domenica 28 giugno 2015

CHI E’ GIORGIA MELONI

CHI E’ GIORGIA MELONI


Negli incontri televisivi e nelle interviste si spaccia per quella che è coerente, fedele e priva di interessi, quella che aderisce alla politica solamente per “Motivi etici”, per quella che non rinuncia alle proprie convinzioni per fare carriera.
Nella vita pratica NON è proprio così…come dimostra un suo breve curriculum..
Entra in politica iscrivendosi al Fronte della Gioventù, il movimento giovanile del MSI che, come tutti sanno era un partito neofascista che si ispirava in modo particolare al Fascismo della R.S.I.
Dopo il congresso di Fiuggi, quando Fini iscariota abiura le sue precedenti convinzioni e dichiara essere l’antifascismo uno dei suoi valori ispiratori, essa lo segue senza traumi psicologici né tentennamenti ideologici con una bella giravolta di 360° pur di conservare la sua posizione e le sue prospettive di carriera politica.
Si allea e sostiene il PDL del pregiudicato per reati comuni Silvio Berlusconi e diventa ministro per la gioventù nel suo governo.
Abbandona AN, dove le prospettive erano scarse ed entra nel PDL dove però la concorrenza è fortissima  e la lotta per i primi posti è al coltello.
Per questi motivi, con la scusa che Berlusconi rifiutava di fare le primarie ( ma quando mai Berlusconi aveva programmato le primarie..! ) esce dal PDL e fonda un suo partito denominato Fratelli d’Italia  che però resta saggiamente alleato del PDL..!
Se questa è coerenza, etica e politica come missione allora “Cicciolina” è una pudica verginella…!


Alessandro Mezzano


                                                                                                                               

venerdì 26 giugno 2015

REPUBBLICA DELLE BANANE



REPUBBLICA DELLE BANANE

Dopo avere ricevuto l'ennesima E-Mail da un truffatore che, con la scusa di problemi organizzativi, mi faceva presente che la mia carta di credito era bloccata e che era necessario ridare i miei dati su di un apposito modulo allegato ( per poi usarli per svuotare il mio conto ) ho deciso di segnalare la cosa alla polizia informatica.
Il poliziotto che mi ha risposto al telefono mi ha detto che pur conoscendo pefettamente la prassi di quelle truffe, loro sono impossibilitati a fare qualche cosa per scoprire i truffatori perché, dato che essi agiscono sempre da Paesi esteri, per accedere alle informazioni necessarie è indispensabile una "Rogatoria" che comporta una spesa di € 2,00 e che lo stato non  permette quella spesa…!
E' vero che le denunce sono centiania, ma i truffatori sono poche decine e quindi la spesa totale è nell'ordine dei € 200,00..
Così, per risparmiare € 200,00 si lascia che quanche ingenuo cada nelle rete dei truffatori.
Così lo stato difende i suoi cittadini…!!!
VERGOGNA..!!!

Alessandro Mezzano
















                                                                                                                                

mercoledì 24 giugno 2015

LETTERINA AGLI ANTIFASCISTI RESISTENZIALI

LETTERINA AGLI ANTIFASCISTI RESISTENZIALI

Posso dirvi che la maggior parte di voi che portavate il foulard rosso ha indossato prima la camicia nera?
Posso dirvi che il vostro "Antifascismo", nella maggior parte dei casi è nato quando la nave stava affondando e diventava CONVENIENTE salire sul carro dei vincitori?
Posso dirvi che i veri antifascisti erano pochi, onesti e coraggiosi  e degni di rispetto perché lo sono stati anche dagli anni venti ai quaranta mentre per diventarlo come voi solo dopo il 43 bastava un poco di opportunismo e di vigliaccheria?
Posso dirvi che un tale atteggiamento NON è da Uomini, ma da conigli da vigliacchi e da Giuda?
Posso dirvi che la vostra ferocia nel rivalervi su uomini e donne inermi è stato un modo per rifarvi una verginità politica?
Posso dirvi che in nessuna delle altre nazioni che hanno perso la guerra si è visto un comportamento così opportunista e vigliacco?
Posso dirvi che solo in Italia gli italiani si sono addormentati fascisti e si sono svegliati antifascisti?
Posso dirvi di andare tutti affan…o ???!!!

Alessandro Mezzano

                                                                                     

lunedì 22 giugno 2015

LA "QUESTIONE MORALE"


Siamo un Paese senza più speranza di salvezza ..!!

