L'AEREONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA R.S.I.
REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA: L'AEREONAUTICA NAZIONALE REPUBBLICANA
L'AVIAZIONE DELLONORE
Nino Arena
Con questa prestigiosa e meritata definizione trascritta nel gran
libro della Storia, lAeronautica Nazionale Repubblicana ha portato il
suo contributo di valore, di successi, di sacrifici nella lunga e
perduta battaglia combattuta fra il settembre 1943 e l'aprile 1945 dalle
FF.AA. della R.S.I.
L'A.N.R. nacque spontaneamente come ripulsa fisica allarmistizio, lo
stesso giorno in cui venne proclamato. Fu la risposta generosa e
immediata di tanti aviatori al rispetto dell'alleanza, all'osservanza
dei patti sottoscritti, all'impegno personale di reagire comunque al
fatto ignominioso che la voce metallica della codardia diffondeva nel
mondo attonito, stupito, incredulo degli amici, nemici, neutrali. Lo
stesso impegno che aveva infiammato contemporaneamente, non meno di
centomila soldati italiani sparsi su tutti i fronti a rifiutare il
tradimento.
L'adesione morale di tanti aviatori, venne peraltro sostanziata da
missioni di guerra continuate sino al giorno 11 settembre sulla testa di
ponte di Salerno. I 180.000 aviatori alle armi erano stati dispersi
dagli avvenimenti: 30.000 risultavano internati in Germania e Polonia,
25.000 erano rimasti al sud e in Sardegna, 4.000 si erano trasferiti in
paesi neutrali, circa 6.000 si erano schierati con i tedeschi in Egeo,
Jugoslavia, Francia, Italia centro-settentrionale: il resto si era
autosmobilitato applicando integralmente l'ordine mai emanato ma da
tanti eseguito del "tutti a casa".
Quando si riunirono per ricominciare, trovarono una situazione
compromessa irreversibilmente: i tedeschi si erano appropriati come
bottino di guerra di tutto il materiale di volo: non meno di 4400 aerei
di ogni tipo già in carico alla R.A. e oltre un migliaio di aerei
privati, della RUNA, di società diverse; il resto era al sud (circa 450
aerei), nelle officine di riparazione (800 aeroplani), e non meno di 300
erano stati distrutti o perduti per gli eventi armistiziali. Il
personale presentatosi nella Luftwaffe, era stato messo agli ordini di
un generale tedesco (Muller) autonominatosi comandante dell'aviazione da
caccia italiana. Goering aveva emanato un bando di reclutamento per la
Flak e la Luftwaffe e Kesselring disponeva l'assegnazione del personale
italiano alla 2a Luftflotte di Wolfram von Richthofen, mentre fuori
d'ltalia si applicavano identici sistemi con gli aviatori volontari,
alcuni dei quali combattevano in Egeo contro la RAF e operavano in
Jugoslavia e in Francia con i trasporti, la ricognizione marittima, il
soccorso in mare.
A riannodare le fila di coloro che volevano ancora combattere per
l'Italia senza condizionamenti di sorta, provvidero uomini di valore e
di grande prestigio disponibili in elevato numero nella nuova Aviazione
Legionaria italiana, come venne inizialmente denominata la nascente Arma
Azzurra del riscatto. Comandanti come Bonomi, Tessari, Botto (il
popolare "gamba di ferro" della Spagna) furono i responsabili al vertice
dellANR e poi ancora Baylon, Vizzotto, Cadringher, Vosilla, Buri,
Marini, Arrabito, Fagnani, Tondi, Peroli, Bertocco, Borgogno, Falconi,
Bonzano, Alessandrini, Miani, Cori-Savellini, Tugnoli, Foschini,
Zanardi, Pellizzari, Zigiotti, Quattrociocchi, Cerutti, Bisco, De Biase,
Rossi, Raina, Maglienti, Pugnali, Agnello, Bertolini,
Nicoletti-Altimari, Mazzotti, Fisicaro, Revetria, Morino, Simini,
Salvadori, Alderighi, De Francesco, Gcntile, Sciaudone, Ruggeri,
Cassinelli, Beneforti, Buffa, Nannini, Pratelli, D'lppolito, Vercelloni,
Vecchi, Ajni, Baruffi, Di Bernardo, Reglieri, i migliori comandanti di
reparto di volo della R.A. e con loro ufficiali superiori del GARI, dei
Servizi, di Commissariato, di Sanità Aeronautica e fra questi Atlantici,
cattedratici illustri, tecnici di valore, professori emeriti del C.S.A.
