Documentazione raccolta dal : Centro studi Giuseppe Federici
La strage di Gorla raccontata attraverso le pagine del Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù.
20 Ottobre 1944
I bambini della Scuola Elementare “Francesco Crispi”, colti
di sorpresa sulla rampa delle scale da una bomba sganciata dai
bombardieri alleati mentre cercavano di scendere nei rifugi, furono
orrendamente straziati. Quell’episodio - Anno Domini 1944 - scrisse
delle pagine tragiche che ancora oggi feriscono il borgo intero colpito
nella sua intimità più esposta e innocente. Furono sette giorni di una
lunga, interminabile Via Crucis recitata accanto ai corpi straziati
delle vittime innocenti, scanditi dai singhiozzi e dal silenzio
rispettoso di un borgo, incredulo e sconsolato.
“Una pagina dolorosissima”
“Scrivo una pagina dolorosissima nella storia della
parrocchia. Giornata limpidissima serena, d’autunno in brevi istanti fu
tramutata in una giornata di lutto e di pianto e di desolazione. Alle
11.15 suonò il piccolo allarme, non se ne fa caso, e pochi minuti dopo
il grande allarme. Squadriglie di numerosi quadrimotori inglesi e
americani vengono rapidamente da Sesto S. Giovanni, lanciando sul rione
bombe a tappeto innumerevoli. In pochi minuti, molti fabbricati della
parrocchia son ridotti ad un cumulo di rovine. Davanti alla gradinata
della chiesa è caduta una bomba che fortunatamente ha fatto cadere solo i
vetri della parte Ovest e squassata la bussola della porta d’entrata
nonché i vetri della casa parrocchiale e dell’oratorio maschile. Esco
dal recinto dell’oratorio, spettacolo più raccapricciante si presenta al
mio sguardo. Mamme che disperate corrono alla vicina scuola dove una
bomba caduta sul fabbricato e precisamente nella tromba delle scale
seppellisce più di 200 tra bambini ed insegnanti sotto le macerie. Si
inizia l’opera di salvataggio ma tranne i primi e non più d’una decina
che vengono estratti ancor vivi, tutti escono deformi cadaveri
maciullati a cui si amministra dai Sacerdoti della parrocchia e da
quelle limitrofe l’Estrema Unzione e l’assoluzione sotto condizione.
Alle 15 giunge sua Eminenza l’’Arcivescovo a consolare le mamme e
rendersi edotto dell’orribile catastrofe. Il Parroco in quel momento è
assente per un funerale in parrocchia. Si rimane sulle macerie fino a
tarda ora della sera, mentre i vigili del fuoco lavorano tutta notte ad
estrarre i corpi delle vittime.”
L’incursione aerea del 20 ottobre 1944
L’incursione aerea del 20 ottobre 1944 era già stata
programmata dal febbraio del 1944 dal Comando della 15° Air Force degli
Stati Uniti d’America che individuava negli stabilimenti milanesi del
nord est un obiettivo strategico da colpire. “Due gruppi arrivarono sui
bersagli assegnati ed eseguirono regolarmente il bombardamento; il
gruppo che doveva attaccare la Breda era composto da 35 aerei. Gli aerei
procedevano in due ondate, la prima di 18 aerei la seconda di 17. Gli
aerei procedevano senza scorta di caccia e, del resto, non ce n'era
bisogno: la reazione contraerei era prevista nulla, come in effetti fu;
non apparvero aerei nemici. I bombardieri, che procedevano a 160 miglia
orarie, portavano ciascuno 10 bombe da 500 libbre”.
L'operato del 451° Group
“Gli aerei si presentarono dopo una navigazione regolare e in
formazione stretta e assunsero rotta verso la Breda ma a questo punto
tutto cominciò ad andare storto. Le bombe del "group leader", aereo di
testa della prima ondata, vennero sganciate prima per un corto circuito
dell'interruttore di lancio. Il "deputy leader" sull'aereo a fianco non
sganciò, ma tutti gli altri aerei lo fecero e le bombe caddero
sparpagliate sulle campagne circostanti: solo alcuni arrivarono a
sganciare le bombe sul bersaglio, o vicino, perché molte caddero sullo
stabilimento Pirelli, contiguo a quello della Breda, provocando decine
di morti. La seconda ondata d'attacco era rimasta distanziata: assunta
la rotta d'attacco, questa risultò soggetta ad una deriva di 15° sulla
destra. Quando il "leader" della formazione s'accorse dell'errore era
troppo tardi e tutti gli aerei della seconda ondata, vista la situazione
e per liberarsi subito del carico, sganciarono le bombe immediatamente a
sud est del bersaglio e presero la rotta del ritorno. Il comando
criticò ampiamente l'operato del 451° Group, dichiarando che la missione
fu un fallimento totale per scarsa capacità di giudizio e scadente
lavoro di squadra. Non risulta però nessuna eco da parte degli
statunitensi di quanto era successo a terra dove erano avvenute tragedie
inimmaginabili.”