La “Questione morale” di cui i partiti cianciano quando fanno propaganda elettorale per poi dimenticarsene subito dopo le elezioni e tornare a farsi gli sporchi affaracci propri è sempre più un problema che corrode, come un cancro, la società e le istituzioni.
Ogni giorno, oramai da anni, sentiamo notizie di scandali, corruzione, ruberie, collusioni, e sempre i commentatori politici e recentemente lo stesso presidente della repubblica, tuonano ribadendo la urgente necessità di cambiare rotta e di ricostituire la legalità pubblica e privata.
Chi segue il programma televisivo “Report” ha avuto modo di ascoltare centinaia di  denunce  precise, corredate di prove e circostanziate, su innumerevoli casi di illegalità senza che MAI alle denunce seguisse un’azione della magistratura a perseguirle legalmente.
Tutto tace, tutto rimane avvolto nelle nebbie e nella melma dell’indifferenza quasi che la gente vivesse una sorta di anestesia morale!
Una società è una aggregazione di persone che hanno stabilito tra di loro un patto sociale che prevede delle regole che sono la salvaguardia dei diritti e dei doveri di ciascuno verso gli altri.
Queste regole sono le leggi.
Quando le leggi non vengono rispettate e ciascuno fa il proprio interesse senza badare ai danni che provoca agli altri e questo modo di agire si diffonde e diventa generale, cadono i pilastri che reggevano la società e la conseguenza è il caos e la dissoluzione della società stessa.
Noi siamo pericolosamente vicini a questa situazione, ne si vede all’orizzonte alcuna forza che abbia la volontà e che sia in grado di cambiare la rotta.
Mille e mille volte abbiamo detto che la preminenza dell’oro sul sangue è innaturale, immorale e nociva per la società perché quando ogni cosa ha il cartellino del prezzo diventa logico e naturale che ciascuno, anche mentalmente, privilegi l’interesse e disconosca la morale ..!!
E’ vero che gli scandali ed i comportamenti scorretti ci sono sempre stati e sarebbe ingenuo pensare che l’uomo sia un animale perfetto, ma quando ci sono dettami etici che sono importanti nella società e nella vita di ciascuno, allora questi fenomeni negativi sono ridotti e sotto controllo mentre quando essi mancano e sono sostituiti dal materialismo del profitto essi dilagano ed infettano tutta la società.
Per cambiare rotta è necessaria una vera rivoluzione!
Saremmo in grado di farla ..??

Alessandro Mezzano

                                                                                                                                             