Il nerbo dell'Arma Azzurra si era presentato al richiamo di Botto con
20 generali, 284 ufficiali superiori del ruolo naviganti, 205 dei
servizi unitamente alla parte più numerosa, a giovani ufficiali e
sottufficiali: rappresentanza volitiva, temprata da cento e cento
battaglie nei cieli in tre lunghi anni di guerra dura, difficile per
l'insufficienza del materiale di volo e delle dottrine; inadeguata come
livello tecnologico e operativo nel confronto con aviazioni più
preparate a combattere una guerra moderna come la Luftwaffe, la RAF e
l'USAAF. Erano i cento e cento comandanti di squadriglia, sezionari,
gregari di formazione, ufficiali e sottufficiali piloti i cui nomi
diverranno famosi ancor più nei 20 mesi della RSI: Visconti, Bellagambi,
Cuidi, Drago, Malvezzi, Andreoni, De Reggi, Bruna, Falco, Brighenti,
Lazzarini, Pierotti, Barberisi, Benini, Caudarella, Geymet, De Camillis,
Fantini, Torresi, Tarantola, Scabello, Troisi, Giordanino Liconti,
Boni, Greco, Masoero, Magagnoli, Bonet, Concato, Vicariotto, Mantelli,
Colombo, Merati, Faggioni, Sponza, Ruggeri, Perina, Nioi, Calistri,
Pezzé, Balli, Duval, Casali, Palumbo, Bertuzzi, Pandolfo, Minardi, Neri,
Leonardi, Albini, Bellucci, Del Prete, Valeno, Chinca, Merani, Daverio,
Jasinski, Albani, Byron, Zuccarini, Neaschi, Gallone, Morettin,
Jellici, Spazzoli, Biagini, Marchesi, Robetto, Gorrini, Stefanini,
Fioroni, Marinone, Trevisan, Colonna Fabio e Oddone, Barioglio,
Tomaselli, Bartolozzi, Sbrighi, Giacomello, Levrini, Erminio, Cavatore,
Sajeva, Pirchio, Laiolo, Svanini, Vezzani, Cavicchioli, Marconcini,
Torchio, Storchi, Morandi, Di Cecco, Cuscunà, Brunello, Arrigoni,
Petrignani, Ligugnana, Talamini, Marchi, Scarpa Zavatti, Burei, Chiussi,
Mancini, Giannelli, Luccardi, Abba, Filippi, Sarti, Longhini, Brini,
Fagiano, Squassoni, Vignoli, Volpi, Camerani, Cavagliano, Archidiacono,
Benzi, Baldi, Covre, Desideri, Feliciani, Mazzanti, Ancillotti, Sanson,
Fomaci, Talin, Barcaro, Lana, Pocek, Giuntella, Bonetti, Balli, Tortora,
Alessandri, Micheli, Riccardi, Vianello, Cavallo, Sacco, Cigarini,
Casiraghi, Taberna. Non mancarono all'appello gli artiglieri dell'AR.CO.
e i paracadutisti inseriti armoniosamente nell'ANR in quanto madre
naturale di specialità connaturate col cielo: i generali Galamini,
Giorgi, Ortona, Bisco e Fiaschi con i colonnelli Franzosini, Soncini,
Scatena, Frattini, Gallerani e i comandanti di gruppo Amerio,
Gambassini, Cavalli, Buffa, Giacomi, Lattanzi, Paganuzzi, Giordano e
Balzanelli e per i paracadutisti il tenente colonnello Dalmas, i
maggiori Romeo, Vitale, Sala, Rizzatti comandanti di grande prestigio
per i battaglioni fra cui Bussoli e Faedda, Alvino e Bernardi, Giannoni e
Capozzo e decine e decine di ufficiali a livello di compagnia e
plotone, il comandante della scuola paracadutisti di Tradate capitano De
Santis con un numeroso nucleo di istruttori reduci da Tarquinia e
Viterbo: un elenco infinitamente lungo di nomi e di reparti tutti
meritevoli di menzione e di ricordo per onorevole comportamento, che lo
spazio non ci consente di elencare ma che il nostro cuore non può
dimenticare. TEN. BOSCUTTI
L'ANR fu un organismo snello, moderno, svincolato da preconcetti e
da elefantiasi burocratica anche se non mancarono all'inizio tentativi
maldestri e fuori luogo da parte di alcuni personaggi gallonati, che
anteposero alla loro adesione onori, prebende, apparati di servizio e
annesso cerimoniale forse ricordando i tempi in cui spadroneggiavano al
Ministero, intenti a preparare facciate rutilanti e vuoti sostanziali
che avrebbero pesantemente condizionato la R.A. nel confronto bellico;
capirono subito che qualcosa era cambiato e scomparvero ritornando nel
buio.
Il compito che Botto si accinse a portare avanti era semplicemente
impossibile: la guerra incalzava minacciosa a breve distanza da Roma, i
tedeschi avevano il controllo di tutto, c'era da rifare ex novo e
mancavano le cose più elementari; chiunque al suo posto si sarebbe
arreso alle difficoltà trovate e frapposte dall'occupante. "Gamba di
ferro" non si perse d'animo, iniziò a dialogare con i tedeschi fissando
pochi ma concreti punti di incontro e di certa fattibilità, impose
metodi formali negli incontri, battagliò quando lo ritenne necessario,
opponendosi per quanto possibile alle loro richieste non di rado assurde
mitigando con diplomazia asprezza e arroganza, imponendo rispetto dei
diritti e dei doveri, forte dell'adesione della parte migliore e più
significativa dell'aviazione italiana, della delega a lui conferita
dagli aviatori quale simbolo vivente del valore e dell'ostinazione, una
garanzia e una bandiera da non ammainare.
Nei suoi colloqui con i generali Muller, Korten, Richthofen,
Kesselring, Manckhe riuscì a strappare concessioni, consensi,
incoraggiamenti e aspetti concreti:
1) cessazione degli arruolamenti indiscriminati e incontrollati di personale per Flak e Luftwaffe
2) scioglimento del comando "Italianischen Jagdflieger" di Muller
3) piena autonomia di servizio per l'ANR con diritto di
reclutamento, richiesta di personale già in servizio nella Luftwaffe,
rilascio degli aviatori internati in Germania previo selezione
politico-morale dei volontari
4) riconsegna di materiale di volo e di servizio per le più urgenti necessità di ripresa dell'ANR
5) ricostituzione delle Specialità dell'Artiglieria Controaerei e reparti paracadutisti (anche del R.E.)