“Quella mattina”
“Quella mattina il piccolo allarme, come risulta dai
documenti della Prefettura, suonò alle 11.14, quando i bombardieri erano
arrivati da poco nel cielo della Lombardia, e quello grande alle 11.24;
le bombe vennero sganciate alle 11.27 e cominciarono a cadere al suolo
alle 11.29. Già da questi tempi risulta, in ogni caso, una certa
ristrettezza per porsi in salvo: solo 15 minuti quando avrebbero dovuto
essere circa il doppio; sono pochi per lasciare tutto quello che si sta
facendo e correre in rifugio, soprattutto se ci sono difficoltà
logistiche, per una scuola con centinaia di alunni, poi, è un'impresa
praticamente impossibile.”
Una bomba s'infilò nella tromba delle scale
A Gorla la Scuola Elementare “Francesco Crispi” aveva due
turni per la presenza di molti bambini del quartiere; in quella mattina
tersa e luminosa erano presenti in poco più di 200. Gli alunni che
abitavano nelle case del quartiere Crespi-Morbio andavano a scuola nel
pomeriggio per cui all'ora dell'attacco non erano a scuola. Pochi gli
assenti o perché malati o perché, vista la bella giornata, avevano
deciso di marinare la scuola. Al momento del piccolo allarme quasi tutte
le maestre cominciarono a preparare gli scolari perché scendessero nel
rifugio; altre cercarono di informarsi prima per sapere se si trattava
del grande o del piccolo allarme. Quando alle 11.24 suonò la sirena per
la seconda volta i primi bambini avevano cominciato a raggiungere il
rifugio, altri si trovavano ancora sulle scale; in quel momento gli
aerei erano già in vista. A questo punto alcuni bambini più svelti di
altri decisero di fuggire dalla scuola per raggiungere casa. Una quinta
elementare, quella del maestro Modena, riuscì a scappare al completo
perché si trovava al piano terreno. Per tutti gli altri il destino fu
diverso: una bomba s'infilò nella tromba delle scale e scoppiò
provocando il crollo dell'edificio, delle scale e anche del rifugio
facendo precipitare tutti i bambini con le maestre nel cumulo di
macerie. Anche parecchi genitori che al momento del piccolo allarme
erano corsi alla scuola per riprendere i propri figli perirono nel
crollo.
La dimensione della tragedia
Appena finito il bombardamento e sollevatosi il polverone
grigio e soffocante provocato dagli scoppi, i cittadini che erano più
vicini alla scuola si accorsero subito della tragedia e diedero
l'allarme. Benché i danni in città riguardassero anche altre zone lo
sforzo maggiore dei soccorsi fu concentrato sulla scuola elementare dove
incominciarono ad accorrere i padri e le madri dei ragazzi. La
Prefettura di Milano fu informata quasi subito dell'avvenimento e
provvide a dare gli ordini necessari: arrivarono i militi dell'Unpa
(Unione Nazionale Protezione Antiaerea), quelli della Gnr (Guardia
Nazionale Repubblicana), i vigili del fuoco, gli operai delle fabbriche
circostanti (molti erano i padri dei bambini), ma quasi subito fu chiara
a tutti la dimensione della tragedia. Dalle macerie venivano estratti
quasi soltanto dei morti; molto attivo in quei momenti fu un giovane
sacerdote, Don Ferdinando Frattino che con il suo deciso intervento
negli scavi contribuì a salvare molti bambini: gli scolari morti furono
194 più tutte le maestre, la direttrice e il personale ausiliario. Di
quello che avvenne nella scuola nei suoi ultimi momenti restano le
testimonianze spesso drammatiche e commoventi dei bambini, ora divenuti
adulti, che a qualsiasi titolo riuscirono a sopravvivere.
