sabato 2 agosto 2014

EDITORIALE - EDIZIONI FILIPPO GIANNINI

PARLIAMOCI CHIARO

di Franco Monaco
Il Fascismo e gli Ebrei
Interessante documentazione in un volume di Filippo Giannini 

Quando il Giorno del Giudizio arriverà e i Libri del Tempo verranno prodotti, allora saremo obbligati a presentarci ai Tribunale con l’innegabile testimonianza che anche nel più tragico periodo della storia recente il popolo italiano portò alto, con fermezza e fierezza, il vessillo d’oro dell’umanità. Lo ha scritto l’ebreo Richard Arway e potrebbe anche bastare per chiudere, una volta per tutte, la lunga storia della cosiddetta “persecuzione”. Comunque, Filippo Giannini ha messo in evidenza questa dichiarazione nel suo libro “Gli ebrei nel Ventennio fascista” pubblicato di recente da “Nuove Idee”. Un libro che è, in realtà, la terza edizione, aggiornata e notevolmente aumentata di quello uscito nel 2006 con il titolo “Uno schermo protettore”. La locuzione “schermo protettore” non l’aveva inventata Giannini, ma era stata usata da un altro ebreo, lo storico Leon Poliakov, per indicare gli Italiani che durante l’ultima guerra avevano in ogni modo cercato di salvare gli ebrei, sottraendoli ai rastrellamenti tedeschi. Una passione immensa spinge Filippo Giannini -che era nato architetto- a ricostruire, pezzo per pezzo,le vicende del Ventennio secondo la più onesta e incontrovertibile verità storica: un lavoro portato avanti con una collana di cinque volumi. di grossa mole, dei quali questo odierno dovrebbe essere (ma non lo crediamo) la conclusione. Lavoro secondo un preciso metodo che si può definire “metodo Giannini”: costituito da una ininterrotta sequenza di “citazioni” con le quali viene edificato un corpus documentale unico, monolitico e, ovviamente. non demolibile. Da questa razionale concatenazione di attestati e testimonianze esce con immediatezza l’immagine vera e convincente di un periodo che è stato e continua ad essere faziosamente maltrattato in nome di un regime politico che quotidianamente mostra la sua inconsistenza soprattutto se paragonato a quello che fu l’ordinata vita di una Nazione che si era avviata ad una concreta “democrazia del lavoro”.
Nella Premessa del volume di Giannini c’è una lunga e precisa elencazione cronologica delle persecuzione storiche subite dagli Ebrei, a partire dall’anno 508 fino al 1880, con ben 35 date che segnano, attraverso i secoli, la lunga afflizione di un popolo senza pace. Poi 340 densissime pagine raccolgono gli argomenti relativi al rapporto fascismo-ebrei, con i cosiddetti “provvedimenti razziali” (che furono un ormai riconosciutissimo errore, determinato dal malaugurato Asse Roma-Berlino, causato dalla malevola, e massonica, ostilità anglo-francese), ma anche con tutti gli interventi che l’Italia effettuò per salvare gli Ebrei in Polonia, in Francia e nei Balcani. Ben 613 nomi (citati alla fine del volume in ordine alfabetico) rafforzano la veridicità di quanto avvenne. Non per niente Giannini ha consultato oltre 180 testi, ha scavato in decine di archivi, ha raccolto testimonianze anche negli ambienti ebraici, ascoltando familiari di protagonisti e vittime di quel grandissimo dramma. E anche questa insistita, caparbia, instancabile ricerca di fonti genuine fa parte del succitato “metodo” che rende il libro interessante sia dal punto di vista informativo che da quello della leggibilità.
Uno dei fili conduttori è la profonda, abissale differenza fra l’ideologia-guida dell’Italia d’allora e quella della Germania hitleriana che si fondava sulla mistica dell’arianesimo, a noi del tutto estranea. Interessante al riguardo. la ricca messe di testimonianze ebraiche non solo nei confronti della questione che riguarda quel popolo, ma anche in merito al Fascismo stesso. Una per tutte. quella di Zeev Sternhell, docente di Scienze politiche all’Università di Gerusalemme: “Il Fascismo fu una dottrina politica, un fenomeno globale, culturale, che riuscì a trovare soluzioni originali ad alcune grandi questioni che dominarono i primi anni del secolo. L’attrazione esercitata dal Fascismo su eminenti uomini della cultura europea è determinata dal fatto che molti vi trovarono la soluzione dei problemi relativi al destino della civiltà occidentale”. Tanti Ebrei, del resto, non hanno dimenticato la singolare profezia fatta da Mussolini durante un colloquio con Nahum Goldman nel 1934: “Hitler non durerà più di qualche anno. Quando di lui non esisterà più traccia, gli Ebrei saranno sempre un grande popolo”.
Nel suo libro Giannini presenta, in una serie di copie fotostatiche. vari documenti di quel periodo, fra i quali alcune pagine della Gazzetta Ufficiale; un Decreto firmato dal re Vittorio Emanuele III; un articolo del New York Times; le medaglie che la Consulta ebraica fece coniare per il Re e per Mussolini; pagine del giornale “Israel” e varie lettere di ebrei conservate nell’Archivio del Ministero degli Esteri. Infine, poiché sempre attuale è il problema dei rapporti fra Italia e Croazia, vogliamo segnalare, fra i documenti contenuti nel libro, la richiesta, fatta il 12 settembre 1942, dalle autorità croate al Comando italiano dello Scacchiere orientale: “consegnare gli ebrei residenti o rifugiati nella zona occupata dalle truppe italiane”. Una infame pretesa alla quale nessuno si curò di rispondere.