Queste richieste furono accettate in gran parte ed ebbero il nulla osta potente e temuto del Reichsmarschall Hermann Goering.
La politica d'azione dellANR, nel quadro della rinnovata alleanza
militare con la Germania, venne impostata realisticamente su quanto era
stato possibile realizzare tenendo nel debito conto gli interessi
precipui della RSI, il suo impegno politico-militare col Reich, la sua
partecipazione obiettiva e soggettiva.
Il progetto Botto che venne discusso col Ministro della Difesa
Nazionale maresciallo Graziani, portato a conoscenza di Mussolini, e
approvato dal consiglio dei Ministri risultava così articolato:
1) Azione e partecipazione difensiva primaria del territorio
nazionale da attacchi aerei nemici (reparti da caccia e gruppi AR.CO.)
2) Azione e partecipazione offensiva contro il potenziale bellico
anglo-americano (reparti da bombardamento, aerosiluranti, paracadutisti)
3) Azione e partecipazione ausiliaria e di supporto allo sforzo
bellico - diretto e indiretto - nel quadro dell'alleanza militare con la
Germania (reparti da trasporto, organizzazione tecnico-logistica,
infrastrutture).
Con queste premesse era possibile partecipare attivamente alla
guerra comune con le FF.AA. tedesche, assolvere la responsabilità di
proteggere il territorio nazionale, contribuire indirettamente allo
sforzo bellico dell'Asse su tutti i fronti. Una partecipazione totale e
fattibile per la presenza di 35.000 uomini suddivisi fra 6.000 aviatori
(piloti ufficiali e sottufficiali, specialisti di volo, dei servizi
tecnici, e telecomunicazioni) 10.400 avieri per la sorveglianza e la
manutenzione delle infrastrutture: aeroporti, caserme, depositi,
magazzini, servizi di guardia; 10.000 artiglieri dell'AR.CO. suddivisi
in 2 Rgt. con 6 gruppi organici e 2 gruppi autonomi; 2.400 paracadutisti
con un reggimento su 3 Btg. e 2 reparti autonomi; una organizzazione
addestrativa/didattica con 20 strutture complementari (reparti di volo,
scuole, centri addestrativi per piloti, allievi piloti, specialisti,
artiglieri, paracadutisti) che occupava complessivamente un migliaio di
uomini; un Rgt per le Telecomunicazioni e il personale necessario al
funzionamento dei comandi centrali e periferici. Rimanevano fuori
organico dall'ANR circa 12.000 fra ufficiali, sottufficiali, specialisti
del ruolo permanente assistiti economicamente dalla RSI e 4.000 altri
aviatori non immessi in servizio per esuberanza di personale. Fra il
personale assistito figuravano i prigionieri della R.A. nei POW Camps
alleati e gli aviatori in servizio con la R.A. del governo Badoglio, le
cui famiglie erano rimaste prive di sostegni economici nel territorio
della RSI.
Non fu possibile ripristinare alcune Specialità di volo:
ricognizione, osservazione aerea, soccorso marittimo in quanto
direttamente esplicate dalla 2a Luftflotte con propri reparti e
personale italiano, mentre venne disciolta la Specialità Bombardamento
in quanto Mussolini pose un suo personale e irremovibile veto allimpiego
sul territorio italiano per non provocare danni e vittime da parte
degli aviatori italiani della RSI: un giusto e apprezzato provvedimento.
La Specialità Caccia Terrestre venne organizzata su 3 Gruppi di volo
(su 9 prima e poi 12 squadriglie complessivamente), un reparto
complementare/addestrativo, 3 scuole addestrative a diversi livelli, un
Ispettorato di Specialità.
Gli aerosiluranti furono strutturati su un gruppo operativo su 3
squadriglie, un reparto complementare su 2 sqd., un Ispettorato di
Specialità.
Gli aerotrasporti ebbero 2 gruppi organici e un gruppo complementare
(in parte proveniente come personale dalla disciolta sqd. da
bombardamento "Ettore Muti".) Un gruppo autonomo da trasporto venne
messo a disposizione della 2a Luftflotte e fu istituito un Ispettorato
di Specialità. CACCIA RSI
Per le esigenze dello SM/ANR e le necessità del Q.G. del Duce, venne
costituito il Reparto Aereo di collegamento su 3 sqd. dotate di aerei
diversi per differenti necessità. Uno speciale organismo (denominato
Gruppo Trasporto Velivoli) raggruppava alcune decine di piloti
incaricati di trasferire aerei nuovi, revisionati, da riparare o
salvaguardare da attacchi nemici trasportandoli su aeroporti dellAustria
e della Germania. Nel frattempo erano stati avviati alla demolizione
non meno di 5000 aeroplani e circa 10000 motori avio non suscettibili di
utilizzazione trasferendo nel Reich circa 1200 aerei del bottino di
guerra tedesco in parte poi utilizzati dalla Luftwaffe assieme ai 63
plurimotori passeggeri dell'Ala Littoria, LATI e Aviolinee Italiane
requisiti al momento dellarmistizio.
Continuava invece la produzione di aeroplani già ordinati dalla
R.A., gran parte dei quali rientravano nelle immediate esigenze
d'impiego della Luftwaffe: quadrimotori P. 108/T, trimotori SM. 82 e
Fiat G. 12, assaltatori Re 2002 e CR. 42, Caccia G. 55, addestratori Ca.
313/G e velivoli scuola monomotori.
