchill, non rappresentava un problema morale.
Come per tanti della sua generazione, i neri costituivano per lui una razza
inferiore... Non riuscì mai a liberarsi di questo pregiudizio". A Cuba, appena
uscito da Sandhurst, egli aveva scritto che bisognava diffidare "dell'elemento
negro tra gli insorti". Persino in Parlamento gli sfuggì di dire che "nessuno
può sostenere la pretesa che l'Abissinia sia un membri adeguato, degno e
paritario di una società di nazioni civili". E quando, anni dopo, gli chiesero
cosa ne pensasse del film Carmen Jones, rispose che era uscito dal cinema perchè
non sopportava "le negraggini".
La sua malattia era,
in realtà, la stessa di un Eden e di un Eisenhower: l'odio mortale antitedesco,
anch'esso velato di uno strisciante razzismo. Le sanzioni, parziali e ambigue,
contro l'Italia furono tali perchè, sino alla fine, Churchill volle, attraverso
una sua politica personale di esasperato cinismo, spaccare l'alleanza
italo-tedesca per isolare e schiacciare la Germania.
John Charmley, docente
all'Università di East Agle, ha messo a soqquadro il mondo accademico britannico
con un libro dal titolo Churchill, the End of Glory. L'opera definisce
testualmente Churchill come un "guerrafondaio", per aver voluto e provocato la
guerra contro Hitler a tutti i costi. Per colpa dell' "ossessione antinazista"
di Churchill -sostiene Charmley- l'Inghilterra avrebbe perso tutto il suo
impero, per ridursi a vassallo degli U.S.A. Ciò provocò la stessa vittoria dei
laburisti nel 1945. Il nazismo era un totalitarismo come tanti altri e non c'era
poi il bisogno di accanirsi contro di esso, visto che il comunismo lo si è
tollerato per settant'anni e senza tante storie. Hitler aveva soprattutto delle
mire ad Est e aveva in tutti i modi cercato di evitare il conflitto con
l'Inghilterra (che considerava "sorella" ariana) e si sarebbe volentieri
disimpegnato in Europa per rivolgersi contro il bolscevismo. Ne fanno fede i
discorsi a Norimberga nel 1942 e ne fa fede la missione segreta di Rudolf Hess,
che avrebbe potuto chiudere il conflitto con i consanguinei "ariani" inglesi. Fu
Churchill che dette ordine di arrestare Hess, rifiutandosi di incontrarlo e
ascoltarlo. Non solo, ma dette ordine che il dossier sulla faccenda sparisse per
sempre, com'è avvenuto. Hess, come si sa, è poi stato suicidato nel carcere di
Spandau.
La tesi di Charmley ha
trovato consenzienti uomini Alan Clark, ex-ministro conservatore, che l'ha
appoggiata autorevolmente sul Times. John Charmley, inoltre, riabilita
completamente Neville Chamberlain, il primo ministro inglese "pacifista",
odiatissimo da Churchill ed Eden. Chamberlain viene invece descritto dallo
storico come "un formidabile premier" che cercava di preservare la sua nazione
dal macello della guerra, voluta a tutti i costi dai "duri" alla Winston
Chuchill. La preoccupazione di Chamberlain, condivisa da Lord Halifax, Rab
Butler e Sir Neville Henderson, era quella di contrastare la potenza del
comunismo sovietico. Per Charmley il governo di Chamberlain fece dunque bene ad
organizzare con Hitler gli accordi di Monaco, aggiungendo che anche per Danzica
c'era la possibilità di trovare un'intesa coi tedeschi, in modo da mettere i
sovietici completamente fuori gioco. Furono i bellicisti con Churchill, Eden
(che odiava, ricambiato, lo stesso Mussolini) e Harwey, a volere il conflitto a
tutti i costi. Al proposito, Peregrine Worsthorme, uno dei più famosi columnist
londinesi, ha scritto: "Se la Germania avesse vinto contro l'URSS e noi fossimo
rimasti fuori dalla guerra domineremmo ancora il mondo".