venerdì 19 giugno 2015

Obama, il “G7” e la dittatura americana sull’Europa



Il “Gruppo dei 7” – o semplicemente G7 – è il vertice dei capi di governo e dei ministri dell’economia di quelli che una volta erano i sette paesi più ricchi del mondo: USA, Canada, Giappone, più il quartetto europeo Germania-Inghilterra-Francia-Italia. Costituito nel 1976, ha sempre svolto con zelo il ruolo per cui era stato concepito: assicurare che la politica economica delle nazioni dell’Occidente industrializzato non configgesse con gli interessi degli Stati Uniti d’America. Così è sempre stato; ma – almeno nei primi vent’anni di vita del Gruppo – rispettando le forme, facendo finta che i leader dei sette paesi avessero pari dignità, che si facessero bene o male gli interessi di tutti i partecipanti.
Le cose cominciarono a cambiare negli anni ’90, dopo la fine dell’Unione Sovietica e la nascita di un’Unione Europea che sembrava essere stata concepita apposta per favorire gli interessi statunitensi. Addirittura, quando ancora ci si illudeva di poter arruolare fra i vassalli anche la Russia di Putin, venne inventato il G8 (G7+Russia), oggi di fatto scomparso.
La finzione “collegiale” del G7 è continuata bene o male fino ai primi anni del XXI secolo, anche durante la fase avventuristico-schizofrenica delle guerre di George Bush junior: Afghanistan, Iraq e – negli ultimi mesi del suo mandato – il tentativo di “usare” la Georgia per far scoppiare una guerra ai confini della Russia. Perfino negli anni di Bush, dunque, si rispettavano le forme, e ci si sedeva attorno a un tavolo per dare l’impressione di discutere e di elaborare tutti insieme una linea d’azione.
Le cose, però, sono radicalmente cambiate negli ultimi anni, a partire dall’insediamento del 44° Presisdente degli Stati Uniti d’America, Barack Hussein Obama. Salutato – solo perché nero – dagli osanna di quelli che una volta erano i “progressisti” del mondo intero, insignito addirittura di un Premio Nobel preventivo “per la pace” (incredibile ma vero!), Obama si è rapidamente rivelato come il più duro, il più arrogante, il più “imperiale” tra i Presidenti della storia americana. E questa sua durezza ha applicato non tanto alla politica interna (dove anzi ha fatto cose apprezzabili, a cominciare dalla riforma del sistema sanitario), quanto piuttosto alla politica estera; ha attuato una politica di aggressione mascherata (attraverso rivolte “spontanee” ed eserciti mercenari) contro gli Stati considerati nemici degli USA e/o dei suoi alleati israeliani e sauditi: contro la Libia di Gheddafi, contro la Siria di Assad, contro la Russia di Putin. E ciò, senza curarsi delle conseguenze negative per gli alleati europei di tali sconsiderate aggressioni. E ogni riferimento ai danni recati all’economia europea dalle sanzioni economiche anti-russe non è puramente casuale. Così come non è casuale il riferimento all’assalto migratorio alle nostre coste, gestito dalle fazioni libiche fondamentaliste.
Papa Obama non sembra preoccuparsi più di tanto, ed anzi coglie l’occasione di ogni nuovo vertice del G7 per rivolgersi ai vassalli con la spocchia del signorotto medievale, dando per scontato che i sudditi – pardon, gli alleati – debbano sbracciarsi per agevolare in ogni modo i disegni della politica americana, gettandosi alle spalle i loro problemi. E a noi italiani la politica imperiale del G7 (sia detto con la massima considerazione per gli Imperi rispettabili del passato) ha causato e causa più danni che agli altri. Incominciando dall’aggressione NATO contro la Libia di Gheddafi (che ci ha privato di un mercato petrolifero cui accedevamo a condizioni privilegiate) e finendo alle sanzioni economiche anti-Putin (che hanno disastrato interi settori del nostro export).