La partecipazione della RSI allo sforzo bellico della Germania in
campo aeronautico si estrinsecò anche in altre forme con la presenza di 2
Btg. specialisti nel 200° Rgt. Awistamenti/Telecomunicazioni per le
postazioni radar del nord Italia; 8000 avieri fra graduati e truppa
erano in servizio nei posti di avvistamento aereo territoriali (Flu.
Ko.), 15000 specialisti operavano in Germania e nei paesi occupati
nell'organizzazione tecnica della Luftwaffe e 150.000 artiglieri erano
in servizio nella Flak in Italia, Francia, Belgio, Olanda, Ungheria,
Jugoslavia (fra questi 10000 carabinieri). Uno sforzo dunque non
indifferente, non sempre conosciuto in tutte le sue manifestazioni di
servizio, gravoso, che comportò pesanti sacrifici (non meno di 800 i
militari della Flak caduti in combattimento).
Completavano la struttura dell'ANR circa 300 volontarie del Servizio
Ausiliario Femminile immesse nei comandi, reparti di volo (alcune
operarono nell'Europa orientale), scuole, paracadutisti, servizi.
I reparti operativi
La presenza massiccia e qualificata nell'ANR di piloti e specialisti
non presentò per il Capo di SM comandante Baylon particolari problemi
per il personale, anche se fu necessario riqualificare ad un più elevato
standard professionale i piloti della Caccia, la cui esperienza di
guerra non offriva più, con l'evoluzione costante del combattimento nei
cieli e l'applicazione generalizzata di metodi moderni e tecnologici,
quelle garanzie operative che per anni avevano impedito all'aviazione
italiana di reggere il confronto con amici e nemici.
Le modeste esperienze di guida-caccia del passato avevano lasciato
il campo a nuovi criteri d'intervento con avvistamento radar a distanza,
valutazione della situazione nella centrale tattica, decollo
temporizzato su zone e quote prestabilite dove il controllore inviava
notizie aggiornate. Suggeriva così indicazioni e punti di riferimento
convenzionali, spostamenti di rotta delle formazioni nemiche, loro
consistenza dando con l'apprezzamento della situazione, utili
informazioni al comandante della formazione per applicare la tattica più
congeniale e realizzare il miglior risultato.
Fu necessario un periodo d'ambientamento e collaborazione tattica
con la Luftwaffe, lapplicazione di formazioni di combattimento
razionali, lassegnazione di velivoli competitivi come MC. 205/V e FIAT
G. 55 armati con mitragliatrici e cannoni da 20, dotati di elevata
velocità e tangenza per competere, finalmente ad armi pari, con i
potenti P. 47 e P. 51 dell'USAAF e i famosi "Spitfire's" della RAF.
Furono costituiti nell'ordine il 1° Gruppo CT (maggiore Luigi
Borgogno poi capitano Adriano Visconti), il 2° Gruppo CT (tenente
colonnello Aldo Alessandrini poi maggiore Carlo Miani) mentre incontrava
alcune difficoltà la costituzione del 3° Gruppo CT (capitano Fernando
Malvezzi) iniziata nell'estate 1944 e conclusa soltanto nella primavera
del 1945. Oltre ai tre gruppi di 1^ linea, veniva costituita la
squadriglia Caccia complementare (capitano Giovanni Bonet poi capitano
Giulio Torresi) ugualmente addestrata e disponibile operativamente per
la difesa del Piemonte. Dopo un periodo di addestramento in comune con
il 77° JG. sui campi di Lagnasco e Cervere nel cuneese, il 1° Gruppo CT
si trasferiva nel Veneto - aeroporto di Campoformido - da dove iniziava
una lunga e sanguinosa battaglia cogliendo significative vittorie sulle
formazioni di bombardieri americani e sui caccia di scorta ottenute con
la perdita di tanti valorosi piloti del reparto.
Trasferito a Reggio Emilia prima, Vicenza successivamente, il
reparto al comando del maggiore Visconti - promosso al grado superiore
per meriti di guerra - veniva colto nell'agosto dallo stupido e
controproducente golpe del maresciallo Richthofen, che provocava
l'interruzione dellattività operativa e la disarticolazione del reparto
fino allautunno allorché il 1° Gruppo, al completo di piloti e
specialisti, andava in Germania per il passaggio sui caccia
Messerschmitt Bf. 109. Nel frattempo l'industria aeronautica italiana
aveva subito gravi distruzioni per gli attacchi aerei alleati che
avevano interrotto la produzione. Un selezionato gruppo di piloti veniva
assegnato all'addestramento dei caccia a razzo Me. 163 "Komet" sul
campo di Rangsdorf, in previsione che anche al reparto italiano
sarebbero stati assegnati i velocissimi intercettori della Luftwaffe.
Rientrato in Italia, il 1° Gruppo CT si schierava sui campi di Malpensa e
Lonato Pozzolo da dove riprendeva le intercettazioni delle formazioni
nemiche sino all'aprile 1945 allorché il reparto si consegnava dopo un
accordo col CLN nella caserma di Gallarate. Qui, nonostante la garanzia
d'incolumità fisica, i partigiani uccidevano proditoriamente con
raffiche di mitra alle spalle il maggiore Adriano Visconti, asso
dell'Aviazione italiana nella 2a Guerra Mondiale e il sottotenente
Valerio Stefania.
