Il governo Badoglio
Il re affida
l’incarico di formare il nuovo governo al Generale Pietro Badoglio che annuncia
subito che la guerra continua a fianco dell’alleato germanico e vieta qualsiasi
manifestazione. In un articolo su “La Nazione” del 4.9.05 pag. 24 Sergio Zavoli
ricorda gli ordini drastici impartiti ai militari chiusi nelle caserme: “”1)
Muovendo contro gruppi di individui che perturbino l’ordine e non si attengano
a prescrizioni di autorità militari, si proceda in formazione di combattimento
e si apra il fuoco a distanza anche con mortai e artiglieria; senza preavviso
di sorta, come se si procedesse contro truppe nemiche. 2) Non è ammesso il tiro
in aria. Si tira sempre a colpire. Come in combattimento. 3) I caporioni e gli
istigatori di disordini, riconosciuti come tali, siano senz’altro fucilati se
presi sul fatto. 4) Il militare che, impegnato in servizio di ordine pubblico,
compia il minimo gesto di solidarietà con perturbatori dell’ordine, o si
ribelli, o non obbedisca agli ordini, o vilipenda superiori o istiuzioni, venga anch’esso, immediatamente, passato per le
armi.”” E questi ordini non furono senza
effetto. Dice sempre Sergio Zavoli: “” Delle stragi consumate in Italia nei famosi
“quarantacinque giorni” si è parlato ben poco; ma furono molte, e la censura
cercò di nasconderle: Nove operai uccisi alle “Reggiane”, 23 morti e 70 feriti
a Bari…., altri morti a Torino, a Castellammare di Stabia e così via, qua e là per il Paese. “” Senza
dimenticare la vile uccisione di Ettore Muti da parte dei carabinieri, per
ordine di Badoglio. In realtà egli avvia da subito contatti con gli
anglo-americani per trattare le condizioni di un armistizio. Le trattative
proseguono ma gli alleati anglo-americani vogliono la resa senza condizioni.
E il 3 settembre 1943 a Cassibile,
presso Siracusa, il Gen. Castellano firma l’armistizio.
Lo stesso giorno gli alleati sbarcano in Calabria e cominciano a risalire la
penisola. Badoglio e il re, che temono le reazioni della Germania, cui fino
all’ultimo si è giurata amicizia e rispetto del patto di alleanza, vorrebbero
ritardare l’annuncio dell’armistizio (intanto, ad armistizio già firmato, i
bombardieri americani continuano a seminare morte in Italia), ma la radio
americana, alle ore 17,45 dell’8 settembre diffonde la notizia. E due ore dopo
anche Badoglio è costretto a dare l’annuncio. Alle 19,45 di quel mercoledì 8
settembre la sua voce registrata scandiva alla radio : “Il governo italiano,
riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la
soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più
gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower,
comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata
accolta. Conseguentemente ogni atto di ostilità contro le forze angloamericane
deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno
ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza.”
Subito dopo fugge con il re, la sua famiglia e
alcuni generali. Nelle prime ore del 10 a Ortona si imbarcano in 57 sulla
corvetta Baionetta e dopo poche ore sono a Brindisi, in territorio già
occupato dagli ex-nemici.
L’esercito
italiano, lasciato senza ordini, si disperde, la flotta, ancora in piena
efficienza, vergognosamente va a Malta a consegnarsi agli inglesi. Molti
italiani sono indignati e non riescono ad accettare la resa ignominiosa. Il
comandante Fecia di Cossato, eroico sommergibilista
atlantico, non reggerà alla vergogna e il 27 agosto 1944 a Napoli si toglierà
la vita lasciando scritto alla madre “” siamo stati
indegnamente traditi e ci troviamo ad avere commesso un gesto ignobile…”” Lo stesso Eisenhower nel suo “Diario di guerra”
pare abbia scritto: “”…la resa dell’Italia fu uno
sporco affare. Tutte le nazioni elencano nella loro storia guerre vinte e
guerre perse, ma l’Italia è la sola ad aver perduto questa guerra con disonore,
salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della R.S.I….””.