I più recenti “vertici” del G7 (quelli svoltisi dopo l’esplosione della crisi ukraina) sono stati autentiche “chiamate a rapporto” dei subalterni, cui è stata di fatto imposta l’agenda dei temi cui attribuire importanza (la guerra, per ora soltanto economica, contro la Russia) e dei temi da ignorare (l’ISIS, la Libia, l’invasione migratoria). Dopo i due vertici del 2014 – in Olanda e in Belgio – è ora la volta di Garmisch-Partenkirchen, in Germania, con l’ineffabile Angel Merkel a fare da padrona di casa. Si capisce che madama si sente importante, e Obama – che non è fesso – le dà spago. Le fa capire che sarebbe anche favorevole a una leadership congiunta americano-tedesca, e Angelona va in brodo di giuggiole. Non capisce – lei, la cancelliera – che l’unico modo per far potente la Germania dopo la seconda guerra mondiale sarebbe un accordo con Mosca, per limitare lo strapotere di Washington. E non capendo ciò, agisce entro un orizzonte per forza di cose limitato. Può, tutt’al più, fare la voce grossa con la piccola Grecia, ma più in là non può certamente spingersi.
Intanto, papa Obama ha formalizzato il suo diktat, e gli altri si sono messi subito sull’attenti: bruciare le tappe per giungere il più in fretta possibile alla firma del TTIP (Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti), ovverossia il funesto trattato di libero scambio USA-UE che farà definitivamente dell’Europa un mercato aggiuntivo per la produzione agricola e industriale degli Stati Uniti. L’America – si sa – tiene al TTIP più che a ogni altra cosa al mondo, perché lo considera uno strumento indispensabile per espandere la propria economia. Non si capisce, però, quale sarebbe l’interesse dell’Europa a favorire l’espansione dell’economia americana a proprio danno. Eppure, nessuno tra i leader dei 4 paesi europei del G7 ha osato pipitiare. Solo la Merkel – va riconosciuto – ha pur sommessamente accennato che «ci sono punti difficili da concordare sia per noi che per gli Stati Uniti».
E nessuno, naturalmente, ha avuto il cattivo gusto di chiedere al Padrone del Mondo perché l’ISIS venga lasciata avanzare indisturbata in Siria, Iraq e, ora, anche in Libia. Tutti allineati e coperti, come bravi soldatini, pronti a immolarsi per difendere la Grande Alleata e gli affaracci suoi.
Intanto, durante una pausa dei lavori del G7, il Vispo Tereso ha dichiarato ai giornalisti che «la posizione italiana è totalmente in linea con quella degli Stati Uniti su come sostenere la crescita». Ammirati, gli astanti hanno sottolineato la «piena sintonia» tra il papa yankie e il chierichetto toscano. Qualcuno – non temendo il ridicolo – ha parlato di «asse Renzi-Obama al G7 tedesco». Povera Italia!

                                                                                                                                        

mercoledì 17 giugno 2015

È morto Rutilio Sermonti: una vita nella trincea dello spirito (FNCRSI)

È morto Rutilio Sermonti: una vita nella trincea dello spirito


Rutilio Sermonti è stato tumulato nel cimitero di Palidoro (Roma)

 


Camerata Rutilio Sermonti:
Presente! Presente! Presente!


