Il 25 luglio e l’arresto di Mussolini
La situazione
politica è tesa. Diversi uomini politici, anche fascisti, hanno contatti col re
Vittorio Emanuele III e lo sollecitano ad assumersi personalmente il comando
dell’esercito e la responsabilità della conduzione della guerra. Il re
tentenna.
E alcuni
uomini politici fascisti, fra cui Grandi, chiedono la convocazione del Gran Consiglio del Fascismo. E il Segretario
Nazionale Carlo Scorza, d’accordo con Mussolini, lo convoca per il 24 luglio
alle ore 17.
Dopo la relazione di Mussolini e alcuni
interventi, prende la parola Grandi per illustrare il
suo ordine del giorno che propone, in estrema sintesi, di mettere la
situazione nelle mani del re. Mussolini avverte che l’approvazione di quell’
O.d.G. metterebbe in crisi il regime e propone di rinviare la discussione, data
anche l’ora ormai tarda. Ma Grandi e altri chiedono di andare avanti. Sono
ormai passate le ore 2 del 25 luglio allorchè si
passa alla votazione degli O.d.G. Quello di Grandi viene approvato con 19 sì, 7
no e 1 astenuto (Giacomo Suardo) Farinacci, il 28°
membro, vota il proprio O.d.G. Sono le ore 2,40 del 25 luglio 1943. Alle ore
3,30 Grandi incontra Acquarone, ministro della real casa e lo informa dell’accaduto.
La mattina del 25 trascorre senza che nulla
accada. Mussolini si reca a Palazzo Venezia come di consueto e sbriga le cose
correnti. Però chiede al re di anticipare alle ore 17 di quello stesso giorno,
domenica, la consueta udienza settimanale del lunedì.
E alle 17 va dal Re. Non si sa molto del
colloquio, nel quale il re comunica a Mussolini
che lo sostituirà con Badoglio. Il colloquio, però, si conclude con una
cordiale stretta di mano. Certo Mussolini non poteva immaginare che, uscito
dalla sala dell’udienza, avrebbe trovato i
carabinieri incaricati di arrestarlo.
Portato dapprima nella caserma della Legione
Allievi Carabinieri di Via Legnano a Roma-Prati dove
rimarrà tre notti, verrà poi, il 28 luglio, imbarcato a Gaeta sulla corvetta Persefone e trasferito prima a Ventotene
poi a Ponza, ove giungerà alle ore 13. Da qui, nella notte fra il 6 e il 7
agosto, con la corvetta Pantera verrà condotto alla Maddalena nella Villa
Weber, ove rimarrà fino al 28 agosto. In quella data con un idrovolante verrà
condotto a Vigna di Valle sul lago di Bracciano e, da qui, ad Assergi, nei pressi della funivia per il Gran Sasso. E
nella Villetta del Gran Sasso, all’inizio della funivia, rimarrà fino al 3
settembre. Finchè verrà condotto a Campo Imperatore
sul Gran Sasso e qui tenuto prigioniero nella camera 201 di quell’albergo.
Il re affida
l’incarico di formare il nuovo governo al Generale Pietro Badoglio che annuncia
subito che la guerra continua a fianco dell’alleato germanico e vieta qualsiasi
manifestazione. In un articolo su “La Nazione” del 4.9.05 pag. 24 Sergio Zavoli
ricorda gli ordini drastici impartiti ai militari chiusi nelle caserme: “”1)
Muovendo contro gruppi di individui che perturbino l’ordine e non si attengano
a prescrizioni di autorità militari, si proceda in formazione di combattimento
e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria; senza preavviso
di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche. 2) Non è ammesso il tiro
in aria. Si tira sempre a colpire. Come in combattimento. 3) I caporioni e gli
istigatori di disordini, riconosciuti come tali, siano senz’altro fucilati se
presi sul fatto. 4) Il militare che, impegnato in servizio di ordine pubblico,
compia il minimo gesto di solidarietà con perturbatori dell’ordine, o si
ribelli, o non obbedisca agli ordini, o vilipenda superiori o istiuzioni, venga anch’esso, immediatamente, passato per le
armi.”” E questi ordini non furono senza
effetto. Dice sempre Sergio Zavoli: “” Delle stragi consumate in Italia nei famosi
“quarantacinque giorni” si è parlato ben poco; ma furono molte, e la censura
cercò di nasconderle: Nove operai uccisi alle “Reggiane”, 23 morti e 70 feriti
a Bari…., altri morti a Torino, a Castellammare di Stabia e così via, qua e là per il Paese. “” Senza
dimenticare la vile uccisione di Ettore Muti da parte dei carabinieri, per
ordine di Badoglio. In realtà egli avvia da subito contatti con gli
anglo-americani per trattare le condizioni di un armistizio. Le trattative
proseguono ma gli alleati anglo-americani vogliono la resa senza condizioni.
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