In effetti quando all’armistizio “corto” firmato il 3
settembre e che constava di soli 12 articoli e contemplava soltanto la
cessazione delle attività militari, seguì l’armistizio “lungo” firmato da
Badoglio a Malta sulla nave “Nelson” il 29 settembre (erano presenti Badoglio,
Ambrosio, Roatta, Sandalli,
De Courten per il regno del Sud ed Eisenhower,
Cunningham e altri per gli alleati), ci si rese conto della eccezionale durezza
delle condizioni: Il nuovo testo, composto da 44 minuziosi articoli, stabiliva
che al governo italiano veniva tolta, praticamente, ogni potestà. Tutto,
assolutamente tutto, doveva passare sotto il controllo degli anglo-americani,
che imposero, addirittura, delle modifiche legislative. In pratica l’Italia del
sud perdeva ogni sovranità. (1)
E i tedeschi,
che, dopo l’arresto di Mussolini avevano fatto affluire numerose truppe,
catturano e deportano in Germania molti sbandati. Regna il caos. Modesti
tentativi di resistenza ai tedeschi si hanno a Roma ma cessano subito. Il 10
settembre il Gen. Carboni si arrende ai tedeschi.
Il 13 ottobre Badoglio, contraddicendo
clamorosamente la sua dichiarata volontà di voler ottenere la pace, dichiara
guerra ai tedeschi.
NOTA:
1) Ogni legge
e ogni decisione del governo italiano del sud doveva necessariamente passare al
vaglio del Governo Militare anglo-americano il quale, valutata l’opportunità di farlo,
ne ordinava l’esecuzione. A titolo di esempio: Il 18
ottobre 1944 sulla Gazzetta Ufficiale del Regno n. 70 veniva pubblicato il Decreto Luogotenenziale
5 ottobre 1944, n. 249 “Assetto della legislazione nei territori liberati” (col
quale venivano dichiarati “privi di efficacia” le leggi e gli atti della
R.S.I.). Ebbene: Tale decreto entrò in vigore soltanto il 26 ottobre 1944,
allorché la sua entrata in vigore fu ordinata dal Governo
Militare alleato. Fra le DISPOSIZIONI E COMUNICATI DEL GOVERNO MILITARE
ALLEATO, infatti, comparve quel giorno la disposizione seguente: “”Io,
Brigadiere Generale G.R. Upjohn,
Sottocapo di Stato Maggiore della Commissione Americana di Controllo, con la
presente ordino che i decreti contenuti nel n. 70 del 18 ottobre
1944 della Gazzetta Ufficiale entrino in vigore ed abbiano piena forza
ed effetto di legge in ogni provincia del territorio soggetto al Governo
Militare Angloamericano a partire dalla data in cui il Prefetto di tale Provincia
riceverà dalla Commissione Anglo-Usa di Controllo una copia del presente numero
della Gazzetta Ufficiale. E’ escluso dalla presente ordinanza il decreto
sottoindicato, il quale viene pubblicato nel detto
territorio a solo titolo informativo.
In data 26 ottobre 1944 Firmato: G.R.UPJOHN
Brigadiere Generale Sottocapo di Stato Maggiore della Commissione Anglo-Usa di
Controllo.
La liberazione di Mussolini. Il Fascismo risorge
Il 12
settembre un audace commando di SS atterra con degli alianti a Campo Imperatore
e libera il Duce. Il comportamento del
Gen. Fernando Soleti e dei carabinieri di guardia
evita il conflitto e ogni spargimento di sangue. Una “Cicogna”, piccolo
apparecchio da ricognizione, lo conduce a Roma da dove, su un aereo militare,
raggiunge Monaco di Baviera.