Ma il duo
Churchill-Eden era talmente forte e stretto da risultare imbattibile, tant'è che
Churchill dette in moglie ad Eden, nel 1952, sua figlia Clarissa.
A guerra mondiale in
atto, Churchill ebbe modo di dimostrare al mondo la sua natura cinicamente
sanguinaria. Quando gli Alleati entrarono a Dachau, il 29 aprile 1945, trovarono
di guardia ai prigionieri 560 soldati tedeschi giunti lì, dal fronte, solo
quattro giorni prima. L'ordine, impartito dai capi anglo-americani, fu
immediato: "Fucilateli tutti". E così fu fatto. Della strage, documentata da
Irving, c'è anche un filmato. A quell'ordine Churchill acconsentì. Del resto,
non aveva già autorizzato le ecatombi aeree sui civili di Amburgo, Dresda e
Pforzheim? Non aveva fatto bombardare, nel porto di Lubecca, i feriti civili
sulla nave-ospedale Cap Arcona, che aveva la Croce rossa dipinta sul ponte,
massacrando 7.300 uomini inermi? Non aveva strizzato l'occhio ad Eisenhower,
quando questi aveva programmato lo sterminio per fame di un milione di tedeschi
nei lager anglo-americani?
Ma ci sono altri
particolari su questo pachidermico gentleman. Già il 9 ottobre del 1944, ben
sette mesi prima della resa tedesca, Winston si incontrava con Stalin, per
decidere che fare di Hitler, Mussolini e dei loro gerarchi. Lì si verificò la
prima lite tra l'inglese e il russo. Perchè, strano a dirsi, Stalin pretendeva
che si dovesse salvare la faccia processando i capi italo-tedeschi, mentre
Churchill aveva un progetto semplicissimo: ammazzare subito tutti coloro che
venivano catturati, senza processo e condanne formali. Arrabbiato del diniego
sovietico, Winston scrisse a Roosevelt una lettera di suo pugno, protestando
perchè "lo zio Giuseppe ha assunto una posizione ultragarantista" che vieta
l'immediata uccisione dei nemici.
Questa posizione
stragista di Winston, del resto, era di vecchia data. Già alla fine del '42
aveva programmato i "linciaggi" scientifici di tutti i capi militari tedeschi
catturati o arresi, che sarebbero stati trasportati nottetempo nei luoghi di
occupazione e "affidati" alla "popolazione" per lo sbranamento collettivo. Di
tutto ciò, sono conservati i verbali a Washington, alla Biblioteca del
Congresso. Nel 1943, invece, preparò una lista di un centinaio di "criminali"
italo-nippo-tedeschi da dichiarare "fuorilegge mondiali" e, come tali, passibili
di morte immediata per mano di un qualsiasi ufficiale alleato.
Irving documenta come
Eden e Churchill, il 16 ottobre del 1944, promisero a Stalin il rimpatrio
forzato di undicimila prigionieri di guerra russi e cosacchi, tutti
anticomunisti, con le loro famiglie, per essere poi eliminati dai sovietici
appena arrivati in territorio russo. Il giorno dopo Winston si incontrò con
Stalin e, all'improvviso, gli disse: "A proposito di cibo, la Gran Bretagna è
riuscita a organizzare l'invio di 45.000 tonnellate di manzo in scatola
all'Unione Sovietica". Poi, ridacchiando, strizzò l'occhietto: "Vi manderemo
pure 11.000 ex-prigionieri di guerra per mangiarlo, quel manzo".
Qualche giorno prima,
aveva detto a zio Giuseppe: "Bisogna uccidere quanti più tedeschi è possibile",
proponendo il trasferimento coatto delle popolazioni della Prussia orientale e
della Slesia: "tanto il posto c'è: la guerra ha già fatto fuori sette milioni di
tedeschi". Si sfregò le mani, masticando tra i denti giallastri il celebre
sigarone, e rise sommessamente.
Pino Tosca
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