Testamento spirituale di Rutilio Sermonti

Ascoltatemi, carissimi amici e compagni di fede.
Questo non è un addio.
L'addio, sarete voi a darmelo, quando io non potrò più farlo, dato che, fino all'ultimo respiro, intendo adempiere al giuramento che prestai il 28 ottobre 1939 allo Stadio dei Marmi, al Duce presente. È un testamento e una consegna, e, come tale, va redatto presso alla conclusione della vita, ma ancora nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, come il destino ha voluto conservarmi tuttora.
Mi rivolgo a voi, che mi siete più vicini nei ranghi, ma vi faccio carico di serbare in cuore le mie parole e di divulgarle al massimo e con ogni possibile mezzo a tutti coloro che giudicate pronti a riceverle, il giorno in cui mi porrò in congedo illimitato.
Per tutta la vita, ho cercato di servire il nostro comune ideale. Come tutti, ho certo commesso errori ed ingenuità, ma posso orgogliosamente affermare, sfidando chiunque a contraddirmi, di non aver mai accettato il più insignificante compromesso con la laida baldracca cui si usa dare il nome di Libertà, nè con i suoi logorroici manutengoli.
Ora che il fardello del legionario comincia a premere sulle mie dolenti spalle, e che il mio passo malfermo necessita dell'appoggio affettuoso dei giovani fedeli, credo quindi di potere, senza mancarvi di rispetto, rivolgermi a voi in tono quasi paterno.
La prima verità da intendere è questa: che il compito che ci siamo assunti non è da uomini, ma da eroi.
Non è affermazione retorica, questa, ma rigorosamente realistica.
E, se così numerosi tentativi di riunione delle nostre forze sono falliti, è stato perchè si è voluto affrontarli da uomini e non da eroi. E gli uomini, anche di buon livello, hanno una pletora di debolezze, di vanità, di fisime, di opportunismi, che solo gli eroi sanno gettarsi dietro le spalle.
Come tante altre parole, anche "eroe" ha bisogno di una definizione.
Non intendo, con essa, riferirmi a un comportamento eccezionale dettato da un attimo di esaltazione, di suggestione e di sacro furore, che può portare fino a «gettare la vita oltre l'ostacolo».
Intendo definire quel fatto esistenziale e permanente, detto «concezione eroica della vita», che accompagna il soggetto in tutte le sue azioni e pensieri, anche apparentemente più tranquilli.
Eroe, è quindi chi riesce a spezzare i vincoli condizionanti che lo legano, ora ad ora, alla grigia materialità del quotidiano, per seguire ad ogni costo la suprema armonia del cosmo, il sentiero della super-vita e della partecipazione al Grande Spirito.
L'eroe è quindi portato a fare il proprio dovere, senza bisogno di alcuna costrizione, ed ha nella propria coscienza un giudice ben più acuto e inesorabile che un pubblico impiegato seduto dietro a un bancone.
Libero, non è chi non ha padrone, ma chi è padrone di se stesso, e quindi l'eroe è il solo tipo umano veramente libero. Non è che l'eroe non si allacci anche lui le scarpe, non paghi il telefono, non incassi lo stipendio o non partecipi magari a una compravendita. Solo che, per lui, quelle sono incombenze necessarie ma accessorie, secondarie: non sono «la realtà della vita», come per l'uomo qualunque. Servono a campare, ma vivere per campare gli toglierebbe il respiro.
Per questo, il nostro primo imperativo dev'essere: «tutti eroi!».
Il mio testamento spirituale potrebbe finire qui, perchè tutto quel che ho fatto, detto e abbondantemente scritto in tanti anni, non è che la conseguenza di quell'impostazione.
Voglio però aggiungervi un paio di consigli, che ritengo possano essere utili per la vostra continuazione della lotta.
Il primo è di adottare un ordinamento (e una formazione) fondato sui doveri e non sui diritti.
Sul piano meramente logico, sembrerebbe la stessa cosa. Se Tizio ha un diritto, ci dev'essere un Caio che ha il corrispondente dovere verso di lui. Se quindi io dico: «Tizio ha diritto di avere X da Caio», è sinonimo del dire «Caio ha il dovere di dare X a Tizio». Che differenza c'è? C'è, la differenza. E sta nel fatto che, mentre il proprio dovere si può FARE, il proprio diritto si può soltanto RECLAMARE. Ne consegue che, se tutti fanno il loro dovere, e tale è la maggior cura dello Stato, automaticamente anche tutti i diritti vengono soddisfatti, mentre, se si proclamano diritti a piene mani, e tutti li reclamano, si fanno solo cortei con cartelli e una gran confusione e intralcio al traffico (protetto da stuoli di vigili urbani), ma il popolo resta a bocca asciutta, eccettuati i sindacalisti.
La seconda esortazione ha carattere operativo.
Un uomo solo, un Capo, può impugnare la barra delle massime decisioni, ma deve possedere qualità eccezionali, che ben raramente si riscontrano. In sua mancanza, un gruppo di tre, quattro, cinque persone accuratamente selezionate, possono svolgere la funzione decisionale con sufficiente prontezza e saggezza. Un organo più numeroso, può funzionare solo a patto che vi sia una rigorosa divisione di funzioni e relative competenze, tra cui quella di sintesi, svolta da pochissimi. Ma soprattutto, deve dominare in esso l'assoluta unità di intenti, al di fuori di qualsiasi carattere agonistico (tipo maggioranza e opposizione). In mancanza di tali requisiti, l'organo numeroso è del tutto inutile, anzi gravemente dannoso, perchè vengono a dominare poteri "di fatto" fuori di ogni controllo.
Vi dico questo, sia in vista degli organi dello Stato organico che intendiamo istaurare, sia per quanto riguarda agli organi interni di "nostre" formazioni. Per queste ultime, anzi, il pericolo delle vaste "collegialità" (vedasi il pessimo esempio del MSI-DN) è ancor più grave, perchè fattore della degenerazione demagogica e incapacitante delle compagini stesse.
Lasciate quindi al belante gregge democratico la ridicola allucinazione di comandare tutti, e coltivate la nobile, virile e feconda virtù dell'obbedienza. Nessuno nega che il temperamento ambizioso sia uno stimolo per l'azione, ma ognuno stia in guardia: al minimo accenno che esso tenda a prevaricare in lui sulla dedizione alla Causa, sappia mortificarlo con orrore.
La vittoria nella «grande guerra santa» è quella.
Se potrò costatare l'accoglienza da parte vostra di queste mie esortazioni, saprò di non aver vissuto inutilmente.
Ed ora, non avendo più la forza di stare al remo, torno a darmi da fare al timone.
Enos, Lases, iuvate!