In 46 combattimenti e 85 missioni belliche il 1° Gruppo CT. aveva
abbattuto 113 aerei alleati più 45 probabili, perdendo in azione 49
piloti. Fra le sue fila si contavano 2 M.O. v.m. (una come proposta per
l'attività del maggiore Visconti in 5 anni di guerra con 26
abbattimenti) laltra assegnata nel dopoguerra al maresciallo pilota
Luigi Gorrini per i 19 abbattimenti a lui accreditati.
Il 2° Gruppo CT. costituito a Bresso e dotato inizialmente di Flat
G. 55, venne spostato per motivi di sicurezza sul campo di Cascina Vaga
nel Pavese e ad iniziare dalla fine dell'aprile 1944 cominciò ad operare
ostacolando la penetrazione occidentale (Corsica/Sardegna)
dell'aviazione alleata mentre al 1° Gruppo era stata assegnata la difesa
della provenienza orientale (Puglie).
I bombardamenti alleati sulle industrie aeronautiche avvenuti nella
primavera del 1944 (Macchi, Aeritalia, Breda, Caproni, Piaggio, Alfa
Romeo, Isotta Fraschini) avevano comportato una riduzione produttiva e
per questo motivo i responsabili dell'ANR assegnarono al reparto i primi
Bf. 109 ceduti dalla Luftwaffe, considerando anche che molti piloti
avevano già avuto in dotazione il "Gustav" nella primavera del 1943 in
Sicilia e in Italia centrale. La tendenza generale era di assegnare a
tutti i reparti dell'ANR caccia Bf. 109 per standardizzare la linea ed
eliminare problemi tecnici e organici. Addestramento e metodi di
combattimento tattici in relazione alla grande disponibilità di velivoli
Messerschmitt da parte tedesca. Il passaggio sui caccia tedeschi
coincise col trasferimento del reparto sui campi di Ghedi, Villafranca
Veronese, Aviano da dove il 2° Gruppo operò ininterrottamente sino al
mese di agosto, subendo come gli altri reparti dell'ANR, in conseguenza
del golpe tedesco, un periodo di forzata inattività. Poi in ottobre la
ripresa con l'assegnazione di nuovi Bf. 109 di versioni più sofisticate e
più veloci.
Il reparto non ebbe mai riposo, sostenne 48 combattimenti, effettuò
142 missioni belliche abbattendo 114 aerei nemici oltre a 48 probabili,
perdendo in azione 42 piloti.
Fra i suoi piloti si distinsero altri assi dell'ANR come il capitano
(poi maggiore) Mario Bellagambi con 12 vittorie riconosciute e il
capitano Ugo Drago con 11 abbattimenti accertati fra l'aprile 1944 e
l'aprile 1945.
Il reparto si sciolse ad Orio al Serio dopo un accordo col CLN di
Bergamo, fortunatamente rispettato dai responsabili della resistenza.
La storia del 3° Gruppo CT., erede della tradizione del 4° Stormo e
del cavallino di Baracca, ebbe sin dall'inizio travagliate vicende per
ritardi nella preparazione del personale e per l'assegnazione di idoneo
materiale di volo. Dislocato sul campo di Cervere, col comando a
Fossano, svolse una certa attività addestrativa sino all'estate 1944,
subì le conseguenze della tentata costituzione della Legione Aerea
Italiana, proposta da Richthofen per assoggettare gli aviatori dell'ANR
agli ordini della Luftwaffe, e, dopo un periodo di riorganizzazione,
venne inviato in Germania per l'addestramento sul Bf. 109. In marzo un
primo nucleo di piloti rientrava in Italia partecipando a missioni di
intercettazioni in unione col 2° Gruppo CT mentre il grosso del reparto
rimaneva bloccato in Germania dalla fine della guerra e il restante
dislocato fra Desio e Seriate, si consegnava a ufficiali della R.A. col
materiale di reparto.
Non meno valorosa e sacrificata fu la vicenda della squadriglia
complementare "Montefusco" chiamata ad assolvere con la difesa del
Piemonte, compiti notevolmente superiori alle sue capacità organiche e
d'azione.
Comandata dal capitano Giovanni Bonet, pluridecorato al v.m. con 20
vittorie nei cieli (verrà decorato di M.O. v.m. alla memoria dopo il suo
abbattimento) partecipò con una dotazione mista di MC. 205 e FIAT G. 55
a numerose intercettazioni, a combattimenti aerei, abbattendo 7 aerei
alleati e perdendo in azione 7 piloti fra cui il comandante Bonet, i
capitani Torresi e Bartolozzi, il sergente Arrigoni.
Nell'estate la "Bonet" veniva assegnata al 1° Gruppo CT e passava
con aerei e piloti nel gruppo "Visconti" partecipando alle vicissitudini
operative sino alla fine della guerra.
La specialità aerosiluranti, che tanti successi aveva donato alla
R.A. fino al momento dell'armistizio, si ricostituì per merito di alcuni
suoi comandanti di prestigio, così come fatto con la Caccia dai
valorosi comandanti di squadriglia. Fra essi sono da citare il capitano
Carlo Faggioni, che chiamò a raccolta piloti e specialisti del 132°
Gruppo AS., recuperò aerei e materiali un po ovunque e si trasferì dalla
Toscana in Lombardia fra i campi di Lonate Pozzolo e Venegono, con
campo di riordino e approntamento a Merna di Gorizia. In breve fu
costituito un gruppo su tre squadriglie, intestato al nome di uno fra i
più valorosi comandanti della specialità: il maggiore M.O. v.m. Carlo
Emanuele Buscaglia creduto morto in azione, ma invece salvatosi pur
gravemente ustionato, ricoverato in ospedale ad Algeri e poi in un POW
Camp degli USA. Assieme al reparto operativo vennero costituite due
squadriglie complementari e addestrative che svolsero attività di volo
fra Venegono e Bettola del Garda. Vennero assegnati inizialmente al
gruppo una quarantina di trimotori S.M. 79.