Dalla marcia su Roma all’assalto al latifondo

“Benito Mussolini – l’uomo della pace” è il titolo di un’interessante collana di studi storici pubblicata da Greco & Greco Editori, di cui sono autori Guido Mussolini e Filippo Giannini, dedicata a una delle pagine certo più travagliate e complesse della nostra Storia, tutt’oggi al centro di numerosi dibattiti e riflessioni.
La collana, che nelle intenzioni degli autori sarà articolata in quattro volumi, è attualmente al centro dell’attenzione con il secondo della serie (il primo è stato pubblicato due anni fa), il cui titolo: “Dalla Marcia su Roma all’assalto del latifondo”, illustra chiaramente il proposito di “raccontare”, principalmente la politica interna svolta durante il Ventennio. Tutto questo con gran dovizia di particolari, nomi, documenti e testimonianze molto spesso poco conosciuti: si tratta dunque di un libro di sicuro interesse specialmente per le giovani generazioni, come affermano, del resto gli stessi Guido Mussolini e Filippo Giannini. Un testo serio e rigoroso, ma non per questo “cattedratico” e di ardua lettura; al contrario, nonostante la materia trattata, lo stile risulta piacevolmente scorrevole, tanto da renderlo accessibile a tutti.
Indubbiamente il “nucleo” dell’opera, nella sua interezza è rappresentato da un interrogativo ancora oggi, per tanti versi, senza una precisa risposta, e cioè: chi era, realmente, Benito Mussolini? Sono varie e profondamente discordi le opinioni in proposito, molte delle quali puntualmente riportate dagli autori; ricordiamo, per inciso, i giudizi di Silvio Bertoldi e di Luigi Sturzo.
Ma ecco, d’altro canto, il parere completamente diverso, nettamente positivo, di un personaggio come il pontefice Pio XII; per non parlare degli unanimi apprezzamenti dimostrati, tra l’altro di numerosi storici e giornalisti stranieri. Quindi non è certamente azzardato affermare che, con buona pace di quanto è stato scritto (e soprattutto insegnato nelle scuole) finora; siamo di fronte ad una questione aperta. Comunque, indipendentemente, dalle legittime opinioni (nonché posizioni ideologiche) di ognuno, bisogna riconoscere che “Dalla Marcia su Roma all’assalto al latifondo” è esemplare nel presentare un “ritratto” a tutto tondo dell’Italia durante il Ventennio fascista, “fotografata” e descritta minuziosamente specialmente dal punto di vista (assai interessante, a tratti, per il lettore giovanissimo, addirittura sorprendente) delle opere compiute, delle riforme sociali, delle realizzazioni a più livelli. La politica interna attuata da Mussolini nel periodo che, con una certa approssimazione, va dal 1922 al 1939, viene esaminata in tutti i suoi aspetti, anche quelli meno noti; senza dimenticare un occhio di riguardo verso gli avvenimenti storico-sociali in campo internazionale, tentando di dare la precedenza, dove è possibile, a voci e testimonianze “fuori dal coro”. Ma in primo luogo, più che parlare dell’uomo Mussolini si è preferito mettere l’accento su tutto ciò che è stato veramente realizzato in Italia durante quell’era così controversa. E cero non mancano le sorprese, né gli aspetti più curiosi: è un dato di fatto, riportato dagli stessi autori, che il lavoro che si svolse in quell’arco di tempo e i successi ottenuti in poco più di settemila giorni hanno dell’eccezionale.
Realizzazioni che portano il nostro Paese al centro dell’attenzione e dell’ammirazione di tanti governi, traumaticamente interrotte e vanificate soltanto dalla guerra. Qualche esempio, più o meno noto: la costruzione di grandi strade asfaltate davvero “moderne”, ponti, scuole, strutture ospedaliere, Università, Centri di studio e di ricerca; per non parlare dei primati sportivi e industriali, dell’urbanistica, dell’opera di bonifica e recupero di gran parte del territorio nazionale.

(Paola Liberotti)
(Il Secolo d’Italia)
                                                                                                                         

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