- da FNCRSI -
Rutilio


martedì 16 giugno 2015

LA STRAGE BRITANNICA DI POGGIO MIRTETO

LA STRAGE BRITANNICA DI POGGIO MIRTETO

Chi ha paura della verità?
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San Miniato, in provincia di Pisa, è stato per mezzo secolo un tempio dell’antifascismo, quei mausolei “naturali” che, per essere stati oggetto di una strage tedesca durante la Seconda Guerra Mondiale, si sono prestati alla speculazione dei partiti dell’arco costituzionale ed essere, di conseguenza, elevati a fabbriche di odio antifascista permanente. Quei luoghi sacri agli istituti della Resistenza (immaginaria) e alle associazioni dei partigiani (del dopo la guerra, ovviamente), davanti ai quali, a scadenze prestabilite, si riuniscono obbligatoriamente tutti gli studenti del circondario per ascoltare il verbo dei politici di professione, tutti uniti a tramandare, di generazione in generazione, l’odio contro i nazisti e i fascisti. Anche i fratelli Taviani si sono sentiti in dovere di contribuire alla diffusione della “buona novella” con un famoso lungometraggio sulla strage “nazista” di San Miniato, La notte di San Lorenzo (1982): tutto l’apparato della Repubblica Italiana, dalla destra nazionale alla sinistra extra-parlamentare, aveva offerto il suo “agnello sacrificale” – ricevendo ovviamente in cambio alti riconoscimenti economici e politici – al mito della “liberazione”.
Ma il crollo del muro di Berlino, la scomparsa del comunismo, ha provocato la frana di tanti miti resistenziali, seppelliti dal peso della loro stessa menzogna. E così, a San Miniato, quel mormorio “fascista” che strisciava per le vie del paese si è fatto sempre più forte, fino ad esplodere con effetti drammatici. E allora, anche chi per decenni aveva – dietro congruo compenso – diffuso odio in nome dell’antifascismo di professione, ha dovuto ammettere che a San Miniato c’era stato un piccolo errore di valutazione. Sì, quel giorno, ad uccidere quei poveri innocenti – di cui nessuno, tra l’altro, si era mai interessato, se non per sfruttarne la morte sull’altare dell’antifascismo – non erano stati i Germanici, ma gli Statunitensi. Ma perché indignarsi tanto? Il “male assoluto” era pur sempre il “male assoluto”, una piccola bugia a fin di bene era sempre preferibile… alla verità.
Il lettore si domanderà cosa c’entra San Miniato con la provincia di Rieti. Ebbene, sembra che anche questa provincia italiana, un tempo della Repubblica Sociale Italiana, abbia la sua piccola San Miniato “irredenta”, dove una strage compiuta dai Britannici è da sempre stata attribuita ai Germanici, per poterne sfruttare l’orrore in nome dell’odio e dell’unità antifascista.
Quel 10 Giugno 1944, mentre le truppe dell’Impero inglese avanzavano lungo la Salaria, senza per altro incontrare resistenza, Poggio Mirteto viveva l’ansia dei “grandi giorni”. I fascisti e il grosso delle unità tedesche avevano lasciato la provincia di Rieti da alcuni giorni, in tutta tranquillità, senza essere disturbati da nessuno. Di partigiani neppure l’ombra, solo qualche mitragliamento aereo anglo-americano aveva impensierito la lunga marcia verso il Nord, dove si sarebbe continuata la battaglia per la libertà e l’onore d’Italia. Quel 10 Giugno, solo alcuni piccoli reparti germanici rimanevano in zona, per gli ultimi preparativi. Contro queste unità si accanì l’aviazione anglo-americana e le artiglierie britanniche, intenzionate a radere al suolo qualsiasi cosa si frapponesse alle truppe in marcia, fossero semplici casali di campagna, fossero piccoli paesi di montagna. E prima dell’arrivo delle truppe, un’ultima azione di “bonifica” a suon di mortai. Nessun combattimento a viso aperto si voleva coi Germanici. Difficile sconfiggerli solo con i Fanti, anche se in rapporto di uno a dieci. E così, alla vista di Poggio Mirteto, importante centro reatino, dotato fino a qualche giorno prima anche di un forte ed efficiente Presidio della Guardia Nazionale Repubblicana, gli Inglesi – nel timore fossero presenti ancora unità nemiche – decisero di  “spazzolarlo” con i mortai, prima dell’entrata delle truppe. La sorte volle che diversi paesani stessero saccheggiando un magazzino viveri quando avvenne l’attacco contro i nemici immaginari: e fu strage. Un eccidio che fu un trauma per tutti coloro che credevano fosse finalmente finita la guerra e le sofferenze. Una beffa mostruosa che pregiudicava anche la mitologia della “liberazione”: come far diventare un crimine di guerra commesso dai “liberatori” in una festa politica? Il trauma psicologico e le necessità politiche imposero la rimozione della realtà storica e quella che era solo una delle tanti stragi dei “liberatori di schiavi”, divenne come per magia, un eccidio “nazi-fascista”, con tanto di lapide ricordo, con tanto di manifestazioni di cordoglio, con tanto di scolaresche schierate a sentire i sermoni dei Professoroni antifascisti (pagati con i soldi dello Stato, ovviamente).
«A 70 anni da questo drammatico evento di sangue – ha dichiarato il Dott. Pietro Cappellari, Responsabile culturale del Comitato Pro 70° Anniversario della RSI in Provincia di Rieti – c’è chi ancora tenta di speculare politicamente parlando di una “strage tedesca”. Le risultanze storiche, la logica, un’analisi indipendente priva della distorsione ideologica dei fatti in questione, però, pone seri dubbi su questa etichetta. Siamo dell’avviso che i soli responsabili del massacro di Poggio Mirteto siano i Britannici che, come al solito, preferirono aprirsi la strada con l’aviazione, le artiglierie e i mortai, nel costante timore di dover affrontare a viso aperto i reparti germanici sul campo di battaglia. Abbiamo chiesto al Sindaco di modificare la lapide politica che nella piazza centrale del paese ricorda il drammatico evento attribuendolo ai Tedeschi. Volevamo organizzare insieme una manifestazione in ricordo delle vittime di quel crimine di guerra, senza più speculazioni politiche, in modo che – finalmente – si potesse rendere un omaggio disinteressato ai dimenticati di quel giorno, “liberarli” dalla falsità e rendere loro giustizia. Dalla risposta avremmo espresso un giudizio morale nei suoi confronti. Il lungo silenzio faccia esprimere questo giudizio all’intera cittadinanza».

sabato 13 giugno 2015

I VIDEO DEL RNCR-RSI CONTINUITA' IDEALE DELEGAZIONE PUGLIA !