La prima azione venne effettuata il 10 marzo nel mare davanti la
testa da sbarco di Nettuno con la partecipazione di 6 trimotori al
comando di Faggioni, Bertuzzi, Sponza, Ruggeri, Teta, Balzarotti partiti
dal campo - trampolino di Perugia/S. Egidio. Nonostante la
violentissima reazione contraerea, venivano colpite e affondate alcune
navi alleate. Non rientrava il velivolo del tenente Teta abbattuto da
caccia notturni. Da quel giorno le azioni si susseguirono
ininterrottamente con altri attacchi e il 14 marzo in azione il
trimotore del tenente Sponza perdeva l'elica del motore destro ma veniva
salvato dalla perizia del valoroso ufficiale che lo riportava in salvo
con l'equipaggio a Perugia. Riceveva per il suo comportamento dal
generale Tessari un encomio solenne. Il 10 aprile, (durante il volo di
trasferimento da Lonate Pozzolo a Perugia) la caccia alleata abbatteva
in fiamme 5 trimotori causando la morte di 27 fra piloti e specialisti.
Nell'azione del 10 aprile veniva abbattuto in fiamme dal tiro c.a.
davanti a Nettuno l'aereo del comandante Faggioni che precipitava in
mare con la perdita dell'intero equipaggio. Alla memoria del
pluridecorato comandante veniva assegnata la M.O. v.m.
Ugualmente abbattuto anche il trimotore del tenente Ottone Sponza
che riusciva ad ammarare salvando ancora una volta l'equipaggio
catturato indenne da marinai americani. Si perdeva anche il velivolo del
capitano Valerio e si salvava solo il 2° pilota M.llo Jasinski
lanciatosi col paracadute vicino Medesano.
Al posto del valoroso capitano Faggioni subentrava il capitano (poi
maggiore) Marino Marini, altro asso della Specialità, pluridecorato al
v.m., che risollevava il morale del reparto, lo preparava a nuove
imprese, lo rinsanguava con altri equipaggi e altri trimotori.
Ai primi di giugno 12 SM. 79 si portavano sul campo trampolino di
Istres in Francia, e da qui nella serata dal 4 giugno, 10 trimotori
decollavano diretti alla lontana base di Gibilterra per una missione ai
margini dell'autonomia e delle possibilità di riuscita. Si concluse
positivamente col siluramento di navi alla fonda e col grande risultato
morale e tecnico di aver portato a termine una così impegnativa
operazione. Tre aerei erano costretti ad atterrare in Spagna per
sabotaggi operati nelle officine aeronautiche SIAI e Agusta alle pompe
di prelievo carburante. Grandi feste accolsero gli aviatori reduci
dallimpresa di Gibilterra.
La notizia della morte di Buscaglia a Campo Vesuvio mentre tentava
di decollare con un "Baltimore" della R.A., colse di sorpresa tutti gli
aviatori della RSI che credevano morto il valoroso comandante. Fu
necessario modificare il nominativo del gruppo AS. che venne giustamente
intitolato al capitano Carlo Faggioni.
Nel mese di luglio, venuti meno gli obiettivi nel mare di
Anzio/Nettuno, il gruppo "Faggioni" si trasferiva a Treviso per una
missione sul porto di Bari gremito di navi alleate. Nella notte sul 6
cinque SM. 79 attaccavano le navi colpendo mercantili e una nave da
guerra. Ammarava per danni ricevuti dal tiro c.a. il trimotore del
tenente Del Prete ma l'equipaggio si salvava col battellino e rientrava a
Lonato Pozzolo con altro aereo pilotato dal tenente Perina.
Una squadriglia si trasferiva in Jugoslavia per un ciclo di azioni
in Egeo con partenza da Salonicco (Megara) ed Eleusis e iniziava le
missioni sin dal giorno 9 luglio e poi l'11 (coste libiche), 14, 21 e 4
agosto. Si perdevano nelle missioni aerei ed equipaggi abbattuti da
caccia, o dal tiro c.a. o colpiti per errori d'identificazioni dalla
Flak.
Dopo il golpe d'agosto, il gruppo "Faggioni" veniva riordinato,
riequipaggiato con nuovi aerei e considerato pronto per nuove missioni.
La prima era effettuata il 29 novembre nelle acque della Corsica, poi il
24 dicembre nel porto di Ancona e il 5 gennaio 1945 nell'Adriatico
meridionale con affondamenti di navi sorprese senza scorta. Fu l'ultima
azione del gruppo "Faggioni".
La fine della guerra colse il gruppo fra Ghedi, Lonato Pozzolo e
Malpensa con una dotazione di una ventina di SM. 79 poi recuperati
dall'aviazione del sud.
I risultati ottenuti comprendevano 14 missioni di siluramento e 16
di ricognizione armata, i siluri lanciati erano stati 54, il TSL.
affondato pari a 115.000, i velivoli perduti 59 con 86 caduti fra piloti
e specialisti.