Alcune fonti ritengono che Mussolini, stanco e
sfiduciato, avrebbe considerato anche la possibilità di ritirarsi, ma avrebbe
poi accettato, su insistenza di Hitler, di creare il nuovo stato per evitare
all’Italia le probabili rappresaglie dei tedeschi, furiosi per il vile
tradimento.
Fatto sta che
il 15 settembre 1943 Mussolini emette e comunica via radio 5 Ordini del Giorno:
1)
Ai fedeli camerati di tutta
Italia. Da oggi, 15 settembre 1943, assumo di nuovo la suprema direzione del
Fascismo in Italia.
2)
Nomino Alessandro Pavolini alla carica provvisoria di segretario del Partito Nazionale
Fascista, che da oggi si chiamerà Partito Fascista Repubblicano.
3)
Ordino che tutte le autorità
militari politiche amministrative e scolastiche, nonché tutte quelle che
vennero esonerate dalle loro funzioni da parte del Governo della capitolazione,
riprendano immediatamente i loro posti e i loro uffici.
4)
Ordino l’immediato ripristino di
tutte le istituzioni del Partito con i seguenti compiti: a) di appoggiare
efficacemente e cameratescamente l’Esercito germanico che si batte sul
territorio contro il comune nemico; b) di dare al popolo l’immediata effettiva
assistenza morale e materiale; c) di riesaminare la posizione dei membri del
Partito in rapporto al loro contegno di fronte al colpo di stato della
capitolazione e del disonore, punendo esemplarmente i vili traditori.
5)
Ordino la ricostruzione di tutti
i reparti e le formazioni speciali della Milizia Volontaria per la Sicurezza
dello Stato.
Il
16 settembre, poi, detta l’O.d.G. n. 6:
6)
“Completando gli ordini del giorno precedenti ho incaricato il Luogotenente
Generale Renato Ricci del comando in capo della M.V.S.N.”
E,
il 17 settembre detta l’O.d.G. n. 7 :
7)
“Il P.F.R. libera gli ufficiali delle forze armate
dal giuramento prestato al Re, il quale, capitolando alle condizioni ben note e
abbandonando il suo posto, ha consegnato la nazione al nemico e l’ha trascinata
nella vergogna e nella miseria”.
Il
18 settembre Mussolini parla da
Radio Monaco, e gli italiani possono riudire la voce ben nota (anche se la qualità
dell’ascolto è pessima). Egli, dopo aver sottolineato la bassezza del
tradimento di Casa Savoia, che con la sua fuga ha perso ogni diritto di
regnare, richiama le tradizioni repubblicane italiane e Giuseppe Mazzini e
riafferma la volontà di costituire un nuovo Stato Repubblicano che sarà
“nazionale e sociale nel senso più lato della parola; sarà cioè fascista nel
senso delle nostre origini.” Tale stato
ricostituirà un proprio esercito e riprenderà la lotta a fianco dell’ alleato
germanico.
I fascisti, che fin
dal 9 settembre avevano riaperto molte sedi, si riorganizzarono rapidamente. Il
1 marzo 1944 Pavolini, in una relazione a Mussolini,
comunicherà che “sono stati ricostituiti 1072 Fasci con 487.000 iscritti”. Roma
ne contò 35.000, Milano 20.000, Ferrara, dopo la morte di Ghisellini,
14.000.
Il 22 febbraio 1944 il Duce nominerà il nuovo
Direttorio del P.F.R. Esso è composto da: Pietro
Asti, Fulvio Balisti, Carlo Borsani,
Alfredo Cucco, Giuseppe Dongo, Franco Corrado Marina,
Giulio Gai, Carlo Gigliolo, Bruno Gemelli, Gino Meschiari, Franz Pagliani,
Alessandro Palladini, Giuseppe Pizzirani,
Sergio Stoppiani, Leo Todeschini,
Agostino Vandini, Aldo Vidussoni.