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giovedì 11 giugno 2015

OBAMA E LA TRAPPOLA IRACHENA


Obama annuncia l'invio di altri 500 "addestratori" americani in Irak,portando  così  a 3.500 la presenza militare attiva a Baghdad  per fermare il dilagare dell'Isis.
Ma ogni soldato che va sul terreno aumenta la percentuale di fallimento sua,degli Usa e dei suoi servi Nato.
Così è stato dal Vietnam fino ad oggi e lo sarà sempre,la Storia parla chiaro.
Quanto all'Isis,figlio ingrato a stelle e strisce,può essere fermato (non eliminato) soltanto dalla resistenza di Assad in Siria e con l'intervento diretto dell'Iran.
È vero che la strapotenza militare americana permetterebbe di sbaragliare le milizie del Califfo,già si è visto con Saddam Hussein.
Ma dopo ? Anche se lo ammazzassero,al posto di Al Baghdadi prima o poi ne spunterebbe un'altro.
Che,sfruttando la barriera d'odio creatasi (anche grazie alle guerre dei Bush) tra sunniti e sciiti,continuerebbe nell'opera di "liberazione e riscatto" contro gli "infedeli" occupanti,occidentali e/o musulmani che fossero.
Senza essere un grande esperto di geopolitica e di strategie militari,di quelli che (lautamente pagati) vanno in tv,radio o scrivono sui principali quotidiani per sostenere le tesi "interventiste", ritengo sia abbastanza facile interpretare la situazione pregressa,attuale e,presumibilmente, futura di quel teatro di guerra.
Le campagne militari Usa nei paesi musulmani (vere e proprie "crociate" occidentali per esportare con la forza la democrazia) hanno creato centinaia di migliaia di morti,in gran parte vittime civili innocenti,milioni di profughi ed il collasso di intere nazioni.
Queste erano rette da regimi che fungevano da barriera contro le forme di integralismo religioso,dimostratesi piú pericolose delle  improbabili "collusioni" terroristiche addebitate ai Saddam Hussein,ai Gheddafi,agli Assad colpiti dalla furia occidentale direttamente con le armi.
Cui vanno aggiunti tutti gli altri "dittatori" dei paesi musulmani, destabilizzati e cacciati tramite le varie "primavere arabe",come Egitto e Tunisia.
In questo momento,riflettano i lettori sulla base (già insufficiente) delle informazioni loro propinate dai media maggiori,su quanto leggono,vedono e sentono.
In Irak e Siria lo Stato Islamico (od Isis) avanza e conquista territori,incontrando minore o maggiore resistenza da parte di chi lo contrasta...e senza eccessivo disturbo creato della coalizione crociata di BombObama e soci occidentali (aperta pure agli alleati musulmani).
Migliaia di raid aerei di 46 nazioni non riescono a fermare l'onda jihadista che vuol creare il nuovo Califfato sunnita...come mai ??
Sono le stranezze delle guerre moderne...,specie da quelle parti !!
Contro Isis combattono davvero soltanto i soldati di Assad e (da poco tempo) le milizie sciite di Hezbollah con i Pasdaran iraniani,piú poche truppe irachene ed alcune etnie di grande capacità guerriera come i Kurdi.
Per tutti questi è questione di sopravvivenza,pure fisica,vincesse il Sunnismo, e cadesse nelle mani di Al Baghdadi la Siria, ci sarebbe un bagno di sangue do portata epocale...e l'Iran sarebbe il prossimo bersaglio.
Non dei soli "terroristi" (strano,sono milioni che li seguono) ma dei loro finanziatori e sostenitori di fatto : paesi del Golfo,Giordania,Turchia e senza contare Israele (che,addirittura,li cura).
Tutti,proprio tutti,legati a filo doppio con gli Usa e direttamente (Erdogan ed i turchi) con la Nato.
Così,seguendo questa semplificazione sintetizzata ( se no servirebbero centinaia di pagine) si torna dritti agli Stati Uniti.
Hanno allevato,finanziato ed armato l'Isis particolarmente in funzione anti Assad, per rovesciare il legittimo governo siriano e per indebolire di fatto l'Iran e la Russia.
Ora,sfuggitagli (sembra) di mano la "creatura", BombObama non sa bene cosa fare e "come" farlo...,rimandare truppe di terra in Irak sarebbe militarmente logico ma folle sul piano politico,men che meno intervenire in Siria ed ora pure in Libia.
Meglio temporeggiare,cazzeggiando...magari in attesa di arrivare a fine mandato !!

n.b. : quanto sopra ha un riferimento geopolitico volutamente limitato. Se ampliassimo la riflessione (come obbligo di un analista sarebbe) agli altri "punti di crisi" ,provocati dagli Usa di BombObama e dallo UEismo atlantista suo succube,si potrebbe iniziare ad aver davvero paura.
Gli italiani (io sono poi siciliano) abbiamo la esplosiva Libia "liberata" ad appena due passi marini da Sigonella...e (non se ne parla quasi più) l'Ucraina non molto lontano.
In Ucraina si spara e si muore ogni giorno che passa ,sale la tensione con Putin...e non siamo neppure tra musulmani cui poter dare la colpa !!
Signori,ci troviamo tra "cristiani" doc...