Il maggiore Marino Marini asso degli aerosiluranti italiani, era
stato proposto per il suo passato di valoroso combattente per
l'assegnazione del M.O. v.m. Mentre l'attività della Caccia e degli
Aerosiluranti aveva corrisposto agli impegni istituzionali stabiliti
nella partecipazione della RSI al comune sforzo bellico con l'alleata
Germania - difensiva per la Caccia e offensiva per gli Aerosiluranti -
laspetto complementare previsto nella collaborazione di guerra venne
esplicato con l'attività dei due reparti da trasporto: il 1° intitolato
alla M.O. "Terracciano" e il 2° "M.O. Trabucchi". Essi vennero inviati
sul fronte orientale con circa 80 trimotori SM. 81/T e SM. 82
contribuendo in modo determinante alle operazioni di guerra che vedevano
la Wehrmacht gravemente impegnata a fronteggiare la spinta offensiva
dell'Armata rossa giunta ormai alle porte orientali del Reich.
I due reparti, rispettivamente al comando del tenente colonnello
Egidio Pellizzari il "Terracciano" e del maggiore Alfredo Zanardi il
"Trabucchi", operarono fra la Cecoslovacchia, la Polonia, la Russia
bianca, la Finlandia e le repubbliche Baltiche per poi spostarsi nella
Prussia orientale e in Pomerania quando le avanguardie russe giunsero
nella zona di Koenigsberg. Essi trasportarono materiali, soldati,
feriti, particolari di ricambio per panzer con un impegno ed una
partecipazione totale che riscossero l'incondizionato plauso della
Luftwaffe.
Rientrati in Italia sul finire del 1944, i due reparti ormai privi
di apparecchi furono trasformati in btg. azzurri antiparacadutisti ed
assegnati alla divisione Azzurra (generale Marziale Cerutti) posta alla
difesa di aeroporti e zone di interesse aeronautico fino al termine del
conflitto.
Non meno importante fu l'attività svolta dal R.A.C. (Reparto Aereo
di Collegamento) alle dirette dipendenze dello SM/ANR (maggiore Bernardo
Quattrociocchi). Esso disponeva di una trentina di aerei fra monomotori
/ plurimotori per assolvere le numerose incombenze di servizio fra cui i
contatti all'estero con le rappresentanze diplomatiche della RSI, oltre
al trasporto di militari, piloti e specialisti, posta e plichi speciali
(fra cui valuta per le zone oltre confine in cui operavano reparti
della RSI), lancio di rifornimenti, addestramento di piloti e
specialisti di bordo e tutti i compiti propri di un reparto multimpiego e
necessario al funzionamento degli enti di comando della RSI e dell'ANR.
Gli altri reparti di volo dellANR svolsero attività addestrativa a
diversi livelli (scuole di 1° e 2° periodo, scuole di perfezionamento
Caccia, squadriglie autonome e complementari come ad esempio quella da
bombardamento "Ettore Muti" con trimotori Cant. Z 1007ger (poi disciolta
per impossibilità d'impiego). Fra questi reparti è doveroso citare il
nucleo sperimentale di volo del capitano Adriano Mantelli che preparava
al volo gli allievi piloti utilizzando veleggiatori "Canguro" e "Asiago"
a Cascina Costa nell'inverno 1945. La voglia di cielo di tanti ragazzi
cui le circostanze avevano impedito di coronare le loro aspirazioni
giovanili era così appagata.
Anche l'AR.CO. nell'ambito della difesa territoriale svolse con i
suoi gruppi opera encomiabile, impiegando circa 300 bocche da fuoco da
90/53, 75/46 e 100/47 e 400 mitragliere da 37/54 e 20/65. In 654 azioni
di fuoco furono abbattuti sicuramente 156 aerei nemici e 65 probabili
sparando 265.240 colpi di cannone e poco più di 400.000 proietti di
mitragliera.
La novità di rilievo nellANR fu la presenza dei reparti
paracadutisti (prima dellarmistizio di pertinenza del R.E.) che
apportarono entusiasmo, vivacità giovanile e una ventata di rinnovamento
nellArma Azzurra.
I primi reparti provenivano dalla Sardegna (XII/184° Rgt.) al
comando del maggiore Rizzatti, il cui battaglione unitamente a reparti
minori, si era ribellato all'armistizio, si era portato in Corsica con
la 90a Pz.gren.Division combattendo contro degollisti e badogliani, che
tentarono a più riprese di sbarragli la strada. Aviotrasportato in
continente dapprima a Pistoia e poi sul litorale laziale a nord di Roma
formò il raggruppamento "Nembo" assieme ad altri reparti ugualmente
ribelli al tradimento (btg. "Ciclone" del capitano Manlio D'Abundo,
nuclei del X° Rgt. Arditi, di NP, delle scuole di Tarquinia e Viterbo).
L'altro reparto di una certa consistenza fu il III/185° Rgt. della
"Nembo" (capitano Edoardo Sala) che dalla Calabria dove si trovava per
combattere l'avanzata alleata, rifiutava l'armistizio e unendosi alla
29a Pz.gren. Division si spostava alla testa di ponte di Salerno per
contenere la pressione alleata verso Napoli, che avrebbe impedito la
ritirata delle unità tedesche provenienti dalle Puglie/Basilicata.
Trasferitosi poi sul litorale laziale, il Btg. "Sala" si univa ai
reparti del Raggruppamento "Nembo". In dicembre, decisa la costituzione
di un Rgt. paracadutisti italiani per accordi fra ANR e Luftwaffe, il
raggruppamento si portava a Spoleto per iniziare l'addestramento tattico
con istruttori paracadutisti tedeschi, mentre gli ufficiali seguivano
corsi tattici in Francia e Città di Castello.