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 21 ottobre 1944
“Il Prevosto celebra alle ore 6 in Chiesa una S. Messa di
suffragio tra le lacrime e i singhiozzi; raccomanda a tutti di pregare
per le vittime dell’incursione. Si reca poi alla scuola dove allineati
si trovano altri bambini estratti nelle prime ore del mattino. Alle ore 9
si reca in Episcopio a rendere edotto l’Arcivescovo del lavoro fatto
dai vigili durante la notte del 20 e il mattino del 21. Chiede di
celebrare un ufficio solenne alla domenica e ne ottiene il permesso.
Intanto chiede l’aiuto dei muratori per riparare il tetto della casa,
dell’oratorio e della chiesa perché dal mattino piove incessantemente. I
cadaveri vengono portati per mancanza di locali nella vecchia chiesina
in modo da poter essere riconosciuti. I militi dell’Unpa li portano poi
ai diversi obitori. Si lavora così per tutta la giornata”.
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 22 ottobre 1944
“Le campane a lenti rintocchi suonano l’Ave Maria annunciando
alla popolazione l’Ufficio solenne che si celebrerà alla S. Messa delle
7.30. Alle 6 la 1° Mesa è celebrata dal Coadiutore. Il Prevosto sale
sul pulpito ma incapace di parlare per la viva commozione che lo opprime
si accontenta di dare solo alcuni avvisi che interessano la popolazione
ed annuncia l’Ufficio solenne che si celebrerà alle ore 7.30 a
suffragio delle vittime. Al Vangelo sale sul pulpito ma il pianto gli
stronca la parola. La Chiesa è gremita di fedeli oppressi della più viva
costernazione, non si sentono che singhiozzi e pianti. Il Prevosto
intanto dispone per i primi funerali le cui salme devono arrivare in
parrocchia alle ore 16. Dopo le esequie in Chiesa vengono accompagnate
dal Clero fino al termine della Via Finzi ed il Coadiutore le accompagna
al Cimitero di Greco. Di ritorno la casa parrocchiale è invasa di gente
che chiedono i funerali delle vittime in parrocchia.”
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 23 ottobre 1944
“Alle ore 9.30 una macchina del Podestà si reca a Gorla a
prendere il Prevosto per recarsi in Podesteria. E’ presente anche il
Vicario Generale Monsignor Bernareggi. Domenico, in rappresentanza di S.
Eminenza. Dopo una lunga discussione si decide di trasportare dagli
obitori le salme a scaglioni di 25 per turno in modo che per il
mercoledì sera tutte le salme siano sepolte. Intanto continuano i
funerali in forma privata delle salme di quelle famiglie che ne hanno
ottenuto il permesso. Dalla domenica 22 fino alla domenica 5 novembre
nei locali dell’oratorio maschile viene allestita una mensa comunale per
la distribuzione dei cibi cotti a tutta la popolazione priva di acqua e
luce.”
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 24 ottobre 1944
“Martedì tra la commozione generale arrivano sopra tre
camions con rimorchio addobbati a lutto e con mazzi di fiori del Comune
di Milano le prime trenta salme di bambini e di adulti. Vengono
collocate in chiesa sopra le panche allineate attorno alle quali si
stringono addolorati i parenti delle vittime. Il Prevosto circondato dal
Clero inizia la funzione liturgica e ad una ad una benedice le salme.
Terminata la cerimonia nel cortile dell’oratorio si ordina il corteo
preceduto da un picchetto armato. Il Prevosto accompagnato dal vice
Podestà recitando preghiere percorre il tratto di strada da Gorla al
cimitero di Greco e benedice le salme mentre scendono nella fossa. E
così per tutti i turni, l’ultimo turno è al mercoledì alle ore 14
continuano poi i funerali in forma privata fino al sabato delle ultime
estratte dalle macerie. Si da sepoltura a circa 300 vittime.”
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 26 ottobre 1944
Liber Chronicus della Parrocchia di S. Teresa del Bambin Gesù. 27 ottobre1944
“Alle ore 8 incominciano a giungere corone di fiori mandati
dal comune che vengono collocate ai piedi della balaustra. Arrivano le
autorità civili. Il Podestà Signor Giuseppe Spinelli ed il vice Podestà
Marzetti e Gamba. Il Commissario Federale Sig. Costa. Il Vice Prefetto
ed altre autorità. Celebra Monsignor Dotta della Metropolitana
rappresenta S. Eminenza Monsignor Giuseppe Pecore. La chiesa è gremita
di fedeli che assistono e seguono il rito con profondo raccoglimento e
colla viva commozione. Terminata la cerimonia si raccolgono in casa
parrocchiale ed il Podestà ed il Federale consegnano al Prevosto lire
10.000 ciascuno per i primi bisognosi sinistrati.”
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