Grazie per l'attenzione.
Vincenzo Mannello      



                                             STORNELLO AL NEGUS D'AMERICA

                                                                                                                                                 

mercoledì 10 giugno 2015

IL TENTATIVO IDIOTA DI ARCHIVIARE LE IDEOLOGIE



IL TENTATIVO IDIOTA DI ARCHIVIARE LE IDEOLOGIE

 

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LE RIVOLUZIONI SONO TAPPE INDISCUTIBILI DI AUTENTICO PROGRESSO, QUANDO SI IMPONGONO SUL COSTUME UMANO PER TRASFORMARLO IN MEGLIO, SECONDO I CANONI DELLA CREAZIONE.
SE I CONTEMPORANEI  DISCRIMINANO ACCECATI DAL LIVORE DELLE PASSIONI O PREZZOLATI DALLO SQUALLIDO SINEDRIO DEL CONFORMISMO, NON LO FANNO CERTAMENTE I POSTERI! NELLA SERENA ATMOSFERA DEI LORO TRIBUNALI LE
SENTENZE RISPECCHIANO LA LOGICA DELLA VERITA’, ACQUISTANDO ALTISSIMO
MAGISTERO DI VITA.
QUANDO MANI CODARDE, AL SERVIZIO DEI NEMICI D’ITALIA, ASSASSINARONO
BENITO MUSSOLINI, SI FECE STRADA L’ILLUSIONE CHE LA SUA IDEA SAREBBE
STATA SEPOLTA COL SUO CADAVERE, BRUTALMENTE SEVIZIATO.
DIALETTICA DEGLI  IMBECILLI E DESIDERIO DEGL’IMPOTENTI.
LE IDEE NON CONOSCONO L’OMBRA DEI CIPRESSI. CONTINUANO A BRILLARE DI
LUCE PROPRIA, INESTINGUIBILE, NELLA ETERNITA’ DI DIO.

domenica 7 giugno 2015

10 GIUGNO 1940




"E' TIPICO PER LE FALSE DEMOCRAZIE PROIBIRE LA VERITA' DELLA                                        
                               DELLA STORIA,  
                      
                   POSSA LA STORIA RIVELARE LA   VERITA'."        

10 GIUGNO 1940 

10 giugno 1940, l'Italia entrava in guerra ed oggi gli italiani sono sommersi da una marea di rievocazioni, testimonianze, documentazioni spudoratamente deformate, falsificate, manovrate, per dimostrare una sola cosa: e cioè che la nazione venne trascinata in una criminale avventura destinata in partenza alla più catastrofica delle conclusioni.    NIENTE DI PIU' FALSO!!! Noi vogliamo ricordare che quel 10 giugno gli italiani erano tutti convinti che fosse giunto il momento di scendere in campo per chiudere la partita con quelle false democrazie capitaliste che avevano fatto di tutto per isolare e soffocare gli aneliti di riscossa e di libertà dei popoli europei già schiacciati, emarginati, avviliti nei loro più naturali diritti da quel trattato di "Pace di Versailles" che, alla fine della prima guerra mondiale aveva visto Inghilterra, Francia e USA imporre la loro proterva volontà sopraffattrice anche a quelle nazioni come l'Italia, che pure avevano contribuito con molto sangue alla vittoria del 1918. Solo dei professionisti della menzogna e della falsificazione storica possono sostenere il contrario. Solo gentaglia di questa risma può cercare di far credere (e purtroppo ci riesce) che la guerra fu voluta dall'Italia e dalla Germania.
La guerra venne dichiarata da Francia e Inghilterra con il pretesto di difendere la Polonia da un'aggressione tedesca che la stessa Polonia aveva provocato su istigazione francese e inglese, senza che poi inviassero un solo uomo in difesa dei polacchi. I fatti sono ampiamente documentati! . Inghilterra e Francia fecero di tutto per provocare la guerra, e quando questa iniziò, l'Italia non poté restarne fuori. Perché quella guerra fu una "guerra di religione".
La "religione" material-capitalista alleata a quella marxista per distruggere l'Europa.
Quell 'Europa che stava tentando di affrancarsi da capitalismo e marxismo in nome della sintesi nazionale e sociale e, soprattutto in nome di DIO. Cominciata la guerra, l'Italia Fascista si trovò a combattere non solo nelle trincee d'Europa, d'Africa e di Russia, ma anche sul fronte interno contro i TRADITORI che, legati al conservatorismo plutocratico o al materialismo marxista, scelsero di servire il nemico pugnalando alle spalle chi si stava sacrificando per la PATRIA e per la rivoluzione anti­capitalista e anti-comunista.
Il tradimento si concretizzò dapprima nel nascondere ai nostri soldati le armi e,successivamente, una volta perduta la guerra, nel "vendere" chi si era battuto per la R.S.I.  al barbaro invasore angloamericano.
Un errore commesso dal Fascismo (di sicuro per bontà d'animo) fu quello di non colpire da subito chi tradiva, chi voleva consegnare la PATRIA al nemico.
Ricordiamo quest' oggi tutti gli italiani caduti in combattimento, chi si è spento tra enormi sofferenze, e chi è ancora con noi su questa Terra,

  Dino