L'ANR, avvalendosi dell'esperienza del tenente colonnello Edvino
Dalmas (già comandante del 1° Btg. d'assalto paracadutisti in Tunisia e
poi del Btg. ADRA) istituiva il Raggruppamento Arditi Paracadutisti e la
scuola paracadutisti di Tradate, iniziando l'arruolamento di volontari
per il costituendo Btg. allievi e affidando la scuola al capitano Luigi
De Santis, già esperto istruttore a Tarquinia e Viterbo. I primi lanci
furono effettuati presso la Fallschirmschule di Friburgo, dove 150
volontari provenienti dal Raggruppamento "Nembo" si brevettarono
paracadutisti. Gli allievi di Tradate eseguivano nella primavera del
1944 i lanci a Venegono, costituivano poi il III° Btg."Azzurro"
(capitano Alfredo Bussoli) e raggiungevano a Spoleto il Rgt.
paracadutisti "Folgore", che comprendeva già il 1° Btg. "Folgore"
(Maggiore Mario Rizzatti), il 2° "Nembo" (capitano Guglielmo Recchia)
reparti di specialisti e complementi addestrati da personale tedesco con
armamento ed equipaggiamento fornito dalla Luftwaffe.
Lo sbarco alleato ad Anzio/Nettuno del 21 gennaio 1944, fu
l'occasione attesa per ritornare al combattimento e un primo battaglione
di paracadutisti al comando del capitano Corradino Alvino, partiva da
Spoleto a fine mese, e veniva inserito nella 4a divisione
Fallschirmjager (generale Heinz Trettner). Esso partecipava con grande
valore e sacrifici alla battaglia difensiva per bloccare gli alleati
nella testa di ponte, battendosi sino al maggio allorché giungeva da
Spoleto l'intero Rgt. "Folgore" assegnato al 1° Corpo Paracadutisti
(generale Schlemmer) per difendere Roma dal sud. Fra la fine di maggio e
i primi di giugno il "Folgore" si batteva con grande valore ad Ardea,
Castel di Decima fosso dell'Acquabona, Pratica di Mare, Castel Porziano,
Acilia contrastando la strada per Roma alle divisioni inglesi 1a e 5a e
al 46° Rgt. corazzato lasciando decine di morti sulle strade consolari
attorno alla capitale, numerosi feriti e dispersi, venendo citato
all'ordine del giorno dal Q.G. del Fuhrer per il suo comportamento.
Morivano fra gli altri il maggiore Rizzatti e il giovane volontario
Ferdinando Camuncoli, che unitamente al tenente Leonida Ortelli venivano
decorati di M.O. v.m.
Ricostituito nel nord Italia dopo aver subito perdite pari al 40%
dei suoi effettivi, il Rgt. "Folgore" veniva assegnato all'Armata
"Liguria" ed inviato sulle Alpi occidentali per la difesa dei passi del
Monginevro, Moncenisio, Piccolo San Bernardo. Al comando del maggiore
Edoardo Sala combatteva come sempre con determinazione, valore e
sacrifici meritandosi altre ricompense che il Capo di SM/ANR comandante
Baylon appuntava di persona ai paracadutisti meritevoli sulla linea del
fronte.
Il Rgt. rimaneva sul confine sino ai primi di maggio e ricevuto
l'onore delle armi dagli alleati a San Vincent era poi avviato alla
prigionia.
Con la fine della guerra perduta con onore, si chiudeva l'epopea
dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana che aveva assolto fino
all'ultimo con abnegazione, sacrifici e valore il suo impegno onorevole
di riscatto nazionale, di salvaguardia della vita e dei beni degli
italiani con la difesa dei cieli d'ltalia. L'aspetto storicamente più
meritevole di menzione, fu la grande responsabilità assunta dall'autunno
1944 di sostituire nei compiti difensivi la 2a Luftflotte di von
Richthofen, rientrata in Germania nell'estate, di operare da sola nel
più vasto contesto strategico assegnato sul fronte italiano al comando
del Gruppo d'Armate C del feldmaresciallo Albert Kesselring.
Una piccola aviazione, nata fra mille difficoltà, osteggiata e
minacciata in più occasioni dagli altezzosi alleati tedeschi, temuta
dagli anglo-americani non tanto per potenza numerica ma per
l'aggressività dimostrata in più occasioni (16 i bombardieri abbattuti
in un solo giorno nel novembre 1944) assurgeva a compiti di primaria
importanza sostituendo la Luftwaffe scomparsa dai cieli italiani. La
lunga battaglia si concludeva nel sangue della primavera del 1945 con
uccisioni arbitrarie, prelevamenti, assassini, emarginazioni dei
superstiti, avvilimento per i prigionieri, offese e mortificazioni anche
da chi era stato beneficiato, aiutato, assistito nei momenti difficili e
poi i processi, le condanne ingiuste per i combattenti dell'onore, le
discriminazioni, l'epurazione e la perdita del grado, delle ricompense,
la cancellazione dai ruoli dell'Aeronautica per i perdenti, in molti
casi la fame e il suicidio di uomini valorosi che all'Italia e
all'Aviazione avevano dato tutto.
La triste ma secolare legge per i perdenti.
Bibliografia
Arena N. - L'Aeronautica Nazionale Repubblicana - 1°/2° Voll., Modena, Stem/Mucchi.
Arena N. - Battaglie nei cieli d'ltalia - 1943/45 - Genova, Intyrama.
Arena N. - Per lonore d'ltalia -1943/45 - Roma
Baldrati P.A. - Storia delle FF AA. della RSI - Milano
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